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«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER- ROMA 1980 Maria Luisa Morricone i

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  • «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER- ROMA 1980

    Maria Luisa Morricone

    i

  • MARIA LUISA MORRICONE

    SCΈΈΤΈΈΈΆΈ 1Α PAVIMENTA

    I PAVIMENTI CON INSERTI DI MARMO O DI PIETRA TROVATI A ROMA E NEI DINTORNI

    «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA 1980

  • STUDI E MATERIALI DEL MUSEO DELLA CIVILTÂ ROMANA (GIÀ MUSEO DELL'IMPERO ROMANO)

    N. 9

    N. 1 M. PALLOTΠIN0, — Il grande fregio di Traiano. 1938 N. 2 G. PESCE, — I rilievi dell'anfiteatro campano. 1941 N. 3 M. SQUARCIAPINO, — La scuola di Afrodisia. 1943 N. 4 H. BLOCH, — I bolli laterizi e la storia edilizia

    romana. 1947 N. 5 — K. CAPRINO, A. M. COLINI, G. GATAI, M. PALLOTTTNO, P.

    ROMANELLI— La colonna di Marco Αurelio. 1955 N. 6 G. BECAT7I, — La colonna coclide istoriata. 1960 N. 7 — A e M. LEVI, — Itineraria Picta. Contributo allo studio

    della Tabula Peutingeriana. 1967 N. 8 G. MOLISANI, - La collezione epigrafica dei Musei

    Capitolini. 1973 N. 9 M. L. MORRICONE — Scutulata Pavimenta. 1980

    Copyright © 1980 by "L'Erma" di Bretschneider - Roma Via Cassiodoro, 19

  • PREMESSA

    Lo scopo di questo lavoro e lo studio di quei pavimenti di età repubblicana con scaglie di marmo o di pietra inserite che va sotto il nome di lithostroton, denomi-nazione che fu assegnata dalla Blake nel lontano 1930. A partire da quell'epoca, il numero degli esemplari che si sono andati via via scoprendo in Italia è cresciuto a dismisura e notevole, tra essi, è il numero di quelli venuti in luce a Roma e nelle immediate vicinanze. Il mio studio è circoscritto solo a questi pavimenti dell'urbe e dintorni e ciò per uno scopo ben preciso: si ha attualmente la possibilità di datare per via di elementi esterni, in fasi successive e ravvicinate, le scoperte (qui in particolare i mosaici) dell'ultima età repubblicana. L'esame di questi pavimenti è rivolto ad accertare la loro datazione o più esattamente la cronologia (vale a dire la durata) dei singoli tipi o varietà che rappresentano i pavimenti con scaglie (vi è infatti il tipo il cui fondo e costituito di tessere allungate, un altro di tessere comuni nere, un altro ancora bianche e ad essi vanno aggiunti, quando la somiglianza di esecuzione lo suggerisce, anche i pavimenti di signino).

    Ho così raccolto complessivamente sessanta esemplari in cui sono rappresentati tutti i tpí di pavimenti con scaglie e che sono stati trovati in situ a Roma e nei dintorni, in edifici la cui datazione è sicura. E poiché i più antichi dei pavimenti di questo tipo possono datarsi con ogni verosimiglianza nella seconda metà del II sec. a. C., per essersi trovati in associazione con pitture di Primo Stile e con strutture murarie in opera quadrata o in Opera incerta, si è rivelato troppo basso il limite cronologico dell'età di Silla che la Blake aveva fissato per l'apparizione del così detto lithostroton. Sono così arrivata alla convinzione che proprio ai pàvimenti con inserti di marmo o di pietra spetti la denominazione di scutulata, denominazione che fu usata da Plinio (Naturalis Historia, XXXVI, 185) a proposito del pavimento del tempio di Giove Capitolino fatto dopo il 149a.C.

    M. L. M.

    Roma, febbraio 1980

  • ABBREVIAZIONI

    A A = Archaeologischer Anzeiger A J A = American Journal of Archaeology A Μ P = D. LEvI, Antioch Mosaic Pavements, Princeton-London-Den Haag 1947 BABesch = Bulletin Antieke Beschaving B CH = Bulletin de Correspondance Hellénique B d'A = Bollettino d'Arte BEcATn, MisOstia = G. Becλτrι, Mosaici e pavimenti marmorei (Scavi di Ostia IV), Roma 1961 BEVEl, PompV/and., I-II = H. G. Β EVEN, Die Pompejanische TY/anddekaration von 2 ° bis 4° Stil, 2 voll., L'Aia

    1938-1960 BI.ΑκΕ, I, II, 111 = Μ. E. BLAKE, in Memoirs of the American Academy in Rome, VIII, 1930, p. 7 ss, XIII,

    1936, p. 67 ss.; XVII, 1940, p. 81 ss. B ι.Aκn, Construction I = Μ. E. BLAKE, Ancient Roman Construction in Italy from the prehistoric Period to

    Augustus, Washington 1947 BRUNBAU, Delos = Pss. BRUNBAU, Exploration archéologique de Délos: Les mosaïques, Paris 1972 (Délos, fasc.

    XXΙX) . BullCom. = Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma Bulllnst = Eullettino dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica D A = Dictionnaire des Antiquités grecques et romaines sous la direction de Cκ. DAREMBERG et E. SAGLIO E A A = Enciclopedia dell'Arte antica, classica e orientale PA = Pasti.archaeologici

    J b = Jahrblrch des Deutschen Archaeologischen Instituts JR S = Journal of Roman Studies M A I, Antium = M. L. Momucoie, V. SANTA MARIA, Mosaici antichi in Italia, R. I: Antium, Roma 1975 M A I, Roma, Palatium = Μ. L. MoRRICONE, Mosaici antichi in Italia, R. I. Roma, R. Χ: Palatium, Roma

    1967 MAIURI, Ercdano = A. MAIURI, Ercolano: i nuovi scavi 1927-1957, Roma 1958 MededRome = Mededelingen van het lede rlands In tituut te Rome MeiRome = Mélanges d'Archéologie ed d'Histoire (Ecole Frannaise de Rome) MemPontAcr = Memorie della Pontificia Accademia Romana di Archeologia MonAnt = Monumenti antichi pubblicati per cura della Accademia Nazionale dei Lincei ‚Sc = Notizie degli Scavi PBRwIcE = Σ. PERNICE, Die helienistische Kunst in Pompeii, VI. Pavemente u ηd fτgürlίche Mosaiken, Berlin 1938 Recueil = Recueil général des mosaïques de la Gaule RendAccLinc = Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Rendiconti della classe di scienze morali e storiche RoemMitt. = Mitteilungen des Deutschen Archaeologischen Instituts, Roemische Abteilung Signini = M. L. MoRRucoNE, Pavimenti di signino repubblicani di Roma e dintorni, Roma 1971.

  • INTRODUZIONE

    Nel primo fascicolo degli Studi Monografici (pubblicazione che si affianca a quella del Corpus dei Mosaici Antichi in Italia) ho raccolto í pavimenti di signino di Roma e dintorni appartenenti all'età repubblicana ( 1 ). Il presente lavoro ha per oggetto i pavimenti, pure di età repubblicana, i quali mostrano inserite o nel battuto del fondo (se si tratta di signini, rossi o bianchi) o fra le tessere (se si tratta di mosaici) scaglie di pietra o di marmo che, specialmente nei pavimenti piú antichi, sono di taglio per lo piú irregolare.

    Gli esemplari che ho raccolto e catalogato e sui quali è fondato questo studio sono stati trovati tutti in situ in edifici tardo repubblicani di Roma e delle vicinanze, edifici che presentano elementi sicuri di datazione; questi esemplari non sono in verità molto numerosi, specialmente a Roma, dove gli edifici di età repubblicana si sono potuti esplorare tra le fondamenta delle grandi costruzioni imperiali che li distrussero ( 2). Se consideriamo tuttavia che in quasi tutti í resti degli edifici repubblicani esplorati sono venuti alla luce uno o più esemplari di pavimenti con scaglie inserite, mi sembra che sia lecito pensare che la diffusione di tali pavimenti a Roma sia stata considerevole. C ίò è avvalorato dal fatto che sia a Roma sia nelle vicinanze sono stati trovati, in varie epoche, pavimenti con scaglie che furono distaccati dal luogo di trovamento e sono ora conservati nei musei. Essi non sono stati inclusi nel catalogo appunto per la mancanza di dati oggettivi. Di altri pavi-menti di questo tipo si ha soltanto una relazione di scavo o una semplice notizia della loro scoperta ma non danno altro contributo alla nostra ricerca se non appunto quello di farci conoscere la diffusione del tipo.

    In sostanza questo lavoro intende stabilire la serie dei pavimenti con scaglie trovati a Roma; serie che è stata stabilita finora solo per Pompei dal Pernice ( 3 ); ho dovuto però rinunciare ad un sia pur sommario esame dei numerosi pavimenti segnalati in Italia (4) perché è necessario anzitutto che di essi siano stabilite la serie e la collocazione cronologica, regione per regione. Finora sono pochi gli esemplari trovati in Italia che abbiano ottenuto una datazione sicura per mezzo di dati esterni.

    I pavimenti con scaglie sono stati a lungo trascurati dagli archeologi. Solo Giovanni Patroni dedicò ad essi la sua attenzione studiando nel 1923 un pavimento di signino ed uno con fondo di tessere nere venuti alla luce a Milano negli scavi della

    Μ. L. Moxu ucoNE, Ι pavimenti di signino repubblicani di Roma e dintorni (Mosaici antichi in Italia, Studi mοnografzci, 1) Roma 1971, = Signini..

    Vedi, per Roma, í pavimenti delle costruzioni repubblicane sotto la chiesa di S. Pudenziana che furono distrutte, probabilmente, nel II sec. d. C. (nn. 13, 42 -45). Per ΤΙνο i, i pavimenti della villa repubblicana (nn. 49-51) si conservarono fino alla costruzione della villa imperiale. Del resto anche a Pompei i pavimenti repubblicani restarono in uso fino alla fine de lla città. Per tutti questi edifici vedi, infra, il Catalogo pp. 29 s., 46 s. e 50.

    E. PERNICE, Pavimente and figiirliche Mosaiken, Berlin 1938, d'ora in poi: PERNICE. Vedi Appendice, p. 87 s.

  • 10 SCUTULATA PAVIMENTA

    zona di Santa Maria di Fulcorina ( 5 ). 1l Patroni, che illustrò accuratamente la tecnica di allestimento di questi pavimenti, adottò per essi il nome di opus segmentatum già usato dal Gauckler ( 6). Questa espressione però non è mai adoperata dagli antichi per designare pavimenti mentre viene riferita a certi tipi di vesti ornate con segmenta ( 7 ). La denominazione tuttavia è stata usata da studiosi come Giovanni Brusin, a proposito de! mosaici di Aquileja ( 8), da Antonio Frova per quelli di Velieia ( 9) e da A. Maiuri per quelli di Ercolano ( 10). Ma lo studio veramente fondamentale dei pavimenti con scaglie fu quello della Blake la quale, nel primo volume da lei dedicato ai mosaici romani, considerò gli esemplari che di tali pavimenti erano noti nel 1930, data della pubblicazione dell'opera ( 11 ). Per quei pavimenti la Blake sostenne la denominazione di lithostroton che era già stata proposta nel 1908 da Orazio Marucchi il quale esplorando una delle terrazze del Santuario della Fortuna Primigenia di Palestrina, aveva scoperto un primo tratto del pavimento del cripto-portico — poi rimesso in luce per una piii grande estensione (v. infra il Catalogo, nr. 23) — pavimento fatto di tessere allungate, variamente disposte, tra le quali erano inserite sc~glie di pietra, di taglio irregolare, della dimensione generalmente di quattro o di cinque centimetri di lunghezza, con qualche frammento che arrivava Lino a dieci centimetri ( 12). Il Marucchi pensò di identificare il tratto da lui scoperto con il lithostroton che, dice Plinio, Silla aveva fatto eseguire nel tempio di Palestrina (N. H., XXXVI, 189: lithostrota coeρtavere jam sub Sulla parvolis certe crustis; extat hodieque quid in Fortune delubro Praeneste fecit): il Marucchi immaginò evidente-mentre che, con l'espressione in delubro, si potessero intendere anche le altre parti del santuario oltre al tempio. La denominazione della Blake fu seguita dal Pernice nella sua mirabile illustrazione dei pavimenti di Pompei ( 13 ) e da altri studiosi (anche se non sono mancate differenti interpretazioni da parte di chi ha veduto nel lithostroton l'opus tessellatum ( 14) o l'opus sectile, vale a dire i sectilia pavimenta (15).

    La Blake, facendo propria l'identificazione del Marucchi, datò il pavimento di Palestrina nell'epoca di Silla (ricordiamo che l'apogeo di Silla ebbe inizio nell'88 a. C., anno del suo primo consolato, e che egli mori nei 79 a. C.) e al periodo sillano attribuì i pavimenti dell'Atrium Vestae (vedi infra il Catalogo, n. 4) seguendo le datazioni della van Deman; mentre per i pavimenti venuti in luce nei Saggi a Sud Ovest della Casa di Livia (vedi infra il Catalogo, nn. 5-6) propose soltanto un

    G. PATRONI, ín 'Sc., 1923, p. 301 s. D. A., III. 2, p. 2093 (s.v. MusivuiOpus) D A., IV. 2, p. 1174 (s.v. SEGMENTUM) G. BRWSWN, in Aquileía Nostra, IX, 1938, coli. 139 -140; ibid., XII, 1941, coll. 17-18; Id., in

    Arte Veneta, IV, 1950, p. 95 ss. A. FROVA, Novità archeologiche a Velleia, Milano 1968, p. 32.

    MAιuRm, Ercolano, pp. 218 e 244. Μ. E. BLAKE, The Pavements of the Roman Buildings a/ the Republic and Early Empire, in

    Memoirs of the Ame rican Academy in Rome, VIII, 1930 (= B λλκn I), p. 50 ss. O. MARuccmm, Guida archeologica della città di Palestrina, Roma 1932, didascalia alla tav. IX. PERNICE; pp. 1 3 1 n. 1 e 133 s. A. Ii'm., in Gnomon, 15, 1939, pp. 560-562; D . LEVI, in EA _A. , V, 1963, pp. 210-211;

    e cfr. A M P., p. 4, n. 17; F. FASOLO - G. GULLINI, Il santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, Roma 1953, pp. 312-316; G. Gui.uru, 'mosaici di Palestrina, Roma 1956, pp. 9-12; 51-53; H. STERN, Origine et début de la mosaïque murale (Études d'archéologie classique, II), Paris 1959, p. 102, n. 5.

    A. SCHULTEN, in A A., XX, 1905, p.93 s.; A. TscrnRA, in Roemlitt., 55, 1940, pp. 27-35; D. GIOSEEFI, in RendAccLinc., X, 1955, pp. 572-595 e specialmente 575-579; Id., in Αntichitd Al-toadriatiche, VIII, 1975, p. 23 ss. e vedi, da ultimo, Pi. BRUNEAU, in B C H., XCI, 1967, p. 423 ss.

  • INTRODUZIONE 11

    terminus ante quem nel 36 a. C. Però dopo il 1930 (anno della pubblicazione dello studio della Blake) si sono scoperti a Roma pavimenti con scaglie di cui è indubbia la datazione in un periodo più antico di quello di Silla. Posso citare il pavimento apparso nel 1939 sotto il Tabularlo (vedi infra il Catalogo n. 1) e rimasto finora inedito (e ringrazio il Prof. A. M. Colini che me ne ίa concesso la pubblicazione in questo lavoro); esso apparteneva ad una costruzione distrutta nell'incendio dell'83 a. C. e con tútta probabilità risaliva almeno alla seconda metà del II sec. a. C.; basterebbe questo solo esempio, per non parlare dei pavimenti raccolti nel catalogo ai nn. 2, 3, 7, 8, 9, 10, 11, 12, per escludere la verisimiglianza dell'identificazione dei pavimenti con scaglie con í lithostrota di cui parla Plinio.

    Vi_,è inoltre da tener presente un'altra considerazione: nel passo citato Plinio, put non descrivendo ρiù esattamente il lithostroton di Palestrina, osserva che esso era fatto parvolis certe crustis vale a dire con crustae in verità molto piccole. Ora le crustae, se vogliamo chiamare così le scaglie inserite nel pavimento del criptoportico, hanno le dimensioni consuete delle crustae di tutti i pavimenti di questo tipo, dei quali non esistono esemplari con scaglie di dimensioni maggiori. E vedremo, come ha osser-vato giustamente Ph. Bruneau in un suo studio sui lithostrota ( 16), che Plinio, quando affermava che le crustae del lithostroton di Silla erano veramente piccole, doveva avere in mente dei lithostrota le cui crustae erano di misura maggiore; questi lithostrota erano evidentemente dei manufatti del tutto differenti da quello scoperto dal Marucchi nel santuario di Palestrina le cui crustae sono della grandezza normale che si incontra in tutti i tipi di pavimenti con scaglie inserite dei quali mi sto occupando.

    Se si escludono perciò le denominazioni via via attribuite ai pavimenti con scaglie inserite, dall'opus segmentatum del Gauckler e del Patroni fino al lithostroton della Blake, è lecito domandarsi se esiste nella tradizione letteraria degli antichi un termine per designare i pavimenti con le scaglie. Abbiamo osservato che questo tipo di pavimento — anzi questi tipi, perche ne esistono con fondo di aignino, di battuti vari o di tessere allungate o di tessellati bianchi e neri — hanno goduto di larga diffusione in Roma e in tutta la penisola; a Roma, come si è detto, sono apparsi uno o due esemplari in quasi tutti gli edifici di et repubblicana rimessi in luce e si distribuiscono dalla seconda met. del II sec. fino a tutto il I sec. a. C.

    A Pompei í pavimenti di signino con scaglie sono frequenti a partire dal periodo del Primo Stile ( 17) mentre gli altri tipi, cioè con fondo di mosaico, appaiono solo in abitazioni del periodo del Secondo Stile; di tutti v'. è qualche esemplare databile ancora nel periodo del Terzo Stile ( 18). Simili pavimenti sono

    Ph. BRUNEAU, op. cit. alla nota precedente. Quantunque l'ulteriore identificazione del Bruneau del lithostroton coni sectília pavimenta (non con l'opus settile) susciti qualche perplessità, tuttavia il materiale archeologico a nostra disposizione, noto soprattutto da Pompei, sembra in certo modo sostenere questa interpretazione.

    Vedi A. Μλu, in BuIIInst., 1874, p. 266; 1879, p. 130; 1881, p. 124; 1885, pp. 86 e 90; e cfr. per la crońologia il GAucKLER in D A., III, 2, p. 2093 e PERNICE, p. 122 ss.

    I pus numerosi sono quelli con il fondo di tessere nere, come dimostrano gli esemplari delle case 11II.II.1 (di Championnet: ΒsλΚΕ, I, tai. 14.1), 11I1.1I.29 (BLAKE, I, tav. 14.3), ΙX.VIII.6 (del Centenario: BL.Asu, I, tav. 18.1), dell'/ns. 0cc. 13 (BLAKE, I, rai. 11.3) o quello della casa VI.IX.3-5 (del Centauro: BLAKE, I, rai. 13.3, già forse del Quarto Stile) mentre assai più rari sono, dopo il Secondo Stile, gli esemplari con il fondo di tessere bianche: sicuramente del periodo di Terzo Stile mi risulta solo il pavimento dell'ala destra dell'Iris. 0cc. 10 (PERNICE, p. 115) e quelli con il fondo di battuto (ancora nella Casa del Centenario, PERNICE, p. 44, e nell'atrio de lla casa I.111.7, PERNICE p. 101). Risulta evidente che a Pompei í mosaici con scaglie con il fondo di tessere nere hanno avuto durata píú lunga di quelli con il fondo di tessere bianche mentre a Roma dobbiamo constatare il contrario, come già aveva osservato il Pernice (p. 134, n. 3).

  • 12 INTRODUZIONE

    venuti e vengono continuamente in luce in ogni parte d'Italia, dalla Sicilia fino alla Lombardia o al Veneto; essi sono datati fra l'ultimo secolo della repubblica e il primo dell'impero (vedi Appendice).

    A mio avviso è opportuno soffermarsi su un passo di Plinio, sempre nel capitolo dedicato ai pavimenti, in cui si dice: scutulatum in Jouis Capitolini cede prímum factum est post tertium bellum punicum initum (N. H., XXXVI, 185). La menzione di un pavimentum scutulatum non si incontra in nessun altro testo lette-rario; quantunque però P linio non dia nessuna spiegazione circa la natura di questo pavimento, è tuttavia certo che l'espressione deriva dalla parola scutula di cui, come è noto, vani sono í significati. La Blake adottò il significato dato dallo Ps. Censo-rino, autore del III sec. d. C. (Fr. VII. 4: scutula id est rhombes quod latera paria habet nec angulos rectos) e propose di vedere negli scutulata quei pavimenti fatti di losanghe di pietra di tre colori diversi, commessi in un'alternanza regolare in modo da dare all'osservatore l'impressione di dadi a rilievo ( 19). Gli esemplari di questo motivo (eseguito anche in tessellato o in pittura) si incontrano a Pergamo, a Delo, a Malta, a Solunto, a Pompei, a Roma e in altre località dell'Italia ma non sono in verità in gran numero. Di essi ha dato recentemente un elenco Chr. Boerker ( 2 0), il quale osserva che i ρi ι antichi esemplari possono essere datati negli ultimi decenni del II sec. a. C. (troppo lontano cioè, secondo lui, dal 149 a. C., epoca dello scutulatum del tempio di Giove: ma chi può escludere che non siano esistiti esemplari pil'1 antichi?) mentre í ρiú recenti non sembrano scendere oltre í primi decenni del I sec. a. C. La durata relativamente breve e limitata nel tempo (tra il II e il I sec. a. C.) dei pavimenti a losanghe con effetto plastico pare a me che non si accordi con il senso che mi sembra dl cogliere nel passo di Plinio da cui pare di capire lo scutulatum fatto per la prima volta a Roma dopo l'inizio della terza guerra punita (149 a. C.) era un pavimento di un tipo ben conosciuto a chi leggeva la sua opera e che perció doveva essere ancora in uso nell'avanzato I sec. d. C. quand'egli scriveva. Non era cioè un pavimento da considerare come una rarità oppure come una curiosità archeologica. Questa considerazione depone a sfavore dell'identificazione che la Blake ha fatto degli scutulata con un tipo di pavimento che, all'epoca di Plinio, era andato in disuso da più di un secolo. La mia interpretazione si fonda sul significato da attribuire alla parola scutula e agli aggettivi scutulatum o scutulatus che ne derivano. Mentre nel passo di Plinio di cui ci occupiamo scutulatum viene riferito ad un tipo di pavimento, in un passo di Pa lladio (21) l'epiteto scutulatus viene attribuito a quei cavalli che in italiano si chiamano pezzati o pomellati perche hanno il manto ornato di chiazze di forma irregolare, talora quasi circolare. In un altro passo di Plinio l'epiteto scutulatus è riferito alla tela di ragno (22).

    Una così varia attribuzione dell'aggettivo a oggetti di forme disparate dipende appunto dai diversi significati che, come si è detto, ha la parola scutula. Infatti, accanto al significato preferito dalla Blake, secondo cui la scutula è una losanga (Ps. Censorino, VII. 4), presso altri autori antichi la parola assume altro valore; Tacito parla della Britannia come di una oblonga scutula (~ 3 ); e lo stesso Plinio chiama

    Βτ.nτεε, Ι, ρ. 35 ss. Chx. BOERKER, Scutulatum injovis Cap ίtolίni Aede, in AA., XC, 1975, p. 371 ss. PALI.ADIO, 4, R. R. 13 α... Coloreshίpraecίpui (nei cavalli), a/bineus, russeus, martens, scutulatus,

    albus...». Ρτ.τκτο, N Η., XI, 28 (81) «...Quanta arte ce/at pedicas scutulato rete grassantes...». TACITO, Agric., 10 «...Formam totius Britanniae Livius veternm Fabius Rusticus recentium

    eloquentissimi auctores oblongae scutulae ve' bipenni adsimu/avere... ».

  • INTRODUZIONE 13

    scutulae quei ritagli di corteccia, di forma quasi quadrata, che s i sogliono impiegare per gli innesti ( 24); data l'esistenza di questi significati alternativi a quello di losanga dello Ps. Censorino, m i sembra giustificata l'ipotesi che si possano chiamare scutulae i ritagli di pietra o di marmo di varia forma, regolare o irregolare, inseriti nei pavimenti e che ai pavimenti spetti il nome di scutulata (25).

    Si può fare un'altra considerazione per quel che riguarda l'identificazione del tipo di pavimento di cui il primo esemplare in Roma sarebbe stato quello eseguito subito dopo il 149 a. C. nel tempio di Giove Capitolino. In realtà, se esaminiamo il materiale archeologico a noi pervenuto, non vi è quasi nessun tipo d i pavimento a Roma che si possa con sicurezza datare attorno a lla metà del II sec. a. C., se si eccettuano i signini che hanno dietro d i sè una tradizione secolare ( 26), mentre abbiamo a nostra disposizione un buon numero di pavimenti che possiamo attri-buire alla seconda med del II sec. a. C. e per i quali è lecito supporre che l'origine risalga almeno alla metá del secolo. Questi pavimenti, oltre ai signini, come si detto, e ai battuti di vario tipo, sono i tessellati bianchi ( 27 ), i tessellati con motivi policromi con effetto plastico e, infine, i tessellati di tessere allungate bianche o di tessere comuni nere nei quali sono inserite scaglie policrome. Non mi sono noti però, per quest'epoca a Roma, sectília pavimenta come sarebbero quelli di losanghe con effetto di rilievo ai quali la Blake ha dato il nome di scutulatum ( 28 ) (anche se l'assenza di tali pavimenti a Roma negli ultimi decenni del II sec. a. C. potrebbe essere casuale). Se dunque noi escludiamo l'identificazione della Blake e l'identifi-cazione di carattere esclusivamente tecnico proposta recentemente da C. Boerker (secondo cui il nome deriverebbe dallo strumento scutula = rullo, che serviva all'allestimento dei battuti) (~ 9), dobbiamo ricercare lo scutulatum tra i tipi d i pavimenti piú antichi a noi noti che abbiamo or ora elencati; e fra di essi gli unici a mio parere a cui può essere attribuito il nome di scutulata pavimenta sono quelli

    PLINIO, N. H., XVII, 26 (118) «...Ergo amputatis omnibus ramis ne sucum avocent, nitidissima in parte quaque praecipua cernatur hilaritas expempta scutula íta ne descendat ultra corticem ferrum...».

    È da notare che G. GULLINI (in Aufstieg und Niedergang der roemischen Welt, I.4, Berlin - New York 1973, pp. 752-760) ha accennato allo scutulatum osservando che «...Le scutulae che danno il nome a questo tipo di pavimento potrebbero essere frammenti regolari d ι marmi policromi allettati nel signino o in un pavimento di tessere di pietra come vediamo — con frammenti irregolari però — nei portici della cortina e nel grande emiciclo di Palestrina. Il vero scutulatum sarebbe la forma più raffinata e regolare rispetto a quella con scaglie irregolari. Ma (aggiunge il Gullini) il testo di Plinio non ci autorizza a ulteriori precisazioni». In realtà esistono, anche se non in gran numero, esemplari di pavimenti con scaglie allineate a regolari intervalli come quelli ipotizzati dal Gullini: citerò il pavi-mento dell'atrio della così detta Vi lla di Nerone di Anzio (Μ A I., Antium, p. 27, n. 4, tav. XXV) con fondo dibattuto bianco; quelli di Aquileía (Aquileja Nostra, I, 1930, coli. 81-82, fig. 8) e di Pompei B τ.Aκε, I, tav. 14.2, nella Casa di Cecilío Giocondo) con fondo di tessellato nero; quello ancora inedito della villa in localit. Madonna di Mezzagosto di Priverno, con fondo di tessere allungate bianche.

    Vedi il pavimento del tempio occidentale dell'Area Sacra di S. Omobano (Signini, p. 7, n. 1, tal. VIII) la cui datazione al IV sec. a. C. è stata implicitamente stabilita da A. M. COLINI (Lazio arcaico e Monda greco, in La parola del Passato, 32, 1977, p. 19).

    A. DEGRASSI ha datato nella prima met. del II sec. a. C., in base ai caratteri epigrafici, il pavimento in tessellato bianco del tempio di Apollo Sosiano (A. DEGRASSI, Inscrίptίones latinae liberae Reipublicae, Firenze 1957, p. 57, n. 45).

    BLAKE, I, P. 35 ss. AA., XC, 1975, p. 371 ss.; l'impiego dei rulli per l'allestimento dei battuti era gi stato

    riconosciuto dal Pernice per Pompei (PERNICE, p. 123).

  • 14 INTRODUZIONE

    decorati con le scutulae, cioè con le crustae di pietra o di marmo di varia forma e colore.

    Il passo di Plinio presenta un altro problema quando dice Romae scutulatum in Jovis Capitolini cede primum factum est che parrebbe doversi intendere nel senso che quel tipo di pavimento, fatto a Roma per la prima volta nel tempio di Giove Capitolino, esistesse gí. altrove (come suppongono la Blake ed il Pernice che pen-sano all'Italia meridionale e alla Sicilia come luogo d'origine) ( 30); tuttavia, allo stato attuale de lle nostre cognizioni, mentre i primi scutulata appaiono a Roma in monumenti datati nella seconda met. del II sec. a. C., nessun pavimento con scaglie trovato in Sicilia o in Magna Grecia o a Pompei offre elementi per una datazione in epoca anteriore a quella dei pavimenti romani ( 31 ).

    Β ΑκΕ, I, pp. 50 e 52; ΡΕR~' OCΕ, p. 131. In Sicilia i pavimenti più antichi del tipo scutulatum cui si 13116 dare una datazione sono

    quelli trovati nella casa de lla seconda Insula in Via Ippodamo di Míleto a Solunto, che è decorata con pitture della fase I A del Secondo St ile (intorno 911'80 a. C.) (M. Ds Vos. Pitture e mosaici a Solunto, in BABesch., L, 1975, p. 195 ss., fig. 2 e 4).

    A Pompei solo i pavimenti di signino con scaglie possono risalire al periodo sannitico cioè a lla seconda reti del II sec. a. C. (vedi nota 17). Esito d'altronde a inserire fra gli scutulata í pavimenti della casa ellenistica di Capo Sopr ano (Gela) che D. Adamesteanu ritiene non piú tarda del 280 a. C. ('Sc., 1956, p. 343 ss.) e dell'edificio scavato a S. Vito sul Lago di Salpi (M. D. MARIN, in Archivio storico pugliese, XVΙΙ, 1964, p. 125) non essendomi note le dimensione dei frammenti inseriti sul cocciopisto.

  • TAV. Α

    PALHSTÇìIλIΆ, SANTυI2Ā SJP3RIORE

    Rοτντα, Atrium Ve,t ε ηι FDRO RΟµλ~ιc.

  • TAV. Β

    ROMA, Α 1Β J ΕΜΓΙ SOAAC IL TABULARLO

    RΟµΑ, Domus Publica AL Foxo ROMA1Vo

  • PAVIMENTI DATABILI

    Nel presente catalogo sono raccolti sessanta esemplari di pavimenti con scaglie (scutulata) trovati in situ e tuttora visibili ( 1 ) in edifici repubblicani di Roma e dei centri più vicini, in edifici cioè che non soltanto sono stati scavati e saggiati regolarmente ma che offrono elementi di datazione sia per via delle strutture mu-rarie, quando esse sono conservate, sia per via della decorazione parietale.

    Questi sessanta pavimenti appartengono a trentatre edifici: l'ordine della loro presentazione è quello cronologico, stabilito appunto attraverso gli elementi a cui abbiamo or ora accennato.

    Gli edifici e i mosaici che essi contengono possono distribuirsi nei seguenti gruppi:

    I - Edifici costruiti con muratura in opera quadrata (seconda metà del II sec. a. C. - inizi del I sec. a. C.).

    II - Edifici in opera incerta (da ritenere contemporanei ai primi). III - Edifici in opera quasi reticolata (90 ca. a. C.-60 ca. a. C.). IV - Edifici in opera reticolata (dal 60 ca. a. C. in poi).

    Delle caratteristiche di questi tipi di struttura muraria dell'ultimo secolo della repubblica ho trattato diffusamente, nell'introduzione al mio volume del Corpus che raccoglie i mosaici del Palatino ( 2). Rinvio perciò a tale lavoro per la documenta-zione che è servita di fondamento a lla ricerca.

    Fanno eccezione í pavimenti n. 25 di Palestrina e n. 59 della Via Valeria che sono stati distaccati e depositati rispettivamente nel Museo Archeologico di Palestrina e nel Magazzino della Villa Adriana a Tivoli.

    M A I., Roma, Palatium, p. 3 ss.; ricordo che ho seguito, per le mie determinazioni cronologiche, sopratutto G. Lugli (La tecnica edilizia romana con particolare riguardo a Roma e Lazio, Roma 1957) e, per quel che riguarda la successione e la datazione degli stili pompeiani, H. G. Beyen (Pomp Wand., I e II; Id., in E A A., vol. VI, s.v. Pompeiani (Stili), P. 356 ss.); sí vedano inoltre, sempre per le strutture murarie, E. BOISE VAN DEMAN, Methods of determining the date of Roman concrete monuments, in AJA., 1912, PP. 230-251; 387-432; T. FRANK, Roman Buildings of the Republic, Roma 1924; R. BILLIG, Chronologische Probleme der roemischen Koncretverkleidung, in Opuscula Λ rchaeologica, III, 1944, p. 124 ss.; BLAKE, Construction I; e, da ultimo, F. COARELLI, Public building in Rome between the second Punic War and Sulla, in Papers of the British School at Rome, XLV, 1977, pp. 1-19.

  • a) EDIFICI DEL PERIODO DELL'OPERA QUADRATA

    Ι - ROMA, AMΒΙΕΝΤΙ SOTTO IL TABULARIO

    II - ROMA, Diius PUBLICA AL FORO RoiAio

    III - RoMA, A TRIUM VESTEE AL FORO ROMANO

    IV - ROMA, SAGGI A SUD OVEST DELLA CASA DI LIVIA SUL PALATINO

    V - ROMA, CASA REPUBBLICANA SOTTO LA FRONTE MERIDIONALE DELLA DOMUS Λ UGU-STANA SUL PALATINO

    VI - ROMA , RESTI DI UN EDIFICIO REPUBBLICANO SOTTO L A PARTE SETTENTRIONALE DEL

    L UDUS MAGNUS

    VII - ANZIO, VILLA NELLA ZONA DEL FARO, PRIMA FASE

  • CATALOGO 19

    I - ROMA, AMΒΙΕΝΤΙ SOTTO IL TABULARIO

    Pavimento n. 1 (tall. B, I)

    Sono stati scoperti nel 1939, scavandosi in mezzo alle fondazioni del Tabula-rio, resti di costruzioni distrutte nell'incendio dell'83 a. C. ( 1 ) già esistenti nella sella tra l'Arx, tempio di Giunone Moneta, e il Capitolium, tempio della triade capitolina.

    Tra le fondazioni di un grande ambiente attiguo alla galleria porticata pro-spiciente il Foro Romano è visibile, in situ, un tratto del muro dell'ambiente in opera quadrata a blocchi squadrati di tufo di Grotta Oscura (tal. B) che in parte conserva í resti dell'intonaco tutto uniformemente bianco. I pavimenti di que-st'ambiente sono tre: un tessellato con una fascia di cornice nera, un pavimento di signino ( 2 ) ed uno scutulatum (n. 1); quest'ultimo è conservato per una lunghezza di m. 8,35 (da Nord a Sud) e per una larghezza di m. 1,85; la balza marginale, larga cm. 30, del lato superstite ed il campo del pavimento sono costituiti d a tessere bianche di palombino grosso modo rettangolari, misuranti in media due centimetri di lunghezza; esse sono associate variamente a gruppi e senza ordine nel campo; tra le tessere sono disposte, a distanze piuttosto regolari (cm. 6/7), scaglie policrome rosse di rosso antico, nere di lavagna, gialle di calcare brecciato (paesina) e verdi di una pietra schistosa, di taglio per lo più irregolare e misuranti dai tre ai sette centimetri di lunghezza.

    Seconda metà del II sec. a. C.

    A. M. CoLINI, in Bu11Com., LXVII, 1939, P. 201, fig. 10; Id., ibid, LXX, 1942, p. 51 (edificio pubblico ?); M A I., Roma, Palatium. p. 4; Signiní, p. 8: vedi, in quest'ultima opera, p. 8, Lai. VIII e fig.3 c í pavimenti di signino trovati in questo scavo.

    La data de11'83 a. C. per l'incendio che distrusse gli edifici della zona ci è fornita da Tacito (Hist. III, 72), Dionigi di Alicarnasso (I1.62), Sallustio (Catilin. XLVII,2) e Cicerone (In Cat., III, 4.9).

    Signiní, n. 5, p. 8, tal. VIII.

  • 20 CATALOGO

    II - ROMA, DOMUS PUBLICA AL FORO ROMANO

    Pavimenti nn. 2-3 (tavv. B, X)

    Col nome di Domus Publica, che era l'abitazione del Pontefice Massimo al Foro Romano, vengono indicati í resti di costruzione scavati tra il 1879 e il 1903 sotto l'ala settentrionale dell'Atrium Vestae di ed imperiale ( 1 ).

    La zona più orientale dei primi scavi, ricoperta qualche tempo dopo il rinve-nimento, è stata rimessa in luce recentemente durante le esplorazioni condotte a partire dal 1967 ( 2). Il complesso edilizio e i pavimenti riportati in luce sono tuttora inediti ( 3 ): di questi pavimenti due si possono annoverare tra gli scutulata; essi appartengono a due ambienti separati da un muro in opera quadrata di un tufo litoide rossastro ma sono collocati su differenti livelli a causa di disuguaglianze del terreno ( 4).

    Il pavimento n. 2 a Ovest del muro è un battuto con fondo bianco fatto di tritume di travertino, dalla superficie assai rovinata; nel battuto sono inserite, a distanze regolari, grosse scaglie per lo più di taglio irregolare, prevalentemente quadrangolari, di quattro centimetri in media di lunghezza, di pietre di vari colori rosse, verdi, gialle e nere; è da notare che verso la parte centrale, che peraltro perduta, le scaglie sono più piccole e più fitte (tal. Χ).

    Il pavimento n. 3 che si trova a Est del precedente, a un livello più basso di 45 cm., è anch'esso un battuto bianco di tritume di travertino dalla superficie mal conservata in cui sono inserite, a distanze irregolari, scaglie di pietra (rosse, gialle, verdi e nere) e di terracotta delle dimensioni fino a cinque centimetri di lunghezza, oltre a piccole schegge e tessere, pure policrome, degli stessi materiali, della lun-ghezza di un centimetro ( 5 ) (tal. X).

    Seconda metà del II sec. a. C.

    R. Lk/C0n0a1, in NSc., 1979, p. 68 e tal. VII; Id., in 'Sc., 1882, p. 228 (questi resti sono attribuiti dall'A, alla Regia); D. VΑGLΙΕΚu, in Búl/Com., XXXI, 1903, p. 7 9 ss.

    Di quelle prime scoperte, oltre a lla sommaria notizia del Lanciani nelle Notizie degli Scavi sopra citate, si ha una descrizione del Middleton in Archaeologic, IL, 2, 1886, Ρ. 398 ss. (cfr. lo stesso A. in Ruins of Ancient Rame, vol. I, London - Edinburgh, 1892, P. 303).

    L'edizione definitiva dello scavo ad opera di G ιnν F ιυυrro CnκιirτοNτ e della sottoscritta apparirà nel fascicolo del caspus dedicato alla R. VIII di Roma.

    Signini, p. 10 s., nn. 25 e 26, tav. IX (Errata corrige: il pavimento riprodotto alla tai. IX col n. 26 è in realtà il brano di un pavimento sim ile situato poco distante píìi a Est). La contemporaneità del pavimento n. 2 con la muratura di blocchi in opera quadrata è assicurata dai resti dell'intonaco parietale che si sovrappongono sul margine del pavimento.

    Allo stesso complesso e alla stessa epoca appartiene il pavimento di battuto bianco dell'in-tercolumnio ornato con il motivo delle crocette (Signini, p. 10, n. 27, tal. I; vedi ibid., per l'accenno ad altri pavimenti trovati nella zona).

  • CATALOGO 21

    III - ROMA, ATRIUM VESTAB AL FORO ROMANO: FASE REPUBBLICANA

    Pavimento n. 4 (tavv. A, I)

    Al disotto del livello dell'Atrium Vestae di età imperiale ( 1 ), ad una pr οfοnditá di circa un metro dal piano attuale, esistono i resti di murature, a fior di terra, a blocchi di tufo squadrato e di un muro in opera incerta nonché di numerosi pavimenti a mosaico appartenenti ad un atrio e ad alcuni ambienti che lo attornia-vano ( 2).

    Il pavimento dell'atrio (n. 4) era il più esteso e di esso rimangono larghi brani formati da un fondo di tessere rettangolari di taglio quasi sempre regolare, talora disposti in coppie alternate, talora in serie di alcuni elementi affiancati. Fra essi sono disposte senz'ordine, ma a distanze pressochè regolari, scaglie policrome di calcare di varie dimensioni, di taglio talvolta irregolare, píú spesso di forma quasi quadrata o rettangolare. I colori de lle scaglie sono: rosso, giallo, verde e nero.

    Un brano, che pure sembra appartenere a questo stesso pavimento, ne differisce sia per le tessere del fondo che, pur essendo rettangolari, sono pero disposte con rare eccezioni affiancate in regolari filari rettilinei, sia per la disposizione delle scaglie policrome che sono di taglio regolare, quadrate o rettangolari e collocate assai rade nel fondo.

    I pavimenti degli ambienti attorno all'atrio erano tutti di tesseilato bianco con una semplice fascia nera di cornice fuorché uno ornato con un punteggiato regola-re ( 3 ).

    Seconda metá del II sec. a. C.

    L'epoca sarebbe neroniana secondo la van Deman (The Atrium Vestae, Washington 1909, pp. 15 ss.); vespasianea secondo il Castagnoli (Archeologia Classica, XVI, 1964, p. 197 ss.); traianea secondo il Bloch (Bu11Com., LXIV, 1936, p. 207 ss.).

    E. BOISE VAN DEMAN, The At rium Vestae, Washington 1909, p. 12 ss.; Id., The Sullan Forum, inJRS., XII, 1922, p. 29; BLAKE, I, pp. 53 e 89; Id., Construction I, p. 144 e 251; F. CASTAGNOLT, Foro Romana, Milano 1957, fig. 53; E. NASη, Bildlexikon zur Topographie des antiken Rom, I, Tübingen 1961, p. 154, figg. 166-169.

    Il pavimento di signino pubblicato in Signini, p. 12, n. 36, tav. 3 è ad un livello leggermente sopraelevato rispetto ai pavimenti a mosaico.

  • 22 CATALOGO

    ~V - ROMA, SAGGI A SUD OVEST DELLA CASA DI LIVIA SUL PALATINO

    Pavimenti nn. 5-6 (tavv. III, XVIII)

    I saggi di scavo praticati dal Boni nella zona a Sud Ovest della così detta Casa di Livia sul Palatino, nel 1921, non sono stati finora proseguiti. Si tratta di sette buche aperte a intervalli entro il piano di calcestruzzo di un peristilio che non si sa se sia stato costruito per l'edificazione del tempio di Apollo Aziaco (36 a. C.) oppure se distrutto proprio in quell'occasione ( 1 ). In ogni caso l'edificio sepolto sotto il piano di calcestruzzo era di età ad esso anteriore. In ciascuno dei sette buchi di saggio è stato trovato un notevole brano di mosaico, ma in uno solo si è trovato in opera con il pavimento un blocco di muratura in opera quadrata (di tufo do Grotta Oscura).

    I due grandi brani venuti a lla luce nei saggi 4 e 5 ( 2) avevano ambedue un fondo di tessere rettangolari di vari colori (rosso, verde, giallo, bianco e nero) disposte in coppie alternate in un ordito a intreccio in cui sono liberamente inserite scaglie di varie qualità di pietre e di marmi (breccia corallina, lapislazzuli, alabastro, cipollino) talora tagliate accuratamente in forma di rombi, quadrati e rettangoli. Questi due frammenti appartenevano ad uno stesso ambiente di cui pavimentavano la parte centrale mentre la cornice era costituita da una grande fascia di tessellato policromo con disegno di un meandro assonometrico (n. 5, tal. XVIII).

    Il frammento del saggio n. 3 ( 3) presenta di fianco al tratto della fascia a meandro ora descritta, ma dalla parte verso il saggio n. 2, un brano di mosaico a fondo bianco di tessere rettangolari disposte a coppie alternate (a intreccio) tra le quali sono disposte, a distanze piuttosto ravvicinate, scaglie colorate (verdi, rosse, gialle e nere) di varie qualità di calcare (n. 6, tal. III). Di questo stesso pavimento un piccolo brano è conservato sul lato corrispondente del mosaico del saggio n. 2 (4).

    Esso fiancheggia una fascia policroma (una soglia ?) decorata con un motivo a cancello.

    Quantunque uno solo di questi sette frammenti sia in relazione struttila con un blocco di muratura di tufo di Grotta Oscura, non esiterei — data l'uniformitá dell'esecuzione e dato lo stesso livello di trovamento di questi pavimenti — a datare tutto il complesso dei mosaici nel periodo dell'opera quadrata.

    Seconda metà del II sec. a. C.

    Su questi saggi e sui mosaici in essi rinvenuti vedi dettagliatamente Μ A I, Roma, Palatium, P. 33 ss., nn. 23-29, figg. 11 e 12, tall. VI, E 4, XXVII, XXVIII.

    Alla bibliografia riguardante sopratutto il problema topografico della zona, riportata nell'opera citata alle note 1-7 a p. 34, si aggiunga: G. F. C λe rrοκτ, La zona angustia del Palatino, in RendPont-Acc., XXXIX, 1966-1967, P. 63; Id., in Illustrated London News, 1969, Ottobre, pp. 24-25.

    Μ A L, Roma, Palatium, Ρ. 37, nn. 26 e 27, tal. XXVIII. Μ A I., Roma, Palatium, Ρ. 36 s., n. 25, tal. XXVII. Μ A I., Roma, Palatium, pp. 35 s., n. 24, tal. XXVII.

  • CATALOGO 23

    V - ROMA, CASA REPUBBLICANA SOTTO LA FRONTE MERIDIONALE DELLA DOMUS AUGU-STANA SUL PALATINO

    Pavimento n. 7 (tal. XXVI)

    I resti di una casa repubblicana sono stati messi in luce dal Bartoli in quattro saggi di scavo approfonditi nell'ambulacro tra la grande parete curvilinea della fronte meridionale della Domus Augustana e la fondazione di calcestruzzo che doveva sorreggere le colonne del portico ( 1 ).

    La casa era ,andata distrutta da un edificio in opera laterizia anteriore alla fondazione di cemento della Domus Augustana. I pavimenti sono stati rimessi in luce a m. 3.70 dal piano terreno. Le murature della casa erano di opera quadrata di tufo nelle fondazioni e probabilmente anche nell'elevato. I pavimenti scoperti sono tutti di cocciopisto. Due grandi brani appartengono ad un vasto cortile (largo m. 8 da Est a Ovest) e sono fatti di un battuto di malta, cocciopisto e scaglie di tufo nerastre nel quale sono stati disseminati frammenti di palombino di varie dimensioni ma gene-ralmente piuttosto grandi (da cm. 2,5 a cm. 10). Le scaglie sono inserite senz'ordine ma piuttosto rade le une rispetto alle altre. Il campo del pavimento appare di colore nerastro per la prevalenza delle scaglie di tufo nella composizione del battuto ( 2 ).

    Seconda metà del II sec. a. C.

    Μ Α I., Roma, Palatium, p. 10 ss., tav. A, figg. 1-2; ivi a p. 12 note 1 2 per la bibliografia della Damus prima degli scavi del Bartoli;cfr. Signini, p. 10, cap. VI, nn. 19-22, ταν. I e fig. 4a.

    M Α L, Roma, Palatium, n. 3, P. 13, ταν. A, 1-3 e tav. I; Signini, p. 10, n. 19, tav. I. Gli altri tre pavimenti scoperti sono di signino e appartengono ad altrettanti ambienti della casa.

    In uno la decorazione consiste in un'elegante rete di meandri nei quali le svastiche si alternano con í quadrati; di un secondo rimane solo l'incorniciatura formata da un meandro di sole svastiche e nell'ultimo numerosi frammenti di palombino di piccole dimensioni sono disseminati nel campo con grande libertá, ora píú radi ora píìs ravvicinati.