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Sant’Antonio di di La del Gemona del Friuli, Udine Gemona del Friuli, Udine PERIODICO DEL PRIMO SANTUARIO ANTONIANO DEL MONDO a a del del Voce Voce Santuario Santuario N.2 - 2010 Trimestrale - Poste italiane - Sped. in a.p. D.L. 353/2003, (conv. in L. 27.2.2004, n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Udine - Anno LXXXIV - N. 2 - 2010

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PERIODICO DEL PRIMO SANTUARIO ANTONIANO DEL MONDO

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SOMMARIO

VIVE CON LE VOSTREOFFERTE

CCP N. 10542330 - Tel. 0432 981113

Lettera del Padre Rettore pag. 2O dei Miracoli “ 4Catechesi “ 6Festa di Sant’Antonio “ 8Conoscere Francesco 10S. Chiara 12Cronaca del Santuario 14

“““

In copertina:Tela del museo del Santuario

atura, Antonio di Padova lasciandosi in-contrare dal Risorto, con il suo stile di vita, ha non solo fatto dono di tutta la sua esi-stenza, ma l’ha consumata per l’annuncio del Vangelo e per portare al Signore innu-merevoli folle.

Si, Antonio è stato un innamorato di Gesù Cristo e della sua Chiesa e nel suo esempio, quale faro che illumina il cam-mino, possiamo trovare la forza per do-nare la nostra vita seguendo il Signore e suscitare la fede in coloro che ancora non conoscono il Risorto.

Antonio è il santo più amato e vene-rato, perché in sintonia con il popolo del suo tempo, con le situazioni che affl igge-vano la sua gente. Il suo sguardo è stato capace di entrare e penetrare la fragile e debole umanità. Situazioni queste che an-che la nostra attuale società sta vivendo. Egli può incoraggiarci a diventare ed esse-re strumenti del Risorto come Antonio di Padova lo è stato. Non serve fare chissà quali grandi miracoli, basta essere in sem-plicità mani, orecchi, occhi, sorriso a chi ci sta accanto…

Al nostro Santo, quale faro di Santità, affi diamo tutto ciò che portiamo nel cuore, e nello stesso tempo affi diamo il desiderio di incamminarci nella Santità. Vi invito, as-sieme ai frati del Santuario, a non perdere l’occasione per vivere e riconfermare la nostra Fede che, in forza del nostro Batte-simo, siamo chiamati a far Germogliare e a Testimoniare.

fr. Luigi Bettin

Il Signore continui ad effondere su di voi la sua Pace!

Con il cuore ancora esultante per la gioia della Pasqua e di tutto il suo Grande tempo Pasquale che, come rifi ori-ta primavera, siamo andati celebrando e vivendo, ci disponiamo ancora una volta, maggiormente motivati, a contemplare nella Festa, la vita di Sant’Antonio, patro-no di Gemona e del nostro amato Santua-rio come un’ulteriore esperienza di Fede viva e vivifi cante.

Nel celebrare, lungo tutto il tempo pasquale il Signore Risorto, siamo stati confermati nuovamente nella Fede, molto spesso vacillante.

Assieme ai discepoli del Risorto, che sentiamo vicini a noi nella fatica del cre-dere e, nonostante le sue apparizioni che ci hanno incoraggiato a trovare lo slancio innovativo per ritemprare quella fi amma di Fede molto spesso “lacrimante” che por-tiamo dentro di noi, Lui, il Signore Risorto, si dona continuamente a noi come il Buon Pastore che sempre ci precede e accom-pagna, perché ci ama al di là delle nostre debolezze, inadempienze e deviazioni.

Perché allora da questo grande Dio, follemente innamorato dell’uomo, non poter cogliere ogni segno della sua infi -nita misericordia? Perché non riaffermare la nostra Fede guidati dai segni di vita che Egli continua ad effonderci anche attra-verso le sue meravigliose creature?

Si, lo possiamo siatene certi, perché tocchiamo con mano come una sua cre-

ari fratelli, amici,ari fratelli, amici, benefattori e devoti del Santobenefattori e devoti del SantoC

Periodico del SantuarioANNO LXXXIV

Mensile - Trib. di Udine, 27.04.53 R.S. 16N. 2 - Aprile - Maggio - Giugno 2010

33013 Gemona del Friuli (UD) - ItaliaTel. 0432/98.11.13 - CCP 10542330

[email protected]

RedazioneFr. Luigi Bettin, Fr. Emidio Papinutti,Fr. Fabio Longo, Fr. Lorenzo Assolani

e Clarisse di Moggio Udinese

Direttore ResponsabileLuigi Secco

Stampa: Tipografi a OGV - Palmanova

Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

O dei miracoliAmabil Santo,N’accogli suppliciSotto il tuo manto:Conforti e grazieChiediamo a Te;O Sant’Antonio;Prega per me.

Da pene e tribuliOgnor ferita,Fidente l’animaChe cerca aïta,Gran Santo. gèttasiProna a’ tuoi pie’;O Sant’Antonio,Prega per me.

Tu se’ dei pargoliPadre d’amore,A chi Ti supplicaConsolatore:Tergi le lagrime,Doni la fe’;O Sant’Antonio,Prega per me.

O giglio candido,O dolce speme,O stella fulgidaPel cuor che geme!Tutti sollevanoGli sguardi a Te;O Sant’Antonio,Prega per me.

Quante si schiudonoLingue e favelle!Pupille spentesiBrillan più belle;Sorgono i languidiPer tua mercè;O Sant’Antonio,Prega per me.

Per quell’amabileBel NazarenoChe pien di giubiloStringi al tuo seno;Per quelle grazieCh’ Egli Ti die’;O Sant’Antonio,Prega per me.

LETTERA DEL PADRE RETTORELETTERA DEL PADRE RETTORE

Al Santodei MiracoliCanzonetta Popolare

O dei miracoliAmabil Santo,N’accogli suppliciSotto il tuo manto:Conforti e grazieChiediamo a Te;O Sant’Antonio;Prega per me.

Da pene e tribuliOgnor ferita,Fidente l’animaChe cerca aïta,Gran Santo. gèttasiProna a’ tuoi pie’;O Sant’Antonio,Prega per me.

Tu se’ dei pargoliPadre d’amore,A chi Ti supplicaConsolatore:Tergi le lagrime,Doni la fe’;O Sant’Antonio,Prega per me.

O giglio candido,O dolce speme,O stella fulgidaPel cuor che geme!Tutti sollevanoGli sguardi a Te;O Sant’Antonio,Prega per me.

Quante si schiudonoLingue e favelle!Pupille spentesiBrillan più belle;Sorgono i languidiPer tua mercè;O Sant’Antonio,Prega per me.

Per quell’amabileBel NazarenoChe pien di giubiloStringi al tuo seno;Per quelle grazieCh’ Egli Ti die’;O Sant’Antonio,Prega per me.

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s’implora Sant’Antonio che ci conceda conforti e grazie, che asciughi le lacrime a quanti lo supplicano.

Anche l’autore della musica è un frate francescano: padre Crescenzio Pasini. Di questo frate si potrebbe scrivere un romanzo. Si sa che i frati devono saper fare di tutto. Non è raro il caso che un frate diplomato in teologia venga destinato a insegnare matematica e che un altro, diplomato in musica, sia deputato a dirigere lavori di muratura. Questo è,

Nel Santuario di Sant’Antonio di Gemona ogni domenica, dopo il canto dei Vespri, si snoda una

processione che si dirige verso la Cella del Santo. I fedeli procedono cantando il “Si quaeris”, il responsorio classico in onore del Santo: “Se cerchi miracoli”... Giunti davanti all’altare, si recitano alcune preghiere, le Litanie di Sant’Antonio e quindi la celebrazione si conclude col canto dell’inno “O dei Miracoli amabil Santo”.

Gli stessi fedeli che ogni domenica lo cantano, forse non si sono mai chiesti chi siano gli autori del testo e della musica di questo inno. Non sarà inutile, in prossimità delle feste antoniane, dire due parole a proposito di questo canto e anche ricordare i suoi autori.

L’autore del testo dell’inno “O dei miracoli” è un personaggio: Monsignor Benigno Luciano Migliorini. Frate francescano, rettore del Collegio serafi co di Lonigo, vescovo di Rieti e in seguito Arcivescovo di Lanciano e Ortona. Poeta dalla vena facile, dallo stile ricercato, con le sue parole trasmetteva tutto l’entusiasmo che ardeva nel suo cuore. Gli inni del Migliorini hanno entusiasmato centinaia di giovani aspiranti alla vita francescana.

La “canzonetta popolare”, come veniva chiamata, s’intitola Al Santo dei Miracoli. Consta di sei strofe: ogni strofa è composta di otto versi quinari e si conclude ripetendo il ritornello: “O Sant’Antonio, prega per me”. Il contenuto è di carattere devozionale: elogio al grande Santo e domanda di grazie e di benedizioni. Generalmente vengono cantate solo la prima e la terza strofa:

dell’esecuzione, Pasini è stato chiamato più di dieci volte al proscenio. L’entusiasmo dei napoletani era incontenibile.

Non si era ancora spenta la risonanza dei trionfi napoletani, quando l’Obbedienza ordina a frate Crescenzio di trasferirsi al convento di Gemona. Ed eccolo arrivare a Gemona il 16 novembre 1935.

Dopo decenni di discussioni e dopo sette lunghi anni di lavoro, fi nalmente era completata la nuova facciata del santuario di Sant’Antonio. Una facciata che continuerà a far discutere fi no al terremoto del 1976, quando rovinosamente scomparirà, insieme al santuario. L’inaugurazione di quella facciata, costruita su progetto dell’architetto Domenico Rupolo, ha avuto luogo il 17 maggio 1936. Presiedeva l’arcivescovo di Udine, monsignor Giuseppe Nogara. Per l’occasione, Pasini era riuscito a mettere su una corale, a comporre e insegnare nuova e bella musica. Alla Messa Pontifi cale per l’inaugurazione della facciata del santuario vennero eseguiti il Kyrie e il Gloria della nuova Messa del Pasini composta in onore di Sant’Antonio, ai Vespri il Si Quaeris di Pasini, alla Benedizione eucaristica il Tantum ergo di Pasini e, a conclusione della giornata, l’inno di Pasini O dei miracoli amabil Santo.

Quel 17 maggio 1936 era presente anche colui che scrive queste righe. Mentre si trovava in chiesa, nell’emozione del momento, non sapeva da che parte voltarsi, se verso l’altare o verso l’orchestra collocata allora sopra la porta maggiore. Erano i due poli che maggiormente attiravano la sua attenzione. E poi quell’organo che lo affascinava e incantava... Inutile dire che quel bambino, allora dodicenne, diventato vecchio, è orgoglioso di essere uno dei fortunati che per primi hanno cantato l’inno “O dei miracoli - amabil Santo / N’accogli supplici - sotto il tuo manto”.

Emidio Papinutti

infatti, il caso di Padre Pasini. Si era da poco diplomato in composizione musicale e i superiori lo mandano a Lonigo a dirigere i lavori della costruzione del Seminario francescano. Tutto il giorno ha da fare con malta e mattoni, con ferro e legname; deve lavorare da muratore e da manovale, da ingegnere e da capomastro. Per la musica troverà tempo durante la notte, rubando ore al sonno. Aveva l’abitudine di segnare la data e l’ora in cui smetteva di scrivere: sono sempre segnate le ore piccole.

Pasini ha composto molta musica per la liturgia, per trattenimento, per circostanze particolari. Soprattutto ha composto delle opere musicali importanti, tutte scritte nelle ore notturne. Due suoi poemi sinfonici sono stati presentati al Teatro San Carlo di Napoli. Un trionfo! Al termine

LA VOCE DEL SANTUARIO DI SANT’ANTONIO

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FESTA DI S. ANTONIOFESTA DI S. ANTONIO FESTA DI S. ANTONIOFESTA DI S. ANTONIO

Fraternità di Gemona nel 1936. Frati seduti in prima fi la: p. Benvenuto Grava, p. Modesto Bortoli, p. Agostino Quarin (guardiano), p. Crescenzio Pasini, p. Anastasio Poletto, fr. Carlo Cocco.

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te dell’eterna sazietà” (Ibid., p. 29).Non è forse questo, cari amici, un inse-

gnamento molto importante anche oggi, quando la crisi fi nanziaria e i gravi squi-libri economici impoveriscono non poche persone, e creano condizioni di miseria? Nella mia Enciclica Caritas in veritate ri-cordo: “L’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento, non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona” (n. 45).

Antonio, alla scuola di Francesco, met-te sempre Cristo al centro della vita e del pensiero, dell’azione e della predicazione. È questo un altro tratto tipico della teolo-gia francescana: il cristocentrismo. Volentieri essa contempla, e invita a con-templare, i misteri dell’umanità del Signo-re, l’uomo Gesù, in modo particolare, il mistero della Natività, Dio che si è fatto Bambino, si è dato nelle nostre mani: un mistero che suscita sentimenti di amore e di gratitudine verso la bontà divina.

Da una parte la Natività, un punto centrale dell’amore di Cristo per l’umani-tà, ma anche la visione del Crocifi sso ispira ad Antonio pensieri di riconoscenza verso Dio e di stima per la dignità della perso-na umana, così che tutti, credenti e non

Scrive ancora Antonio: “La carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore, la fede muore” (Ser-

mones Dominicales et Festivi II, Messag-gero, Padova 1979, p. 37).

Soltanto un’anima che prega può compiere progressi nella vita spirituale: è questo l’oggetto privilegiato della predica-zione di sant’Antonio.Egli conosce bene i difetti della natura umana, la nostra tendenza a cadere nel peccato, per cui esorta continuamente a combattere l’inclinazione all’avidità, all’or-goglio, all’impurità, e a praticare invece le virtù della povertà e della generosità, dell’umiltà e dell’obbedienza, della castità e della purezza.Agli inizi del XIII secolo, nel contesto della rinascita delle città e del fi orire del com-mercio, cresceva il numero di persone in-sensibili alle necessità dei poveri. Per tale motivo, Antonio più volte invita i fedeli a pensare alla vera ricchezza, quella del cuo-re, che rendendo buoni e misericordiosi, fa accumulare tesori per il Cielo. “O ricchi – così egli esorta – fatevi amici… i poveri, accoglieteli nelle vostre case: saranno poi essi, i poveri, ad accogliervi negli eterni ta-bernacoli, dove c’è la bellezza della pace, la fi ducia della sicurezza, e l’opulenta quie-

così tutta la dignità umana appare nello specchio del Crocifi sso e lo sguardo verso di Lui è sempre fonte del riconoscimento della dignità umana.

Cari amici, possa Antonio di Padova, tanto venerato dai fedeli, intercedere per

la Chiesa intera, e soprattutto per coloro che si dedi-cano alla predica-zione; preghiamo il Signore affinché ci aiuti ad imparare un poco di questa arte da sant’Antonio. I predicatori, traendo ispirazione dal suo esempio, abbiano cura di unire solida e sana dottrina, pie-tà sincera e fervo-rosa, incisività nella comunicazione.In quest’anno sacer-dotale, preghiamo perché i sacerdoti e i diaconi svolgano con sollecitudine

questo ministero di annuncio e di attua-lizzazione della Parola di Dio ai fedeli, so-prattutto attraverso le omelie liturgiche.Siano esse una presentazione effica-ce dell’eterna bellezza di Cristo, proprio come Antonio raccomandava: “Se pre-dichi Gesù, egli scioglie i cuori duri; se lo invochi, addolcisci le amare tentazio-ni; se lo pensi, ti illumina il cuore; se lo leggi, egli ti sazia la mente” (Sermones Dominicales et Festivi III, p. 59).

credenti, possano trovare nel Crocifi sso e nella sua immagine un signifi cato che ar-ricchisce la vita.Scrive sant’Antonio: “Cristo, che è la tua vita, sta appeso davanti a te, perché tu guardi nella croce come in uno specchio. Lì potrai conoscere quanto mortali furo-no le tue ferite, che nessuna medicina avrebbe potuto sa-nare, se non quella del sangue del Figlio di Dio. Se guarderai bene, potrai render-ti conto di quanto grandi siano la tua dignità umana e il tuo valore… In nes-sun altro luogo l’uo-mo può meglio ren-dersi conto di quan-to egli valga, che guardandosi nello specchio della cro-ce” (Sermones Do-minicales et Festivi III, pp. 213-214).

Meditando queste parole possiamo ca-pire meglio l’importanza dell’immagine del Crocifi sso per la nostra cultura, per il no-stro umanesimo nato dalla fede cristiana. Proprio guardando il Crocifi sso vediamo, come dice sant’Antonio, quanto grande è la dignità umana e il valore dell’uomo. In nessun altro punto si può capire quanto valga l’uomo, proprio perché Dio ci rende così importanti, ci vede così importanti, da essere, per Lui, degni della sua sofferenza;

LA VOCE DEL SANTUARIO DI SANT’ANTONIO

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CATECHESICATECHESI CATECHESICATECHESI

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VITA NOSTRAVITA NOSTRA VITA NOSTRAVITA NOSTRA

sabato 12 giugno ore 20.00

Celebrazione del Transito di S. Antonio, ossia il racconto delle ultime ore della sua vita e il suo passaggio di questo mondo al Padre.Al termine concerto in onoredi S. Antonio.

domenica 13 giugnoSolennità di Sant’AntonioOggi a tutte le S. Messe presentazione della Guida del SantuarioS. Messe: 7.30 (Benedizione del pane)8.30 - 9.30 - 11.00

Ore 9.30: La comunità parrocchiale festeggia il suo patrono. S. Messa presieduta da Mons. Gastone Candusso, Arciprete di Gemona.

Ore 11.00: S. Messa presieduta dalMons. Pietro Brollo, Arcivescovoemerito di Udine

Ore 16.00: Benedizione e affi damento a S. Antonio dei bambini, delle famiglie, e delle mamme in attesa.

Ore 17.00: Canto del vespro. Segue la processione votiva per le vie del centro cittadino.Itinerario: Via Pio Paschini, Via Artico di

martedì 8 ore 20.00 S. Messa erifl essione antonianaOsoppo - Trasaghis - Braulins

Avasinis

mercoledì 9 ore 20.00 S. Messa e rifl essione antonianaVenzone - Portis - Carnia

Bordano - Interneppo - Alesso

giovedì 10 ore 20.00 S. Messa erifl essione antonianaArtegna e Montenars

venerdì 11 ore 20.00S. Messa erifl essione antonianaGemona - Campolessi

Ospedaletto

Patrono di Gemona e dei Frati Minori del Veneto e Friuli Venezia Giulia

Prampero, Via XX Settembre,Via XXVIII AprileRientro in Santuario per Via S. AntonioLa processione sarà accompagnata dal“Complesso Bandistico Venzonese”

Ore 22.30: Spettacolo pirotecnicoofferto dalla “Pro Glemona”.

domenica 20 giugnoS. Messe ore: 7.30 - 9.30 - 11.00 - 18.00

ore 11.00: Messa Solenne e

Benedizione dei Gigli.

Ore 17.00: Canto del Vespro.Processione alla “cella”del Santo e preghiereper tutti i benefattori.

Programma Religioso in Santuario

PELLEGRINAGGI

S I A V V I S A

che i l giorno di S. Antonio l ’orario delle messe è: 7.30; 8.30; 9.30; 11.00

Anche quest’annonel corso deifesteggiamentici sarà laPESCA DIBENEFICENZA.Sarà apertoun punto diristoro pressola CASA DELPELLEGRINO.

Sarà con noi adanimare i pellegrinaggifr. Vittorio Bellè,del convento diS. Lucia in Vicenza

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conoscere i santiconoscere i santi conoscere i santiconoscere i santi

LA VOCE DEL SANTUARIO DI SANT’ANTONIO

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Xa PuntataXa Puntata

niamo prova in realtà la puoi sperimentare come persecuzione, incomprensione, soli-tudine, delusione, angoscia, paura del falli-mento. Tutto ciò è necessario per vedere se ➤ quell’amore che Dio ha acceso in te è solo un fuoco di paglia o un roveto ardente che alimentato dalla Sua presenza mai si consu-ma. La prova mette in luce ➤ che cosa c’è di autentico in te e che cosa c’è di passeg-gero, in che cosa veramente credi o in quale idea rimani aggrappato solo perché gli altri te l’hanno riferita. Dio non mette Francesco in un binario unico, lo lascia tra la parola e il silenzio, la ricerca e l’orientamento, tra la

Francesco aveva ascoltato le parole del crocifi sso che lo invitavano a riparare la sua casa. Egli gioioso per la visio-

ne e le sue parole si alzò, si fece il segno della croce e salito a cavallo prese con sé delle stoffe di diversi colori, andò alla città di Foligno dove vendette il cavallo e tutta la merce che portava per ritornare subito a san Damiano. Qui trovò il sacerdote al quale voleva consegnare il denaro, ma il sacerdote rifi utò, forse per prudenza: temeva di esse-re preso in giro. Comunque acconsentì che egli dimorasse con lui. Appena il padre sep-pe che era cambiato in quel modo cominciò a cercarlo. Francesco andò allora a rifugiarsi in una caverna segreta che aveva apposita-mente preparato dove rimase nascosto un mese intero “pregando senza interruzione e con abbondanti lacrime affi nché il Signore lo liberasse da quella persecuzione e si degnas-se amorevolmente di portare a compimento le sue aspirazioni” (Cfr FF1415-1416).

Francesco dopo il dialogo con il croci-fi sso incomincia a sperimentare la prova. Vende i suoi beni quando la voce gli aveva solo chiesto di “riparare la sua casa”, ha un sacerdote che non accoglie il suo ricavato e che in qualche modo non si fi da del suo gesto “eclatante”, un padre che lo vaglia al setaccio, lo perseguita; una grotta dove si ri-fugia per pregare insistentemente senza più poter riparare e dimorare nella chiesetta di S. Damiano. Perché quando Francesco si pro-pone di “servire Dio in tutti i modi possibili” egli sperimenta la prova? Quella che defi -

ta- eremo. “Francesco lasciò la caverna e si mise in cammino verso Assisi, vivace lesto e gaio. Armato di fi ducia in Cristo e acceso da amore celeste, rinfacciava a se stesso la co-dardia e la vana trepidazione, e con audacia decise di esporsi alle mani e ai colpi dei per-secutori” (FF1417). Francesco dopo essere entrato nella grotta della propria interiorità se ne va “felice e gaio” perché ha ascoltato la sua paura, quella di aver fallito di fronte al primo ostacolo. Il giovane si è dato il tempo nella preghiera di chiamare il suo problema per nome: “codardia, vana trepidazione”, sfi ducia nel progetto che il Signore gli ave-va rivelato. Egli ha accettato le sue paure e senza commiserarsi si è dato la possibilità di fare qualcosa di nuovo: alzarsi in piedi e ri-mettersi in cammino per affrontare la realtà; anche quella familiare, così come si presen-tava, accettandone le conseguenze. Egli nel suo atteggiamento di fede a Dio impara ad assumersi le sue responsabilità perché vuole vivere coerentemente con i valori in cui cre-de, sapendo che l’importanza dei suoi gesti non deriva da una approvazione sociale o familiare, ma unicamente dall’amore del suo impegno e dalla verità con cui si prefi gge lo scopo: “Cercare Dio in tutte le cose”. Di fronte a coloro che gli fanno sperimentare le diffi coltà egli pregherà in questo modo: “Amate i vostri nemici, e fate del bene a quelli che vi odiano e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano” (Cfr Mt 5,44; FF158).

ALCUNE DOMANDE PER TE: Di fronte alle diffi coltà scappi o le affronti? Ciò che fai è in sintonia con il volere di Dio o è solo un tuo modo di adattarti alle circostanze? Qua-le responsabilità ti è facile assumere, quale ti è facile dimenticarti?

Frate Lorenzo A

sicurezza di una direzione intrapresa e la dif-fi coltà di superare i problemi del concreto...

È nella scelta del quotidiano che egli rin-vigorisce il suo spazio di libertà che affi na giorno dopo giorno con gli atteggiamen-ti di coraggio, fi ducia, confronto, sacrifi cio ma anche umiltà nel riconoscere le proprie paure e i propri limiti. Inoltre le diffi coltà gli permettono di verifi care ➤ non se ama Dio nella prova, ma se è disposto ad amarlo di più. Notiamo che la preghiera nella grotta diventa “insistente e con abbondanti lacri-me”. Ricordo, ad esempio, che un giovane imparò a pregare nel momento che la diffi -coltà della sua scelta raggiunse l’opposizione del padre. La sua timida preghiera divenne accorata, piena di fi ducia nel suo proposito, al punto da trasformare il suo cuore e quello del genitore. Anche se a volte può sembra-re che Dio può chiedere l’impossibile, egli ti dà sempre la forza necessaria nel sostenere la sua richiesta. Accettare il tuo cammino con umiltà ti permette di purifi care la mente (non sempre sarai compreso nelle tue idee e progetti), ed il cuore (non sempre sarai va-lorizzato da chi dovrebbe sostenerti). È im-portante che tu ti chieda: ➤ Ciò che faccio è ciò che sento nel profondo del mio cuore o è solo un mio modo per mostrarmi agli al-tri? Francesco sperimenta, ad esempio, che la vendita dei suoi beni non lo ha aiutato di certo nel suo progetto, visto che aveva tutti contro, tuttavia trovandosi nella situa-zione di dipendere da qualcuno si è aperto al dialogo e al confronto. È in questa apertura che egli chiarisce se stesso nel suo proget-to con Dio. Anche tu puoi incominciare a diffi dare di quelle voci interne che ti fanno deviare dalla “fede dritta” e dalla “carità certa” per confrontarti con le persone che Dio ha messo nel tuo cammino, nella tua Parrocchia, senza dover fuggire in una grot-

LE PROVE DELLA VITA

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LA VOCE DEL SANTUARIO DI SANT’ANTONIO

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LA VOCE DEL SANTUARIO DI SANT’ANTONIO

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Vescovo, né sacerdote, ma solo diacono), tagliandole i capelli e imponendole il velo la accettò come monaca: egli fu solo il mi-nistro e il servo di quella decisione.

S. Chiara risulta perciò un modello femminile molto positivo per il tempo in cui viveva. Ma ella dette prova di questa decisione e fermezza anche in molte altre occasioni.

In secondo luogo S. Chiara è una don-na nuova per aver iniziato nella Chiesa un nuovo modo di monachesimo femminile, in un’epoca in cui le abbazie avevano ricchi possedimenti e privilegi. Ella invece volle per S. Damiano la povertà assoluta e una rigorosa clausura: era una povertà radica-le che si esprimeva nella rinuncia non solo alle cose, ma anche agli spazi. Il desiderio

supremo di S. Chiara era di poter vivere in una comunione, la più profonda possibile, con Gesù, povero e crocefi sso.

Il vivere in clausura le permetteva di fi s-sare lo sguardo unicamente su di Lui, senza distrazioni di sorta. Così S. Chiara si pose in un modo nuovo, dinanzi al monachesimo dell’epoca.

S. Chiara diventerà, alla morte di S. Francesco, la più fedele continuatrice e garante di questo “umanesimo francesca-no”, questo nuovo modo di vivere, che ben presto divenne un fi ume che alimentò la società del tempo, diventando un ideale per molti. E questo interesse, questa visio-ne della vita, non si è esaurito, ma sussiste anche ai nostri giorni.

Le Clarisse di Moggio Udinese

cantando: “Laudato sii, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale…” È, il suo, un umanesimo della ‘perfetta’ letizia, dal quale rimane attratta S. Chiara. “Questa fu la nuova donna della valle spoletana, che aprì una novella sorgente di acqua vitale a benefi cio delle anime…” (FF 3294 – Bolla di canonizzazione di S. Chiara)

Anche per lei si trattò di un vero capo-volgimento di vita: da nobile e ricca, bella e delicata qual era, si adattò ad uno stile di minorità, povertà, incurante dei disprezzi e

della dimenticanza, ai quali ben presto andò incontro, per aver seguito il “fol-le” Francesco in quella sua avventu-ra evangelica. Per-ché anche S. Chiara è detta una “donna nuova”?

In primo luo-go per la sua deci-sione personale di consacrazione, così radicale, che è una presa di posizio-ne assolutamente nuova per l’epoca, nella quale la donna non decideva di sé, ma genitori o mari-to decidevano per lei. S. Francesco (né

L’umanesimo francescano

IL MESSAGGIO

S. Francesco è un uomo nuovo so-prattutto per il suo modo di porsi di fronte ai beni materiali, alle ricchezze:

privilegi, potere e denaro devono servire all’aiuto di chi ha più bisogno. Non devono diventare occasione di invidia, litigi e avi-dità. Egli vuol essere povero, come Gesù, per poter chiamare Dio suo Padre ed es-sere fratello di tutti. Francesco è un uomo nuovo perché, pur nel suo impegno di rinnovamento della fede cristiana tra il popolo a cui predicava, non si è mai messo in oppo-sizione alla Chiesa, come invece è av-venuto per molti movimenti ereticali dell’epoca (Cata-ri, Albigesi,ecc.) Egli rimarrà sempre “suddito e sogget-to alla Santa Madre Chiesa” e rispettoso nei confronti di tutti i sacerdoti e prelati.

Infine France-sco è uomo nuovo di fronte alla morte, anzi, le va incontro

(continuazione dal n. precedente)

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Gruppo di Pellegrini da Villacco. Gruppo di Pellegrini da Monfalcone.

LA VOCE DEL SANTUARIO DI SANT’ANTONIO

giugno 2010

LA VOCE DEL SANTUARIO DI SANT’ANTONIO

giugno 201014 15

45° Anniversario di matrimonio. Nella foto i coniugi MORETTIMORETTI con i nipoti Sebastian (8 anni) e Michele (16 mesi).

VITA NOSTRAVITA NOSTRA VITA NOSTRAVITA NOSTRA

Nuovi Superiori ProvincialiNuovi Superiori Provinciali

A sinistra il Ministro Provinciale

Fr. AFr. ANTONIO SCABIONTONIO SCABIO

A destra il Vicario Provinciale

Fr. MARIO FAVRETTO Fr. MARIO FAVRETTO Ai nuovi superiori della Provinciadel Veneto e Friuli Venezia Giuliagli auguri più sinceri di ogni Bene!

Gruppo di Pellegrini da Villacco accompagnati da fr. Elias e fr. Tomas.

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ORARIO SS. MESSEFestivo (per tutto l’anno):

ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 17.00 (solare) - 18.00 (legale)

CANTO DEL VESPROore 16.00 (solare) - 17.00 (legale)

Feriale SS. Messe 8.00 e 9.007.40 lodi mattutine e 18.30 vespro

Santuario di Sant’Antonio