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Filomeno Moscati

La figura del Giudice ai Contratti

in un'antica pergamena del sec. XVII

Edizione fuori commercio

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La figura del Giudice ai Contratti in un'antica pergamena del sec. XVII

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©Copyright Riserva di tutti i diritti

Vietata la riproduzione Con qualsiasi mezzo effettuata

Copertina impaginazione e grafica Giulio Renzulli

Tutte le pubblicazioni dell'autore sono consultabili su Internet cercando

“Filomeno Moscati Bibliografia” o direttamente dal sito www.filomenomoscati.it

Finito di stampare Nel mese di Agosto 2016

Da Press Up Nepi - VT

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Filomeno Moscati

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Premessa Questa pubblicazione ha preso lo spunto dalla traduzione dei

testo di un'antica pergamena; traduzione a me richiesta dal suo possessore, Dott. Nicola Monte, che l'aveva ricevuta in eredità dal padre, Dott. Antonio Monte, un medico valentissimo sia per scienza che per doti di grandissima umanità, e, proprio per questo, divenne il medico di tutta Serino nei venti anni successivi alla seconda guerra mondiale; un medico cui mi legavano, e mi legano, fortissimi sentimenti di affetto e di riconoscenza per avermi dato la possibilità di iniziare la mia attività di medico a Serino, sostituendolo nel suo affollatissimo ambulatorio, situato all'inizio di Via Fiume Sabato, nell'anno 1957, quando ero, appena da qualche anno, laureato e abilitato alla professione; un medico che m'insegnò per prima cosa a non essere venale, chiarendomi che il suo sostituto non doveva mai percepire più di trecento lire per una visita ambulatoriale, né più di cinquecento per una visita domiciliare, una somma che mi sembrò ridicola, mentre era soltanto frutto dell'esatta valutazione della povertà che lo circondava. Questo medico io l'ho sempre considerato, per gli insegnamenti e i consigli da Lui ricevuti, come "lo mio maestro e 'l mio autore," come "solo colui da cu' io tolsi lo bello stilo che m'ha fatto onore". Ѐ per questo che mi sono dedicato, con molto impegno, alla decifrazione e alla traduzione di questa pergamena, riguardante la nomina a "giudice ai contratti" del serinese Giuseppe Marranzino, probabilmente un antenato del Dott. Antonio Monte.

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La figura del Giudice ai Contratti in un'antica pergamena del sec. XVII

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La decifrazione della pergamena non è stata facile, sia perché io non sono uno specialista della materia; sia perché non è agevole decifrare una scrittura manuale anteriore al nostro tempo di trecento anni, e, per di più, ricca di termini e dizioni giuridiche dell'epoca; sia perché molte parole sono scritte in modo stenografico, cioè prive di alcune lettere, e, pertanto, comprensibili solo dall'autore , o da legulei di quel periodo storico; sia perché il latino adoperato non è quello classico ma quello basso medievale, reso, inoltre, meno comprensibile dal periodare dell'epoca barocca col susseguirsi di frasi, che, spesso, non fanno che ripetere concetti già espressi prima.

Appare comunque chiara, a chiunque legge la traduzione di questa pergamena, la forma cavillosa e contorta del periodare e la goffaggine delle espressioni, ricche di fronzoli e senza gusto, tipiche del periodo barocco; il tutto racchiuso in un latino molto lontano sia dalla armoniosa classicità di Cicerone, che dalla succinta forza espressiva di Tacito. Ho cercato, ciò nonostante, di rendere più facilmente

comprensibile il testo, tenendomi, per quanto effettuabile, il più vicino possibile alla traduzione letterale di esso.

Nella decifrazione e nella traduzione: le parole incomplete, o scritte stenograficamente, sono

contrassegnate da parentesi quadre in cui sono incluse le lettere mancanti;

Le parole di dubbia interpretazione sono quelle sottolineate. La sottolineatura evidenzia che il termine riportato è stato ritenuto il più idoneo fra più termini presi in considerazione;

Le parole aggiunte sono quelle incluse in parentesi tonde. Le parole sono state aggiunte per rendere il periodo, già di per sé comprensibile, più vicino al linguaggio moderno.

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Filomeno Moscati

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Nella traduzione le parole in latino e in corsivo, comprese fra parentesi tonde, indicano il termine del testo corrispondente alla parola tradotta.

L'intero testo della pergamena può essere considerato privo di punteggiatura, che, pertanto, è stata da me inserita, e, a seconda dell' interpretazione data alla pergamena, contrassegna I' inizio dei periodi con il punto e virgola.

I numeri da 1 a 33, sia della decifrazione che della traduzione, sono stati da me inseriti per individuare, con esattezza, i righi della pergamena a cui si riferiscono, e consentire, contemporaneamente, la visione sinottica sia della loro decifrazione che della loro traduzione.

Copertina impaginazione e grafica sono opera di Giulio Renzulli che affettuosamente ringrazio.

San Michele di Serino, 29-06-2016. Filomeno Moscati

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Nota per la versione PDF: per la lettura del testo latino con la traduzione a fronte

cliccare su Vista > Visualizzazione pagina > Vista a due pagine.

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DECIFRAZIONE

CAROLUS DEI GRATIA REX

1-Don Franciscus de Bonavides Davila et Corrella, comes Sti Stephani Conventante et Risci, Marchio S. Conarum et Solere, Generalis militum, moderator in Regno et Episcopatus Gienenti, ibidem Regiarum Arcium -

2 _ Prefectus, primus ac perpetuus Civitatis Ab(ellinen)sis in militia signifer

clarus ex tredecim equestris ordinis Sti Jacobi et Commendator Montis Regalis et in p[rese]ntj Regno Vicerex Co[nstitutu]s et Cap[itan]eus generalis universis et singulis per provincias Principatus Ultra et Citra

3 _Constitut[ion]is pu[ubli]cis, civ[ili]s inspecturis tam p[rese]ntis quam futuris.

Potestas principis cuius provvisum est creare Authonomastare magistratus qui de ipsius sunt elec[ti]vi, et approbare Statuta pro sua disposite arbitrio frequenter ammittit et preter eorumde statutorum

4_ ordinem ammissis mediis non[n]unquam statuit quod,prius ordinationis

series non producit sane licet, [ per ] observatam formam Regni huius Siciliae Citra farum, fuit Juris communis Censura consensit Judices pr[edic]tar[um] Provincia[rum] eorumde nomines annaliter eligi debeant

5 _ et pro anthe Regalis Curie approbari; dictos; tamen en causa huiusmodi

forma et ordinatione propositis, Joseph Marranzino Terre Sereni Provincie Principatus Ultra Regium fidele dilectum de cuius fide et probitate morum legalitade et quod est de

6- genere fidelium ortus ac legittimo matrimonio natus quodquis est etatis

anno[ru]m viginti et in Curia de terre Sereni in Regia Aud(ienti)a Provinciali et in Magna Curia Reame non fuit nec est inquisitus de aliquo delicto, testimonium accepimus laude dignum iudicem in p[raedi]ctis

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TRADUZIONE

CARLO RE PER GRAZIA DI DIO

1-Don Francesco di Bonavide Davila e Corrella, Conte di Santo Stefano Conventante e Risco, Marchese di S. Conaro e Solera, Generale delle milizie, governatore nel Regno e Prefetto dell'Episcopato di Giergenti come pure delle fortezze rege;

2- Prefetto primo e perpetuo della città A(velli)nense, nell'esercito alfiere famoso fra i tredici ordini equestri di S. Giacomo e protettore di Monte Reale e nell'attuale regno nominato Viceré e Cap(ita)no generale per tutte e per le singole province di Principato Ultra e Citra;

3- per le leggi pubbliche [e]civili, per gli ispettori tanto presenti che futuri, [con] potestà di principe cui è demandato creare e anche nominare magistrati di distretto che di per sé sono elettivi; di approvare Statuti, [e], secondo il suo ben regolato arbitrio, frequentemente ammetterli, e, in diversità

4- dalla norma degli stessi statuti, [per] ammessi compromessi talvolta stabilisce, per il fatto che prima non si esibisce la graduatoria della nomina, che è senza dubbio lecito, per consolidata tradizione legale (per observatam formam) di questo Regno di Sicilia al di qua del Faro, che fu giudizio (censura) di diritto comune consentire che i giudici delle predette province per la loro nomina debbano annualmente essere eletti,

5- per essere [poi] approvati davanti alla Regia Curia; tuttavia, in qualsiasi forma e ordine siano essi disposti in [questa] causa, Giuseppe Marranzino della Terra di Serino, provincia di Principato Ultra, del re fedele, diletto per la sua lealtà, probità di costumi e rispetto della legge, oltre che discendente

6- da una stirpe di fedeli e nato da legittimo matrimonio , poiché è dell' età di anni venti, e nella Curia della Terra di Serino, nella Regia Udienza Provinciale e nella Magna Curia del Reame non fu mai inquisito di alcun delitto, accettiamo l'attestazione [che sia] di lode degno, [e] giudice nelle predette

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7_Provinciis quo ad contractis de conventionibus conp(osi)tionibus venditionibus pactis testam[entari]is codicillis ultimis voluntatibus ac aliis in eius p[raese]ntia celebrandis ad vitam suam de speciali gratia certaque sua scientia ac nomine et anthe c[erta]e M(or)tis terrore praedictum facimus

8 _ Constituimus et fiduciali[ter] ordinamus Ita quod dictum Iudicisi ad

Contractis officium in p[raedi]ctis provinciis earumque Civiitatibus terris Castris Casalibus et locis vita sua durante Ioseph [ut] ipse libere possit et voleat exercere officium simile quod aliis Iudiciis ad contractis.

9 - dictarum Provinciarum , in consueto num[er]o iam electis et eligendi,

Curiam conceditur ex hoc numero Vel aliis nullatenus derogando, cum illud sibi de speciali gratia sic ut predictum conceditur ita quod olim dicto[rum ] aliorum iudicum p[raeposi]ti officio dicti Joseph vel eius

10- officium aliorum iudicum p[raedi]ctor[rum] officio nullum supradictum

generetur sed liceat eodem Juseph dictum officium prout illud sibi ex p[raesen]tium tenore committimus sua vita durante et p[raedi]ctis aliis prout eis in Curiam conceditur libere exercere lege seu Constituere

11- quando contraria non obste[nt]. prestito prius eiusdem Joseph solito

fidelitatis Iura[mentum ] de officio ipso fideliter exercendo corporali ad S[an]ta Dei Evangelia quo circa fidelitarem vestram dicta certa una scientia ac nomine et anthe mortis tenore pre[sen]tium

12- prescrivimus quod ad eundem Joseph tamquam Iudicem ad

Contractis,[actis] sic ut pre[dictu]m ordinatum in omnibus et singulis pro ad huius modi Iudicatis ad Contractis officium spectare et pertinere noscuntur honorem et fidelitatem [postremas voluntates] eiusque heredum quoties

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7- province, per quanto riguarda i contratti di accordo, d'intesa, di vendita, patti testamentari, codicilli alle ultime volontà e agli altri [atti] da celebrarsi in sua presenza durante la sua vita, per grazia speciale, e per sua competenza certa e titolo, e con la procedura prima di morte certa, facciamo

8-costituiamo e con fiducia nominiamo, così come detto, all'ufficio di giudice ai contratti nelle predette province e nelle loro città, terre, castri, casali e luoghi, per tutta la sua vita, Giuseppe, [affinché] egli stesso possa e voglia esercitare l'ufficio allo stesso modo degli altri giudici ai contratti

9- delle dette province, in consueto numero già eletti o da eleggere; si concede che la Curia da questo numero, come da altri, in nessun modo derogando, per il fatto che(cum) questo a lui per grazia speciale così come prima detto è concesso, così come una volta ai detti altri giudici assegnati al predetto ufficio, che al detto Giuseppe, così come

10- agli altri giudici preposti all'ufficio suo, sebbene niente di quanto

sopradetto si sia verificato, pure sia lecito allo stesso Giuseppe che detto ufficio, per il fatto che questo a lui con il presente decreto (tenore) affidiamo sua vita durante, e ai predetti altri perché a essi in Curia sia concesso di liberamente esercitare la legge e di istituire [un giudizio] (Constuteture iudicium, Cic.)

11- quando ragioni contrarie non lo impediscano; lo stesso Giuseppe, dopo aver prestato prima, come al solito, il giuramento di fedeltà ad esercitare lealmentc e dovunque il suo ufficio con la mano (curporali) sui Santi Evangeli di Dio, col quale si rende certa la vostra detta fedeltà [ a redigere] documenti (dicta), indiscutibili sia (una) per scienza che per terminologia e ante morte disposizioni dei presenti;

12- prescriviamo che allo stesso Giuseppe, in quanto giudice ai Contratti e agli Atti, e, come pre[dett]o e ordinato, a tutti e ai singoli perché sappiano che in ugual modo ai giudici ai contratti spetta e compete il dovere (officium) di [trascrivere] con onore e fedeltà [le ultime volontà] del morto e degli eredi ogni volta che

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13- Volueritis et onus fuerit fiducialiter de cetero recurvatis et quia sicut [ ieunde)m] Iudicem Joseph nobis exposuit in prae[dic]ctis Provinciis tam inter Regniculos quam exteros coram publicis Notariis Iudicibus et testibus .in numero no multi et dirersii fuerunt et sunt celebrati contracti.

14- acta publica testam(en)ta codicilli et ultimas voluntates, huiusmodi qui et quae scripti et annotati et scripta et annotata fuerunt et sunt in prothocollis Schedis et notis ipsorum notariorum qui interfuerunt pro publicis notaris in contractibus actis publicis testam[enti]s ,

15- et codicillis pactis et ante quas Contractos acta publica codicilli et ultimas voluntates huiusmodi in formam publicam redigerentur et reassumerentur de prothocollis sc(h)edis et notis ipsorum Notarior(u)m qui interfuerunt in Contractibus et fuerunt instrumenta coniecta

16- roborata et testata per iudices Notarios ac testes ut decet subscribenttibus tam dictorum iudicum quam Testim(onior)um qui in eisdem contractibus interfuerunt rogati aliqui ex d[ict]is iudicibus qui pro iudicibus in dictis contractibus interfuerunt,, [aliqui] rogati sicut proclamati fuerunt morte perventi

17- ut per[scri]psimus fede digni propter quorum iudicum morutuor[um]

obitum , contracti acta publica testamenta et codicillis huiusmodi pro notariis qui rogati interfuerunt in dictis non potuerunt neque possunt de prothocollis et schedis actis ressumi et in publicam formam

18-redigi pro Tanta hominum et personarum qui et qu[a]e tanguntur

[qu]are ut rei veritas pateat et ne certificantium personarum cum fide publica [p]oteat volentesq[ue] suis ipsorum contrahentiis commoditatib[us] salubriter providere presertin quibus [pauperibus ] ipse qua

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13- vorrete e obbligo vi sarà stato di garanzia, perché da qualche altro distorte, e perché così lo stesso giudice Giuseppe a noi espose nelle predette province, tanto se concesse a regnicoli che a forestieri in presenza di pubblici notai, giudici e testimoni, in non molti e diversi contratti che sono celebrati,

14- atti pubblici, testamenti, codicilli e ultime volontà; allo stesso modo, quelli e quelle che scritti e annotati furono, e si trovano nei protocolli, nelle schede e nelle note degli stessi notai che furono presenti, in rappresentanza dei pubblici notai, in contratti, atti pubblici, testamenti,

15- codicilli, patti e antecedenti (antequam) contratti, atti pubblici, codicilli e ultime volontà; allo stesso modo in forma pubblica dovrebbero essere redatti e riassunti dai protocolli, dalle schede e dalle note degli stessi notai che parteciparono ai contratti e[da cui] furono confezionati gli istrumenti

16- rafforzati e attestati da giudici, notai e testimoni, come si addice a coloro che firmano sotto(subscribentibus) tanto dei giudici quanto dei testimoni che negli stessi contratti intervennero, chiamati alcuni dai detti giudici, che come giudici in detti contratti parteciparono, [altri ] chiamati perché reclamati da quelli giunti a morte

17- come pre[scrive]mmo degni di fede accanto a quei giudici morti, ai contratti , atti pubblici, testamenti e codicilli, [e,] allo stesso modo di quelli, che, chiamati come notai, furono presenti in essi [ma] non poterono e né possono i protocolli, le schede stesse riassumere e in pubblica forma

18- redigere per tanta quantità di uomini e persone che (i quali e le quali) si preoccupano perché la verità della procedura giudiziaria (rei) sia resa evidente (pateat) e non possa esserlo con pubblica fede di persone che la certificano, volendo essi provvedere vantaggiosamente ai loro propri contraenti con agevolazioni, soprattutto a quelli poveri (pau[perib]us) per i quali, quelli stessi

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19-tanguntur vollent uti remedio Regni Constitu(tio)nis quae incipit Bayulos et cetera Labores et sumptos plurimos supportarent Intendentes qui propterea Eas ipsorum contrahentiium commodditatibus salubriter providere eas propter ex dicti Joseph fide et eprudentia

20-iegalitatequi confilsi ab experto earumde tenore pre[sent]ium et anthe

iam dicta propriisqui nostri motus intu actis ac ex gratia speciali eidem Joseph licentiam et facultatem omnimodum concedimus pariterqui impartimus ut ipse tamquam Judex ad contractis se in

21-omnibus et singulis instrumentis conficiendis et reassumendis et

quibuscumque Contractibus actis publicis testamentis et codicillis per quosvis alios Notarios celebratis et celebrandis in pr(edicttas Provinces in quibus et de quibus dicti premortui et ex nunc in antea decedentes

22-iudices ad contractis .vel annales quorum nomina et cognomina haberi

volumus pre[sen]tibus pro expressis dum scirent rogati et requisiti fuerunt pro Judicibus . ad Contractis . loco in quem premortuorum.et ex nunc in antea decedentium Judicus ad Contractus et annalis

23- possit et libere voleat se subscrivere et certari, eius vita durante, loco quorum dictum Joseph haventem serie iurium subbrogandum etiam si in Albis Contractibus actis publicis Instrumentis tesramentis et codicillis in quibus et de quibus ipse Joseph se subscribetur[in] loco iudicum

24- mortuo[ru]m de eodem Joseph sive eius subscriptione facta fuerit

mentio Sive non Consti[tu]to prius eidem Iudici Joseph testimonio et approbat[ion]e Notario(ru]m et testium in num[er]o op….no qui cumpetis premortuis et in antea decedentibus. Iudicibus in ipsis Contractib[u]s interf[ueru]nt

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19- che si preoccupano, vorrebbero che fossero utilizzate,[come] rimedio, le leggi dello Stato cui diede inizio il Baiulo e gli altri lavori e spese plurime che sostennero gli intendenti i quali, perciò, proprio di essi contraenti all' utile vantaggiosamente provvidero, e, per mezzo della fedeltà e prudenza del detto Giuseppe

20- e della legalità affidati a un esperto circa la conformità di esse [leggi] sia delle attuali che di quelle già prima emesse, ai nostri moti propri in atti e per grazia speciale, concediamo allo stesso Giuseppe licenza e facoltà di ogni specie e parimente comandiamo che egli stesso, in quanto giudice ai contratti, se in

21- tutti e in singoli istrumenti da confezionare e da riassumere e in qualsivoglia contratto, atti pubblici, testamenti e codicilli, per mezzo di qualsiasi altro notaio effettuato e da effettuarsi nelle predette province nelle quali e dalle quali i detti già morti e chiunque da ora in avanti vi muoia

22- giudici ai contratti o annuali; dei quali i nomi e i cognomi avere vogliamo[che] alle persone[…..] pre[sen]ti espressi [siano] con chiarezza, affinché si sappia [che] chiamati e richiesti furono come giudici ai contratti al posto di quelli morti e di quei giudici ai contratti e annali che morranno da ora in avanti;

23-possa e liberamente voglia egli stesso sottoscrivere e attestare che, vita sua durante, al posto di quelli il detto Giuseppe ha, perché incluso nella lista (series ), il diritto a surrogar[li] anche in Albi, contratti, atti pubblici , strumenti, testamenti e codicilli nei quali e a causa dei quali lo stesso Giuseppe si sottoscriverà al posto dei giudici

24- morti; sia che dal medesimo Giuseppe fosse stata fatta menzione della sottoscrizione di quello oppure no, essendo stato designato prima lo stesso giudice Giuseppe a testimone e con

l 'approva[zion]e di notai e testimoni in num[er]o op[portu]no, quelli richiesti dai premorti e quelli che furono presenti agli stessi contratti prima della morte dei giudici.

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25- rogati ac visis et recognitis diligenter actis et prothocollis dictor[um] Notarior(um) Si p[raese]nti premortui et in antea decedentes Iudices ad Contractibus eisdem interfuerant rogati ita tamen quod Notarii ipsi bone fama et condi[tio]nis existant; declarantes p[raese]ntis

26- et expresse decernentes quod in ipsis instrumentis modo premisso

conf[icien]dis et per ipsum Ioseph loco iudicum mortuor[um] surbscribendis ipse Iudex Joseph non quod faceatur pro Iuduce ad Contractis premissis interficere contractibus sed anthe p[rese]ntium in ipsis In[strume]ntiis subscripsisse

27-testetur; volentes nihilom[nes et iubentes expresse de dicta sua scientia

ac nomine et anthe p[arente]s m[or]tis quod ipsa instrumenta in quibus ipse Iudex Joseph loco dicto(ru)m praemortuor(um et in antea decedentium iudex se subscribitur testabitur illam vim et illum

28- effectum habeant in In iudiciis et extra Iudicia ac si cum Deccreto

Bayulorum et Iudicum fierent et Se in Illis subscribentur iusta ipsius Regni Formam Cnstitutionis ac etiam si scripta et testata atque signata essent in m,anibus propriis dictorum premortuorum et in In

29- antea decedentium qui pro Iudicibus ad contractis interfuerunt rogati

dummodo contracti ipsi aliter ritegenti sint et in illis debita sit servata solemnitas quiibuscumque pr[aesenti]bus forte contrariis non ob[stan]tibus quoque modo morientes earumde tenore m[or]tium

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25- interrogati e osservati e diligentemente riconosciuti [attraverso]

atti e protocolli dei detti Notai, se presenti a quello del premorto e di quelli morti in antecedenza , giudici ai contratti ad essi intervennero chiamati a condizione che i notai stessi per buona fama e condizioni si rendano visibili e dichiarino ai presenti,

26- e espressamente stabilendo che negli stessi istrumenti, da confezionare nel modo premesso e dallo stesso Giuseppe al posto dei giudici morti, sottoscrivendoli il giudice Giuseppe in persona, non perché sia fatto come giudice ai contratti per inficiare i contratti premessi, ma [perché], davanti ai presenti, in quegli stessi istrumenti sottoscrivesse

27- [e] confermasse, volendo tuttavia e ingiungendo espressamente, che, per la detta sua scientifica competenza e funzione, davanti ai parenti del morto gli stessi istrumenti nei quali lo stesso giudice Giuseppe in luogo dei detti morti, e di quelli deceduti ancor prima, il giudice, che di persona sottoscrive, attesterà quale forza e quale

28- effetto abbiano [quegli istrumenti] nei giudizi e fuori dei giudizi , e, se con dec[ret]o dei Baiuli e dei giudici fossero approntati e in quelli apponessero la loro firma secondo la forma di legge di questo stesso Regno, e anche se fossero stati scritti, testati e marcati nelle mani proprie dei detti morti e

29- dei morti in precedenza, quelli che a titolo di giudici ai contratti furono presenti [perché] chiamati, di modo che i contratti stessi in modi diversi fossero raccolti e in essi fosse conservata la debita solennità , per chiunque dei presenti per caso e per i contrari che non si oppongono in qualche modo alla stessa disposizione del morti,

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30- Universis et singulis officialibus dicta[rum] Provincia[rum] .pro huiusmodi iudicis ad contractis officio sua vita durante non impediant in aliquo vel molestent, iure tamen quod ab annalibus iudicibus dictar(um) provinciar[um] pro huiusmodi iudicis ad contractos

31- officio consuetum est R(egia)e Curiae solvi eumde Iudicem Joseph donec

viverit [nu]llo ----------- unquam temp[po]re rat[ion]e pr(aedic)tis sui Iudicis ad Contractis officii nullatenus persolvendo C[um] [-----ci] sibi tenore rentinerimus et remittimus prae[dictum]---i volentes et deterrentes

32- expresse quod dictus iudex Joseph nullatenus possit nec voleat d[ictum]

Iudicatus ad Contractis officium exercere nisi prius ---provilegium sit registratum et sigillatum sub pena falsi ; in quuorum fidem hoc pr[aedict]um Privilegium fieri solvimus Magno p[---]te Maiestati

33- sigillo rendeati munitum, datum Neapoli in nostro Palatio Die 13 mensis

Maij millesimo sencentesimo nonagesimo II° 34-Sigillo scritto dell'estensore non decifrabile. 35- Die quarta mensis Januarii millesimo sencentesimo nonagesimo

secundo ad Avellino 36- Presens Privilegium Iudicatus ad contractis in personam

Joseèh Marranzino Terre Sereni ex titulis presentatis 37- Fuit in P[raesente]m Cons[iiiu]m subscriptum Registratum 38- Thomas Manfredi Regi[istra]vis

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30- a tutti e ai singoli ufficiali delle dette province, allo stesso modo in

conformità all' ufficio di giudice ai contratti " sua vita durante", non impediscano in alcuna cosa o molestino ; col diritto tuttavia che da giudici annali delle dette Province,[e] ugualmente per quanto riguarda (pro)

31- l'ufficio di giudice ai contratti, è uso consueto della Regia Curia, dispensare lo stesso giudice Giuseppe finché vivrà, qualora (lacuna) talvolta , per ragione di tempo, il predetto al suo ufficio di giudice ai contratti in nessun modo assolvendo, (lacuna) a lui, a termine di legge, sottrarremo o ridaremo il nostro favore al predetto-[Giuseppe, punirlo] volendo; e dissuadendo

32- espressamente il detto giudice Giuseppe che in nessun modo possa né voglia il d[ett]o ufficio di giudice ai contratti esercitare se prima questo Privilegio non sia stato registrato e munito di sigillo sotto pena di falso; in fede di ciò di questo Privilegio sia fatto un foglio con grande dignità.

33- Da consegnare munito di sigillo. Consegnato a Napoli nel regio Palazzo il giorno 13 del mese di Maggio del mille seicento novanta II

34- Sigillo scritto dell'estensore non decifrabile 35- Nel giorno quattro del mese di Gennaio mille seicento

novantadue ad Avellino 36- Il presente Privilegio di giudice ai contratti nella persona di

Giuseppe Marranzino della Terra di Serino per titoli presentati 37- Fu nella p[resente] cond[izio]ne sottoscritto e registrato 38- Tommaso Manfredi registrò.

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Commento alla traduzione della pergamena

e al suo contenuto La pergamena inizia con un'affermazione, espressa in lettere

maiuscole: CAROLUS DEI GRATIA REX. Il re, cui essa fa riferimento, non può essere altri che quello in carica nel Regno di Napoli alla data del 4 gennaio 1692, data in cui la pergamena fu sottoscritta e registrata, come si evince dalla formula di registrazione in calce alla medesima. Egli va, pertanto, individuato in Carlo II d'Asburgo, re di Spagna (1661-1700), ultimo dei re di Spagna del ramo asburgico, meglio conosciuto col nome di Carlo lo stregato, nomignolo attribuitogli a causa di una gravissima malattia genetica, la sindrome di Klinefelter, che si manifesta con vistose deficienze fisiche, mentali e sessuali e con una costituzione talmente debole da rendere, chi ne è affetto, soggetto a continue malattie e infelice per tutta la vita.1 Fu questa la ragione per cui il re di Spagna, Carlo II d'Asburgo, fu definito lo stregato (in conformità alle credenze, ancora diffuse e radicate nelle popolazioni dell'epoca in cui visse, che ritenevano le malattie opera di magia o stregoneria) mentre, in realtà, i suoi mali erano dovuti ad una anomalia genetica e cromosomica causata dai molti matrimoni fra stretti consanguinei avvenuti nella famiglia degli Asburgo.

Carlo II d'Asburgo, re di Spagna, fu anche re di Napoli col nome di Carlo V, ed è a Lui, come re di Napoli, che il Carolus Dei gratia rex si riferisce.

Il secondo rigo della pergamena inizia con un altro nome, quello di Don Francisco de Bonavides Davila et Correla, un personaggio molto importante, tanto importante che l'elencazione dei suoi titoli e delle

1 Garnier M, Delamare V., Dizionario dei termini tecnici di medicina, p. 742, MARRAPESE Editore - D.E.M.I.- Roma 1979,;

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sue mansioni occupa lo spazio di ben quattro righi della pergamena. Era, infatti:

vice re del regno di Napoli, cioé un personaggio: di alto lignaggio per nascita, essendo figlio di Diego de Bonavides,

conte di Sant’ Isteban e marchese di Solera, e di Antonia Davila, figlia di Jeronimo Ruiz de Correla, marchese de las Navas e conte di Risco;

di grande importanza per gli alti incarichi ricoperti in precedenza, essendo stato, prima di essere nominato viceré di Napoli nel 1687, viceré di Sardegna e viceré di Sicilia.

Il compito fondamentale del Viceré di Napoli, nominato direttamente dal sovrano senza nessuna interferenza, non era quello di sostituirlo, ma di governare, in nome e per conto del re, domini e territori lontani dalla residenza reale e abitati da popolazioni diverse per lingua, tradizioni e religione. Per potere espletare i suoi compiti a Don Francisco de Bonavides vennero conferite le cariche di “Governatore nel Regno…prefetto delle fortezze rege (rigo 1),…Viceré e Capitano generale per tutte e per le singole province di Principato Ultra e Citra (rigo2)…per le leggi pubbliche e civili (rigo 3)”e, fra tante cariche, gli fu conferita anche “la potestà di principe cui è demandato creare e nominare autonomamente magistrati che, di per sé, sono elettivi” (rigo3).

La pergamena prosegue affermando che era tradizione consolidata del diritto pubblico del Regno di Napoli che i magistrati dovessero essere eletti e che l’elezione dovesse, poi, essere approvata dalla regia Curia sulla base della graduatoria esibita (righi 4 e 5).

A partire da questo punto la pergamena entra nel vivo del problema, giacché, stabilendo un’ eccezione alla tradizione consolidata di diritto pubblico , afferma che nel caso presente, il viceré Francisco de Bobadilla, avvalendosi della sua potestà di creare magistrature e nominare giudici, nomina giudice ai contratti Giuseppe Marranzino della Terra di Serino, quale che sia la posizione da lui occupata nella

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graduatoria, e spiega i motivi che giustificano la deroga alla graduatoria, anche se la deroga non è stata, in realtà, applicata (come si evince dal rigo 10, affermante che “nulla di quanto sopra detto si è verificato”). Questi motivi sono:

la fedeltà al re che, inoltre, lo prediligeva per la sua lealtà e probità di costumi ;

la discendenza da una stirpe fedele al re; la nascita da un matrimonio legittimo; non essere di umili origini; non essere stato mai inquisito presso la Curia della Terra di Serino,

presso la Regia Udienza Provinciale e presso la Magna Curia del Reame, pur avendo raggiunto l’età di anni venti;

l’essere munito di un attestato di buona condotta che lo classifica addirittura degno di lode (rigo 6).

La pergamena, dopo avere illustrato i pregi di Giuseppe Marranzino, in base ai quali egli viene nominato giudice ai contratti, passa a definirne sia la competenza territoriale che giuridica precisando che:

la competenza territoriale si estende alle province in antecedenza nominate, cioè quelle di Principato Citra e di Principato Ultra, ossia a tutto il Reame (rigo 7);

la competenza giuridica comprende i contratti d’accordo, d’intesa, di vendita, i patti testamentari, compresi i codicilli alle ultime volontà, e tutti gli atti che saranno stipulati, in sua presenza, durante tutta la sua vita (rigo 14).

Queste competenze diverranno effettive solo dopo che il giudice Giuseppe avrà ottemperato al giuramento, d’obbligo in questi casi, eseguito toccando con la mano i Santi Evangeli (rigo 11); giuramento col quale il neo-eletto giudice s’impegna non solo a essere fedele al Re, ma, innanzi tutto e soprattutto, a riportare con assoluta fedeltà le

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volontà dei contraenti e, con particolare rigore, le volontà testamentarie di chi sta per morire, perché la presenza del giudice ai

contratti, contrassegnata dalla sua firma in calce, ha, fondamentalmente, il compito di rendere veritiero e inoppugnabile quanto esposto nel contratto stesso (rigo 11 e seg.) e non di inficiarne il contenuto, come qualcuno potrebbe, malevolmente, ipotizzare (rigo 26).

La figura del Giudice ai Contratti, tanto dettagliatamente delineata nel privilegio di nomina di Giuseppe Marranzino, non era, in realtà di recente istituzione, risalendo essa al regno di Federico II di Svevia, anche se fu il re normanno Ruggero II il Guiscardo il primo a tentare di dare ordine alla legislazione del regno. Fu infatti questo re normanno, avendo notato che nel suo regno, abitato da genti di stirpe, lingua e religioni diverse, si obbediva a leggi derivanti da tradizioni differenti da luogo a luogo con una frammentarietà che rendeva il suo potere legislativo e politico quasi inesistente, a emanare, nelle Assise di Ariano dell'anno 1140, un corpo di leggi da cui si evincesse:

che soltanto al re spettava il potere di emanare leggi ; che le leggi già esistenti potevano essere applicate solo se non in

contrasto con quelle emanate nelle Assise. Le Assise stabilivano anche le regole per l'accesso alla professione di

notaio e per la redazione del documento notarile, ma lasciandole in effetti inalterate a causa delle resistenze, opposte al re normanno dai notabili locali, che si rivelarono custodi gelosi delle antiche tradizioni. Fra queste tradizioni c'era quella che i giudici venissero scelti dalle popolazioni del luogo. 2

Fu Federico II di Svevia, che, con le Costituzioni di Melfi del 1231, diede un assetto definitivo alla legislazione del regno di Sicilia, e, con la

2 Cannavale M., Notaio e documento notarile nella legislazione normanno-sveva,

1991;

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Costituzione De ordinatione iudicum et notariorum publicorum et numero eorum (1, 79) stabilì che i giudici e i notai dovessero essere:

scelti dalle comunità interessate alla nomina; i prescelti dovessero recarsi a Corte, per essere sottoposti a un

esame che ne accertasse sia le competenze grammaticali che la conoscenza del diritto scritto;

muniti di una lettera attestante che essi erano fedeli al re, di sicura rettitudine e dotati di una buona conoscenza delle consuetudini locali;

sudditi diretti del re, non chierici né vassalli di alcun signore; non di vile condizione, né figli di chierici, sia spuri che naturali. La costituzione stabiliva , inoltre, che in ciascuna terra demaniale i

contratti dovevano effettuarsi alla presenza di un Notaio e di un Giudice (fere omnes contractus coram iudicibus et notariis celebrentur= in generale tutti i contratti si celebrino alla presenza di giudici e notai) e che per ogni terra demaniale (provincia) potessero essere nominati, per esercitare la loro professione con le prerogative di pubblici ufficiali, non più di sei notai né più di tre giudici ai contratti, I,79.

L'importanza del giudice ai contratti veniva confermata dalla norma De fide instrumentorum( I, 82, ) che stabiliva che il documento contrattuale, per essere valido, doveva obbligatoriamente recare in calce la sottoscrizione del notaio, del giudice e di due o tre testimoni, a seconda dell'entità economica del contratto. Questa norma costituiva il perno di tutta la legislazione di Federico II riguardante il notaio e la professione notarile perché, oltre a stabilire un controllo incrociato e reciproco fra notaio e giudice ai contratti, conferiva al documento notarile, redatto nella forma prescritta, una validità non più soltanto locale ma estesa a tutto il regno di Sicilia. Federico II, inoltre, avocava a sé la nomina e la revoca di notai e giudici ai contratti, dopo averne valutato le capacità e l'onestà con un esame presso la regia corte, ciò

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che rendeva il documento notarile degno della massima fede sia dal punto di vista dell'estensione formale che

dal punto di vista sostanziale, cioè di una esatta e precisa esposizione delle volontà del committente, e, in particolare, delle ultime volontà testamentarie. La competenza del giudice ai contratti era limitata solo ed esclusivamente ai documenti notarili, con l'esclusione assoluta da documenti riguardanti questioni di diritto penale e comune, riservati ai giudici ordinari, e fu questa la ragione per cui i giudici contemplati nelle costituzioni federiciane 1,79- 1,82, vennero individuati come "Giudici ai contratti".3

Dal testo della pergamena si evince, infine, che la legislazione di Federico II sul notariato, risalente alle costituzioni di Melfi del 1231, erano ancora valide, e applicate, dopo oltre quattro secoli e mezzo.

Da quanto sopra esposto si evince con chiarezza che la funzione del Giudice ai Contratti non era soltanto quella di dare validità al documento notarile attraverso tutto il Regno di Sicilia, ma anche di assicurare che il suo contenuto era veritiero e conforme alle volontà del committente, soprattutto se espresse in articulo mortis. Le volontà testamentarie, infatti, assumevano nel Medioevo un'importanza rilevante; importanza derivante dal valore che l'homo religiosus del Medioevo attribuiva al destino dei suoi beni dopo la sua morte, dovendo essi servire sia a beneficiare i suoi discendenti che se stesso, indicando con minuzia il luogo prescelto per la sepoltura delle sue spoglie mortali, e un lascito per la celebrazione, in perpetuo, di un congruo numero di messe in suffragio della sua anima immortale. Queste usanze erano così radicate che ancora persistevano nei secoli iniziali dell'Evo Moderno, com'è testimoniato da una copia delle disposizioni testamentarie di Gentile Perilli, un cittadino del casale di Santa Lucia. Essa dice:

3 Moscone Marcello, A proposito di scrittura e publica fides del notaio, in

Mediterranea ricerche storiche , Anno III, Agosto 2006.

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Copia 8 Fra le altre cose contenute nel testamento del fu don Gentile Perilli

fatto nel lontano passato (olim) - il giorno 21del mese di febbraio dell'anno 1528- a norma di legge dal defunto notaio Giovanni Cirino, - che è conservato da me sottoscritto notaio, contiene tra i legati questo: E poiché origine (caput) e principio di qualsivoglia testamento l'istituzione di un erede essere si discerne e volendo lo stesso testatore dalla stessa istituzione degli eredi iniziare, in primo luogo, e davanti a tutti gli eredi, istituì e fece [erede] Saporita sua madre su tutti i suoi beni sia mobili che stabili, sua vita durante, con i sottoscritti legati li lascia, eccettuati 8 [ducati] purché dopo la di lei morte succeda la Cappella sua. Allo stesso modo legò a Saporita, sua figlia, per diritto legittimo e di eredità intra dotale, quindici ducati da versarsi al suo matrimonio, come sotto, in corredo e altri sette in denaro contante e così gli otto, [e], qualora giungesse al termine della sua vita (ad perfectam etatem) e senza figli se ne andasse (morisse), ora e poi succeda, in tutti i quindici ducati, la sua cappella sita nella chiesa di San Pietro ora conosciuta sotto il nome di Presentazione della Vergine Maria vicino a quella che sta sotto quella di Nunzio de Padalino. Allo stesso modo stabilì (legavit) che il corpo suo fosse seppellito nella sopra detta cappella prima nominata e designata, alla quale cappella similmente lasciò tutti i suoi beni, che gli pervenissero dopo la morte di detta sua madre, così che detti beni siano in particolare legati a detta cappella per tre Messe per ogni settimana se saranno sufficienti (si fuerint in sufficientia) .

Allo stesso modo lo stesso testatore volle che detta Saporita, sua figlia, quando ad età da marito (nubilem etatem) perverrà, che ad essa

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sia consentito tenere e possedere i detti suoi beni affinché celebrare faccia due messe ogni settimana e allo stesso modo i suoi eredi.

Così pure lo stesso testatore volle che se detti suoi eredi, o procuratori della detta chiesa, non facessero celebrare le dette Messe che il cappellano della chiesa di Santa Lucia possa ipso fatto prendere possesso (accipere) dei detti suoi beni nella cappella di San Leonardo nella detta chiesa di Santa Lucia, e, similmente, se la cappella sopra detta della chiesa di Santa Lucia non farà celebrare le dette Messe, chiunque degli eredi di don Perilli possa entrare in possesso di detti beni e le dette Messe far celebrare dovunque a essi piaccia.

Prova di apertura

Concorda con il suo scritto conservato negli atti del defunto notaio Cirino della Terra di Serino che è stato conservato da me sottoscritto notaio nei miei atti, sempre intatto e con la fede richiesta, e l'ho rogato io, notaio Tommaso Montella della Terra di Serino, nei miei atti e il mio solito corrente segno, che pubblicamente uso, vi apposi.4

La nota di apertura del codicillo testamentario di Gentile Perillo,

conferma molte delle cose esposte nel testo della pergamena del Dottor Antonio Monte e, in particolare, che solo il notaio era qualificato a:

stendere il contratto, anche se una copia doveva essere confezionata pure dal giudice ai Contratti, a conferma dell'esatto e veritiero contenuto di quella notarile;

conservare nei suoi archivi una copia del documento, e, in caso di sua morte, il notaio che gli subentrava;

4 Cfr. Moscati Filomeno, Santa Lucia di Seino, antica origine, antico nome, antica fede ,p. 97 e seg., i Pixel, S. Lucia di Serino (AV), 2008;

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compilare schede prive di ogni valore legale , in cui venivano memorizzate succintamente le volontà del committente, da consultare per la stesura definitiva del contratto entro lo spazio di una settimana;

rogare codicilli, ossia aggiunte a precisazione o modifica di una precedente disposizione contrattuale o testamentaria.

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Copertina Impaginazione e grafica di

Giulio Renzulli

Finito di stampare Nel mese di Agosto 2016

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