Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito...

36
Anno XVI - n.167 Novembre 2009 Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 i difensori? Chi difende

Transcript of Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito...

Page 1: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Anno XVI - n.167 Novembre 2009

Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. D

L n.353/03 con

v. in Legge n.46/04

- art 1 com

ma 1 - R

oma aut. n. 300

51250-00

2

i difensori?Chi difende

Page 2: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli
Page 3: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

La Copertina

Nel fotomontaggio: il Pres. Franco Ionta con l’uniformedi Capo della Polizia Penitenziaria

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

CHI VUOLE RICEVERE LA RIVISTA DIRETTAMENTE AL PROPRIO DOMICILIO, PUO’ VERSARE UN CONTRIBUTO DI SPEDIZIONE PARI A 20,00 EURO, SE ISCRITTO SAPPE, OPPURE DI 30,00 EURO SE NON ISCRITTO.

L’IMPORTO VA VERSATO SUL C. C. POSTALE N.

54789003 INTESTATO A:POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Romaindicando l’indirizzo dove va spedita la rivista

Per ulteriori approfondimenti visita il sitowww.sappe.it

L’EDITORIALECaso Cucchi, sia fatta piena lucedi Donato Capece

IL PULPITOChi difende i difensori?di Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTOLa Polizia Penitenziaria è sana!di Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICOLa Polizia Penitenziaria abbandonatadi Giovanni Battista Durante

LO SPORTMondiali di scherma in Turchiadi Lara Liotta

LE FIAMME AZZURREMa quando finisce questa crisi?a cura di Lionello Pascone

SAPPEINFORMAManifestazione a Roma

Organo Ufficiale Nazionaledel S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVINumero 167Novembre 2009Direttore ResponsabileDonato [email protected]

Direttore EditorialeGiovanni Battista De Blasis [email protected]

Direttore OrganizzativoMoraldo Adolini

Capo RedattoreRoberto Martinelli

Comitato di RedazioneNicola Caserta Umberto Vitale

Redazione PoliticaGiovanni Battista Durante

Redazione SportivaLara Liotta

Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director)

Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Sito Web: www.sappe.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionalidi: “Polizia Penitenziaria - Società Giustizia & Sicurezza”

RegistrazioneTribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

StampaRomana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare:Novembre 2009

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria 3

Page 4: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Donato CapeceSegretario Generale Sappe

[email protected]

Direttore Responsabile

Caso Cucchisia fatta piena luce

ome già ribadito in più occasioni noi del Sindacato Auto-nomo Polizia Penitenziaria auspichiamo che si facciapiena luce sui fatti e che si faccia in fretta. Siamo sicuri che la Polizia Penitenziaria ha fatto in pieno il

suo dovere ed è fuori da ogni addebito. Abbiamo piena fiducia nellamagistratura. Il personale di Polizia Penitenziaria che è stato coin-volto in questa vicenda sarà al più presto fuori da ogni addebito.Ne siamo certi abbiamo avuto modo di parlare con i colleghi rag-giunti dagli avvisi di garanzia a loro carico per la morte di StefanoCucchi e siamo convinti della bontà delle loro dichiarazioni.E’ giusto dare piena fiducia alla magistratura, però, sia fatta pienaluce al più presto non bisogna attendere le calende greche perdire la verità su questo caso. In questi giorni la Polizia Penitenziaria e la sua istituzione è stataoggetto di innumerevoli attacchi e discredito che non fanno certobene al personale che già è sotto stress per il sovraffollamentodelle carceri e il numero insufficiente d’organico. Il Corpo in que-sti giorni è stato più che infangato, pertanto auspichiamo che alpiù presto sia fatta piena luce. Conosciamo i colleghi sono inte-gerrimi, a loro va la nostra solidarietà. L’ipotesi di omicidio pre-

terintenzionale è moltopesante, ma ripetiamo,personalmente cono-

sciamo i tre accu-sati e siamoconvinti che ab-biano fatto a

pieno il loro dovere.Siamo convinti che abbiano rispettato le leggi e i regolamenti. Gliavvisi contro di loro, sinceramente, ci hanno colti di sorpresa. In questi giorni i colleghi coinvolti sono molto demoralizzati, siaper il loro problema personale, sia perchè vedono come semprel’amministrazione penitenziaria molto lontana. Si sentono abbandonati.

Il Capo del Dap in una nota ha comunicato che ha aperto un’in-chiesta amministrativa e che si terrà conto ai fini dei provvedimentidel Dipartimento da quanto emergerà dalle indagini preliminari edagli accertamenti interni. Il Presidente Ionta ha anche ribadito così come è stato fatto per lavicenda di Teramo che si opererà nel rispetto della legge e per latutela del personale della Polizia Penitenziaria che nella sua stra-grande maggioranza quotidianamente si impegna per la gestionedel sistema penitenziario afflitto in questo periodo da gravi carenzestrutturali e da incessanti emergenze dovute soprattutto, ma nonsolo, all’afflusso sempre crescente di detenuti. Dichiarazioni questeforse non sufficienti ai colleghi coinvolti, che forse, chiedevanomaggiore credibilità alle loro dichiarazioni.Certo la stampa, dobbiamo dire, come di consueto, non ha aiutatol’immagine del Corpo della Polizia Penitenziaria. L’opinione pubblica si è scagliata di nuovo contro il personale delCorpo, presentato ancora una volta come aguzzino e torturatore.Il contenuto di certe dichiarazioni e di certi articoli di stampa nonrispecchia affatto il vero operato del corpo. Perchè la Polizia Pe-nitenziaria è una istituzione sana, composta da uomini e donneche con alto senso del dovere, spirito di sacrificio e grande pro-fessionalità sono quotidianamente impegnati nella prima lineadella difficile realtà penitenziaria, nelle sezioni detentive e nei ser-vizi di traduzione e piantonamento dei detenuti .I poliziotti e le poliziotte penitenziarie solo nel 2008 sono interve-nuti tempestivamente in carcere salvando la vita ai 683 detenutiche hanno tentato di suicidarsi e impedendo che i 4.928 atti di au-tolesionismo posti in essere da altrettanti ristretti potessero dege-nerare e avere ulteriori gravi conseguenze. Sono persone che nelle carceri italiane subiscono con drammaticasistematicità, nell’indifferenza dell’opinione pubblica, della classe

politica e istituzionale, continue aggressioni da una parte di popo-lazione detenuta aggressiva e violenta.Questo avviene nelle carceri. Noi, questa rappresentazione falsadel carcere e di chi in esso lavora, non la accettiamo perchè nonrispecchia affatto la verità. E’ il momento che la Magistratura accerti, come sempre con sere-nità, equilibrio e pieno rispetto dei valori costituzionali, gli ele-menti di cui è in possesso. E noi, del SAPPe auspichiamo che sifaccia al più presto luce su questa tragedia a tutela dell’onorabilitàe della professionalità dei colleghi che operano in tutti gli istitutiitaliani.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Sotto la lettera

del Prof. Ceraudo

nel riquadro il comunicatostampa delcapo del

DAP FrancoIonta

a destraStefano Cucchi

COMUNICATO STAMPA DI FRANCO IONTA DEL 18 NOVEMBRE 2009

In data 17 novembre 2009 al DAP si è svolta una riunione presieduta dal Capodel Dipartimento Franco Ionta, alla quale erano presenti i Vice Capi del Di-partimento, i Direttori degli Uffici centrali competenti sulla materia ed il Prov-veditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per il Lazio, perdiscutere sul caso di morte del detenuto Stefano Cucchi presso l’ospedaleromano Sandro Pertini. Nel corso della riunione il Capo del Dipartimentoha proceduto all’assegnazione ai presenti di incarichi specifici sulla basedelle sfere di competenza di ciascuno, in particolare, ha affidato al Cons. Ardita, in collaborazionecon il Cons. Cascini ed il dott. Zaccagnino, il compito di condurre in tempi brevi un’indagineamministrativa, a supporto di quella giudiziaria, che sia in grado di restituire la giusta immagineall’Amministrazione Penitenziaria; al dott. di Somma la verifica degli atti necessari al recuperodel personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso le camere di sicurezza del Palazzo di Giu-stizia restituendone, così, la competenza alle altre Forze dell’Ordine, nonché la verifica in tutte lesedi del territorio nazionale dove vige tale prassi; al dott. Falzone la verifica del protocollo digestione dei ricoverati all’ospedale romano Sandro Pertini, con particolare riguardo alle modalitàdi comunicazione del ricovero del paziente-detenuto ai familiari; al Cons. Consolo la verificadelle problematiche legate alla gestione sanitaria del detenuto; infine, al dott. De Pascalis e aldott. di Somma la verifica della gestione degli arrestati da parte della Polizia Penitenziaria.

�4

Page 5: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Giovanni Battista De BlasisSegretario Generale Aggiunto [email protected]

Direttore Editoriale

Chi difendei difensori?

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

L’ingressoalla CittàGiudiziariadi Piazzale Clodio aRoma

urtroppo, mi sono già trovato a commentare dalle paginedi questa rivista tragici eventi che hanno colpito la PoliziaPenitenziaria, sia come persone che la compongono siacome Istituzione, ma ancora una volta (oggi come allora)

mi rammarico e mi rattristo di doverlo fare.Certamente l’evento più tragico di questi ultimi giorni, quello chepiù ha colpito la coscienza collettiva, è stato la morte in circostanzedrammatiche del giovane Stefano Cucchi nel reparto detentivodell’ospedale Sandro Pertini di Roma. Tuttavia, questo drammanon è stato l’unico ad aver rattristato i nostri cuori.Abbiamo assistito, inermi, nel breve volgere di un mese al suicidiodi due colleghi e di quattro detenuti e alla morte, per cause ancorada accertare, di altri tre. Inevitabile l’interesse degli organi di in-formazione sulle vicende, interesse morboso che ha scatenato unagara, senza esclusione di colpi, tra i media a scoprire la nefan-dezza più grave nelle carceri italiane. Ovviamente, in questo sce-nario, la Polizia Penitenziaria si è trovata in balìa del Quarto Potere(la stampa) e del Quinto Potere (la televisione) di questo Stato.Noi che abbiamo visto tre o quattro volte il film di Orson Welles,prima, e quello di Sidney Lumet, poi, sappiamo bene quanto sianoinaffidabili ed inattendibili i mass media in queste circostanze,quando sono troppo presi ad affondare le mani in qualsiasi tipodi pasta gli capiti a tiro.Sulla vicenda Cucchi, ad esempio, è stato scritto di tutto, attingendoalle fonti più improbabili (l’amico, l’amico dell’amico, l’allenatore,il vicino di casa...)senza che nessuno si curasse di affrontare ilnocciolo della questione: perché Stefano Cucchi è stato mandatoin carcere? Nessuno si è domandato (o ha domandato) se eraproprio necessaria la carcerazione preventiva per un ragazzo cosìe per un reato così. Nessuno si è domandato (o ha domandato)se esistevano davvero quelle esigenze cautelari che il Codice ponecome conditio qua non per il Giudice che deve emettere il prov-vedimento di custodia cautelare. Magari avremmo potuto scoprire che anche la Giustizia, in certicasi, funziona in automatico laddove il Pubblico Ministero firmauna richiesta su un modulo pre-stampato ed il Giudice lo recepiscein un omologo fac-simile fotocopiato. E’ normale che né il Giu-dice, né il PM, né l’Avvocato difensore si siano accorti che il ra-gazzo non era in grado fisicamente di sostenere lo stato detentivo?Nel frattempo, cestinate queste domande probabilmente di scarsapresa sull’opinione pubblica e per nulla appetitose in previsionedi audience, abbiamo avuto modo di leggere eminenti pareri edillustri opinioni sulla triste vicenda. Purtroppo, gli eminenti parerie le illustri opinioni non si sono limitate all’episodio e alle circo-stanze ma si sono inevitabilmente trasformati in giudizi sul sistemacarcere, in generale, e sulla Polizia Penitenziaria, in particolare,per la quale hanno alimentato un vero e proprio processo media-tico. Nella valutazione dei giudizi espressi, e ampiamente ripresidai mezzi di informazione, non abbiamo potuto far altro che scri-vere con un ideale gessetto su una ideale lavagna una lista di coloroche ci hanno espresso solidarietà, da una parte, e di coloro checi hanno addossato ogni responsabilità, dall’altra.In tale ottica, non possiamo non ascrivere nel Partito dei Detrattoridel Corpo personaggi come Alessandro Margara (per pochi mesiDirettore Generale dell’Amministrazione Penitenziaria alla fine

degli anni novanta e rimosso in tutta fretta dall’incarico), PatrizioGonnella (Presidente di una associazione legata in qualche modoa Margara e molto popolare nel breve periodo della sua direzionedelle carceri) e Riccardo Arena (Avvocato prestato al giornalismopolitico di ispirazione radicale, approdato alla ribalta delle cro-nache per aver pubblicato il numero del telefonino di Mastella).Sorprendentemente, in una Amministrazione Penitenziaria comeal solito immobile e silente in attesa di sacrificare il capro nero diturno, questa volta si è elevata (forte ed autorevole) la voce delCapo del DAP attraverso alcuni comunicati stampa; da ultimoquello del 18 novembre che riportiamo integralmente (con i qualiIonta ha avvalorato, a mio parere, la sua auto definizione di Capodella Polizia Penitenziaria).Altra autorevole voce che si è elevata nel cielo delle Fiamme Az-zurre è stata quella del Prof. Ceraudo, da vent’anni Presidentedell’AMAPI (Associazione Medici Amministrazione PenitenziariaItaliana) e già Presidente dell’ICPMS (International Concil PrisonMedical Service) associazione mondiale della medicina peniten-ziaria sotto l’egida dell’ONU, di Amnesty International e di MediciSenza Frontiere (riportiamo il testo dell’intervento).Fra le due linee (per mutuare un termine caro al radiocronismocalcistico) si è posizionato Adriano Sofri (ormai anch’egli espertodi carcere per averlo vissuto per tanti anni dall’interno) che, inpieno stile pasoliniano, ha descritto i poliziotti penitenziari comefigli del popolo che spesso condividono il ruolo di vittima con glistessi detenuti a loro affidati.Da tutto ciò ho ricavato una mia personalissima opinione: chi dicarcere capisce poco, soggettivamente ed in maniera approssima-tiva (mass media, Margara, Gonnella, Arena, ecc…) esprime con-cetti e sostiene tesi da prison movie e letteratura derivata, chiinvece il carcere lo vive da tanti anni in qualità di addetto ai lavorinon può che testimoniare l’umanità a la professionalitàdella Polizia Penitenziaria e degli altri operatori intramoenia smentendo le tesi giornalistiche e politiche chetentano di descrivere una esecuzione penale da set ci-nematografico.Ritornando ai tragici eventi, ho avuto modo di parlarepersonalmente con uno dei colleghi indagati per lamorte del giovane Cucchi e sono assolutamente convinto che nonha toccato il ragazzo nemmeno con un dito. Purtroppo, questonon vuol dire nulla perché in questa vicenda la mia opinione nonha nessuna importanza.Sono altrettanto convinto che Stefano Cucchi è morto per una ma-laugurata serie di eventi concausali tra loro, con un unico comunedenominatore: tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui(compresa la famiglia) hanno sottovalutato la gravità delle suecondizioni fisiche e psicologiche.Per quello che mi riguarda, in questa tristissima vicenda c’èun’unica sola certezza: Stefano Cucchi poteva essere salvato, Ste-fano Cucchi non doveva morire.Ed ora nessuno può più rimanere indifferente di fronte alle trage-die che accadono dentro le carceri, per le quali tutti (ma propriotutti) hanno il dovere di impegnarsi affinché certi drammi non ab-biano più ad accadere, perché le carceri non possono e non de-vono restare quelle medioevali allorquando si chiamavano Segreteproprio perché non ne voleva sapere niente nessuno.Da tutte queste vicende, infine, è emersa ancora una volta la me-nomazione di una Forza di Polizia disgraziatamente orfana di unpadre legittimo e naturale, di un Comandante del Corpo che lapossa difendere come solo un genitore può fare con il proprio fi-glio. Questa menomazione riporta d’attualità un interrogativo che,da sempre, risuona nelle nostre caserme:Chi difende i difensori? �

5

Page 6: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Roberto MartinelliSegretario Generale Aggiunto Sappe

[email protected]

Capo Redattore

Teramo, Parma, Stefano Cucchi...

la Polizia Penitenziaria è una istituzione sana!

bbiamo tutti il massimo rispettoumano e cristiano per il doloredei familiari del detenuto Ste-fano Cucchi, morto nel reparto

detentivo dell’Ospedale Pertini di Roma,come lo abbiamo per tutti coloro chehanno perso un proprio parente durantela detenzione in carcere.Ma non possiamo accettare una certa(tendenziosa e falsa) rappresentazionedel carcere come luogo in cui quotidia-namente e sistematicamente avvengonoviolenze in danno dei detenuti che tra-spare da alcune - non tutte, per fortuna- cronache giornalistiche apparse inquesti giorni su taluni Organi di (dis)in-formazione. Non accettiamo che ledonne e gli uomini della Polizia Peniten-ziaria che lavorano, ogni giorno, nellestrutture detentive del Paese con profes-sionalità, zelo e abnegazione venganorappresentati da certe costanti e quoti-diane corrispondenze di stampa che, piùo meno velatamente, associano al nostrolavoro i sinonimi inaccettabili di vio-lenza, indifferenza e cinismo.Non è questo il momento delle opinionio dei giudizi. E’ il momento che la Ma-gistratura accerti - come sempre con se-renità, equilibrio e pieno rispetto deivalori costituzionali - gli elementi di cuiè in possesso. E’ il momento che la Ma-gistratura – come sempre serena, indi-pendente e impermeabile alle opinioni- accerti responsabilità e verità. La presunzione di innocenza è una tutelaprevista dalla Costituzione e vale per tuttii cittadini. Fermo restando che è semprela Carta Costituzionale a sancire che laresponsabilità penale è personale, è do-vere della Magistratura (alla quale rin-noviamo la nostra totale fiducia)

accertare eventuali comportamenti con-trari alle leggi. Senza ombra di dubbio al-cuno, si pone al di fuori della legittimitàe deve essere penalmente e disciplinar-mente punito chi eventualmente pone inessere atti violenti nei confronti di dete-nuti. E questo a tutela dell’onorabilitàdell’Istituzione penitenziaria, del Corpodi Polizia e dei suoi appartenenti chesvolgono ogni giorno un lavoro duro edifficile con alta professionalità e non co-mune senso del dovere. Ma altrettantochiaro è che il contenuto di certe dichia-razioni e di certi continui articoli distampa, che hanno parlato di zone grigiedi indifferenza e di abuso di monopo-lio della forza, non rispecchia affatto ilvero operato del Corpo. Queste afferma-zioni ci offendono, come ci offendono lesollecitazioni a fare piena luce su alcunemorti avvenute in carcere (tanto più se,come in alcuni casi, avvenute molti annifa) quasi a instillare il dubbio (a genteche nulla sa di carcere e delle reali dina-miche penitenziarie) che questi tragicieventi fossero stati seguiti e gestiti conleggerezza e disinteresse o, peggio an-cora, con omertà.

E’ rispuntato anche Luigi Manconi. Si,proprio lui, l’ineffabile ex Sottosegretarioalla Giustizia (a cui venne addirittura datala delega per la Polizia Penitenziaria),che dopo un inizio in via Arenula in cuisembrava che volesse cambiare radical-mente l’Amministrazione penitenziaria, siinteressò davvero di due sole cose. Laprima fu l’indulto (28mila detenuti fuoridal carcere in un colpo solo!), e sap-piamo come andò a finire anche per ilmancato contestuale avvio da parte delMinistero della Giustizia di una riformastrutturale al sistema penitenziario. L’al-tro argomento che suscitò l’interesse diManconi Sottosegretario alla Giustizia èstato il passaggio della sanità penitenzia-ria al servizio sanitario nazionale. Conquali risultati è sono gli occhi di tutti. Ul-timamente Manconi ha dedicato (lo hadetto lui in più occasioni) tutto il suotempo e le sue energie alla vicenda di Ste-fano Cucchi. Non ho però ancora sentitoparlare Manconi della straordinaria quo-tidianità lavorativa dei Baschi Azzurri chepure, lui, dovrebbe conoscere bene. Perché, proprio lui, non dice con forzache l’immagine che di noi danno alcuniopinionisti non rispecchia affatto il verooperato del Corpo? Lui, che è stato in viaArenula con delega agli affari peniten-ziari, spieghi a chi non ci conosce che laPolizia Penitenziaria è una istituzionesana, composta da uomini e donne checon alto senso del dovere, spirito di sa-crificio e grande professionalità sonoquotidianamente impegnati nella primalinea della difficile realtà penitenziaria,nelle sezioni detentive e nei servizi di tra-duzione e piantonamento dei detenuti inprimis.E’ rispuntato, anche, Alessandro Mar-

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Nella foto,StefanoCucchi

6

Page 7: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

gara, a lungo magistrato di sorveglianzae (nostro malgrado) capo del Diparti-mento dell’amministrazione penitenzia-ria, che ha sentenziato: «Da parte ditutti gli organi di polizia c’è la ten-denza alla violenza, soprattutto versogli inermi». I pestaggi negli istituti pe-nitenziari «non sono certo la norma –ha aggiunto - ma una cosa che pur-troppo rientra nell’ordinaria follia diquello che è il carcere oggi. Al perso-nale manca una guida che indichi per-corsi diversi». Non contento, l’ex capodel Dap è stato critico anche con i sin-dacati di Polizia Penitenziaria: «Devonocominciare a fare il mea culpa - dice -per essersi riconosciuti in una politicache ha reso rigido il carcere». Margarasi contraddistinse, alla guida del Dap,per una discutibile gestione, nettamentesbilanciata a favore del povero detenutoe con poco interesse verso i cattivi po-liziotti. Ha fatto tanta filosofia, durantela sua permanenza in Largo Daga, manessuna iniziativa concreta per la qualemeriti di essere ricordato. Da magistratodi sorveglianza, Margara fece peggio.Scrisse: “Durante la detenzione ha di-mostrato un allontanamento dallasubcultura carceraria, una profondariflessione personale, una rivaluta-zione critica della propria espe-rienza”. Grazie a queste parole, ildetenuto con 27 anni da scontare per trerapimenti Giovanni Farina ottenne per laprima volta la semilibertà. E rapì l’im-prenditore bresciano Giuseppe Soffian-tini, in un drammatico sequestro in cuipoi morì l’ispettore dei Nocs SamueleDonatoni… Che Margara fosse inadattoper guidare il Dap se ne accorse persinoOliviero Diliberto, che non è propriouno di destra. Appena insediato comeGuardasigilli in via Arenula, lo avvicendòprontamente. Questo non ha impedito aMargara di continuare a percepire (per-ché pensionabile) la cospicua indennitàprevista quale Capo della Polizia peni-tenziaria (!)… La verità su quello chefa la Polizia Penitenziaria in carcere tuttii giorni è un’altra, che non trova peròquasi mai spazio sui giornali, sui perio-dici e sugli altri organi di informazionedel Paese.

La verità è – e l’opinione pubblica non losa - che i poliziotti e le poliziotte peni-tenziarie nel solo 2008 sono intervenutitempestivamente in carcere salvando lavita ai 683 detenuti che hanno tentato disuicidarsi ed impedendo che i 4.928 attidi autolesionismo posti in essere da al-trettanti ristretti potessero degenerare edavere ulteriori gravi conseguenze.

I Baschi Azzurri, nelle carceri italiane,subiscono con drammatica sistematicità– nell’indifferenza dell’opinione pub-blica, della classe politica ed istituzio-nale, dei media, di Manconi e Margara –continue aggressioni da una parte di po-polazione detenuta sempre più spessoaggressiva e violenta. Questo avvienenelle carceri. Altro che le “violenze si-stematiche ai detenuti”, come invece

qualcuno vorrebbe far credere. Altro che i ‘continui massacri’. Noi, questa rappresentazione falsa di uncarcere violento, non l’accettiamo per-ché non rispecchia affatto la quotidianae reale attività lavorativa dei poliziotti pe-nitenziari. Attendiamo dunque che la Ma-gistratura valuti tutti gli elementi di cui èin possesso ed accerti come sono andatedavvero le cose. Ma nell’assoluta convin-zione dei capisaldi giuridici della presun-zione d’innocenza e del carattere

personale della responsabilità penale, re-spingiamo con fermezza ogni accusa gra-tuita e inaccettabile alla professionalitàdel Corpo di Polizia Penitenziaria e deisuoi appartenenti a prescindere, perchénon rappresenta affatto la natura stessadella nostra nobile professione. Altro chezone grigie di indifferenza e di abusodi monopolio della forza!

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

A sinistra,il carceredi Parma

La dichiarazione di Franco Ionta del 14 novembre 2009

Rispettoso del ruolo e delle prerogative dell’Autorità Giudiziaria intervengo come Capo del Diparti-mento dell’Amministrazione Penitenziaria e come magistrato per confermare la fiducia nell’operatodella Procura di Roma e per garantire il supporto che potrà derivare dall’inchiesta amministrativache oggi inizia dopo averne ricevuto autorizzazione allo svolgimento. Da quanto emergerà dalle inda-gini preliminari e dagli accertamenti interni terrò conto ai fini dei provvedimenti di competenza delDipartimento; così come è stato fatto per la vicenda di Teramo si opererà nel rispetto della legge eper la tutela del personale della Polizia Penitenziaria che nella sua stragrande maggioranza quotidia-namente profonde il suo impegno per la gestione del sistema penitenziario afflitto in questo periododa gravi carenze strutturali e da incessanti emergenze dovute soprattutto, ma non solo, all’afflussosempre crescente di detenuti.Rimarco infine che la pubblicazione dei nominativi degli appartenenti al Corpo siccome sottoposti adindagini, oltre che violatoria del segreto di indagine, rende più difficile il loro lavoro contribuendo adeterminare ulteriori difficoltà nel rapporto, sempre delicato, tra Polizia Penitenziaria e popolazionedetenuta.Fin d’ora, ove dovessero evidenziarsi responsabilità dell’Amministrazione nella morte di Stefano Cuc-chi, formulo ed esprimo il più totale rammarico alla famiglia così dolorosamente colpita.

Nel riquadrola dichiara-zione delCapo delDAP Franco Ionta

sotto,il carcere diTeramo

7

Page 8: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Giovanni Battista DuranteSegretario Generale Aggiunto Sappe

[email protected]

Responsabile redazione politica

La Polizia Penitenziaria abbandonata a se stessa

nel disinteresse della politica e delle istituzioni

a morte di Stefano Cucchi ha fattoesplodere la questione carceri.Adesso, tutti si interrogano sul-l’inefficienza del sistema peniten-

ziario, sul fatto che in un paese civilecerte cose non devono avvenire. Eppure,sono mesi che, come sindacato, stiamodenunciando che la condizione dellecarceri italiane è insostenibile a causadel sovraffollamento (abbiamo più di65.000 detenuti, a fronte di una capienzadi 44.000) e della carenza di organico(il Corpo di polizia penitenziaria ha unorganico di circa 38.500 agenti, a frontedi una previsione ministeriale di circa44.000 unita). Abbiamo denunciato lecontinue aggressioni agli appartenenti alCorpo da parte dei detenuti, ma pochi diquesti episodi hanno interessato la cro-naca e, laddove ciò è avvenuto, si è trat-tato della cronaca locale; colleghi chevengono colpiti con pugni in faccia,sputi, sangue infetto e, addirittura, olio eacqua bollente.Tanti parlamentari hanno fatto le solitepasserelle estive, visitando qualche isti-

tuto penitenziario, ma tutto e passato infretta, finito nel dimenticatoio. Adesso, in-vece, la questione è emersa prepotente-mente, fino a chiedere l’istituzione di unacommissione parlamentare di indaginesulle morti in carcere; proposta avanzatadai radicali e condivisa dall’onorevoleGiulia Bongiorno, presidente della Com-missione giustizia della Camera dei De-putati. Gli stessi radicali hanno anchemanifestato l’intenzione di iniziare unosciopero della fame. E’ l’ulteriore conferma che in Italia civuole sempre un dramma per smuoverele coscienze.Ma andiamo con ordine, altrimenti ri-schiamo di fare confusione.Stefano Cucchi viene arrestato e rimaneuna notte a disposizione dei carabinieri,nelle loro celle di sicurezza, dopo di che,il secondo giorno, viene portato a piaz-zale Clodio, in Tribunale, per essere pro-cessato per direttissima. Qui vieneportato nelle celle di sicurezza, doveviene custodito per tutta la mattinata, i ca-rabinieri dicono dalla sola polizia peni-tenziaria, i nostri agenti affermano,invece, che lo hanno fatto insieme, maqui sta la prima anomalia. Normalmente,quando un soggetto viene arrestato e por-tato in carcere, la polizia penitenziaria sipreoccupa di ispezionarlo attentamente,di farlo visitare dal medico, anche imme-diatamente se vengono riscontrate delleanomalie rispetto alle condizioni di sa-lute. Tutto questo non è possibile farlonelle celle di sicurezza del tribunale, doveil soggetto passa in consegna da un Corpodi polizia all’altro, senza che vengano fattidei controlli precisi sulle sue condizionidi salute. E’ questo, infatti, un primo vul-nus nella vicenda Cucchi. Sarà difficile

accertare quali erano le sue condizionidi salute prima che i colleghi della poliziapenitenziaria lo prendessero effettiva-mente in consegna. Rispetto ad eventualifratture soltanto gli esami che verrannoeffettuati dopo la riesumazione dellasalma ci diranno se le stesse erano re-centi oppure antecedenti all’arresto ma,soprattutto, se Cucchi sia morto per leeventuali lesioni che poteva avere, op-pure per altre cause.L’aspetto più anomalo di tutta la vicendaè senz’altro quello legato al presunto te-stimone. Si tratta di un soggetto che erastato arrestato anche lui per questioni didroga, extracomunitario e senza fissa di-mora, probabilmente con altri precedentigiudiziari e/o di polizia. Si tratta, soprat-tutto, di un soggetto che avrebbe tuttol’interesse a mentire, atteso che il suoatto di accusa può garantirgli l’impunitarispetto ad una possibile permanenza incarcere. E cosi è stato. Dopo aver accu-sato gli agenti della polizia penitenziariain servizio quel giorno alle celle del tri-bunale, il teste è stato scarcerato ed affi-dato, agli arresti domiciliari, ad unacomunità per tossicodipendenti, al finedi proteggerlo dall’ambiente carcerariodove, scrivono i magistrati, potrebbe su-bire pressioni psicologiche finalizzatealla ritrattazione ovvero al mutamentodelle precedenti dichiarazioni. Sonoprobabilmente queste le parole chefanno più male al Corpo. Un Corpo chenon sarebbe più affidabile, una vera epropria consorteria mafiosa. Il Corpo dipolizia penitenziaria non è questo e lo hadimostrato anche arrestando colleghi chenel corso della loro attivista avevano in-franto le regole. Piuttosto, è opportunoche si valuti attentamente l’attendibilità

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Sopra, ilTribunaledi Roma

a PiazzaleClodio

8

Page 9: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

dei testimoni, soprattutto di coloro che,come scritto poc’anzi, potrebbero avereinteresse a mentire, per ottenere beneficiche diversamente non potrebbero avere.I magistrati sanno bene che l’attendibilitàdei testimoni si valuta anche e soprattuttoin base agli interessi che gli stessi hannoo potrebbero avere nel processo. Il pre-sunto supertestimone di interessi ne hasicuramente. Abbiamo piena fiducia nellamagistratura e siamo sicuri che magi-strati e giudici valuteranno attentamenteanche questo aspetto.Quanto alla presunta mancata alimenta-zione forzata che vede imputati il diret-tore e il dirigente medico del carcere diPavia, per un altro caso di morte in car-cere a seguito di sciopero della fame eche vede coinvolti, per la stessa ipotesi,anche i medici del Pertini, dove è mortoStefano Cucchi, si tratta di una questioneassai controversa dal punto di vista tec-nico giuridico. Non c’è nessuna normache impone l’alimentazione forzata. Co-munque, sia che il medico proceda al-l’alimentazione forzata, sia che non lofaccia, versa, comunque, in ipotesi di il-lecito penale. Procedendo all’alimenta-zione forzata, rischia l’incriminazioneper lesioni e violenza privata, non proce-dendo all’alimentazione forzata rischial’incriminazione per omicidio colposo.Delle due sicuramente la prima, ma per-chè rischiare? Il parlamento è interve-nuto notte tempo per il caso di EluanaEnglaro, con molta più tranquillità po-trebbe affrontare e sciogliere questo di-lemma, rispetto al quale né la piùautorevole dottrina, né i giudici, riesconoa fornire una soluzione univoca. Ma ciònon interessa nessuno razionalmente; in-teressa solo quando accadono fatti ecla-tanti, come quello di Stefano Cucchi, poi,passata la tempesta, tutto torna comeprima. I colleghi della polizia penitenzia-ria continueranno a prendere gli sputi infaccia, l’olio bollente e gli escrementi ad-dosso, i pugni in faccia e nessuno se nepreoccuperà, tanto il carcere può anchediventare una giungla, dove far regnarela legge del più forte, nell’attesa che cisia sempre il prossimo agente che pagaper tutti.

Nella foto,FrancescoMaisto

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Signor Ministro, nell’associarmialle manifestazioni di benve-nuto testè espressele dai verticidella Corte e della Procura Ge-nerale,desidero prospettarleche questa è la Regione del no-stro Paese in cui in assoluto, sievidenzia il sovraffollamentodegli Istituti di pena (dalle CaseCircondariali alle Case di Reclu-sione,fino all’Ospedale Psichia-trico Giudiziario di Reggio Emilia ed alle dueCase di Lavoro), tanto che, ove giudiziaria-mente accertate, sembrano potersi antici-pare,allo stato, rilevazioni di mancanza diquello spazio tollerabile a persona, per cella,corrispondente ai famigerati tre metri qua-drati che sono costati la recente condannada parte della CEDU nei confronti dell’Italia.In secondo luogo ,in questa Regione emerge,come dato positivo e virtualmente comple-mentare al primo, una rilevante ricchezza diopportunità per l’inclusione sociale, siacome offerta del cosiddetto privato-sociale(e mi riferisco tanto alle consolidate espe-rienze comunitarie, note a livello nazionale,quanto a quelle meno note, di rilievo regio-nale, per tossicodipendenti, per disabili psi-chiatrici, per portatori di handicap sociali,ecc.).In terzo luogo, appare carente la forza pre-sente di Polizia Penitenziaria rispetto alla co-pertura degli organici e rispetto allenecessità delle carceri.Non è mio compito, in questa sede, soffer-marmi sulle scelte di politica penitenziariadel Suo Dicastero, ma se Ella, stigmatiz-zando pubblicamente lo stato di illegalità edi violazione della nostra Costituzione, in cuiversano le carceri, si è impegnato per l’ap-provazione di un Piano di edilizia peniten-ziaria ed ha disposto lo studio di un Progettodi Legge per la concessione della detenzionedomiciliare ai detenuti per pene non supe-riori a 1 anno e per reati di non particolaregravità, ha mostrato di essere sensibile alla

gravità della condizione car-ceraria.Le sottopongo allora, in que-sta forma orale, quanto giàanticipato, in forma scritta, aiDipartimenti da Lei dipen-denti, per una doverosa of-ferta di collaborazioneoperativa nell’immediato, inattesa della riforma.Il Tribunale di Sorveglianza

dell’Emilia Romagna ha raddoppiato il nu-mero delle udienze per la valutazione delleistanze di misure alternative alla detenzioneda concedere,ovviamente, in condizioni disicurezza, ma la carenza di risorse del per-sonale di cancelleria è tale che si rischiaperfino di non concedere la LiberazioneAnticipata ai detenuti e di non incidere fa-vorevolmente sulla ammissione dei tossi-codipendenti ai Programmi Terapeutici inComunità.In altri termini:1. Non si riescono a registrare in temporeale le istanze urgenti,che se valutate conpari urgenza,potrebbero esitare,in pre-senza delle condizioni di Legge, la scarce-razione dei condannati.2. La sola e modesta autovettura di servizio,ottenuta grazie all’intervento del PresidenteLucentini, non consente ai Magistrati delTribunale di Sorveglianza di accedere agliIstituti di Pena sparsi sul territorio della Re-gione.3. Tranne un modesto, ma apprezzabilecontributo dell’Arma dei Carabinieri, nonsi dispone nemmeno di quel minimo per-sonale di Polizia Penitenziaria, qualificatoper le funzioni di Istituto, per l’esecuzionedei Provvedimenti dei Magistrati di Sorve-glianza. Eppure si tratta di disposizioni dicompetenza del Suo Ministero.Confido nella Sua attenzione.

Francesco Maisto Presidente del Tribunale

di Sorveglianza di Bologna.

INCONTRO DEI CAPI UFFICIO GIUDIZIARI BOLOGNESI

CON IL MINISTRO ALFANO

L’INTERVENTO DEL PRES. MAISTO

9

Page 10: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Lara Liotta

[email protected]

Redazione sportiva

ella prima settimana di ottobre Marisa Poli Antalya(Turchia) ha ospitato i Campionati Mondiali discherma. La squadra azzurra femminile di spada haconquistato uno storico oro, e nella storia entrano

anche le Fiamme Azzurre grazie ad una delle quattro moschet-tiere iridate: Francesca Quondamcarlo, atleta ventiquattrennedella Polizia Penitenziaria, ha contribuito alla vittoria affian-cando le compagne di nazionale Del Carretto, Moellhausen eCascioli.Definire la vittoria come storica non è la solita iperbole gior-nalistica. Prima di Antalya, mai quest’ arma al femminile, avevavinto un oro a squadre, né ai Mondiali né alle Olimpiadi. Laspada è un’arma selettiva, dura, sicuramente meno visibile ri-spetto al fioretto delle pluricampionesse conduttrici televisiveo testimonial pubblicitari degli snack ai cereali.Le azzurre fino a questo appuntamento avevano raccolto solodieci medaglie nelle due competizioni più importanti, l’ ultima,individuale, con la Cascioli ai Mondiali dell’ Avana 2003, e di

acqua sotto i ponti ne era giàpassata molta. Così tanta chequalcuno dell’ambiente nonavrebbe forse puntato nem-meno un euro su un possibilepodio, per non parlare dellavittoria finale.Se si considera poi che le gareindividuali non avevano arriso alle nostre e che l’unica a giun-

gere tra le prime dieci era stata solo la Moellhausen (ottava),chi poteva pensare alla vigilia ad un risultato del genere?.Pochi, ma loro quattro lo sapevano che si poteva fare ed è que-sta la notizia più importante oltre al successo e ai tanti disfattistiridotti al silenzio. Un gruppo solido e compatto quello dellespadiste, che può sfidare i pronostici meno fausti e le indivi-dualiste più forti.

In fondo, il team rosa così com-posto, un anno fa aveva agguan-tato la qualificazione per leOlimpiadi di Pechino piazzan-dosi al terzo posto. Poi nellarassegna cinese a cinque cer-chi fu esclusa dal programma

la prova di spada a squadre e fu una delusione enormecon la consapevolezza di poter esserci a buon diritto nel-

Mondiali di scherma in Turchia

alle Azzurre il titoloFrancesca Quondamcarlo tra le iridate

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Nelle foto, a destra

FrancescaQuon-

damcarlo

sotto, le azzurre

mostramo lemedaglie

in basso, il podio

10

Page 11: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

l’olimpo delle migliori.Abbiamo chiesto a Francesca di raccontarci alcune delle emo-zioni di Antalya e alla domanda più scontata del cosa si provadopo, ci ha risposto che è tanto grande quanto difficile circo-scrivere ciò che si sente dentro: «E’ bellissimo... per tantianni molte delusioni ed ora invece una grande gioia. Lamaggiore delle soddisfazioni è statal’unità del gruppo, l’esserci sentite squa-dra più di tante altre volte sebbene gareg-giassimo insieme da tempo.»Quell’unità ha fatto la differenza e anche ilCt azzurro Cuomo non ha potuto non rico-noscerne il valore aggiunto: «Ho vistoquello che è mancato ai ragazzi: la forzadel gruppo. Mi piacerebbe che prendes-sero esempio.»Ucraina,Romania, Francia e in finale la Po-lonia: questa è stato il percorso delle nostreverso l’oro.

Francesca qual è stato l’incontro o gli incontri più duri?

«Sicuramente quello contro la Romania (una delle squadrepiù quotate insieme alla Francia) per entrare nei quarti. E’stato una grandissima sofferenza seguire le compagne, inparticolare l’ultimo incontro della Del Carretto, finito allapriorità.»L’incontro finirà infatti 32 a 31 a favore delle nostre. La prioritàè il prolungamento di tempo alla fine di un incontro pari perdecidere il vincitore. Sono secondi di ulteriore fatica, ma, piùche fisica, è una sofferenza soprattutto mentale. Chi guarda dafuori soffre il doppio e Francesca in quel momento non eranemmeno in pedana.Continuando a raccontarci della gara: «Duro è stato anche loscontro con la Francia, contro cui non abbiamo mollato eanche qui Bianca Del Carretto è riuscitaa spuntarla all’ultimo.»L’incontro finirà 29 a 28 per le nostre el’idea che il paradiso era vicino diventavasempre più concreta. In fondo la Polonia,in quanto a valori sulla carta non era certola Germania, che dovrà accontentarsi e lot-tare solo per la finalina per il bronzo controle sconfitte cugine d’oltralpe per mano no-stra; ma non era nemmeno una compagineda sottovalutare dato che ai recenti europeidi Plovdiv aveva riservato alle azzurre qual-che brutta sorpresa fermando il loro cam-mino.Allora rispetto per tutte ma paura dinessuna, la Del Carretto ha portato un +11in due assalti finiti rispettivamente cinque a

zero e sei a zero, concretizzando alla fine un vantaggio parzialedi 26 a 13 per le nostre. Poi Francesca e la Moellhausen, com-pletando l’opera con pennellate di colori iridati, hanno ammi-nistrato alla grande fino al 45 a 31 finale. Era il quarto oro per l’Italia nella rassegna turca, quello chele ha fatto chiudere i Mondiali 2009 da premiére dame, in testa

al medagliere con altri due argenti e trebronzi.

Da più parti si è scritto “Francescala Pupona” per una grandissima passione spor-tiva per la Roma ed il suo capitanoe che dopo questa vittoria Totti de-vono fartelo conoscere. Ma è tutto vero?

«In realtà il soprannome nasce da quandoero più piccola e me lo diede il mio fisio-terapista di allora». Poi l’associazione al-

l’altro pupone più famoso è stata percorsa da quasi tutti igiornali eppure... «seguo il calcio, ma gli sport che mi ap-passionano sono tanti altri anche più del calcio, pur nonnascondendo senz’altro la mia simpatia per la Roma e semi presentano Totti non mi dispiace ovviamente.»

Quando ha iniziato con la scherma e perché questo sport?

«Ho iniziato quando avevo otto anni con il fioretto, ma nonè stato il mio primo sport. Prima di appassionarmi allascherma ne ho praticati tanti altri. I miei preferiti sono statilo sci ed il nuoto. Ho iniziato per gioco, per andare dietroa mio fratello che era un appassionato fan di Zorro. Perquesto lo seguii al Club Scherma Roma (il club dell’AcquaAcetosa) e da quel momento in poi questo sport non l’ho

più lasciato.»

Come è maturata la decisione dipassare alla spada?

«Fu Carlo Carnevali (il compianto Ct discherma scomparso nel febbraio 2009n.d.r) che allora mi seguiva, ad accorgersiche avevo le qualità per la spada. Inizial-mente provai con quest’arma perché alClub serviva una spadista per le gare. Poicontinuai a specializzarmi compren-dendo che era la mia arma e nel 2000 ar-rivò la prima convocazione in nazionaleper i mondiali cadetti di Chigago. La vit-toria di Antalya è anche un po’ figlia di

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Sopra, il logodei Mondialidi Schermadi Antalya2009

a sinistraancora unaimmagine diFrancescaQuondam-carlo

a sinistraFrancesca ritrattainsieme al CT Carnevali

11

Page 12: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Carnevali che è stato uno dei pochi acrederci contro qualunque prono-stico. Io personalmente la dedico unpo’ anche a lui.»

L’avvento alle Fiamme Azzurrenel 2004 è stato una scelta ragionata o una casualità?

«Le Fiamme Azzurre erano l’occasioneche mi si è presentata al momento enon le conoscevo benissimo rispettoad altri gruppi sportivi in divisa. Oggi posso dire che sonostate la migliore scelta in assoluto rispetto a qualsiasi altro

gruppo sportivo. Grazie al loro soste-gno posso dire di conquistare moltedelle mie vittorie. In particolare, lapresenza dentro e fuori le gare di per-sone delle staff quali Conforto, Pa-rena, o dei fisioterapisti Ranaldi ePompili è di grandissimo aiuto.»

Prossimi impegni agonistici?

«A breve l’Open di Ravenna che però èimportante solo come test di fisico di

avvicinamento agli impegni di Gennaio, quando ricomin-cerà a Budapest la Coppa Del Mondo».

Storia della spada femminile

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Un’altra foto di

Francesca

all’inizio del xx° secolo sinoalla metà degli anni ottanta, lespecialità della scherma furonosolamente quattro: fioretto,spada e sciabola in campo ma-

schile, il solo fioretto in campo femmi-nile. Ciò perchè si riteneva (in modo assoluta-mente acritico) che il fioretto fosse lasola delle tre armi adatta alle velleitàsportive del gentil sesso. Bisogna infatti attendere l’anno 1985 perassistere ai primi timidi tentativi di inseri-mento della spada femminile nei calen-dari agonistici in italia ed all’estero. E’ doveroso peraltro evidenziare come laspada femminile, seppur non compresatra le discipline della scherma, fosse alcontrario praticata con successo nell’am-bito di altra disciplina sportiva, il Penta-thlon Moderno. Il Penthatlon Moderno è sport compo-sito, nel quale gli atleti si confrontano incinque sport diversi (nell’ordine nuoto,equitazione, tiro, scherma e corsa). Proprio per quanto riguarda la scherma,nelle competizioni di Penthatlon Mo-derno l’arma usata è la spada, sia incampo maschine sia in campo femmi-nile. Tornando alla scherma, nel Marzo del1985 si disputò a Torino la prima gara dispada femminile, alla quale presero parteuna cinquantina di atlete, provenienti da

tutta Italia, ma, soprattutto, dal Piemontee dalla Lombardia. La gara fu vinta dall’epo-rediese Tiziana Bovis sullagenovese Silvia Bosco. Tale competizione ebbeun discreto successo dipubblico ma, cosa ancorapiù importante, incontròl’incondizionato favore sia degli addetti ailavori, anche dei più scettici,sia delleatlete. Sull’onda di tale inizialesuccesso, nei mesi succes-sivi vennero organizzate inItalia altre competizioni acarattere prettamente re-gionale, aperte all’ade-sione, questa volta, anchealle schermitrici più giovani, a partiredalla categoria “allieve” (dai tredici anniin su). La prima gara a livello nazionale si svolsea Roma nel Maggio del 1985 e questavolta il successo fu addirittura eclatante,tanto che le spadiste partecipanti furonopiù di 150. Alla gara parteciparono sia fiorettiste chepentatlete, oltre a giovani ragazze cheavevano iniziato l’attività schermistica dapochi anni, direttamente con la spada; traqueste ultime anche Sandra Anglesio chedivenne in seguito una delle più fortischermitrici sia in campo nazionale che

internazionale.Esisteva, peraltro, in quegli anni una rile-vante differenza tra la spada maschile equella femminile e tale differenza eradata dal tipo di impugnatura usata. Le donne potevano infatti usare sola-

mente l’impugnatura ditipo “francese“, mentre gliuomini potevano tirareanche con l’impugnaturaanatomica. Si riteneva che l’impugna-tura anatomica fosse

troppo pericolosa per le donne, perchècon questa impugnatura la presa dellamano è più salda e quindi i colpi che

vengono portati sono piùforti e più potenti. L’uso dell’impugnatura“francese” creava nonpochi problemi a caricodelle ex fiorettiste, lequali, essendo abituate ad

usare nel fioretto l’impugnatura anato-mica, si trovavano decisamente in diffi-coltà nel dover cambiare modo diimpugnare e, conseguentemente, anchein difficoltà nel portare i colpi durantel’assalto. Fortunatamente nel 1987 venne dataanche alle spadiste l’opportunità di tirarecon l’impugnatura anatomica. Nonostante il successo iniziale, in seguitoal quale ci si sarebbe potuto aspettareuna ufficializzazione della disciplina daparte della Federazione Internazionale Scherma (FIE), laspada femminile rimase per lungo tempo

I diversimodi di

impugnare le armi: la spada

(in alto) eil fioretto(in basso)

12

Page 13: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Sopra:il fiorettoe nel riquadro le diverseimpugna-ture dell’arma

sotto:la spada

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

a livello meramente sperimentale, sia inItalia sia all’estero. Il primo Campionato Italiano ufficiale sisvolse a Rimini nel mese di ottobre del1987; si trattava, peraltro, di un Campio-nato Italiano per così dire “minore” inquanto riservato alle schermitrici di terzae quarta categoria. Nel gennaio del 1988 si svolse, è il casodi dire finalmente, a Rosignano Solvay ilprimo Campionato Italiano categoria “as-soluti” . La gara fu vinta dalla vercellese Elisa Ugache in finale sconfisse in un combattutis-simo assalto la genovese Silvia Bosco. La prima gara internazionale alla quale laNazionale Italiana di spada femminile par-tecipò in via ufficiale, si tenne a Koblenznel Febbraio del 1988. La spada italiana ottenne un incredibilema meritatissimo successo; vinse l’epore-diese Sandra Anglesio davanti all’altra ita-liana Elisa Uga, al terzo posto si piazzò latedesca Eva Maria Ittner, al quarto equinto posto altre due italiane, nell’or-dine Emanuela Gabella (pentatleta) eSaba Amendolara. A questa prima competizione internazio-nale in terra germanica parteciparono so-lamente sei nazioni: Germania, Olanda,Svezia, Svizzera, Francia ed Italia: unapartecipazione, come risulta evidente, an-cora ristretta, anche se oltremodo qualificata dalla pre-senza dei paesi europei di maggiore tradi-zione schermistica. Nello stesso anno la nazionale italianapartecipò ancora ad una gara internazio-nale che si disputò a Tauber, sempre inGermania. Questa gara fu numericamente e qualitati-vamente più importante della precedente,in quanto nobilitata dalla presenza di unnutrito lotto di nazioni, a cominciare daipaesi dell’Est europeo, che, fino a quelmomento, non avevano partecipato ad al-

cuna gara a livellointernazionale. A questa compe-

ti-zione

parteciparono oltre150 atlete ed al ter-mine degli assaltila vittoria arrise

gevano i Giochi Olimpici del 1992, laspada femminile disputò un proprioCampionato del mondo, sia individualesia a squadre, che per l’occasione sitenne a L’Havana (Cuba). Si arrivò, finalmente, alle Olimpiadi diAtlanta 1996, ove la spada femminilevenne ammessa definitivamente, e apieno titolo, nel calendario dei GiochiOlimpici. Di assoluto rilievo la prestazione ottenutanell’occasione dalla compagine azzurra,che conquista brillantemente la medagliad’argento nella gara a squadre, con unaformazione composta da Elisa Uga, LauraChiesa e Margherita Zalaffi. Resta da osservare che l’esordio dellacompetizione di spada femminile noncostituì l’unica innovazione introdottacon l’Olimpiade statunitense. Infatti, in tale occasione, il ComitatoOlimpico Internazionale e la FederazioneInternazionale di Scherma decisero di ri-

durre, nell’ambito delle gare a squadre,il numero dei tiratori di ciascuna squa-dra da 5 (4 + una riserva) a 4 (3 + unariserva). Inoltre, mentre in precedenza anche lariserva costituiva parte integrante dellasquadra e poteva sostituire uno qualsiasidei propri compagni in qualsiasi mo-mento della competizione, da allora inpoi la sostituzione venne ammessa soloprima dell’inizio della gara e non più nelcorso della medesima.

alla spadista svedese Eglen. La spada femminile resta purtroppo an-cora esclusa dai giochi olimpici svoltisi aSeul nel 1988. In contemporanea alle Olimpiadi di Seulsi disputò ad Orleans in Francia un primo“Criterium Mondiale” riservato alla spadafemminile, una sorta di Campionato delmondo della specialità, ancora, peraltro,inspiegabilmente a livello sperimentale. In questo “Campionato del Mondo Speri-mentale”, oltre alla gara individuale, perla prima volta venne inserita anche la garaa squadre per nazioni, vinta dalla squadra della Repubblica Federale Tede-sca che in finale sconfisse la nazionalefrancese; lItalia fu terza. Questo primo “ Criterium mondiale “ sirivelò un esperimento decisamente riu-scito : le atlete partecipanti furono infattiben 95, in rappresentanza di venticinquenazioni diverse e, dato estremamente con-fortante, il livello tecnico della competi-zione risultò elevatissimo. Dopo i molti tentennamenti da parte dellaFederazione Internazionale Scherma(FIE) , una svolta definitiva verso l’ufficia-lizzazione definitiva della spada femminilesi ebbe nel 1989, con l’inserimento nelcalendario agonistico internazionale didue prove, un Campionato mondiale gio-vanile riservato alle atlete under 20 e, so-prattutto , del primo CampionatoMondiale assoluto ufficiale. Quest’ultima manifestazione si svolse nelmese di Luglio del 1989 , a Denver, nelloStato del Colorado (USA), per la primavolta in contemporanea con le altre disci-pline della scherma. Dal 1989 in poi la disciplina della spadafemminile fu presente a tutti i campionatidel mondo e già dall’anno successivo siformulò un circuito di Coppa del mondoche venne nello stesso anno reso ufficiale. Stando così le cose, i tempi sembravanomaturi per la tanto agognata introduzionedella spada femminile nell’ambito dellediscipline olimpiche. Invece, il Comitato Internazionale Olim-pico (CIO) decise di rinviare ulterior-mente l’inserimento della nuovadisciplina, suscitando peraltro le indi-gnate reazioni dei tecnici federali e delleatlete di tutti i paesi. Fu così che, mentre a Barcellona si svol- �

A sinistrail logodella FIEFedera-zione Interna-zionaleScherma

13

Page 14: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Lionello PasconeCoordinatore Nazionale

Anppe

Associazione NazionalePolizia Penitenziaria

ma quando finiscequesta crisi?

arebbe straordinario se con unamacchina del futuro, che fortu-natamente non è stata ancora in-ventata se non nei film, si

potesse vedere come è andata a finire lacrisi che stiamo vivendo e che non tuttisono convinti che realmente ci sia. Eppure, da alcuni mesi quotidianamentesiamo bombardati da notizie che nonsono certamente positive, che a moltihanno tolto il sonno e, sfortunatamente,ad altri lavoro e risparmi. L’inizio del XXI secolo è certamente ca-ratterizzato più o meno in tutti i Paesi delmondo da un dato incontrovertibile,quello delle paure, alcune piccole, altregrandi. La prima di queste paure, in Italia adesempio, è certamente quella dell’insi-curezza che non si riesce a scalfire, no-nostante alcuni interventi disecurizzazione che hanno prodotto, congrande impegno delle Forze dell’Ordine,apprezzabili risultati. A queste paure, che possiamo definireclassiche, se ne è aggiunta un’altra chei sociologi hanno definito la grandepaura: quella originata dalla crisi eco-nomica mondiale, una paura trasversaleche ha i suoi picchi più evidenti e deva-stanti nelle aree di maggior sviluppoeconomico, ma che sta lambendo anchequelle in fase di sviluppo o povere. Cer-care di individuare il punto di partenza,l’epicentro tellurico della crisi finanzia-ria, industriale ed economica mondialeè esercitazione di nessuna utilità: quelche è ormai acclarato è che non è natanel 2007 o 2008. Al contrario essa ha ra-dici lontane e si è sviluppata in un climadi “disattenzione” e di scarse regole o ditotale mancanza in certi settori. Uno sguardo rapido alla carta delmondo e il gioco è fatto.

aPerché il problema è la globalizzazione,questo straordinario fenomeno econo-mico degli ultimi anni che, se da unaparte ha prodotto una positiva mondia-lizzazione della produzione, del commer-cio e della finanza con una ricadutaanche sulle aree più povere del pianeta,dall’altra, non controllata da regole va-lide ed efficaci, ha di fatto by-passatoquelle degli Stati, creando una situazionedi totale ingovernabilità del fenomenostesso. E la finanza è stata quella che ha mag-giormente goduto di questo spazio dianarchica libertà, con i risultati che sonosotto gli occhi di tutti. L’esplosione della bolla non è una va-riante della pirotecnica, ma un terribiletsunami che ha travolto banche di mezzomondo e distrutto investimenti di milionidi persone, costringendo gli Stati, anchequelli più liberisti ad intervenire nei sal-vataggi, dando così inizio ad un temponuovo dell’economia, ancora nebuloso,ma certo innovatore. Si dice che dopo questa crisi il mondonon sarà più lo stesso. Questa affermazione parte dalla convin-zione che la crisi passerà presto e senzaeccessivi danni. E’ quello che tutti sperano e si aspettano,ma è anche vero che pochi sono quelliche osano correre il rischio di far previ-sioni, a cominciare dagli economisti chenon ne hanno azzeccata una. Ricordiamoci cosa dissero del prezzo delpetrolio. Qualcuno parlava persino di200 dollari al barile; all’improvviso dai150 si è scesi a meno di 40! Cosa pensare dell’Italia? Ad analizzare lacrisi ed individuare alcune peculiarità ita-liane ha pensato il Censis con il suoormai tradizionale ed atteso rapportosulla situazione sociale del paese, giunto

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

quest’anno al 42°. Lunga esperienza dunque: ci si può fi-dare! Scorrendo le considerazioni gene-rali, forse per la prima volta dopo tantianni lo spazio al dubbio e all’incertezzaper il futuro è più evidente e marcato chenel passato. Non sfugge all’attenzione la complessitàdella crisi: i problemi struttrali dell’Italiaconcorrono poi ad aggiungere ulterioridifficoltà a complicare la sua soluzione.D’altra parte le carenze strutturali del no-stro Paese sono state rilevate da tutte leorganizzazioni internazionali che a varilivelli seguono, con diverse responsabi-lità, i problemi dell’economia europea emondiale. Ovvero un forte risparmio delle famiglie,un diverso comportamento delle banchee una flessibilità e adattabilità della pic-cola e media industria potrebbero miti-gare alcuni fra i pericoli della crisi. Ma la metamorfosi del nostro sistemapasserà attraverso un adattamento inno-vativo a tutti i livelli. Perché la sfida sta tutta nel cambiamentoe nelle regole, che poi è il contenuto verodel messaggio del nuovo Presidente degliUSA Barak Obama. Da ogni parte si invocano regole nuove,anche se sarebbe più corretto dire regolecerte e condivise. Con convinzione e forza emergono pro-poste in quella direzione, soprattutto daparte europea.. Il più grande errore che i nostri Paesi po-trebbero però fare è tentare di salvarsida soli, di pensare di avere la ricettaunica e migliore, di rinchiudersi in un ot-tuso protezionismo, nella convinzione disalvare così quel poco che resta. Non ci rimane che sperare nella lungimi-ranza e umiltà di chi ha la responsabilitàdi decidere, ovunque nel mondo. �14

Page 15: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Accanto alle risorse che il Governo devetrovare per gli anziani non autosuffi-cienti, esiste anche il problema reale,tragicamente reale perché si lega indis-solubilmente all’altro, della rivalutazionedelle pensioni. • Primo, perché è una battaglia di giu-stizia e di civiltà; • secondo perché chi ha visto perdere ilsuo potere d’acquisto anche del 50% ri-spetto ai pensionati più recenti, può adogni buon conto considerarsi un nonautosufficiente. E’ un dato di fatto, che la crisi aggravasituazioni già critiche di per sé, ed ap-prezza il tentativo di rinforzare i para-

Non è più rinviabile la rivalutazione delle pensioni

Nel mese di ottobre 2009 l’ANPPe ha inviato a diversi organipolitici e istituzionali una missiva dove si evidenziava il ritardodel comitato per le cause di servizio. In particolare, abbiamo fatto presente: Ai sensi della normativa di cui al D.P.R. 461/2001, è deman-dato al Comitato di Verifica per le Cause di Servizio, consede in Roma, il giudizio definitivo su tutti i pareri medico-legali espressi dalle Commissioni Ospedaliere in materia diriconoscimento di infermità da cause di servizio, di equoindennizzo, di trattamento pensionistico. In proposito, questa Associazione, che è l’unica a livello na-zionale, rappresentativa del personale in congedo del Corpodi Polizia Penitenziaria, deve necessariamente rilevarequanto segue:• i tempi occorrenti per pervenire alla conclusione del pro-cedimento che, dal momento della presentazione del-l’istanza alla notifica, comprende non meno di cinque- seianni, causano gravi penalizzazioni per gli interessati, siasotto il profilo economico che sanitario;• l’esito dei procedimenti stessi che, nel 90% dei casi, ri-sultano negativi, molto spesso annullando, o non condivi-dendo, in modo sostanziale, le determinazioni delleCommissioni Medico Ospedaliere: tale disparità di giudizio

non può non generare significative ripercussioni circa laprofessionalità dei Collegi, le cui discordanze appaionoquasi inverosimili, trattandosi di provvedimenti che, alcontrario, non dovrebbero registrare considerevoli discra-sie.Peraltro, altro aspetto da non sottovalutare è quello inerentea numerose patologie, nel passato connesse a fattori di ser-vizio ed ora, invece, pur essendo in presenza di identichesintomatologie, non più riconosciute: ciò evidenzia una di-versità di parametri la cui valenza dovrebbe ispirarsi aduniformità e a omogeneità concettuale, sotto un aspettoclinico e diagnostico.Fermo restando che la scrivente non può contestare l’ope-rato tecnico- professionale del suddetto Comitato, pur rile-vandone incongruenze che non vanno sottaciute, ritiene,però, di proporre una modifica normativa, nell’ambito delD.P.R. 461/2001, che preveda la costituzione di almeno treComitati, che abbraccino l’intero territorio nazionale, conidentiche funzioni e competenze, che potrebbero davveroconsentire uno snellimento dei lavori ed evitare i lunghitempi di attesa per chi si trova in condizioni di salute co-munque precarie e subisce anche danni economici non in-differenti.

CAUSE DI SERVIZIOL’ANPPE protesta per i ritardi del Comitato di

Verifica per le Cause di Servizio

cadute sociali messi in campo dal Go-verno, ma questo non basta; rimane co-munque inaccettabile il contesto, dellediscriminazioni a danno dei pensionati,ridotti alla miseria perché si ostinano acampare più del dovuto! In vari incontri informali è stata accettatala richiesta di aprire con il Governo untavolo di discussione sul potere d’acqui-sto delle pensioni, sulla non autosuffi-cienza, sul paniere Istat e sullarivalutazione delle pensioni, tutto in unquadro di razionalizzazione dellaspesa pensionistica. E’ vero che c’è la crisi e armonizzare ilBilancio dello Stato è un’impresa, ma è

vero anche che i pensionati non possonopagarne per intero il conto, tanto più cheil modo per fare qualcosa c’è. E senza aggravi per le casse statali. I bilanci degli enti previdenziali sono inattivo e basterebbe separare la Previ-denza dall’Assistenza per trovare le ri-sorse necessarie, e poi c’è la lottaall’evasione fiscale e contributiva, la ra-zionalizzazione della spesa pubblicaecc...E’ l’uovo di Colombo, perché cercareprovvedimenti-tampone (social card e si-mili...) dall’incerto esito quando la solu-zione è tanto più semplice e fattibile diquel che si creda? � 15

Page 16: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Aumentato l’assegno di incollocabilitàCon decreto 25 giugno 2009 del Ministro del Lavoro, della Salute e delle PoliticheSociali è stato rivalutato con decorrenza dal 1° luglio 2009, l’assegno di incolloca-bilità, il cui importo mensile è determinato nella misura di euro 233,76.

Una casa della memoria a Venezia, doveabita il ricordo delle vittime del terrori-smo, del dovere e della mafia. Un luogodove si possano consultare documenti earchivi. L’idea è dell’Associazione Nazio-nale Polizia Penitenziaria di Venezia edella FERVICREDO, l’associazione vittimedella criminalità e del dovere.Tra le associazioni coinvolte, quella dellevittime del terrorismo in Argentina, laCELTYV, con la presidente, Victoria Vil-larruel, che ha scelto proprio Veneziaper lanciare un accorato appello a favoredel riconoscimento di vittime (tra cui

Venezia: costituita una “casa della memoria” in ricordo delle vittime del terrorismo, del dovere e della mafia

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

metà di chiare origini italiane) come ci-vili uccisi dai terroristi.«Sono 17 le organizzazioni criminali -ha spiegato - che hanno insanguinatol’Argentina negli anni 70 rivendicandoogni volta le proprie stragi: si sonocontati 21.400 attentati con oltre due-mila morti accertati e altri diecimilatorturati e feriti, ma vedove e orfanisono lasciati da soli.»«In Veneto il ricordo degli anni dipiombo e di chi ha perso la vita fa-cendo il proprio dovere è ancora forte- ha spiegato Mirko Schio, ex poliziotto epresidente della Fervicredo - si pensi allestorie di Sergio Gori, Alfredo Albanese,Giuseppe Taliercio fino ai più recenticasi di Totò Lippiello e Antonino Copia.Vogliamo tenere alta l’attenzione su di

loro, evitare che si puntino i rflettorisolo sui carnefici che spesso diventanooggetto di attenzioni più delle vit-time.»L’Anppe e la Fervicredo lavorano perun’iniziativa che culminerà appuntonell’inaugurazione della Casa della Me-moria.«Il caso argentino è complesso - con-cordano Schio e Porcelluzzi - ma fa-remo di tutto perchè l’Italia aiutil’associazione Celtyv che nel propriopaese non riesce ad avere alcun rico-noscimento per motivi politici ed eco-nomici.» Fra i tanti casi segnalati dalla Celtyv cisono vittime di chiare origini venetecome Rinaldo Dal Bosco, Eduardo Costa,Dante Sacco e Carlo Bergometti.

I rappresen-tanti ANPPe

FilomenoPorcelluzzi,

RenatoSerena e MirkoSchio con la

Presidente Victoria

Villarruel

Venezia:onorificenzadicavaliere di

San Marco per Filomeno Porcelluzzi

Il 25 aprile 2009 nella splendidacornice della Chiesa di S. Francescodella Vigna in Venezia, durante lacommovente e suggestiva cerimoniareligiosa, il Sovrintendente FilomenoPorcelluzzi (Vicecoordinatore delNucleo Traduzioni e Scorte), inforza presso la Casa CircondarialeS.M.M di Venezia è stato insignitodella nomina a Cavaliere di S. Marcoe quindi iscritto nell’albo d’Orodella stessa, con la seguente motiva-zione: Il Sig. Filomeno Porcelluzzipartecipa a tutte le attività nell’am-bito del sociale, lavorative e a dibat-titi nel campo delle devianzegiovanili.L’ANPPe Venezia nell’esprimere lecongratulazioni per un tale eventoche da lustro al Corpo e a tutti gliiscritti, ringrazia Filomeno Porcel-luzzi, anche per la sua preziosa col-laborazzione nell’ambito di quellaSezione.

Nel mese di giugno 2009, nell’antichis-sima e splendida cornice della stazionenavale della Guardia di Finanza - Ca-serma Mocenico - si è svolta la cerimo-nia della ricorrenza del 235° anno difondazione dell’Arma.Alla cerimonia erano presenti una foltarappresentanza d’Associazioni d’Arma eCombattentistiche con i propri Labari enaturalmente tutte le più alte cariche mi-litari e civili locali dello Stato. La rappresentanza dell’Associazione Na-zionale Polizia Penitenziaria era presentecon il proprio Labaro e con i massimi

Venezia: l’ANPPE partecipa allaFesta della Guardia di Finanza

rappresentanti veneziani.La cerimonia si è svolta con sobrietà alcospetto dei diversi reparti schierati. Il Comandante Interregionale GeneraleLuciano Pezzi nel suo discorso ha sot-tolineato i risultati conseguiti nell’arcodell’anno e gli sforzi sostenuti per lalotta all’evasione fiscale, che ha resoalle casse dello Stato ingenti somme.La cerimonia è terminata con le conse-gne delle medaglie e degli attestati dibenemerenza, con i rituali ringrazia-menti a tutti i Corpi partecipanti allaFesta. �

16

Page 17: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Venezia: Festa dellaPolizia penitenziariaIl 20 giugno scorso, nella Chiesa di Santo Stefano a Venezia,dove riposa il 108° Doge della Repubblica di Venezia, France-sco Morosini, uno degli ultimi grandi comandanti veneziani, siè tenuto l’Annuale del Corpo.Una solenne cerimonia ha avuto luogo in onore di San Basilide,Patrono della Polizia Penitenziaria, presenti numerose autoritàcivili e militari, ha celebrato la Santa Messa il vescovo Vicariodel Patriarca Mons. Beniamino Pizziol, il quale ha ricordatoche «se certezza della pena ed espiazione degli er-rori sono principi da tener presenti, sononecessari, anche perchè è la Costituzione acitarli, la rieducazione e il recupero di chiha commesso reati.»Al termine della messa la Direttrice delle car-ceri veneziane Dott.ssa Gabriella Straffi ha, tral’altro, affermato che « nonostante il grave so-vraffollamento e il taglio dei finanziamentidello Stato, grazie soprattutto alla professio-

nalità e allo spirito di sacrificio degliAgenti Penitenziari in servizio a Ve-nezia, sono aumentate le attività dirieducazione in favore dei detenutie le opportunità di lavoro conti-nuano.»Inoltre la Dottoressa Straffi ha coltol’occasione per annunciare l’ormaiimminente concessione di un localeda parte dell’Amministrazione alla

Sezione A.N.P.Pe di Venezia, la quale ha par-tecipato con proprio Labaro alla cerimonia:l’ampia delegazione era guidata dal Presi-dente della Sezione, Vitantonio Petrelli.

Si è svolta a Favaro Veneto (Venezia) lacerimonia d’inaugurazione del PiazzaleCavalieri della Repubblica Italiana. Si tratta del primo spazio in Italia dedi-cato ai Cavalieri della Repubblica; al cen-tro del nuovo Piazzale è stato collocatoun monumento creato dall’artista Gior-gio Bortoli (socio della sezione Anppe -Venezia ) in onore dell’intitolazione.L’opera, alta 2,70 metri per una lar-ghezza di 1,35 metri, è realizzata in ac-ciaio su base di cemento e marmo eraffigura un cavallo rampante riprodottoin tre sagome affiancate l’una all’altra,che si ispirano ai cavallini lignei sette-

Venezia: inaugurazione delpiazzale Cavalieri d’Italia

Le immaginidella Cerimoniadi Venezia

Nella fotosotto, il MaestroGiorgioBortoli

centeschi che ornavano le scuderie diVilla Pisani a Stra.Il monumento riproduce un’impres-sione di dinamismo e velocità che si ac-compagna alla nobiltà di posadell’animale.Alla cerimonia, svoltasi sotto la pioggia,erano presenti parecchie Associazionid’arma, una rappresentanza dell’Anppe,dei Lagunari e dei Carabinieri.Dopo l’alzabandiera e la benedizioneimpartita dal parroco di Tessera, hannopreso la parola le autorità intervenuteche hanno elogiato il lavoro effettuatodal Maestro Bortoli e la funzione sociale

che l’Unione dei Cavalieri d’Italia svolgenei confronti dei ceti più bisognosi.

Filomeno Porcelluzzi

� 17

Page 18: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli
Page 19: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli
Page 20: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

l XII° Municipio di Roma in occa-sione della Festa dello Sport, svol-tasi nel mese di ottobre 2009presso la località EUR (Piscina

delle Rose), ha invitato una rappresentanzadella Polizia Penitenziaria per una dimo-strazione del Metodo Globale Autodi-fesa.In occasione di tale evento, è stato invitatol’Ass.te di Polizia Penitenziaria PRESSELLOStefano, Istruttore FIJLKAM di judo 3 dangià appartenente al Gruppo SportivoFiamme Azzurre, nonché docente di difesaPersonale presso la Direzione Generale delpersonale e della formazione della PoliziaPenitenziaria, esperto in arti marziali.Presenti alla Festa dello Sport il Presi-dente del XII Municipio Pasquale Calzetta,funzionario del Ministero della Giustizia, eil Vice Presidente Maurizio Cuoci. Nell’occasione, lo stand della Polizia Peni-tenziaria è stato oggetto di numerose visiterichieste di informazioni da parte dei visi-tatori, incuriositi e tentati dal provare letecniche di difesa personale con i maestri

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Roma: importante operazionedel Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria

Roma:arriva il numero

1544

E’ stato istituito il numero 1544un’utenza telefonica di pubblica utilitàdove si può contattare la Polizia Peni-tenziaria.Ad assegnarglielo è stata l’ Autorità perla Garanzia nelle Comunicazioni. Il Dipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria sta predisponendo unprogetto per l’attuazione della nume-razione che, secondo le previsioni, po-trebbe essere operativa nel prossimoanno. «E’ un significativo riconosci-mento, quello dell’Autorità per laGaranzia nelle Comunicazioni, chepremia l’impegno sociale della Poli-zia Penitenziaria contro ogni crimi-nalità, laddove, dentro o fuori dalcarcere, lo Stato è impegnato nellalotta contro la criminalità, organiz-zata e non - ha osservato Capece - lìnoi vogliamo essere presenti perfare la nostra parte, per fare per in-tero il nostro dovere. Vogliamo es-sere presenti al fianco della Poliziadi Stato, dei Carabinieri, della Guar-dia di Finanza e della Guardia Fore-stale nell’ottica di un effettivocoordinamento tra le Forze di Poli-zia, dei magistrati e di quanti altrilottano per gli ideali di civiltà e digiustizia».

Roma: Festa dello Sport con dimostrazione M.G.A.

a disposizione. Sono state impartite le-zioni di judo, karate, lotta, aikido e jujitsu. Si ringrazia, in maniera particolare la Di-rezione Generale del personale e dellaformazione del Dipartimento che, con ilsuo assenso, ha dato un contributoanche sociale a tale iniziativa. �

stato riconsegnato a seguito di estradizione tra Autoritàitaliane e spagnole un noto narcotrafficante italianoscarcerato per errore il 16 giugno dalla Casa Circon-dariale di Pesaro.E’ stato consegnato presso lo scalo aeroportuale di

Roma Fiumicino nelle mani del personale del Nucleo Investi-gativo Centrale della Polizia Penitenziaria che ha portato avantile indagini. Il Pubblico Ministero di Nocera Inferiore ha disposto che l’estradato fosse consegnatoal personale del N.I.C. delegandolo all’esecuzione materiale del provvedimento restrit-tivo a seguito delle complesse indagini portate avanti dal medesimo organismo inve-stigativo.Le attività di intelligence poste in essere dal Nucleo Investigativo Centrale della PoliziaPenitenziaria con le Autorità spagnole ha permesso di giungere in tempi brevissimialla cattura del ricercato che termina la sua latitanza facendo rientro nel territorio ita-liano con la consegna nelle mani del personale del NIC che lo ha assicurato nuova-mente alla giustizia.20

Page 21: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Monza: prematura scomparsadell’assistente Ivoska Ugolini

Quando una persona ci lascia, quando non è più qui e nonpossiamo più toccarla, o sentire la sua voce... sembra scom-parsa per sempre. Ma un affetto sincero non morirà mai.Il ricordo delle persone che ci sono state care vivrà persempre nei nostri cuori: più forte di qualsiasi abbraccio,più importante di qualsiasi parola.In queste occasioni non si sa mai cosa dire... Non esistono

parole per alleviare il dolore dato dalla perdita di qualcunoche ami! Qualsiasi parola appare vuota di senso di fronte ad un do-lore così grande. Queste parole siano l’espressione più sentita del nostro sin-cero cordoglio.Ciao bellissima amica e collega nostra sarai sempre nei no-stri cuori.

Vibo Valentia: assemblea dei Quadri del SappeSi è svolto, martedì 13 ottobre , presso la sala conferenze dellaCasa Circondariale di Vibo Valentia, l’incontro dei quadri sin-dacali del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria)della regione Calabria. La riunione è stata presediuta dal segretario generale DonatoCapece, coadiuvato dal segretario generale aggiunto GiovanniBattista Durante, dal segretario regionale Damiano Bellucci edal vice segretario regionale Francesco Ciccone.Numerosa è stata la partecipazione dei segretari locali, pro-vinciali e dei delegati convocati, tutte le segreterie locali e pro-vinciali erano presenti con proprie delegazione a dimostrazionedella capillare presenza nei posti di lavoro della nostra orga-nizzazione sindacale. L’incontro che si è aperto con il saluto di benvenuto ai parte-cipanti da parte di Francesco Ciccone che ha svolto anche ilcompito di padrone di casa, è stata l’occasione anche per rap-presentare al massimo esponente del Sindacato le problemati-che presenti in ogni singolo istituto. Successivamente hannopresso la parola il segretario regionale Damiano Bellucci e ilsegretario generale aggiunto Giovanni Battista Durante.Il segretario regionale Bellucci ha esposto i problemi dellaregione Calabria ed ha ringraziato tutti i partecipanti per il la-voro svolto con dedizione a difesa dei diritti del personale delCorpo.Durante ha parlato dei problemi relativi al sovraffollamentodelle carceri e alla carenza di personale: mancano, infatti, oltre5 mila unità nel solo Corpo di Polizia Penitenziaria, mentre nu-merose sono le vacanze tra il personale amministrativo e con-tabileCapece ha indicato ai convenuti i traguardi raggiunti, frutto dibattaglie e rivendicazioni di un Sindacato proiettato verso il fu-turo e, talvolta, pioniere di iniziative innovative. Tra gli argomenti trattati, a cui il Sappe sta dando un consi-stente contributo, vanno ricordati rinnovo del contratto, man-canza di idonei stanziamenti ed iniziative sindacali;Riordino delle carriere a partire dal ruolo unico agenti assi-stenti e sovrintendenti;Soluzioni per il sovraffollamento in carcere, con l’incrementodi misure alternative alla detenzione e la creazione di istitutic.d. leggeri o filtro;

Carenza di personale e relativenuove assunzioni a partire dai900 V.F.B.1 idonei e la conte-stuale riduzione dei corsi diformazione a sei mesi;Ruolo dirigenziale della Poli-zia Penitenziaria e creazionedella Direzione Generale delCorpo;Costruzione di nuovi e mo-derni istituti penitenziari;Riconoscimento delle specia-lizzazioni nel Corpo. Ancora una volta, il segretariogenerale ha incoraggiato i rap-presentanti ad essere uniti eda lavorare in sinergia, senzaperdere di vista i veri pro-blemi. I risultati raggiunti sono ilfrutto del lavoro sinergico ditutte le strutture. Il Sappe ha dimostrato semprela sua autorevolezza e la suacapacità propositiva e proget-tuale a tutela del Corpo. Nel corso dell’assembleahanno preso la parola, tra glialtri, Leonardo De Santis, Sal-vatore Panaro, Francesco Mo-linaro, Vincenzo Mauro,Giovanni Amato, VincenzoMarta, Antonio Minio ed èstato approvato, all’unani-mità, il bilancio consuntivoanno 2008. Infine, si è tenuta una affollataconferenza stampa con la partecipazione delle emittenti televi-sive e della stampa locale.

articolo e foto di Giuseppe Cosenza�

21

Page 22: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

La direzione del carcere di Lecce ha disposto autonomamente la chiusura della mensa di servizio del personale di PoliziaPenitenziaria, sostituendola con la distribuzione di sacchetti con panini da consumare in un locale nelle vicinanze dell’istitutoin condizioni igieniche che sarebbero precarie. Il Sappe ha inviato una lettera di protesta al Capo dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta, al vice Capo dello stessoDipartimento, Emilio di Somma, e alla direzione del carcere di Lecce. Il Segretario Generale Dott. Donato Capece chiede, in alternativa al panino, il riconoscimento del buono pasto «ancheperchè la distribuzione del cestino così come confezionato, viene fatta contestualmente all’attività lavorativa che glioperai addetti alla manutenzione stanno svolgendo nel locale mensa».

Genova: 49ª edizione del salone Navaleambito navale nelle acque della penisola.E anche quest’anno sono stati tanti i visi-tatori del Salone che hanno fatto tappa alnostro bello Stand e che si sono fermatiper saperne di più sul nostro lavoro, ri-cevendo in dono anche qualche gadgetdella Polizia penitenziaria. Molte le auto-revoli visite allo stand: tra gli altri, il Sot-tosegretario all’economia Vegas, ilProcuratore Generale Luigi di Noto, i Di-rigenti generali Salamone (Provveditoredella Liguria) e Ragosa (Direttore Beni eServizi del DAP). Toccante anche la visitaallo stand di Niky Francisco, un bambino

che per ragioni di salute deve vi-vere sul mare. Niky, a causa diuna particolare forma di asma,trova particolare beneficio a vi-vere sul mare. I suoi genitori,Paola Giacotto e Paolo Frasci-sco, vista la difficoltà per Niky divivere una vita sana e senzal’ausilio di farmaci sulla terra-ferma, hanno deciso di co-struire una goletta, il Walkirye,e di lasciare Bellinzago Nova-rese, in provincia di Novara,

per poter vivere sul mare e garantire, così,una vita serena al piccolo Niky. In conclu-sione, ancora complimenti ai nostri col-leghi che, coordinati come sempredall’Ispettore Superiore del Servizio Na-vale Claudio Ciuffo, sono stati in serviziopresso lo Stand. erremme

Nelle foto,lo Stand

nche quest’annoil servizio Navaledella Polizia Pe-nitenziaria ha

partecipato con un pro-prio Stand alla rassegnadel Salone Nautico Inter-nazionale di Genova, giuntoquest’anno alla 49^edizione che si è te-nuta dal 3 all’11 ottobre scorso. Dal1962 il Salone Nautico di Genova rappre-senta una delle vetrine più importanti delsettore a livello mondiale, e dal 2003

(gra-zie alla tenacia e all’impulso del SAPPE)è presente anche il Servizio Navale delCorpo, che ha la possibilità di illustrareed informare le centinaia di migliaia divisitatori che si registrano ad ogni edi-zione sui compiti istituzionali svolti in �

Lecce: protesta del personale per la chiusura della mensa di servizio

22

Page 23: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Il 23 ottobre 2009, si è tenuto a Fossanoil Congresso Regionale S.A.P.Pe del Pie-monte, con la partecipazione del Segre-tario Generale Dott. Donato Capece, delSegretario Nazionale e Regionale NicolaSette, dei Vice Segretari Regionali: Cor-vino Mario, Cofrancesco Silvano e dioltre 40 delegati degli Istituti piemontesi. L’occasione è stata preziosa per analiz-zare la difficile situazione di sovraffolla-mento in cui versano tutti gli Istitutipiemontesi, con una carenza organica diquasi 900 unità di Polizia Penitenziariaa fronte di un sovraffollamento di oltre1550 unità oltre la soglia regolamentare. Si è evidenziata la mancanza di adeguatiinvestimenti in risorse e mezzi ed infra-strutture, che rischia di produrre il col-lasso del sistema sicurezza, l’esiguo edoffensivo aumento del contratto collettivodi lavoro per il biennio 2008/2009, lemancanze d’organico insostenibile e levacanze che si creano con i pensiona-menti.

Il Segretario Generale Dott. Donato Ca-pece, nel suo intervento ha evidenziato:«Preoccupano i dati dei 13 peniten-ziari piemontesi che ospitano circa4.900 detenuti, a fronte di una ca-pienza regolamentare delle strutturepari a poco più di 3.300 posti. Nellecarceri piemontesi lavorano, comples-sivamente, circa 2.800 Poliziotti ri-spetto ai 3.720 previsti.Questi dati preoccupanti dovrebberofar riflettere tutti, in particolare i par-lamentari eletti in Regione. Quanto si pensa possano resistere gliuomini e donne della Polizia Peniten-ziaria che sono costretti a trascurarele proprie famiglie per garantire turnimassacranti con straordinari nem-meno pagati? »Gli uomini e le donne della Polizia Peni-tenziaria continuano a lavorare con pro-fessionalità e dedizione in condizioniinsostenibili, garantendo il funziona-mento degli istituti.

Sopra, immaginidel Con-gresso Regionaledel Sappea Fossano

a fianco,gli Agentidi PoliziaPenitenzia-ria con gli studenti diAvellino

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Fossano: Congresso Regionale Sappe Piemonte

Nel mese di maggio 2009,rappresentanze del Repartodi Polizia Penitenziaria diAvellino, di Ariano Irpino edel Nucleo Cinofili della Re-gione, hanno incontrato glialunni delle quinte classidell’Istituto Superiore IPSIA“Amatucci” di Avellino,nell’ambito dei progetti for-mativi a loro destinati.All’importante appunta-mento non è mancatol’ispettore Bocciero Ciro, delegato Sappe della provincia diAvellino e artefice dell’iniziativa, nata nel 2008, il quale, graziealla sua competenza nei reparti operativi ed in quelli detentivi,ha contribuito ad illustrare alcune specializzazioni della PoliziaPenitenziaria, intrattenendosi sulle attività delle Forze dell’Or-dine e sulle prospettive occupazionali.E’ stata sicuramente un’utile occasione per far conoscere icomplessi e delicati compiti affidati al Corpo, oltre alla distri-buzione del materiale propagandistico.

Avellino: incontro della Polizia Penitenziariacon gli studenti delle scuole superiori locali

Infine, sono state proiettatenumerose diapositive chehanno interessato e incurio-sito gli alunni presenti.Durante l’incontro è stato si-mulato il rinvenimento di so-stanze stupefacenti ad operadelle unità cinofile.Una significativa esperienza,che avvicina i giovani alleForze di Polizia e che è statasalutata dall’istituzione scola-stica con l’augurio di ripetere

anche per i prossimi anni simili incontri di formazione-orien-tamento.

E R R AT A C O R R I G ESul numero del mese scorso a pag.22 nell’articolo “Napoli:intervento provvidenziale” per un refuso di stampa è statoriportato il nome di Massimiliano Monte invece diMicheleMonte. Ce ne scusiamo con l’interessato e con i lettori.

23

Page 24: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Manifestazione a RomaSindacati delle Forze di Polizia in Piazza

l 28 ottobre del 2009, 40.000 poli-ziotti hanno manifestato in corteo perle vie di Roma con lo slogan La sicurezza è un diritto. E i dirittinon si tagliano. Si difendono.

Un corteo composto da migliaia e migliaia dipersone delle Forze di Polizia, che ha attra-versato le vie di Roma per protestare controi tagli alla sicurezza del Governo e contro ilmancato stanziamento, nella Finanziaria2010, di nuove risorse. Erano presenti tutti i vessilli dei sindacatidella Polizia di Stato, della Polizia Peniten-ziaria e del Corpo Forestale dello Stato; ilpersonale è giunto da ogni parte d’Italia conpullman, treni ed auto, a proprie spese e ri-nunciando ad un giorno di ferie o di riposo. Ci siamo ritrovati nella prima mattinata inpiazza Bocca della Verità a Roma per poiproseguire in corteo lungo un itinerario che

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Alcune immagini

della manifesta-

zione

ci ha portati alle 12.30 in piazza Navona doveera allestito un apposito palco per il discorsofinale. Una piazza stracolma di poliziotti, di

striscioni, di bandiere, con cori e sloganper chiedere più risorse per la sicu-rezza. �

24

Page 25: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Sappe: la forza nelle radici.

radici salde e profondesostengono

gli alberi piu’ grandi.

Page 26: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

La prima linea

al carcere Le Nuove di Torino, Sergio Segio, uno deifondatori del gruppo armato terroristico PrimaLinea, rievoca i giorni della sua militanza e del suoarresto, soffermandosi in particolare sull’evasione

della sua compagna Susanna Ronconi dal carcere di Rovigo.Il film La prima linea è stato anticipato ed accompagnato danumerose polemiche tanto da indurre Andrea Occhipinti, pro-duttore per la Lucky Red, a rinunciare ai contributi statali cheerano stati già deliberati.Lo stesso Sergio Segio ha preso le distanze dal film di RenatoDe Maria, tanto che nella prefazione della nuova edizione delsuo libro La miccia corta (dal quale il film è tratto) ha soste-nuto che De Maria e la Produzione hanno accettato troppicompromessi nella realizzazione della sceneggiatura tanto daaver reso orfani i protagonisti del contesto storico nel qualehanno agito.In realtà il film, come ha scritto più di un critico, indaga moltopoco sull’universo dei compagni che hanno sbagliato perconcentrarsi molto liberamente sulla vita e sulla relazionesentimentale di Susanna Ronconi e Sergio Segio.Non sfugge, infatti, che mentre il Comandante Sirio di MicciaCorta ricostruisce con precisione e senso del particolare tuttele fasi dell’assalto al carcere di Rovigo, dalla preparazione al-l’epilogo della liberazione di Susanna Ronconi e altre tre de-tenute, il regista del film preferisce concentrarsi solo su alcunidettagli che descrivono lo sfondo dell’azione.Resta, comunque, intatta tutta la drammaticità delle scenedell’evasione del 1982.

La scheda del FilmRegia: Renato De Mariaispirato al libro "Miccia corta" di Sergio Segio (Derive Approdi editore)Soggetto: Sergio Segio (libro), Sandro Petraglia, Ivan Cotroneo, Fidel Signorile, Renato De MariaSceneggiatura: Fidel Signorile, Sandro Petraglia, Ivan CotroneoFotografia: Gian Filippo CorticelliMusiche: Max Richter (II)Montaggio: Marco Spoletini Scenografia: Alessandra Mura, Igor GabrielCostumi: Nicoletta TarantaProduzione: Andrea Occhipinti per Lucky Red , RAI Cinema, con il contributo del MIBAC, Les Films duFleuve, DiaphanaDistribuzione: Lucky Red Personaggi ed Interpreti:Sergio Segio: Riccardo ScamarcioSusanna Ronconi: Giovanna Mezzogiorno...Fabrizio Rongione, Dario Aita, Michele Alhaique, Jacopo Maria Bicocchi, Angelo Campolo, Piero Cardano,Claudia Coli, Francesca Cuticca, Franco Demaestri, Marco Iermanò, Anita Kravos, Lucia Mascino, Awa Ly, Lino Guanciale,Cristina Pasino, Umberto Petranga,Ugo Piva, Maurizio Pompella, Gilda Postiglione Turco, Daniela Tusa,Giorgio Sangati, Duccio CameriniGenere: Drammatico Durata: 96 minuti Origine: Italia, Belgio, 2009

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

In alto, lalocandinadel filma fiancoalcunescene

26

Page 27: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

a cura diG. B. De Blasis

Marpiccolo

olti critici hanno accostato Marpiccolo di Di Robilanta Gomorra di Matteo Garrone non fosse altro cheper le similitudini della Taranto del quartiere PaoloVI con la Napoli di Secondigliano.

In realtà Marpiccolo (il titolo richiama il nome dato al bacinomarino che si insinua nella città di Taranto tra i ponti ed il lun-gomare) è tratto dal libro Stupido di Andrea Cotti e ricorda va-gamente le ambientazioni di Fronte del Porto di Elia Kazanpiuttosto che il film di Garrone. Il regista Alessandro Di Robilantci aveva già raccontato la drammatica storia di Rosario Livatinonel suo Il Giudice ragazzino.Tiziano, il giovane protagonista di Marpiccolo, nasce nella partesbagliata della città di Taranto, il quartiere Paolo VI inquinatodalla ILVA, tra strade dissestate e case abusive, dove non esi-stono farmacie, librerie o centri commerciali.Tiziano, a dispetto dei suoi sedici anni si deve sobbarcare tuttele responsabilità di un capofamiglia perché il padre ha abban-donato moglie e figli. Il film è, praticamente, il ritratto di unadolescente che, vittima di un contesto sociale e familiare de-gradato, finisce nelle mani della malavita locale.L’inevitabile conseguenza dei crimini dei quali si rende respon-sabile lo porterà nel carcere minorile. Fortunatamente per lui,nel carcere incontrerà un poliziotto penitenziario che lo aiuteràa riprendersi la propria vita.

La scheda del FilmRegia: Alessandro Di RobilantTratto dal romanzo "Stupido" di Andrea Cotti (ed. Rizzoli)Soggetto: Andrea Cotti, Leonardo Fasoli Sceneggiatura: Andrea Cotti, Leonardo Fasoli,con la collaborazione di Maddalena RavagliFotografia: David ScottMusiche: MokadelicMontaggio: Roberto Missiroli Scenografia: Sabrina BalestraCostumi: Ilaria AlbaneseProduzione: Marco Donati per Overlook Production e RAI Cinema, con la partecipazione di Apulia Film Commission, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Taranto Film Commission Mibac Distribuzione: Bolero Film

Personaggi ed Interpreti:Tiziano: Giulio BeranekMaria, madre di Tiziano: Anna FerruzzoStella: Selenia OrzellaTonio, il boss locale: Michele RiondinoFranco: Nicola RignaneseTrascene: Roberto BovengaLuisa: Maria Pia AutorinoDe Nicola, l’agente penitenziario: Giorgio ColangeliProf.ssa Costa: Valentina Carnelutti

Genere: Drammatico Durata: 87 minuti, Origine: Italia, 2009

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

• Suono in presa diretta: Dino Raini.• Film realizzato con il contributo del Ministero per i Benie le attività Culturali-Direzione Generale Cinema• In concorso alla IV edizione del festival Internazionalede film di Roma 2009, nella sezione'Alice nella città'.

A fianco,la locandina

sotto, alcunescene del film

27

Page 28: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

l cellularecontinua acolpire gliautomobi-

listi che non nesanno fare ameno e che nonsanno resisterealla curiosità disapere chi c’èdietro quellosquillo che ormaici raggiunge dap-pertutto con lesue infinite sfu-mature sonore. Che dire poi diquegli impulsi irrefrenabili per una tele-fonata urgente che più urgente non sipuò?Possiamo mai ricordarci in uno stato disimile freneticità che l’art.173 del codicedella strada vieta l’uso durante la marciadi apparecchi radiotelefonici o cuffiesonore (leggasi cellulari e Ipod)? Dicerto no e forse dovremmo mettere sulcruscotto, al posto del vecchio Pensa ame, un post-it con la scritta: uso delcellulare = sanzione da euro 148ad euro 594 sospensione della pa-tente di guida da uno a tre mesi se re-cidivi nel biennio.Lo facciamo tutti, il gomito appoggiato alfinestrino come in posizione di riposo,la mano che sorregge disinvoltamente latesta, il mini cellulare ben nascosto nelpalmo e il movimento lento delle labbracon gli occhi che scrutano come unradar per scorgere nelle vicinanze il ne-mico nascosto sotto una divisa.A volte purtroppo capita di trovarnequalcuno, come accaduto ad una si-

gnora che si è vista arrivare a casa lamulta per violazione del famoso art.173comma 2 del codice della strada, inquanto telefonava senza auricolare o vi-vavoce.Ma come ha fatto a vedermi, si è chiestola signora, ma poi se mi ha visto perchénon mi ha fermato? Ma allora se non mi ha fermato significache era lontano e se era lontano non po-teva vedere che stavo telefonando. Di certo la sua non è stata una visione di-retta ed immediata, ma ha percepito cheio stessi telefonando. Ed allora via con un ricorso al Giudice diPace che però non ha accolto la richiestae ha rigettato l’opposizione, dando cre-dito al vigile e facendo sinteticamente ri-ferimento alla necessità di impugnarecon querela di falso l’accertamento con-tenuto nel verbale. Il Giudice di Pace praticamente ha detto:Io devo credere a quello che ha scritto ilvigile e quindi ti respingo il ricorso. Se tu pensi che non è vero quello che è

scritto nel ver-bale, presentaquerela di falsocontro il vigile.La signora non siè persa d’animoed è andataavanti fino allaCassazione. E’una questione diprincipio, hapensato.Il ricorso è statofondato su duemotivi. Perprima ha conte-stato che il giu-

dice di pace ha attribuito fede privilegiataalla dichiarazione del vigile in quantopubblico ufficiale, facente piena provafino a querela di falso. Col secondo ha lamentato la violazione ofalsa applicazione dell’art.2700 codicecivile l’atto pubblico fa piena provafino a querela di falso…delle dichia-razioni delle parti e degli altri fatti cheil pubblico ufficiale attesta avvenuti insua presenza o da lui compiuti. Secondo la signora questa disposizionenon si può estendere al vigile che le haelevato il verbale, perché quanto da luidichiarato era frutto di apprezzamentipersonali, direttamente collegati allapercezione sensoriale di accadimentiche si svolgono così repentinamente danon potersi verificare e controllare se-condo un metro obiettivo. Tanto ciò è vero che il vigile non avevaproceduto alla immediata contestazione,proprio perché vi era notevole distanzatra il suo punto di osservazione e il postodove la signora transitava, distanza che

Aldo Maturo*[email protected]

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

Parlare al cellularementre si

guida l’automobile

Cellularemon amour

28

Page 29: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Il collega David Tomei pubblica il

thriller carcerario “San Pedro”

avid Tomei trentatreenne au-tore lucchese ed Assistente diPolizia Penitenziaria, debuttanel genere giallo/thriller con

un romanzo che fonde investigazione eatmosfera, ambientato nella Spagna diquesto inizio terzo millennio lanciataverso il futuro ma, allo stesso tempo, cu-stode di un grande eredità storica. Il romanzo è stato presentato ai Comicsand games Lucca di quest’anno pressolo stand Ludolega Lucchese e narra le vi-cende di un detenuto orribilmente assas-sinato con i metodi della SantaInquisizione. Un messaggio celato in un misterioso ste-reogramma. Una rara sostanza dagli ef-fetti micidiali. Che cosa sta accadendo nel vecchiocarcere di S.Pedro,della città di Sara-gozza?Leonardo Sabri, ispet-tore del locale com-missariato, dovrà fare iconti con qualcosa diben più complesso diun semplice omicidio. Assistito da uno stramboprofessore grecoesperto in storia e sim-bolismo, il poliziotto ten-terà di districare la fittatrama di misteri riguar-danti un penitenziariodalle sorprendenti verità....E, talvolta,il passato pre-potentemente ritorna per ricordare qual-cosa che di proposito è statodimenticato...Chiunque è interessato all’acquisto mo-

ha indotto evidentemente il vigile in unerrore di percezione.Tradotto, la signora ha detto: il vigile dalontano non ha potuto vedermi, ha im-maginato o ha avuto la sensazione cheio stessi telefonando, ma i fatti, data ladistanza e la velocità con cui si sonosvolti, sono stati più intuiti che visti og-gettivamente, tanto che il vigile non miha neppure fermato.Naturalmente il Comune ha presentatouna memoria difensiva e la Procura Ge-nerale ha inviato una requisitoriascritta.La Corte ha valutato le contrapposte po-sizioni, osservando che davanti al Giu-dice di Pace era stata fatta dallaricorrente soltanto una ricostruzionediversa da quella descritta nel verbale,senza offrire alcuna prova di quanto af-fermato.Secondo la Corte la signora nonavrebbe dovuto limitarsi a dire che viera stato un errore di percezione daparte dell’agente data la distanza, maavrebbe dovuto provare la posizioneeffettiva dell’agente rispetto a quelladel veicolo, così da poter in concretovalutare se a tale distanza si potesseincorrere in errore.A nulla rileva poi che non vi fosse statala immediata contestazione perché ilcodice della strada permette che l’ac-certamento, per svariati motivi, può es-sere fatto anche a distanza.Il verbale, fino a prova contraria (provanon richiesta né fornita dalla signora),attestava che l’agente aveva accertatol’uso irregolare del telefono cellulareda una posizione che non consentivaanche l’immediata contestazione.Conclusione: La Corte (sentenza 13118/2009) ha re-spinto il ricorso, facendo però rispar-miare alla signora almeno le speseprocessuali.La sentenza farà testo? Forse si, ma dicerto non per quei milioni di italianiperennemente incollati all’inseparabileed amato drin-drin.

* Avvocato, già Dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria

Sopra,DavidTomei

a fianco, la copertinadel libro

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

mentaneamente può rivolgersi al se-guente indirizzo di posta elettronica [email protected], per chi vuolecontattare l’autore può inviare una emaila: [email protected]. �

29

Page 30: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

ruoli tecnici Polizia Penitenziariaancora polemiche sul diritto agli inquadramenti

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

ontinuano ad essere diffuse, no-stro malgrado, lettere e comu-nicati di Associazioni eOrganizzazioni Sindacali che

sollevano un conflitto di competenze trale mansioni informatiche effettuate dalPersonale civile del comparto Ministerie le mansioni informatiche del Personaledi Polizia Penitenziaria alla luce dell’isti-tuzione delle specializzazioni appena fir-mate dal Ministro della Giustizia.Nelle settimane scorse abbiamo assistitoad innumerevoli tentativi di bloccare lafirma delle specializzazioni da parte delMinistro che invece, gliene diamo atto,ha correttamente dato corso alle specia-lizzazioni del Corpo di Polizia Penitenzia-ria, già previste dall’Accordo QuadroNazionale del 2004.Anche oggi siamo costretti a leggereun’altra lettera in cui si richiede addirit-tura che l’Amministrazione penitenziariaaffermi che i futuri specialisti informaticidella Polizia Penitenziaria vengano im-piegati esclusivamente come ausilio delPersonale civile.Tutto ciò denota, nella migliore delle ipo-tesi, un’ignoranza profonda di quelle chesono le distinzioni tra le mansioni che ilPersonale informatico civile è chiamatoa svolgere e quelle che sono invece lecompetenze di una specializzazione in-formatica della Polizia Penitenziaria che,

in quanto appartenente alle Forze di Po-lizia della Repubblica Italiana, ha accessoe gestisce dati di pertinenza delle Forzedell’ordine ed è sottoposta a specifichenorme del Codice Penale su eventualiabusi od omissioni commessi sull’ac-cesso e il trattamento di tali dati.A tal fine sembrerebbe superfluo ricor-dare quanto scritto all’articolo 9 dellaLegge 121 del 1981: “L’accesso ai dati ealle informazioni conservali negli archiviautomatizzati del Centro di cui all’articoloprecedente e la loro utilizzazione sonoconsentiti agli ufficiali di polizia giudizia-ria appartenenti alle Forze di polizia, agliufficiali di pubblica sicurezza e ai funzio-nari dei servizi di sicurezza, nonché agliagenti di polizia giudiziaria delle forze dipolizia debitamente autorizzati ai sensidel secondo comma del successivo arti-colo 11”, ma evidentemente c’è ancoraqualcuno che non sa o non vuole far sa-pere che la specializzazione Informaticodella Polizia Penitenziaria non mette inalcun modo in discussione l’organico ele mansioni svolte dal Personale civiledell’Amministrazione penitenziaria. In-vero, sorge il legittimo dubbio che i ten-tativi di bloccarne l’attuazione e di“ridimensionare” i compiti della specia-lizzazione da informatico della Polizia Pe-nitenziaria, possono essere l’ennesimotentativo di frenare le legittime aspira-zioni di un Corpo di Polizia dello Stato divedersi riconosciuta una mansione eduna specificità prevista dalla Legge e cheha egregiamente assolto nel corso deglianni.Questo tipo di richieste, se anche pos-sono essere considerate legittime comeattività sindacale volta all’ampliamentodelle adesioni al Sindacato che si rappre-senta, non possono essere tolleratequando vengono espresse eon rivendica-zioni che vanno contro le altrettanto le-gittime aspirazioni e rivendicazioni delPersonale di Polizia Penitenziaria chedelle sue attività è soggetto a rispondernepenalmente senza che fino ad ora gli sia

stata riconosciuta una specificità ed atti-vità, prevista peraltro gia dall’art. 46 delD.P.R. 82 del 1999 “Regolamento di ser-vizio del Personale di Polizia Penitenzia-ria”, soprattutto quando poi vengonoespresse cercando di mettere in contrap-posizione personale della stessa Ammi-nistrazione, generando incomprensioni ediffidenze tra i lavoratori.Semmai c’è da segnalare un’incon-gruenza tra quanto dispongono le leggidello Stato e l’effettiva organizzazione dellavoro posta in essere dal Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria nelmomento in cui permette, per esempio,l’accesso ai dati dell’applicazione dellaMatricola al Personale civile e a soggettidi ditte esterne.Da una sommaria disamina della que-stione è evidente che se proprio vogliamosollevare conflitti di competenza, invi-tiamo il DAP a chiedersi: “perché i datiinseriti nella Matricola che sono automa-ticamente inviati nelle Banche dati delleForze di Polizia, sono considerate infor-mazioni accessibili al Personale civile,mentre da parte del Ministero degli In-terni, una parte di queste informazionivengono soggette a severissime normepanali per il loro utilizzo, diffusione, ali-mentazione e manomissione?”.Chiediamo quindi, ancora una volta, chel’Amministrazione penitenziaria predi-sponga un calendario di incontri con leOO.SS. per arrivare ad una condivisionedi intenti per l’attuazione dell’ingressoalle nuove specializzazioni del Corpo diPolizia Penitenziaria appena approvate eper definire i compiti e gli ambiti di la-voro del Personale che accederà allenuove specializzazioni.Sarebbe anche gradita una chiara e de-cisa presa di posizione del Capo della Po-lizia Penitenziaria, che metta a tacere vocie illazioni di Associazioni e Sindacati chenon contribuiscono ad un sereno svolgi-mento dei rapporti professionali tra i la-voratori del comparto Ministeri ecomparto Polizia. �

Ancora una volta il Sappe è dovuto in-tervenire sull’annosa questione deiruoli tecnici (in relazione al de iurecondendo sulla Banca Dati del DNA) alfine di controbattere l’insistente di-sinformazione alimentata da taluneassociazioni.In buona sostanza, il Sappe ha indi-rizzato l’ennesima nota al Capo delDipartimento e al Ministro della Giu-stizia richiedendo nuovamente l’aper-tura di un tavolo contrattuale sullamateria.A seguire riportiamo integralmente lanota in questione.

30

Page 31: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Assistenza sanitariaal viaggiatore in tutto il Mondo

MET

Clinica del viaggiatoree il sistema Travel Health

MET offre la disponibilità di fruire, con la TH CARD, dei suoi Centri Medici Fiduciari.La TH CARD consente l’accesso ad un Call Center dedicato, attivo 24 ore al giorno, per un con-tatto diretto con chi puo’ risolvere ogni problema sanitario. Chiedi al tuo Sindacato la TH CARDe l’attivazione del poliambulatorio nella tua città, con tariffari vantaggiosi concordati col S.A.P.Pe.

Via Trionfale, 79/a - 00136 Roma

tel. 06.39030481 - [email protected]

www.cesmet.com - www.travelhealth.it

in convenzione con

Bla©k

Un network, in Italia e nel mondo, di strutture mediche e professionisti al servizio

di chi viaggia: medici a domicilio per ogni urgenza, visite ambulatoriali, diagnostica

di immagine, ambulanze. In ogni momento della giornata. Per ogni problema.

Acquista la TH CARD: ha un costo di 5 euro l’anno, ed è personale. Attiva la card per i

tuoi viaggi all’estero fornendo al Call Center la data di partenza e ritorno e la meta del viaggio.

Page 32: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Portiere-galeotto scende in campocol segnalatoreÈ stato condannato a tre mesi di carcere peravere aggredito la sua ex moglie. Ma ArekOnyszko, portiere polacco con un passatoanche in nazionale, invece di finire in pri-gione potrà giocare per i prossimi tre mesinel campionato danese con il Midtjylland. La polizia ha però posto una condizione nonnegoziabile: che Onyszko giochi con un se-gnalatore elettronico legato al polpaccio si-nistro, in modo che possa essere semprerintracciabile.

Un reality dentro ilcarcere minorileL’’ultima trovata in tema di reality viene dallaSvezia. Si chiama Inlast (Rinchiusi), tra-smesso per la prima volta agli inizi di ottobresul canale TV4 , mostra le avventure di settegiovani criminali sulla via della redenzione,di età compresa tra i 15 e i 17 anni.Pur avendo avuto solo qualche piccolo pro-blema con la giustizia i ragazzi decidono difarsi rinchiudere volontariamente in prigioneper sottoporsi ad un regime affatto clemente.Ed ecco che alla fine della prima giornata digalera c’è già chi è pronto ad abbandonareil programma pur di uscire di prigione.Ventiquattro ore più tardi i dodici ragazzi ri-cevono la visita di pericolosi criminali dallebraccia tatuate che cercano di dissuaderli dalcommettere i loro stessi errori. Così, in que-sta specie di Grande Fratello dietro le sbarre,i giorni trascorrono più rapidamente di quelche si immagina e in maniera affatto mono-tona. Tutto si svolge in una vecchia prigioneormai dismessa, un edificio del XIX secologestito da agenti fittizi. L’amministrazione penitenziaria si è infattiben guardata dal prendere parte alla trasmis-sione ribadendo di non avere niente a chefare con la serie. In realtà la televisione nonè affatto nuova a reality di questo tipo. Programmi simili sono stati trasmessi in pas-sato negli Stati Uniti e in Norvegia con risul-tati che nessuno si azzarderebbe a definireeducativi.

In 154mila nei gulagSono circa 154.000 i prigionieri attualmentedetenuti nei sei campi di concentramentodella Corea del Nord. Secondo Sang-Hyun,deputato del Grande partito nazionale (con-servatore), alla fine degli anni ’90 erano200.000 i prigionieri dei gulag, fino a che,

sotto la pressione della comunita’ internazio-nale, le autorità di Pyongyang hanno decisodi chiudere 4 campi. Secondo la testata sud-coreana Dong-A, i prigionieri dei gulag de-vono lavorare più di 10 ore al giorno.

Messaggi dal carcere su un sito InternetNel Nordrhein-Westfalen alcuni giovani dete-nuti raccontano in Rete la loro quotidianità,e le autorità giudiziarie sperano che la comu-nicazione diretta abbia un effetto deterrente.Le prigioni sono luoghi che non consentonoreportage giornalistici. Ma dall’’aprile del2008 notizie di quel mondo chiuso filtranoattraverso www.podknast.de. I detenuti ri-stretti in quattro strutture penitenziarie delLand parlano per cinque minuti, sotto pseu-donimo, e spiegano i motivi per cui sono statiarrestati e processati, raccontano della lorovita da persone libere, cosa gli manca in pri-gione e anche i lati positivi, le speranze unavolta usciti di lì. Spesso sono storie depri-menti che mostrano la banalità del male e leconseguenze di una biografia distrutta. La funzione preventivo-pedagogica dei pezziaudio è palese: devono illustrare nel modopiù vero possibile le grosse limitazioni di unavita dietro alla sbarre. Dopo un primo espe-rimento in audio, da settembre il programmaè stato esteso al video. Non è chiaro perchégli ideatori, prima contrari ai filmati per ilpossibile futuro marchio indelebile, abbianopoi cambiato idea e oggi parlino di un mezzopiù aderente alla comunicazione giovanile,capace di far toccare con mano la tristezza diun interno carcerario.

Liste di attesa per i detenutiIl governo norvegese, oramai venticinqueanni fa, così intitolò il piano di edilizia peni-tenziaria ridurre le attese per scontare lapena. Era ovvio per il governo scandinavonon incarcerare persone alle quali non po-tesse essere assicurato un posto letto. Le liste di attesa per detenuti sono un’inven-zione norvegese. Se non c’è posto in carceresi aspetta a casa che il posto si liberi.Poi sono arrivati il Comitato europeo per laprevenzione della tortura e la Corte europeasui diritti umani a fissare gli standard inelu-dibili di vita penitenziaria, tra cui i metri qua-dri che ogni detenuto deve avere adisposizione affinché lo Stato non incorra intrattamenti inumani e degradanti.Nell’isola di Bastoey, a un’ora da Oslo, circacento detenuti vivono in ventuno casette dilegno del 1900. La filosofia è quella della re-

sponsabilità. Più i detenuti sono costretti auna gestione (auto-gestione) responsabilemeno personale penitenziario serve. Le carceri stile Onna dovrebbero essere am-ministrate con solo personale educativomesso a disposizione dalle amministrazionilocali, e dovrebbero custodire chi deve scon-tare pene brevi inflitte per fatti non gravi. Di questo si dovrebbe discutere in unagrande conferenza sulla questione peniten-ziaria che veda il coinvolgimento del governo,delle categorie professionali, delle forze po-litiche, delle associazioni e dei detenuti.

Detenuto compie 100 anniin carcereHa compiuto 100 anni in carcere il più vec-chio detenuto di New York. Il segreto: man-gio molta verdura e vado matto per lenoccioline. L’uomo, Theodore Sypnier, erastato condannato al carcere nel 1999, giànovantenne, per aver abusato sessualmentedi cinque bambine. Sypnier ha spiegato checerca soprattutto di stare per conto suo e dievitare risse con gli altri carcerati. «E’ stranoessere il detenuto più anziano - afferma -ma forse è ancora peggio essere il detenutopiù giovane».

Detenuti si ubriacano con il disinfettante e scoppia la rissaE’ successo in una prigione britannica, cheha distribuito ai detenuti un disinfettante abase d’alcol per prevenire l’influenza A. Sitratta di un detergente particolarmente eco-nomico (ed era stato scelto anche per questomotivo) tra quelli presenti sul mercato. Soloche i carcerati, invece di usarlo per disinfet-tarsi, come avrebbero dovuto, hanno pensatobene di berlo. Tutti intossicati? Manco persogno. Il risultato è stato a dir poco esilarante(un po’ meno per le guardie penitenziarie).Gran parte dei prigionieri si è ubriacata conil disinfettante e ha scatenato una rissa. Ilfatto è successo nel penitenziario The Verne,a Portland, nel Dorset. Il disinfettante è for-mato per il 70% da alcol e la direzione delcarcere l’ha dovuto ritirare dalle celle.

Ok del parlamento, castrazione chimica per pedofili

Il Parlamento polacco ha approvato la castra-

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

DANIMARCA

SVEZIA

NORD COREA

GERMANIA

NORVEGIA

USA

INGHILTERRA

POLONIA

32

Page 33: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

zione chimica per i pedofili e per gli autoridi incesto, approvando una legge del governocentrista-liberale.La norma prevede che il giudice si pronuncisulla possibilità di adottare un trattamentofarmacologico volto a ridurre il desideriosessuale per chi sarà resposabile di incestoo di abusi sui minori con meno di 15 anni inalternativa al carcere o sei mesi prima del-l’’uscita di prigione in caso di libertà vigilata. La legge è stata approvata con una schiac-ciante maggioranza: un solo no e due aste-nuti. La norma andrà ora al vaglio dei 100 senatorie successivamente dovrà essere firmata dalPresidente della Repubblica. Castrazione chimica o reclusione fino a treanni le condanne previste, mentre per i reatidi pedo-pornografia si rischia fino a cinqueanni.

In 13 evadono dalla finestra delbagno del carcere di TikritTredici detenuti, tra i quali alcuni condan-

nati per terrorismo, sono evasi dal carceredi Tikrit, a circa 170 chilometri a nord diBaghdad, attraverso una finestrella delbagno.Lo hanno riferito le forze della sicurezza ira-chene, precisando che quattro evasi eranostati condannati a morte per collegamenticon al Qaeda. Nella caccia all’uomo per ritrovare i detenutiin fuga i poliziotti ne hanno ricatturato sol-tanto uno. Dopo l’evasione è stato imposto il copri-fuoco a Tikrit e un alto funzionario dell’anti-terrorismo della polizia provinciale di Salahal-Din è stato rimosso dall’incarico.

I Paesi Bassi affittano celle vuotea Belgio e Francia contro il sovraffollamentoCercasi celle carcerarie ottimo comfort, pre-stazioni di qualità si offrono a paesi confi-nanti con popolazione di detenutisovraffollata.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

fonte: www.pianetacarcere.itw

Lo sconcertante appello rimbalza da Bruxel-les dove è arrivata già l’offerta dei vicini PaesiBassi, che hanno un surplus di almeno due-mila celle carcerarie vuote e che rischianodi licenziare 1200 guardie. L’offerta, senza precedenti, riguarda anchela Francia, che come l’Italia ha il problemadelle prigioni superaffollate.Il crollo della detenzione carceraria si spiegaall’Aja con il successo delle pene alternativeal carcere. L’inversione è tanto forte che il governo haprevisto di chiudere diverse prigioni. La decisione non è sfuggita al governo belga,che ha subito chiesto l’affitto di 500 celle.Ci vuole, ovviamente, un accordo internazio-nale, ma sono già stati fissati i prezzi: 167euro al giorno per detenuto. Per il Belgio sono 30 milioni di euro al-l’anno. In cambio gli olandesi forniscono aigaleotti belgi (e forse francesi) vitto, alloggioe sorveglianza. E’ già prevista la prigione intrasferta. E’ a Tilburg, frontiera con il Belgio, dove ar-riveranno i detenuti con pene molto lunghe. Insomma una specie di Alcatraz in mezzo allebrume centro europee.

OLANDA

IRAQ

�33

Page 34: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli

Paura di lavorare...

arole, parole, parole, ma chi èche sa veramente descrivere ilsentimento che in questi ultimitempi regna nell’animo di chi sta

dando l’anima per questo Corpo! Colleghi che nel silenzio e nei meandridi vecchie rocche o di nuovi complessicon pareti di cemento e di mattoni,giorno dopo giorno, ora dopo ora, pre-senti nel corpo e nell’anima danno il me-glio di se stessi per una balena biancaormai alla deriva! Chi mai scriverà del loro altruismo,

della loro abnegazione, delle ore sot-tratte alla famiglia mai pagate, mai rico-nosciute, chi mai scriverà di quelle paroledette ad un ristretto per salvargli la vita,chi mai scriverà di chi, pur aggredito, siè presentato al proprio posto senza chie-dere elogi e compensi, chi scriverà delgrande cuore di molti di noi! La paura sta prendendo posto all’entusia-smo, alla fermezza, sì amici: la paura dilavorare. Dietro ogni angolo ormai può nascon-dersi un agguato, dietro ogni parola unadenuncia dietro un sorriso un ipocrisia,dietro una speranza, la tristezza!

Corrado Matteo

Questa è soltanto una delle tantissimetestimonianze di demoralizzazioneche abbiamo ricevuto in questi ultimigiorni dai colleghi in servizio nelle piùdisparate sedi italiane.Vogliamo segnalare che, insieme allademoralizzazione, abbiamo registratotanti altri stati d’animo:Rammarico, Demotivazione, Ama-rezza, Sconforto, Malumore, Delusione,Avvilimento, Dispiacere, Abbattimento,Disillusione, Tristezza.Per questo rilanciamo anche qui il Leit-motiv di questo mese:

CHI DIFENDE I DIFENSORI?

© 2009 Capu

ti & De Blasis

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

Franco Ionta nominato sul campo Capo della Polizia Penitenziaria

...Si conferisce Honoris Causa la qualificadi Capo della Polizia Penitenziaria per essere stato l’unico a difendere il Corponel momento del bisogno…

34

Page 35: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli
Page 36: Anno XVI - n.167 Novembre 2009 - poliziapenitenziaria.it › wp-content › ... · visita il sito L’EDITORIALE Caso Cucchi, sia fatta piena luce di Donato Capece ... Roberto Martinelli