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ANUARIO FILOSÓFICO 46/1 (2013) 79-119 ISSN: 0066-5215 Ferrea razionalità e logica ineludibile nel monismo ontologico assoluto di Parmenide RECIBIDO: OCTUBRE DE 2012 / ACEPTADO: ENERO DE 2013 MICHELE ABBATE Università degli Studi di Salerno DISPAC 84084 Fisciano (Italia) [email protected] Abstract: The proposed monistic interpreta- tion of Parmenides’ ontology appears con- firmed by the inescapable logic that perme- ates his whole thought. In spite of the fragmentary nature of his poem, it is possible to reconstruct the ironclad rationality of the Parmenidean ontology. This intrinsically co- herent logic shows the absolute necessity of the monistic nature of being. From this per- spective the absolute incompatibility between the perfect rationality and coherence of truth and the deceptiveness and inconsistency of doxa is made evident. Keywords: Parmenides, Monism, truth, doxa. Resumen: La interpretación monista de la ontología de Parménides aquí propuesta pa- rece confirmada por la lógica ineludible que impregna enteramente su pensamiento. A pesar del carácter fragmentario de su poema, es posible reconstruir la férrea racionalidad de la ontología parmenídea. Esta lógica in- trínsecamente coherente pone de manifiesto la absoluta necesidad de la naturaleza mo- nística del ser. En esta perspectiva parece evi- dente la absoluta incompatibilidad de la per- fecta racionalidad y coherencia de la verdad con la dimensión engañosa e inconsistente de la doxa. Palabras clave: Parménides, monismo, ver- dad, doxa. Ironclad rationality and inescapable logic in Parmenides’ ontological absolute Monism. 79

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Ferrea razionalitagrave e logica ineludibile nel monismo ontologicoassoluto di Parmenide

RECIBIDO OCTUBRE DE 2012 ACEPTADO ENERO DE 2013

MICHELE ABBATEUniversitagrave degli Studi di SalernoDISPAC84084 Fisciano (Italia)mabbateunisait

Abstract The proposed monistic interpreta-tion of Parmenidesrsquo ontology appears con-firmed by the inescapable logic that perme-ates his whole thought In spite of thefragmentary nature of his poem it is possibleto reconstruct the ironclad rationality of theParmenidean ontology This intrinsically co-herent logic shows the absolute necessity ofthe monistic nature of being From this per-spective the absolute incompatibility betweenthe perfect rationality and coherence of truthand the deceptiveness and inconsistency ofdoxa is made evident

Keywords Parmenides Monism truthdoxa

Resumen La interpretacioacuten monista de laontologiacutea de Parmeacutenides aquiacute propuesta pa-rece confirmada por la loacutegica ineludible queimpregna enteramente su pensamiento Apesar del caraacutecter fragmentario de su poemaes posible reconstruir la feacuterrea racionalidadde la ontologiacutea parmeniacutedea Esta loacutegica in-triacutensecamente coherente pone de manifiestola absoluta necesidad de la naturaleza mo-niacutestica del ser En esta perspectiva parece evi-dente la absoluta incompatibilidad de la per-fecta racionalidad y coherencia de la verdadcon la dimensioacuten engantildeosa e inconsistentede la doxa

Palabras clave Parmeacutenides monismo ver-dad doxa

Ironclad rationality and inescapable logic in Parmenidesrsquo ontological absolute Monism

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uella qui proposta egrave unrsquointerpretazione rigorosamente moni-stica della ontologia di Parmenide lrsquounica a mio giudizio ingrado di mostrare lrsquoassoluta coerenza e consequenzialitagrave del

suo pensiero Alla luce della rigida ed incontrovertibile logica che losorregge ritengo si debba parlare in relazione al pensiero del-lrsquoEleate di ldquomonismo ontologico assolutordquo Si tratta certamente diunrsquointerpretazione assai lontana dalle prospettive esegetiche piugrave re-centi In particolare i volumi di Patricia Curd e di John Palmer1 pro-pongono una lettura dei frammenti in base alla quale vi sarebbe inParmenide spazio per una pluralitagrave di enti caratterizzati in se stessidalla loro singola e specifica unitagrave Una simile lettura giagrave abbozzataalla fine degli anni lsquo50 da Mario Untersteiner2 pare finalizzata adattribuire uno specifico ed effettivo valore conoscitivo anche alla se-conda parte del poema dellrsquoEleate Tuttavia a mio avviso vi sonoalcuni indizi precisi e fondamentali a favore dellrsquointerpretazione insenso assolutamente monistico dellrsquoontologia parmenidea In primoluogo sulla base dei frammenti della prima parte del poema emer-gono in tutta evidenza la consequenzialitagrave logica e la ldquostruttura ar-chitettonicardquo3 che permeano in ogni ragionamento analitico ededuzione sistematica lrsquointera dottrina dellrsquoEleate questi frammentie la strutturazione concettuale ricostruibile del poema risultano per-fettamente coerenti fra loro solo se vengono intesi entro una pro-spettiva di monismo assoluto In secondo luogo Parmenide criticaesplicitamente ogni postulazione dei concetti di molteplicitagrave e di di-venire Questo significa che lrsquouniverso doxastico in quanto dimen-sione della differenza non puograve venire considerato nellrsquoottica

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1 P K CURD The Legacy of Parmenides Eleatic Monism and Later Presocratic Thought(Parmenides Publishing Las Vegas 2004) e J PALMER Parmenides and PresocraticPhilosophy (Oxford University Press Oxford 2009) Per una particolare analisi del-la questione del pluralismo e del monismo in Parmenide si veda lrsquoancora utile ar-ticolo di E BERTI Pluralismo e monismo in Parmenide ldquoBollettino filosoficordquo 4(1970) 193-198

2 M UNTERSTEINER Parmenide Testimonianze e frammenti (Nuova Italia Firenze1958)

3 Interessanti considerazioni su una possibile ldquostruttura architettonicardquo individua-bile nel poema di Parmenide sono proposte da L ROSSETTI nel suo articolo Lastructure du poegraveme de Parmeacutenide ldquoPhilosophie Antiquerdquo 10 (2010) 187-226

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parmenidea come oggetto di una reale conoscenza le concezioniinerenti a tale dimensione hanno dunque una plausibilitagrave solo appa-rente ed una coerenza meramente formale dalle quali non ci si devefare ingannare Alla luce di ciograve si deve intendere la seconda parte delpoema dedicata al mondo della doxa come una trattazione il cuiunico obiettivo egrave quello di dimostrare che non bisogna farsi irretiredalla plausibilitagrave meramente apparente di tale dimensione

1 LA NOZIONE PURA DI ESSERE E IL PRINCIPIO DI IDENTITAgrave

NELLA RIFLESSIONE ONTOLOGICA PARMENIDEA

Il pensiero di Parmenide come egrave generalmente riconosciuto sifonda su una adamantina concettualizzazione logico-razionale ba-sata a sua volta su alcuni presupposti filosofici che per la loro auto-evidenza appaiono su un piano argomentativo incontrovertibili Difatto ciograve che rende cosigrave stringente la riflessione parmenidea egrave chelrsquoEleate nellrsquoelaborazione della sua riflessione ontologica prende lemosse da unrsquoanalisi di quello che potremmo definire il ldquopuro con-cetto di essererdquo4 Attraverso tale analisi egli giunge a quella che da al-cuni egrave considerata come una tautologia che perograve in realtagrave egrave soloapparente lrsquoessere egrave e non puograve non essere il non-essere non egrave e non puograve es-sere Per comprendere appieno il significato complessivo di questapremessa fondamentale ad un tempo concettuale e metodologica egravenecessario esaminare la natura che Parmenide proprio partendodalla nozione pura di essere attribuisce a τὸ ἐόν (vale a dire lrsquoessere)Il termine stesso ὁδός (ldquoviardquo anche nel senso di ldquometodordquo) che com-pare giagrave nei primi versi del fr 15 suggerisce lrsquoimmagine della ldquovia daseguirerdquo del ldquopercorsordquo per giungere alla veritagrave intorno allrsquoessere6

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4 Nel presente studio riprendo e sviluppo alcune delle idee che ho proposto e soste-nuto nel volume Parmenide e i neoplatonici DallrsquoEssere allrsquoUno e al di lagrave dellrsquoUno(Edizione dellrsquoOrso Alessandria 2010) Ad esso si rimanda anche per ulteriori ri-ferimenti bibliografici

5 Cfr fr 1 (DK 28 B 1) vv 2 e 5 Il termine compare ancora nel v 27 Si tenga inol-tre presente che il termine ὁδός egrave impiegato anche nei fr 2 6 e 7 Questo ripetutouso di tale parola non puograve certo essere casuale ma suggerisce lrsquointento parmenideodi rimarcare la rilevanza della questione del ldquometodordquo nella ricerca della veritagrave

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Secondo la prospettiva parmenidea nel concetto stesso di esseresono implicite sia la dimensione ontica sia quella ontologica A sve-lare lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave appunto la riflessione sul puroconcetto di τὸ ἐόν

La ὁδός che conduce il filosofo verso la veritagrave egrave indicata da ciograveche appare implicito ed evidente nella nozione di essere la costitu-tiva ed originaria auto-identitagrave dellrsquoἐόν la quale appartiene alla suastessa natura Secondo Parmenide lrsquoessere ha in seacute la sua propria ve-ritagrave la quale egrave di fatto lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoessere lrsquoauto-iden-titagrave appare per cosigrave dire come lrsquoessenza stessa costitutiva dellrsquoἐόνlrsquoessere egrave essere Il filosofo di Elea in effetti prende le mosse dalla puranozione di τὸ ἐόν vale a dire di ciograve che egrave tale nozione implica di perse stessa la negazione dellrsquoesistenza e della veritagrave del suo contrarioovvero τὸ μὴ ἐόν il non-essere che si delinea di conseguenza comeun concetto di per seacute assurdo7 Dunque solo lrsquoessere egrave autenticamentepoicheacute solo allrsquoessere puograve riferirsi in senso vero lrsquoauto-predicazionedellrsquoegrave In altri termini si potrebbe dire che lrsquoessere egrave se stesso proprioin quanto nel concetto puro di essere sono originariamente com-presenti il senso onticoontologico e quello (auto-) predicativolrsquoenunciato ldquolrsquoessere egraverdquo risulta cosigrave assolutamente vero

Lrsquoἐόν egrave vera ed originaria auto-identitagrave poicheacute esso egrave ldquosolordquo ἐόνe nientrsquoaltro Il carattere non dubitabile di tale enunciato deriva dallaassoluta evidenza della proposizione lrsquoessere egrave e non puograve non essere for-mula con la quale come si egrave detto Parmenide esprime di fatto lanozione pura di essere Questrsquoultima a sua volta appare fondata sulprincipio di identitagrave in base al quale la proposizione ldquoA egrave Ardquo risultaassolutamente indubitabile e auto-evidente Il principio di identitagravepertanto appare in Parmenide anche se in forma ancora embrio-

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6 Sulla ὁδός in Parmenide come ldquoviardquo e ldquometodordquo in direzione dellrsquoessere e della ve-ritagrave cfr le pagine ancora fondamentali di M UNTERSTEINER Parmenide op cit inparticolare LI-CI Assai opportunamente osserva lrsquoautore ldquoIl lsquometodorsquo filosofico inParmenide rappresenta la base e la sostanza stessa della sua speculazione La gran-de novitagrave consiste forse soprattutto in questa compenetrazione di metodo e pensierordquo(LI) Sul ruolo del metodo in Parmenide si veda inoltre il volume di G CASERTA-NO Parmenide il metodo la scienza lrsquoesperienza (Guida Napoli 1978)

7 Allrsquoinconcepibilitagrave di τὸ μὴ ἐόν fa riferimento la parte finale del fr 2 ove si sotto-linea lrsquoimpossibilitagrave di percorrere la via del non-essere in quanto non egrave in alcunmodo possibile conoscere ed esprimere il non-essere Cfr fr 2 vv 5-8

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8 Riprendo qui alcune delle tesi da me sostenute nellrsquoarticolo Il ldquosuperamentordquo diParmenide il fondamento ineffabile di ldquoevidenzardquo e ldquoveritagraverdquo ldquoOltrecorrenterdquo 5 (2002)135-146 Tra i primi studiosi ad aver riconosciuto nella ontologia parmenidea ilruolo del principio di identitagrave e di non-contraddizione egrave stato indubbiamente KREINHARDT nel suo ancora fondamentale saggio Parmenides und die Geschichte dergriechischen Philosophie (Vittorio Klostermann Frankfurt aM 19773) 35 segg

9 Sul rapporto fra principio di identitagrave e principio di non contraddizione si veda quantoafferma J ŁUKASIEWICZ nel volume Del principio di contraddizione in Aristotele (tradit Quodlibet Macerata 2003) in particolare cap VII Per quanto concerne laprioritagrave logica del principio di identitagrave rispetto al principio di non contraddizione al-lrsquoinizio del cap citato a 45 Łukasiewicz afferma ldquoTra i giudizi generali esiste unprincipio che ancor piugrave del principio di contraddizione possiamo considerare ul-timo egrave il principio di identitagraverdquo

10 Sulla dottrina parmenidea come rivelazione e sulla iniziazione che a tale rivela-zione conduce si veda il volume di J MANSFELD Die Offenbarung des Parmenidesund die menschliche Welt (Utrecht 1964) La natura della rivelazione e della inizia-zione che conduce alla veritagrave emergerebbe in particolare dallrsquoimpianto simbolico-allegorico del proemio del poema parmenideo vale a dire dal fr 1

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nale e non come legge logica definita il fondamento concettuale allaluce del quale egrave possibile individuare la via che conduce alla veritagrave8essa a sua volta in virtugrave della nozione pura di essere si manifestacome auto-identitagrave dellrsquoessere Lrsquoἐόν parmenideo comunque nonpuograve venire considerato come una mera astrazione concettuale lrsquoἐόνegrave vero e reale bencheacute la sua autentica natura sia desumibile solo apartire dalla nozione pura di essere coincidente con la veritagrave

2 IL PRINCIPIO DI IDENTITAgrave COME FONDAMENTO

DELLA VERITAgrave DELLrsquoESSERE

Il fondamento dellrsquointera ontologia parmenidea egrave il carattere auto-evidente del principio di identitagrave (ldquoA egrave Ardquo implicante lrsquoassurditagrave dellaproposizione ldquoA non egrave Ardquo) dal quale dipende a sua volta il principiostesso di non contraddizione9 Lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere egrave cosigrave imme-diata e incontrovertibile da delinearsi come una veritagrave che assume ilcarattere della rivelazione10 Entro questa prospettiva la proposizionelrsquoessere egrave non solo delinea la realtagrave dellrsquoessere ma sulla base del prin-cipio di identitagrave in tale proposizione viene stabilita la natura stessadella veritagrave che coincide con lrsquoἐόν

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La veritagrave in base allrsquoauto-evidenza del principio di identitagrave egravedunque un tuttrsquouno con la nozione pura di essere alla luce dellaquale essere e veritagraverealtagrave risultano di fatto la stessa identica cosaQuesta identitagrave puograve essere colta solo nel pensiero proprio percheacute lanozione pura di essere fa parte del pensare stesso In altri termini laveritagrave onticaontologica dellrsquoessere egrave indubitabile ed auto-evidenteper il pensiero in quanto implicita nella nozione pura di essere Egrave inquesto senso a mio avviso che occorre intendere il notissimo edassai discusso fr 3 ove come egrave noto viene enunciata lrsquoidentitagrave diνοεῖν ed εἶναι 11

3 LrsquoIDENTITAgrave DI ESSERE E PENSARE

Nella ontologia parmenidea la veritagrave dellrsquoἐόν coincide di fatto con lasua pensabilitagrave in termini di assoluta auto-identitagrave Alla luce di taleprospettiva interpretativa il significato del frammento 3 mdashldquolo stessoinfatti egrave pensare ed essererdquomdash appare assolutamente perspicuo pen-sare egrave pensare a ciograve che in senso autentico egrave ed il concetto astrattodi essere coincide con il pensare stesso Al contempo lrsquoidentitagrave di es-sere e pensare mette in luce che il pensiero non egrave unrsquoentitagrave distintae separata dallrsquoessere bensigrave che il pensiero sussiste in virtugrave della suaidentitagrave rispetto allrsquoessere12

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11 Cfr fr 3 (DK 28 B 3) τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι Si tratta senza alcundubbio di uno degli enunciati piugrave discussi e disparatamente interpretati nellrsquoambi-to dellrsquointera storia della filosofia Per unrsquoesposizione delle principali interpreta-zioni e traduzioni proposte per questo basilare frammento cfr M UNTERSTEINERop cit pp CII-CVI L TARAacuteN Parmenides A text with translation commentaryand critical essays (Princeton New Jersey 1965) 41-44 sintetica ma assai chiaraegrave la presentazione dello status quaestionis concernente le interpretazioni modernedel fr 3 nel volume di P A MEIJER Parmenides Beyond the Gates The Divine Reve-lation on Being Thinking and the Doxa (Gieben Amsterdam 1997) 3-6

12 Sullrsquoidentitagrave di essere e pensiero nel poema di Parmenide fondamentale egrave quantoafferma J MANSFELD op cit 84 ldquoDer letzte Grund fuumlr Identitaumlt von Sein undDenken ist die Tatsache daszlig die Moira das Seiende gebunden hat als ein Ganzesund Unbewegliches zu sein Dies impliziert daszlig nicht etwas Anderes sein wirdauszliger dem Seienden Dies wieder impliziert daszlig auch das Denken als solches nichtneben oder auszliger dem Seienden gefunden werden kann Es ist im Seienden gesagtund deshalb mit dem Seiendem identischrdquo

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Lrsquoessere nella astrattezza della sua pura nozione si delinea cosigraveper il pensiero come il confine stesso della pensabilitagrave Si potrebbedunque dire che lrsquoidentitagrave di essere e pensiero traccia in senso quasitrascendentale i limiti del pensiero Da qui si ricava lrsquoimpensabi-litagravenegazione assoluta del non-essere Egrave il pensiero in effetti a ma-nifestare il carattere indubitabile ed incontrovertibile della nozionepura di essere come perfetta ed assoluta auto-identitagrave nozione nellaquale per il pensiero risiedono necessariamente la veritagrave dellrsquoesseree la conseguente negazione del non-essere Lrsquoauto-evidenza del prin-cipio di identitagrave implicita nel pensiero stesso (non certo nel senso diun a priori ma come principio costitutivo di ogni pensare) deter-mina i confini della pensabilitagrave logico-proposizionale13 In questosenso pensare egrave per Parmenide anche conoscere la realtagrave intesacome veritagrave dellrsquoessere Se essere e pensiero sono identici a lorovolta i concetti di veritagrave ed identitagrave si presentano come un tuttrsquounocon le nozioni di essere e pensiero Drsquoaltro canto lrsquoidentificazione di es-sere e pensiero non porta in Parmenide ad una concezione dinamicadellrsquoessere Al contrario nella sua identitagrave con il pensiero lrsquoessererisulta perfettamente ed assolutamente immobile in quanto esso egraveciograve che per definizione rimane identico a se stesso essendo solamenteessere e nientrsquoaltro Qualunque forma di dinamicitagrave allrsquointerno del-lrsquoessere sarebbe in contraddizione con la nozione pura di ἐόν se lrsquoes-sere fosse dinamico esso non risulterebbe solamente essere enientrsquoaltro ma dovrebbe in qualche modo mutare la sua intrinsecanatura che consiste nel permanere identico a se stesso Del restoanche la nozione pura di essere egrave essa stessa pensiero sia nella sua di-mensione intuitiva sia in quella logico-proposizionale Da dove delresto deriverebbero lrsquoauto-evidenza ed il carattere indubitabile della

13 Egrave proprio la natura logico-proposizionale del pensiero che rivela come immedia-ta ed auto-evidente la veritagrave della proposizione ldquoA egrave Ardquo ovvero lrsquoessere egrave essere oancora piugrave semplicemente ldquoA egraverdquo vale a dire lrsquoessere egrave Il pensiero dunque nellaprospettiva di Parmenide non esiste a prescindere dallrsquoessere proprio percheacutelrsquouno e lrsquoaltro sono intimamente connessi fra loro cosigrave la nozione pura di essere egraveciograve che il pensiero interrogandosi sulla natura dellrsquoessere concepisce come auto-evidente In Parmenide dunque non crsquoegrave separazione fra il pensiero astratto logi-co-proposizionale e lrsquoessere proprio percheacute la nozione pura di essere si manifestanel pensiero fondato sul principio di identitagrave

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proposizione ldquolrsquoessere egrave e non puograve non essererdquo se non dal pensieroche ha per oggetto la nozione pura e dunque anche immediata ed in-tuitiva di essere Il νοεῖν parmenideo dunque si deve riferire siaalla dimensione conoscitivo-intuitiva del pensiero sia a quella logico-astratta

Come viene affermato nei primi due versi del fr 4 egrave proprio alpensiero che si manifesta la natura indifferenziata e non-divisibiledellrsquoessere14 A tale conclusione si giunge in base a quella che ab-biamo definito come la nozione pura ed astratta di essere che egrave la ri-velazione fondamentale che la Dea fa a Parmenide egrave nel pensieroche lrsquoessere si mostra per quello che egrave vale a dire puro essere e nien-trsquoaltro In base a tale prospettiva non puograve esistere divisione nellrsquoes-sere giaccheacute ciograve che dividerebbe lrsquoἐόν dallrsquoἐόν dovrebbedifferenziarsi da questrsquoultimo questa differenza comporterebbe lrsquoesi-stenza di ciograve che non egrave essere Ma in rapporto alla nozione astratta diessere come potrebbe venir pensato qualcosa che non egrave essere Cosasarebbe questo ldquoqualcosardquo dato che come si egrave detto nella prospet-tiva parmenidea lrsquoessere coincide con la realtagrave stessa Come potrebbe

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14 Cfr fr 4 (DK 28 B 4) vv 1-2 λεῦσσε δ᾿ ὅμως ἀπεόντα νόωι παρεόντα βεβαίως οὐγὰρ ἀποτμήξει τὸ ἐὸν τοῦ ἐόντος ἔχεσθαι κτλ Uno dei problemi maggiori in que-sto frammento egrave il modo in cui si deve interpretare il primo verso Personalmenteritengo che qui la Dea inviti il filosofo a considerare come certi aspetti del realebencheacute siano lontani ovvero non risultino immediatamente manifesti al di fuoridella dimensione della veritagrave siano invece chiaramente presenti e indubitabili peril pensiero come appunto lrsquoindivisibilitagrave dellrsquoessere che sulla base della nozionepura di τὸ ἐόν risulta assolutamente evidente e manifesta per il pensiero Tra i nonfacili problemi di interpretazione che presenta il fr 4 egrave opportuno segnalare quel-lo sul modo di intendere ἀποτμήξει del v 2 da un punto di vista morfologico sipuograve trattare della III pers sing del futuro attivo oppure intendendo ἀποτμήξειcome ἀποτμήξῃ (come fa ad esempio Diels) della II pers sing del futuro medioNel primo caso si deve supporre che il soggetto del verbo sia νόος sottointeso e ri-cavabile dal dativo νόωι del v 1 Se si interpreta il verbo come II pers del futuroil soggetto egrave lo stesso Parmenide al quale si rivolge la Dea nel suo discorso En-trambe le possibilitagrave sono plausibili Un altro problema del fr 4 egrave come intendereil verbo ἔχεσθαι A mio avviso il senso egrave comunque chiaro non si puograve dividerelrsquoessere dallrsquoessere cosigrave da tenerlo separato da se stesso Ciograve egrave proprio quantoemerge dalla nozione pura di essere lrsquoessere proprio in quanto egrave solo essere enientrsquoaltro egrave unitario ed unico (come Parmenide in sostanza afferma nel fr 8)quindi non puograve esistere differenziazione di sorta al suo interno La nozione puraed astratta di essere egrave inconciliabile con qualunque concezione che presuppongauna realtagrave diversa e distinta dallrsquoessere

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essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 2: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

uella qui proposta egrave unrsquointerpretazione rigorosamente moni-stica della ontologia di Parmenide lrsquounica a mio giudizio ingrado di mostrare lrsquoassoluta coerenza e consequenzialitagrave del

suo pensiero Alla luce della rigida ed incontrovertibile logica che losorregge ritengo si debba parlare in relazione al pensiero del-lrsquoEleate di ldquomonismo ontologico assolutordquo Si tratta certamente diunrsquointerpretazione assai lontana dalle prospettive esegetiche piugrave re-centi In particolare i volumi di Patricia Curd e di John Palmer1 pro-pongono una lettura dei frammenti in base alla quale vi sarebbe inParmenide spazio per una pluralitagrave di enti caratterizzati in se stessidalla loro singola e specifica unitagrave Una simile lettura giagrave abbozzataalla fine degli anni lsquo50 da Mario Untersteiner2 pare finalizzata adattribuire uno specifico ed effettivo valore conoscitivo anche alla se-conda parte del poema dellrsquoEleate Tuttavia a mio avviso vi sonoalcuni indizi precisi e fondamentali a favore dellrsquointerpretazione insenso assolutamente monistico dellrsquoontologia parmenidea In primoluogo sulla base dei frammenti della prima parte del poema emer-gono in tutta evidenza la consequenzialitagrave logica e la ldquostruttura ar-chitettonicardquo3 che permeano in ogni ragionamento analitico ededuzione sistematica lrsquointera dottrina dellrsquoEleate questi frammentie la strutturazione concettuale ricostruibile del poema risultano per-fettamente coerenti fra loro solo se vengono intesi entro una pro-spettiva di monismo assoluto In secondo luogo Parmenide criticaesplicitamente ogni postulazione dei concetti di molteplicitagrave e di di-venire Questo significa che lrsquouniverso doxastico in quanto dimen-sione della differenza non puograve venire considerato nellrsquoottica

Q

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1 P K CURD The Legacy of Parmenides Eleatic Monism and Later Presocratic Thought(Parmenides Publishing Las Vegas 2004) e J PALMER Parmenides and PresocraticPhilosophy (Oxford University Press Oxford 2009) Per una particolare analisi del-la questione del pluralismo e del monismo in Parmenide si veda lrsquoancora utile ar-ticolo di E BERTI Pluralismo e monismo in Parmenide ldquoBollettino filosoficordquo 4(1970) 193-198

2 M UNTERSTEINER Parmenide Testimonianze e frammenti (Nuova Italia Firenze1958)

3 Interessanti considerazioni su una possibile ldquostruttura architettonicardquo individua-bile nel poema di Parmenide sono proposte da L ROSSETTI nel suo articolo Lastructure du poegraveme de Parmeacutenide ldquoPhilosophie Antiquerdquo 10 (2010) 187-226

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parmenidea come oggetto di una reale conoscenza le concezioniinerenti a tale dimensione hanno dunque una plausibilitagrave solo appa-rente ed una coerenza meramente formale dalle quali non ci si devefare ingannare Alla luce di ciograve si deve intendere la seconda parte delpoema dedicata al mondo della doxa come una trattazione il cuiunico obiettivo egrave quello di dimostrare che non bisogna farsi irretiredalla plausibilitagrave meramente apparente di tale dimensione

1 LA NOZIONE PURA DI ESSERE E IL PRINCIPIO DI IDENTITAgrave

NELLA RIFLESSIONE ONTOLOGICA PARMENIDEA

Il pensiero di Parmenide come egrave generalmente riconosciuto sifonda su una adamantina concettualizzazione logico-razionale ba-sata a sua volta su alcuni presupposti filosofici che per la loro auto-evidenza appaiono su un piano argomentativo incontrovertibili Difatto ciograve che rende cosigrave stringente la riflessione parmenidea egrave chelrsquoEleate nellrsquoelaborazione della sua riflessione ontologica prende lemosse da unrsquoanalisi di quello che potremmo definire il ldquopuro con-cetto di essererdquo4 Attraverso tale analisi egli giunge a quella che da al-cuni egrave considerata come una tautologia che perograve in realtagrave egrave soloapparente lrsquoessere egrave e non puograve non essere il non-essere non egrave e non puograve es-sere Per comprendere appieno il significato complessivo di questapremessa fondamentale ad un tempo concettuale e metodologica egravenecessario esaminare la natura che Parmenide proprio partendodalla nozione pura di essere attribuisce a τὸ ἐόν (vale a dire lrsquoessere)Il termine stesso ὁδός (ldquoviardquo anche nel senso di ldquometodordquo) che com-pare giagrave nei primi versi del fr 15 suggerisce lrsquoimmagine della ldquovia daseguirerdquo del ldquopercorsordquo per giungere alla veritagrave intorno allrsquoessere6

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4 Nel presente studio riprendo e sviluppo alcune delle idee che ho proposto e soste-nuto nel volume Parmenide e i neoplatonici DallrsquoEssere allrsquoUno e al di lagrave dellrsquoUno(Edizione dellrsquoOrso Alessandria 2010) Ad esso si rimanda anche per ulteriori ri-ferimenti bibliografici

5 Cfr fr 1 (DK 28 B 1) vv 2 e 5 Il termine compare ancora nel v 27 Si tenga inol-tre presente che il termine ὁδός egrave impiegato anche nei fr 2 6 e 7 Questo ripetutouso di tale parola non puograve certo essere casuale ma suggerisce lrsquointento parmenideodi rimarcare la rilevanza della questione del ldquometodordquo nella ricerca della veritagrave

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Secondo la prospettiva parmenidea nel concetto stesso di esseresono implicite sia la dimensione ontica sia quella ontologica A sve-lare lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave appunto la riflessione sul puroconcetto di τὸ ἐόν

La ὁδός che conduce il filosofo verso la veritagrave egrave indicata da ciograveche appare implicito ed evidente nella nozione di essere la costitu-tiva ed originaria auto-identitagrave dellrsquoἐόν la quale appartiene alla suastessa natura Secondo Parmenide lrsquoessere ha in seacute la sua propria ve-ritagrave la quale egrave di fatto lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoessere lrsquoauto-iden-titagrave appare per cosigrave dire come lrsquoessenza stessa costitutiva dellrsquoἐόνlrsquoessere egrave essere Il filosofo di Elea in effetti prende le mosse dalla puranozione di τὸ ἐόν vale a dire di ciograve che egrave tale nozione implica di perse stessa la negazione dellrsquoesistenza e della veritagrave del suo contrarioovvero τὸ μὴ ἐόν il non-essere che si delinea di conseguenza comeun concetto di per seacute assurdo7 Dunque solo lrsquoessere egrave autenticamentepoicheacute solo allrsquoessere puograve riferirsi in senso vero lrsquoauto-predicazionedellrsquoegrave In altri termini si potrebbe dire che lrsquoessere egrave se stesso proprioin quanto nel concetto puro di essere sono originariamente com-presenti il senso onticoontologico e quello (auto-) predicativolrsquoenunciato ldquolrsquoessere egraverdquo risulta cosigrave assolutamente vero

Lrsquoἐόν egrave vera ed originaria auto-identitagrave poicheacute esso egrave ldquosolordquo ἐόνe nientrsquoaltro Il carattere non dubitabile di tale enunciato deriva dallaassoluta evidenza della proposizione lrsquoessere egrave e non puograve non essere for-mula con la quale come si egrave detto Parmenide esprime di fatto lanozione pura di essere Questrsquoultima a sua volta appare fondata sulprincipio di identitagrave in base al quale la proposizione ldquoA egrave Ardquo risultaassolutamente indubitabile e auto-evidente Il principio di identitagravepertanto appare in Parmenide anche se in forma ancora embrio-

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6 Sulla ὁδός in Parmenide come ldquoviardquo e ldquometodordquo in direzione dellrsquoessere e della ve-ritagrave cfr le pagine ancora fondamentali di M UNTERSTEINER Parmenide op cit inparticolare LI-CI Assai opportunamente osserva lrsquoautore ldquoIl lsquometodorsquo filosofico inParmenide rappresenta la base e la sostanza stessa della sua speculazione La gran-de novitagrave consiste forse soprattutto in questa compenetrazione di metodo e pensierordquo(LI) Sul ruolo del metodo in Parmenide si veda inoltre il volume di G CASERTA-NO Parmenide il metodo la scienza lrsquoesperienza (Guida Napoli 1978)

7 Allrsquoinconcepibilitagrave di τὸ μὴ ἐόν fa riferimento la parte finale del fr 2 ove si sotto-linea lrsquoimpossibilitagrave di percorrere la via del non-essere in quanto non egrave in alcunmodo possibile conoscere ed esprimere il non-essere Cfr fr 2 vv 5-8

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8 Riprendo qui alcune delle tesi da me sostenute nellrsquoarticolo Il ldquosuperamentordquo diParmenide il fondamento ineffabile di ldquoevidenzardquo e ldquoveritagraverdquo ldquoOltrecorrenterdquo 5 (2002)135-146 Tra i primi studiosi ad aver riconosciuto nella ontologia parmenidea ilruolo del principio di identitagrave e di non-contraddizione egrave stato indubbiamente KREINHARDT nel suo ancora fondamentale saggio Parmenides und die Geschichte dergriechischen Philosophie (Vittorio Klostermann Frankfurt aM 19773) 35 segg

9 Sul rapporto fra principio di identitagrave e principio di non contraddizione si veda quantoafferma J ŁUKASIEWICZ nel volume Del principio di contraddizione in Aristotele (tradit Quodlibet Macerata 2003) in particolare cap VII Per quanto concerne laprioritagrave logica del principio di identitagrave rispetto al principio di non contraddizione al-lrsquoinizio del cap citato a 45 Łukasiewicz afferma ldquoTra i giudizi generali esiste unprincipio che ancor piugrave del principio di contraddizione possiamo considerare ul-timo egrave il principio di identitagraverdquo

10 Sulla dottrina parmenidea come rivelazione e sulla iniziazione che a tale rivela-zione conduce si veda il volume di J MANSFELD Die Offenbarung des Parmenidesund die menschliche Welt (Utrecht 1964) La natura della rivelazione e della inizia-zione che conduce alla veritagrave emergerebbe in particolare dallrsquoimpianto simbolico-allegorico del proemio del poema parmenideo vale a dire dal fr 1

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nale e non come legge logica definita il fondamento concettuale allaluce del quale egrave possibile individuare la via che conduce alla veritagrave8essa a sua volta in virtugrave della nozione pura di essere si manifestacome auto-identitagrave dellrsquoessere Lrsquoἐόν parmenideo comunque nonpuograve venire considerato come una mera astrazione concettuale lrsquoἐόνegrave vero e reale bencheacute la sua autentica natura sia desumibile solo apartire dalla nozione pura di essere coincidente con la veritagrave

2 IL PRINCIPIO DI IDENTITAgrave COME FONDAMENTO

DELLA VERITAgrave DELLrsquoESSERE

Il fondamento dellrsquointera ontologia parmenidea egrave il carattere auto-evidente del principio di identitagrave (ldquoA egrave Ardquo implicante lrsquoassurditagrave dellaproposizione ldquoA non egrave Ardquo) dal quale dipende a sua volta il principiostesso di non contraddizione9 Lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere egrave cosigrave imme-diata e incontrovertibile da delinearsi come una veritagrave che assume ilcarattere della rivelazione10 Entro questa prospettiva la proposizionelrsquoessere egrave non solo delinea la realtagrave dellrsquoessere ma sulla base del prin-cipio di identitagrave in tale proposizione viene stabilita la natura stessadella veritagrave che coincide con lrsquoἐόν

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La veritagrave in base allrsquoauto-evidenza del principio di identitagrave egravedunque un tuttrsquouno con la nozione pura di essere alla luce dellaquale essere e veritagraverealtagrave risultano di fatto la stessa identica cosaQuesta identitagrave puograve essere colta solo nel pensiero proprio percheacute lanozione pura di essere fa parte del pensare stesso In altri termini laveritagrave onticaontologica dellrsquoessere egrave indubitabile ed auto-evidenteper il pensiero in quanto implicita nella nozione pura di essere Egrave inquesto senso a mio avviso che occorre intendere il notissimo edassai discusso fr 3 ove come egrave noto viene enunciata lrsquoidentitagrave diνοεῖν ed εἶναι 11

3 LrsquoIDENTITAgrave DI ESSERE E PENSARE

Nella ontologia parmenidea la veritagrave dellrsquoἐόν coincide di fatto con lasua pensabilitagrave in termini di assoluta auto-identitagrave Alla luce di taleprospettiva interpretativa il significato del frammento 3 mdashldquolo stessoinfatti egrave pensare ed essererdquomdash appare assolutamente perspicuo pen-sare egrave pensare a ciograve che in senso autentico egrave ed il concetto astrattodi essere coincide con il pensare stesso Al contempo lrsquoidentitagrave di es-sere e pensare mette in luce che il pensiero non egrave unrsquoentitagrave distintae separata dallrsquoessere bensigrave che il pensiero sussiste in virtugrave della suaidentitagrave rispetto allrsquoessere12

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11 Cfr fr 3 (DK 28 B 3) τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι Si tratta senza alcundubbio di uno degli enunciati piugrave discussi e disparatamente interpretati nellrsquoambi-to dellrsquointera storia della filosofia Per unrsquoesposizione delle principali interpreta-zioni e traduzioni proposte per questo basilare frammento cfr M UNTERSTEINERop cit pp CII-CVI L TARAacuteN Parmenides A text with translation commentaryand critical essays (Princeton New Jersey 1965) 41-44 sintetica ma assai chiaraegrave la presentazione dello status quaestionis concernente le interpretazioni modernedel fr 3 nel volume di P A MEIJER Parmenides Beyond the Gates The Divine Reve-lation on Being Thinking and the Doxa (Gieben Amsterdam 1997) 3-6

12 Sullrsquoidentitagrave di essere e pensiero nel poema di Parmenide fondamentale egrave quantoafferma J MANSFELD op cit 84 ldquoDer letzte Grund fuumlr Identitaumlt von Sein undDenken ist die Tatsache daszlig die Moira das Seiende gebunden hat als ein Ganzesund Unbewegliches zu sein Dies impliziert daszlig nicht etwas Anderes sein wirdauszliger dem Seienden Dies wieder impliziert daszlig auch das Denken als solches nichtneben oder auszliger dem Seienden gefunden werden kann Es ist im Seienden gesagtund deshalb mit dem Seiendem identischrdquo

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Lrsquoessere nella astrattezza della sua pura nozione si delinea cosigraveper il pensiero come il confine stesso della pensabilitagrave Si potrebbedunque dire che lrsquoidentitagrave di essere e pensiero traccia in senso quasitrascendentale i limiti del pensiero Da qui si ricava lrsquoimpensabi-litagravenegazione assoluta del non-essere Egrave il pensiero in effetti a ma-nifestare il carattere indubitabile ed incontrovertibile della nozionepura di essere come perfetta ed assoluta auto-identitagrave nozione nellaquale per il pensiero risiedono necessariamente la veritagrave dellrsquoesseree la conseguente negazione del non-essere Lrsquoauto-evidenza del prin-cipio di identitagrave implicita nel pensiero stesso (non certo nel senso diun a priori ma come principio costitutivo di ogni pensare) deter-mina i confini della pensabilitagrave logico-proposizionale13 In questosenso pensare egrave per Parmenide anche conoscere la realtagrave intesacome veritagrave dellrsquoessere Se essere e pensiero sono identici a lorovolta i concetti di veritagrave ed identitagrave si presentano come un tuttrsquounocon le nozioni di essere e pensiero Drsquoaltro canto lrsquoidentificazione di es-sere e pensiero non porta in Parmenide ad una concezione dinamicadellrsquoessere Al contrario nella sua identitagrave con il pensiero lrsquoessererisulta perfettamente ed assolutamente immobile in quanto esso egraveciograve che per definizione rimane identico a se stesso essendo solamenteessere e nientrsquoaltro Qualunque forma di dinamicitagrave allrsquointerno del-lrsquoessere sarebbe in contraddizione con la nozione pura di ἐόν se lrsquoes-sere fosse dinamico esso non risulterebbe solamente essere enientrsquoaltro ma dovrebbe in qualche modo mutare la sua intrinsecanatura che consiste nel permanere identico a se stesso Del restoanche la nozione pura di essere egrave essa stessa pensiero sia nella sua di-mensione intuitiva sia in quella logico-proposizionale Da dove delresto deriverebbero lrsquoauto-evidenza ed il carattere indubitabile della

13 Egrave proprio la natura logico-proposizionale del pensiero che rivela come immedia-ta ed auto-evidente la veritagrave della proposizione ldquoA egrave Ardquo ovvero lrsquoessere egrave essere oancora piugrave semplicemente ldquoA egraverdquo vale a dire lrsquoessere egrave Il pensiero dunque nellaprospettiva di Parmenide non esiste a prescindere dallrsquoessere proprio percheacutelrsquouno e lrsquoaltro sono intimamente connessi fra loro cosigrave la nozione pura di essere egraveciograve che il pensiero interrogandosi sulla natura dellrsquoessere concepisce come auto-evidente In Parmenide dunque non crsquoegrave separazione fra il pensiero astratto logi-co-proposizionale e lrsquoessere proprio percheacute la nozione pura di essere si manifestanel pensiero fondato sul principio di identitagrave

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proposizione ldquolrsquoessere egrave e non puograve non essererdquo se non dal pensieroche ha per oggetto la nozione pura e dunque anche immediata ed in-tuitiva di essere Il νοεῖν parmenideo dunque si deve riferire siaalla dimensione conoscitivo-intuitiva del pensiero sia a quella logico-astratta

Come viene affermato nei primi due versi del fr 4 egrave proprio alpensiero che si manifesta la natura indifferenziata e non-divisibiledellrsquoessere14 A tale conclusione si giunge in base a quella che ab-biamo definito come la nozione pura ed astratta di essere che egrave la ri-velazione fondamentale che la Dea fa a Parmenide egrave nel pensieroche lrsquoessere si mostra per quello che egrave vale a dire puro essere e nien-trsquoaltro In base a tale prospettiva non puograve esistere divisione nellrsquoes-sere giaccheacute ciograve che dividerebbe lrsquoἐόν dallrsquoἐόν dovrebbedifferenziarsi da questrsquoultimo questa differenza comporterebbe lrsquoesi-stenza di ciograve che non egrave essere Ma in rapporto alla nozione astratta diessere come potrebbe venir pensato qualcosa che non egrave essere Cosasarebbe questo ldquoqualcosardquo dato che come si egrave detto nella prospet-tiva parmenidea lrsquoessere coincide con la realtagrave stessa Come potrebbe

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14 Cfr fr 4 (DK 28 B 4) vv 1-2 λεῦσσε δ᾿ ὅμως ἀπεόντα νόωι παρεόντα βεβαίως οὐγὰρ ἀποτμήξει τὸ ἐὸν τοῦ ἐόντος ἔχεσθαι κτλ Uno dei problemi maggiori in que-sto frammento egrave il modo in cui si deve interpretare il primo verso Personalmenteritengo che qui la Dea inviti il filosofo a considerare come certi aspetti del realebencheacute siano lontani ovvero non risultino immediatamente manifesti al di fuoridella dimensione della veritagrave siano invece chiaramente presenti e indubitabili peril pensiero come appunto lrsquoindivisibilitagrave dellrsquoessere che sulla base della nozionepura di τὸ ἐόν risulta assolutamente evidente e manifesta per il pensiero Tra i nonfacili problemi di interpretazione che presenta il fr 4 egrave opportuno segnalare quel-lo sul modo di intendere ἀποτμήξει del v 2 da un punto di vista morfologico sipuograve trattare della III pers sing del futuro attivo oppure intendendo ἀποτμήξειcome ἀποτμήξῃ (come fa ad esempio Diels) della II pers sing del futuro medioNel primo caso si deve supporre che il soggetto del verbo sia νόος sottointeso e ri-cavabile dal dativo νόωι del v 1 Se si interpreta il verbo come II pers del futuroil soggetto egrave lo stesso Parmenide al quale si rivolge la Dea nel suo discorso En-trambe le possibilitagrave sono plausibili Un altro problema del fr 4 egrave come intendereil verbo ἔχεσθαι A mio avviso il senso egrave comunque chiaro non si puograve dividerelrsquoessere dallrsquoessere cosigrave da tenerlo separato da se stesso Ciograve egrave proprio quantoemerge dalla nozione pura di essere lrsquoessere proprio in quanto egrave solo essere enientrsquoaltro egrave unitario ed unico (come Parmenide in sostanza afferma nel fr 8)quindi non puograve esistere differenziazione di sorta al suo interno La nozione puraed astratta di essere egrave inconciliabile con qualunque concezione che presuppongauna realtagrave diversa e distinta dallrsquoessere

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essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 3: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

parmenidea come oggetto di una reale conoscenza le concezioniinerenti a tale dimensione hanno dunque una plausibilitagrave solo appa-rente ed una coerenza meramente formale dalle quali non ci si devefare ingannare Alla luce di ciograve si deve intendere la seconda parte delpoema dedicata al mondo della doxa come una trattazione il cuiunico obiettivo egrave quello di dimostrare che non bisogna farsi irretiredalla plausibilitagrave meramente apparente di tale dimensione

1 LA NOZIONE PURA DI ESSERE E IL PRINCIPIO DI IDENTITAgrave

NELLA RIFLESSIONE ONTOLOGICA PARMENIDEA

Il pensiero di Parmenide come egrave generalmente riconosciuto sifonda su una adamantina concettualizzazione logico-razionale ba-sata a sua volta su alcuni presupposti filosofici che per la loro auto-evidenza appaiono su un piano argomentativo incontrovertibili Difatto ciograve che rende cosigrave stringente la riflessione parmenidea egrave chelrsquoEleate nellrsquoelaborazione della sua riflessione ontologica prende lemosse da unrsquoanalisi di quello che potremmo definire il ldquopuro con-cetto di essererdquo4 Attraverso tale analisi egli giunge a quella che da al-cuni egrave considerata come una tautologia che perograve in realtagrave egrave soloapparente lrsquoessere egrave e non puograve non essere il non-essere non egrave e non puograve es-sere Per comprendere appieno il significato complessivo di questapremessa fondamentale ad un tempo concettuale e metodologica egravenecessario esaminare la natura che Parmenide proprio partendodalla nozione pura di essere attribuisce a τὸ ἐόν (vale a dire lrsquoessere)Il termine stesso ὁδός (ldquoviardquo anche nel senso di ldquometodordquo) che com-pare giagrave nei primi versi del fr 15 suggerisce lrsquoimmagine della ldquovia daseguirerdquo del ldquopercorsordquo per giungere alla veritagrave intorno allrsquoessere6

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4 Nel presente studio riprendo e sviluppo alcune delle idee che ho proposto e soste-nuto nel volume Parmenide e i neoplatonici DallrsquoEssere allrsquoUno e al di lagrave dellrsquoUno(Edizione dellrsquoOrso Alessandria 2010) Ad esso si rimanda anche per ulteriori ri-ferimenti bibliografici

5 Cfr fr 1 (DK 28 B 1) vv 2 e 5 Il termine compare ancora nel v 27 Si tenga inol-tre presente che il termine ὁδός egrave impiegato anche nei fr 2 6 e 7 Questo ripetutouso di tale parola non puograve certo essere casuale ma suggerisce lrsquointento parmenideodi rimarcare la rilevanza della questione del ldquometodordquo nella ricerca della veritagrave

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Secondo la prospettiva parmenidea nel concetto stesso di esseresono implicite sia la dimensione ontica sia quella ontologica A sve-lare lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave appunto la riflessione sul puroconcetto di τὸ ἐόν

La ὁδός che conduce il filosofo verso la veritagrave egrave indicata da ciograveche appare implicito ed evidente nella nozione di essere la costitu-tiva ed originaria auto-identitagrave dellrsquoἐόν la quale appartiene alla suastessa natura Secondo Parmenide lrsquoessere ha in seacute la sua propria ve-ritagrave la quale egrave di fatto lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoessere lrsquoauto-iden-titagrave appare per cosigrave dire come lrsquoessenza stessa costitutiva dellrsquoἐόνlrsquoessere egrave essere Il filosofo di Elea in effetti prende le mosse dalla puranozione di τὸ ἐόν vale a dire di ciograve che egrave tale nozione implica di perse stessa la negazione dellrsquoesistenza e della veritagrave del suo contrarioovvero τὸ μὴ ἐόν il non-essere che si delinea di conseguenza comeun concetto di per seacute assurdo7 Dunque solo lrsquoessere egrave autenticamentepoicheacute solo allrsquoessere puograve riferirsi in senso vero lrsquoauto-predicazionedellrsquoegrave In altri termini si potrebbe dire che lrsquoessere egrave se stesso proprioin quanto nel concetto puro di essere sono originariamente com-presenti il senso onticoontologico e quello (auto-) predicativolrsquoenunciato ldquolrsquoessere egraverdquo risulta cosigrave assolutamente vero

Lrsquoἐόν egrave vera ed originaria auto-identitagrave poicheacute esso egrave ldquosolordquo ἐόνe nientrsquoaltro Il carattere non dubitabile di tale enunciato deriva dallaassoluta evidenza della proposizione lrsquoessere egrave e non puograve non essere for-mula con la quale come si egrave detto Parmenide esprime di fatto lanozione pura di essere Questrsquoultima a sua volta appare fondata sulprincipio di identitagrave in base al quale la proposizione ldquoA egrave Ardquo risultaassolutamente indubitabile e auto-evidente Il principio di identitagravepertanto appare in Parmenide anche se in forma ancora embrio-

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6 Sulla ὁδός in Parmenide come ldquoviardquo e ldquometodordquo in direzione dellrsquoessere e della ve-ritagrave cfr le pagine ancora fondamentali di M UNTERSTEINER Parmenide op cit inparticolare LI-CI Assai opportunamente osserva lrsquoautore ldquoIl lsquometodorsquo filosofico inParmenide rappresenta la base e la sostanza stessa della sua speculazione La gran-de novitagrave consiste forse soprattutto in questa compenetrazione di metodo e pensierordquo(LI) Sul ruolo del metodo in Parmenide si veda inoltre il volume di G CASERTA-NO Parmenide il metodo la scienza lrsquoesperienza (Guida Napoli 1978)

7 Allrsquoinconcepibilitagrave di τὸ μὴ ἐόν fa riferimento la parte finale del fr 2 ove si sotto-linea lrsquoimpossibilitagrave di percorrere la via del non-essere in quanto non egrave in alcunmodo possibile conoscere ed esprimere il non-essere Cfr fr 2 vv 5-8

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8 Riprendo qui alcune delle tesi da me sostenute nellrsquoarticolo Il ldquosuperamentordquo diParmenide il fondamento ineffabile di ldquoevidenzardquo e ldquoveritagraverdquo ldquoOltrecorrenterdquo 5 (2002)135-146 Tra i primi studiosi ad aver riconosciuto nella ontologia parmenidea ilruolo del principio di identitagrave e di non-contraddizione egrave stato indubbiamente KREINHARDT nel suo ancora fondamentale saggio Parmenides und die Geschichte dergriechischen Philosophie (Vittorio Klostermann Frankfurt aM 19773) 35 segg

9 Sul rapporto fra principio di identitagrave e principio di non contraddizione si veda quantoafferma J ŁUKASIEWICZ nel volume Del principio di contraddizione in Aristotele (tradit Quodlibet Macerata 2003) in particolare cap VII Per quanto concerne laprioritagrave logica del principio di identitagrave rispetto al principio di non contraddizione al-lrsquoinizio del cap citato a 45 Łukasiewicz afferma ldquoTra i giudizi generali esiste unprincipio che ancor piugrave del principio di contraddizione possiamo considerare ul-timo egrave il principio di identitagraverdquo

10 Sulla dottrina parmenidea come rivelazione e sulla iniziazione che a tale rivela-zione conduce si veda il volume di J MANSFELD Die Offenbarung des Parmenidesund die menschliche Welt (Utrecht 1964) La natura della rivelazione e della inizia-zione che conduce alla veritagrave emergerebbe in particolare dallrsquoimpianto simbolico-allegorico del proemio del poema parmenideo vale a dire dal fr 1

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nale e non come legge logica definita il fondamento concettuale allaluce del quale egrave possibile individuare la via che conduce alla veritagrave8essa a sua volta in virtugrave della nozione pura di essere si manifestacome auto-identitagrave dellrsquoessere Lrsquoἐόν parmenideo comunque nonpuograve venire considerato come una mera astrazione concettuale lrsquoἐόνegrave vero e reale bencheacute la sua autentica natura sia desumibile solo apartire dalla nozione pura di essere coincidente con la veritagrave

2 IL PRINCIPIO DI IDENTITAgrave COME FONDAMENTO

DELLA VERITAgrave DELLrsquoESSERE

Il fondamento dellrsquointera ontologia parmenidea egrave il carattere auto-evidente del principio di identitagrave (ldquoA egrave Ardquo implicante lrsquoassurditagrave dellaproposizione ldquoA non egrave Ardquo) dal quale dipende a sua volta il principiostesso di non contraddizione9 Lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere egrave cosigrave imme-diata e incontrovertibile da delinearsi come una veritagrave che assume ilcarattere della rivelazione10 Entro questa prospettiva la proposizionelrsquoessere egrave non solo delinea la realtagrave dellrsquoessere ma sulla base del prin-cipio di identitagrave in tale proposizione viene stabilita la natura stessadella veritagrave che coincide con lrsquoἐόν

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La veritagrave in base allrsquoauto-evidenza del principio di identitagrave egravedunque un tuttrsquouno con la nozione pura di essere alla luce dellaquale essere e veritagraverealtagrave risultano di fatto la stessa identica cosaQuesta identitagrave puograve essere colta solo nel pensiero proprio percheacute lanozione pura di essere fa parte del pensare stesso In altri termini laveritagrave onticaontologica dellrsquoessere egrave indubitabile ed auto-evidenteper il pensiero in quanto implicita nella nozione pura di essere Egrave inquesto senso a mio avviso che occorre intendere il notissimo edassai discusso fr 3 ove come egrave noto viene enunciata lrsquoidentitagrave diνοεῖν ed εἶναι 11

3 LrsquoIDENTITAgrave DI ESSERE E PENSARE

Nella ontologia parmenidea la veritagrave dellrsquoἐόν coincide di fatto con lasua pensabilitagrave in termini di assoluta auto-identitagrave Alla luce di taleprospettiva interpretativa il significato del frammento 3 mdashldquolo stessoinfatti egrave pensare ed essererdquomdash appare assolutamente perspicuo pen-sare egrave pensare a ciograve che in senso autentico egrave ed il concetto astrattodi essere coincide con il pensare stesso Al contempo lrsquoidentitagrave di es-sere e pensare mette in luce che il pensiero non egrave unrsquoentitagrave distintae separata dallrsquoessere bensigrave che il pensiero sussiste in virtugrave della suaidentitagrave rispetto allrsquoessere12

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11 Cfr fr 3 (DK 28 B 3) τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι Si tratta senza alcundubbio di uno degli enunciati piugrave discussi e disparatamente interpretati nellrsquoambi-to dellrsquointera storia della filosofia Per unrsquoesposizione delle principali interpreta-zioni e traduzioni proposte per questo basilare frammento cfr M UNTERSTEINERop cit pp CII-CVI L TARAacuteN Parmenides A text with translation commentaryand critical essays (Princeton New Jersey 1965) 41-44 sintetica ma assai chiaraegrave la presentazione dello status quaestionis concernente le interpretazioni modernedel fr 3 nel volume di P A MEIJER Parmenides Beyond the Gates The Divine Reve-lation on Being Thinking and the Doxa (Gieben Amsterdam 1997) 3-6

12 Sullrsquoidentitagrave di essere e pensiero nel poema di Parmenide fondamentale egrave quantoafferma J MANSFELD op cit 84 ldquoDer letzte Grund fuumlr Identitaumlt von Sein undDenken ist die Tatsache daszlig die Moira das Seiende gebunden hat als ein Ganzesund Unbewegliches zu sein Dies impliziert daszlig nicht etwas Anderes sein wirdauszliger dem Seienden Dies wieder impliziert daszlig auch das Denken als solches nichtneben oder auszliger dem Seienden gefunden werden kann Es ist im Seienden gesagtund deshalb mit dem Seiendem identischrdquo

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Lrsquoessere nella astrattezza della sua pura nozione si delinea cosigraveper il pensiero come il confine stesso della pensabilitagrave Si potrebbedunque dire che lrsquoidentitagrave di essere e pensiero traccia in senso quasitrascendentale i limiti del pensiero Da qui si ricava lrsquoimpensabi-litagravenegazione assoluta del non-essere Egrave il pensiero in effetti a ma-nifestare il carattere indubitabile ed incontrovertibile della nozionepura di essere come perfetta ed assoluta auto-identitagrave nozione nellaquale per il pensiero risiedono necessariamente la veritagrave dellrsquoesseree la conseguente negazione del non-essere Lrsquoauto-evidenza del prin-cipio di identitagrave implicita nel pensiero stesso (non certo nel senso diun a priori ma come principio costitutivo di ogni pensare) deter-mina i confini della pensabilitagrave logico-proposizionale13 In questosenso pensare egrave per Parmenide anche conoscere la realtagrave intesacome veritagrave dellrsquoessere Se essere e pensiero sono identici a lorovolta i concetti di veritagrave ed identitagrave si presentano come un tuttrsquounocon le nozioni di essere e pensiero Drsquoaltro canto lrsquoidentificazione di es-sere e pensiero non porta in Parmenide ad una concezione dinamicadellrsquoessere Al contrario nella sua identitagrave con il pensiero lrsquoessererisulta perfettamente ed assolutamente immobile in quanto esso egraveciograve che per definizione rimane identico a se stesso essendo solamenteessere e nientrsquoaltro Qualunque forma di dinamicitagrave allrsquointerno del-lrsquoessere sarebbe in contraddizione con la nozione pura di ἐόν se lrsquoes-sere fosse dinamico esso non risulterebbe solamente essere enientrsquoaltro ma dovrebbe in qualche modo mutare la sua intrinsecanatura che consiste nel permanere identico a se stesso Del restoanche la nozione pura di essere egrave essa stessa pensiero sia nella sua di-mensione intuitiva sia in quella logico-proposizionale Da dove delresto deriverebbero lrsquoauto-evidenza ed il carattere indubitabile della

13 Egrave proprio la natura logico-proposizionale del pensiero che rivela come immedia-ta ed auto-evidente la veritagrave della proposizione ldquoA egrave Ardquo ovvero lrsquoessere egrave essere oancora piugrave semplicemente ldquoA egraverdquo vale a dire lrsquoessere egrave Il pensiero dunque nellaprospettiva di Parmenide non esiste a prescindere dallrsquoessere proprio percheacutelrsquouno e lrsquoaltro sono intimamente connessi fra loro cosigrave la nozione pura di essere egraveciograve che il pensiero interrogandosi sulla natura dellrsquoessere concepisce come auto-evidente In Parmenide dunque non crsquoegrave separazione fra il pensiero astratto logi-co-proposizionale e lrsquoessere proprio percheacute la nozione pura di essere si manifestanel pensiero fondato sul principio di identitagrave

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proposizione ldquolrsquoessere egrave e non puograve non essererdquo se non dal pensieroche ha per oggetto la nozione pura e dunque anche immediata ed in-tuitiva di essere Il νοεῖν parmenideo dunque si deve riferire siaalla dimensione conoscitivo-intuitiva del pensiero sia a quella logico-astratta

Come viene affermato nei primi due versi del fr 4 egrave proprio alpensiero che si manifesta la natura indifferenziata e non-divisibiledellrsquoessere14 A tale conclusione si giunge in base a quella che ab-biamo definito come la nozione pura ed astratta di essere che egrave la ri-velazione fondamentale che la Dea fa a Parmenide egrave nel pensieroche lrsquoessere si mostra per quello che egrave vale a dire puro essere e nien-trsquoaltro In base a tale prospettiva non puograve esistere divisione nellrsquoes-sere giaccheacute ciograve che dividerebbe lrsquoἐόν dallrsquoἐόν dovrebbedifferenziarsi da questrsquoultimo questa differenza comporterebbe lrsquoesi-stenza di ciograve che non egrave essere Ma in rapporto alla nozione astratta diessere come potrebbe venir pensato qualcosa che non egrave essere Cosasarebbe questo ldquoqualcosardquo dato che come si egrave detto nella prospet-tiva parmenidea lrsquoessere coincide con la realtagrave stessa Come potrebbe

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14 Cfr fr 4 (DK 28 B 4) vv 1-2 λεῦσσε δ᾿ ὅμως ἀπεόντα νόωι παρεόντα βεβαίως οὐγὰρ ἀποτμήξει τὸ ἐὸν τοῦ ἐόντος ἔχεσθαι κτλ Uno dei problemi maggiori in que-sto frammento egrave il modo in cui si deve interpretare il primo verso Personalmenteritengo che qui la Dea inviti il filosofo a considerare come certi aspetti del realebencheacute siano lontani ovvero non risultino immediatamente manifesti al di fuoridella dimensione della veritagrave siano invece chiaramente presenti e indubitabili peril pensiero come appunto lrsquoindivisibilitagrave dellrsquoessere che sulla base della nozionepura di τὸ ἐόν risulta assolutamente evidente e manifesta per il pensiero Tra i nonfacili problemi di interpretazione che presenta il fr 4 egrave opportuno segnalare quel-lo sul modo di intendere ἀποτμήξει del v 2 da un punto di vista morfologico sipuograve trattare della III pers sing del futuro attivo oppure intendendo ἀποτμήξειcome ἀποτμήξῃ (come fa ad esempio Diels) della II pers sing del futuro medioNel primo caso si deve supporre che il soggetto del verbo sia νόος sottointeso e ri-cavabile dal dativo νόωι del v 1 Se si interpreta il verbo come II pers del futuroil soggetto egrave lo stesso Parmenide al quale si rivolge la Dea nel suo discorso En-trambe le possibilitagrave sono plausibili Un altro problema del fr 4 egrave come intendereil verbo ἔχεσθαι A mio avviso il senso egrave comunque chiaro non si puograve dividerelrsquoessere dallrsquoessere cosigrave da tenerlo separato da se stesso Ciograve egrave proprio quantoemerge dalla nozione pura di essere lrsquoessere proprio in quanto egrave solo essere enientrsquoaltro egrave unitario ed unico (come Parmenide in sostanza afferma nel fr 8)quindi non puograve esistere differenziazione di sorta al suo interno La nozione puraed astratta di essere egrave inconciliabile con qualunque concezione che presuppongauna realtagrave diversa e distinta dallrsquoessere

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essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 4: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

Secondo la prospettiva parmenidea nel concetto stesso di esseresono implicite sia la dimensione ontica sia quella ontologica A sve-lare lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave appunto la riflessione sul puroconcetto di τὸ ἐόν

La ὁδός che conduce il filosofo verso la veritagrave egrave indicata da ciograveche appare implicito ed evidente nella nozione di essere la costitu-tiva ed originaria auto-identitagrave dellrsquoἐόν la quale appartiene alla suastessa natura Secondo Parmenide lrsquoessere ha in seacute la sua propria ve-ritagrave la quale egrave di fatto lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoessere lrsquoauto-iden-titagrave appare per cosigrave dire come lrsquoessenza stessa costitutiva dellrsquoἐόνlrsquoessere egrave essere Il filosofo di Elea in effetti prende le mosse dalla puranozione di τὸ ἐόν vale a dire di ciograve che egrave tale nozione implica di perse stessa la negazione dellrsquoesistenza e della veritagrave del suo contrarioovvero τὸ μὴ ἐόν il non-essere che si delinea di conseguenza comeun concetto di per seacute assurdo7 Dunque solo lrsquoessere egrave autenticamentepoicheacute solo allrsquoessere puograve riferirsi in senso vero lrsquoauto-predicazionedellrsquoegrave In altri termini si potrebbe dire che lrsquoessere egrave se stesso proprioin quanto nel concetto puro di essere sono originariamente com-presenti il senso onticoontologico e quello (auto-) predicativolrsquoenunciato ldquolrsquoessere egraverdquo risulta cosigrave assolutamente vero

Lrsquoἐόν egrave vera ed originaria auto-identitagrave poicheacute esso egrave ldquosolordquo ἐόνe nientrsquoaltro Il carattere non dubitabile di tale enunciato deriva dallaassoluta evidenza della proposizione lrsquoessere egrave e non puograve non essere for-mula con la quale come si egrave detto Parmenide esprime di fatto lanozione pura di essere Questrsquoultima a sua volta appare fondata sulprincipio di identitagrave in base al quale la proposizione ldquoA egrave Ardquo risultaassolutamente indubitabile e auto-evidente Il principio di identitagravepertanto appare in Parmenide anche se in forma ancora embrio-

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6 Sulla ὁδός in Parmenide come ldquoviardquo e ldquometodordquo in direzione dellrsquoessere e della ve-ritagrave cfr le pagine ancora fondamentali di M UNTERSTEINER Parmenide op cit inparticolare LI-CI Assai opportunamente osserva lrsquoautore ldquoIl lsquometodorsquo filosofico inParmenide rappresenta la base e la sostanza stessa della sua speculazione La gran-de novitagrave consiste forse soprattutto in questa compenetrazione di metodo e pensierordquo(LI) Sul ruolo del metodo in Parmenide si veda inoltre il volume di G CASERTA-NO Parmenide il metodo la scienza lrsquoesperienza (Guida Napoli 1978)

7 Allrsquoinconcepibilitagrave di τὸ μὴ ἐόν fa riferimento la parte finale del fr 2 ove si sotto-linea lrsquoimpossibilitagrave di percorrere la via del non-essere in quanto non egrave in alcunmodo possibile conoscere ed esprimere il non-essere Cfr fr 2 vv 5-8

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8 Riprendo qui alcune delle tesi da me sostenute nellrsquoarticolo Il ldquosuperamentordquo diParmenide il fondamento ineffabile di ldquoevidenzardquo e ldquoveritagraverdquo ldquoOltrecorrenterdquo 5 (2002)135-146 Tra i primi studiosi ad aver riconosciuto nella ontologia parmenidea ilruolo del principio di identitagrave e di non-contraddizione egrave stato indubbiamente KREINHARDT nel suo ancora fondamentale saggio Parmenides und die Geschichte dergriechischen Philosophie (Vittorio Klostermann Frankfurt aM 19773) 35 segg

9 Sul rapporto fra principio di identitagrave e principio di non contraddizione si veda quantoafferma J ŁUKASIEWICZ nel volume Del principio di contraddizione in Aristotele (tradit Quodlibet Macerata 2003) in particolare cap VII Per quanto concerne laprioritagrave logica del principio di identitagrave rispetto al principio di non contraddizione al-lrsquoinizio del cap citato a 45 Łukasiewicz afferma ldquoTra i giudizi generali esiste unprincipio che ancor piugrave del principio di contraddizione possiamo considerare ul-timo egrave il principio di identitagraverdquo

10 Sulla dottrina parmenidea come rivelazione e sulla iniziazione che a tale rivela-zione conduce si veda il volume di J MANSFELD Die Offenbarung des Parmenidesund die menschliche Welt (Utrecht 1964) La natura della rivelazione e della inizia-zione che conduce alla veritagrave emergerebbe in particolare dallrsquoimpianto simbolico-allegorico del proemio del poema parmenideo vale a dire dal fr 1

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nale e non come legge logica definita il fondamento concettuale allaluce del quale egrave possibile individuare la via che conduce alla veritagrave8essa a sua volta in virtugrave della nozione pura di essere si manifestacome auto-identitagrave dellrsquoessere Lrsquoἐόν parmenideo comunque nonpuograve venire considerato come una mera astrazione concettuale lrsquoἐόνegrave vero e reale bencheacute la sua autentica natura sia desumibile solo apartire dalla nozione pura di essere coincidente con la veritagrave

2 IL PRINCIPIO DI IDENTITAgrave COME FONDAMENTO

DELLA VERITAgrave DELLrsquoESSERE

Il fondamento dellrsquointera ontologia parmenidea egrave il carattere auto-evidente del principio di identitagrave (ldquoA egrave Ardquo implicante lrsquoassurditagrave dellaproposizione ldquoA non egrave Ardquo) dal quale dipende a sua volta il principiostesso di non contraddizione9 Lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere egrave cosigrave imme-diata e incontrovertibile da delinearsi come una veritagrave che assume ilcarattere della rivelazione10 Entro questa prospettiva la proposizionelrsquoessere egrave non solo delinea la realtagrave dellrsquoessere ma sulla base del prin-cipio di identitagrave in tale proposizione viene stabilita la natura stessadella veritagrave che coincide con lrsquoἐόν

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La veritagrave in base allrsquoauto-evidenza del principio di identitagrave egravedunque un tuttrsquouno con la nozione pura di essere alla luce dellaquale essere e veritagraverealtagrave risultano di fatto la stessa identica cosaQuesta identitagrave puograve essere colta solo nel pensiero proprio percheacute lanozione pura di essere fa parte del pensare stesso In altri termini laveritagrave onticaontologica dellrsquoessere egrave indubitabile ed auto-evidenteper il pensiero in quanto implicita nella nozione pura di essere Egrave inquesto senso a mio avviso che occorre intendere il notissimo edassai discusso fr 3 ove come egrave noto viene enunciata lrsquoidentitagrave diνοεῖν ed εἶναι 11

3 LrsquoIDENTITAgrave DI ESSERE E PENSARE

Nella ontologia parmenidea la veritagrave dellrsquoἐόν coincide di fatto con lasua pensabilitagrave in termini di assoluta auto-identitagrave Alla luce di taleprospettiva interpretativa il significato del frammento 3 mdashldquolo stessoinfatti egrave pensare ed essererdquomdash appare assolutamente perspicuo pen-sare egrave pensare a ciograve che in senso autentico egrave ed il concetto astrattodi essere coincide con il pensare stesso Al contempo lrsquoidentitagrave di es-sere e pensare mette in luce che il pensiero non egrave unrsquoentitagrave distintae separata dallrsquoessere bensigrave che il pensiero sussiste in virtugrave della suaidentitagrave rispetto allrsquoessere12

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11 Cfr fr 3 (DK 28 B 3) τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι Si tratta senza alcundubbio di uno degli enunciati piugrave discussi e disparatamente interpretati nellrsquoambi-to dellrsquointera storia della filosofia Per unrsquoesposizione delle principali interpreta-zioni e traduzioni proposte per questo basilare frammento cfr M UNTERSTEINERop cit pp CII-CVI L TARAacuteN Parmenides A text with translation commentaryand critical essays (Princeton New Jersey 1965) 41-44 sintetica ma assai chiaraegrave la presentazione dello status quaestionis concernente le interpretazioni modernedel fr 3 nel volume di P A MEIJER Parmenides Beyond the Gates The Divine Reve-lation on Being Thinking and the Doxa (Gieben Amsterdam 1997) 3-6

12 Sullrsquoidentitagrave di essere e pensiero nel poema di Parmenide fondamentale egrave quantoafferma J MANSFELD op cit 84 ldquoDer letzte Grund fuumlr Identitaumlt von Sein undDenken ist die Tatsache daszlig die Moira das Seiende gebunden hat als ein Ganzesund Unbewegliches zu sein Dies impliziert daszlig nicht etwas Anderes sein wirdauszliger dem Seienden Dies wieder impliziert daszlig auch das Denken als solches nichtneben oder auszliger dem Seienden gefunden werden kann Es ist im Seienden gesagtund deshalb mit dem Seiendem identischrdquo

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Lrsquoessere nella astrattezza della sua pura nozione si delinea cosigraveper il pensiero come il confine stesso della pensabilitagrave Si potrebbedunque dire che lrsquoidentitagrave di essere e pensiero traccia in senso quasitrascendentale i limiti del pensiero Da qui si ricava lrsquoimpensabi-litagravenegazione assoluta del non-essere Egrave il pensiero in effetti a ma-nifestare il carattere indubitabile ed incontrovertibile della nozionepura di essere come perfetta ed assoluta auto-identitagrave nozione nellaquale per il pensiero risiedono necessariamente la veritagrave dellrsquoesseree la conseguente negazione del non-essere Lrsquoauto-evidenza del prin-cipio di identitagrave implicita nel pensiero stesso (non certo nel senso diun a priori ma come principio costitutivo di ogni pensare) deter-mina i confini della pensabilitagrave logico-proposizionale13 In questosenso pensare egrave per Parmenide anche conoscere la realtagrave intesacome veritagrave dellrsquoessere Se essere e pensiero sono identici a lorovolta i concetti di veritagrave ed identitagrave si presentano come un tuttrsquounocon le nozioni di essere e pensiero Drsquoaltro canto lrsquoidentificazione di es-sere e pensiero non porta in Parmenide ad una concezione dinamicadellrsquoessere Al contrario nella sua identitagrave con il pensiero lrsquoessererisulta perfettamente ed assolutamente immobile in quanto esso egraveciograve che per definizione rimane identico a se stesso essendo solamenteessere e nientrsquoaltro Qualunque forma di dinamicitagrave allrsquointerno del-lrsquoessere sarebbe in contraddizione con la nozione pura di ἐόν se lrsquoes-sere fosse dinamico esso non risulterebbe solamente essere enientrsquoaltro ma dovrebbe in qualche modo mutare la sua intrinsecanatura che consiste nel permanere identico a se stesso Del restoanche la nozione pura di essere egrave essa stessa pensiero sia nella sua di-mensione intuitiva sia in quella logico-proposizionale Da dove delresto deriverebbero lrsquoauto-evidenza ed il carattere indubitabile della

13 Egrave proprio la natura logico-proposizionale del pensiero che rivela come immedia-ta ed auto-evidente la veritagrave della proposizione ldquoA egrave Ardquo ovvero lrsquoessere egrave essere oancora piugrave semplicemente ldquoA egraverdquo vale a dire lrsquoessere egrave Il pensiero dunque nellaprospettiva di Parmenide non esiste a prescindere dallrsquoessere proprio percheacutelrsquouno e lrsquoaltro sono intimamente connessi fra loro cosigrave la nozione pura di essere egraveciograve che il pensiero interrogandosi sulla natura dellrsquoessere concepisce come auto-evidente In Parmenide dunque non crsquoegrave separazione fra il pensiero astratto logi-co-proposizionale e lrsquoessere proprio percheacute la nozione pura di essere si manifestanel pensiero fondato sul principio di identitagrave

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proposizione ldquolrsquoessere egrave e non puograve non essererdquo se non dal pensieroche ha per oggetto la nozione pura e dunque anche immediata ed in-tuitiva di essere Il νοεῖν parmenideo dunque si deve riferire siaalla dimensione conoscitivo-intuitiva del pensiero sia a quella logico-astratta

Come viene affermato nei primi due versi del fr 4 egrave proprio alpensiero che si manifesta la natura indifferenziata e non-divisibiledellrsquoessere14 A tale conclusione si giunge in base a quella che ab-biamo definito come la nozione pura ed astratta di essere che egrave la ri-velazione fondamentale che la Dea fa a Parmenide egrave nel pensieroche lrsquoessere si mostra per quello che egrave vale a dire puro essere e nien-trsquoaltro In base a tale prospettiva non puograve esistere divisione nellrsquoes-sere giaccheacute ciograve che dividerebbe lrsquoἐόν dallrsquoἐόν dovrebbedifferenziarsi da questrsquoultimo questa differenza comporterebbe lrsquoesi-stenza di ciograve che non egrave essere Ma in rapporto alla nozione astratta diessere come potrebbe venir pensato qualcosa che non egrave essere Cosasarebbe questo ldquoqualcosardquo dato che come si egrave detto nella prospet-tiva parmenidea lrsquoessere coincide con la realtagrave stessa Come potrebbe

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14 Cfr fr 4 (DK 28 B 4) vv 1-2 λεῦσσε δ᾿ ὅμως ἀπεόντα νόωι παρεόντα βεβαίως οὐγὰρ ἀποτμήξει τὸ ἐὸν τοῦ ἐόντος ἔχεσθαι κτλ Uno dei problemi maggiori in que-sto frammento egrave il modo in cui si deve interpretare il primo verso Personalmenteritengo che qui la Dea inviti il filosofo a considerare come certi aspetti del realebencheacute siano lontani ovvero non risultino immediatamente manifesti al di fuoridella dimensione della veritagrave siano invece chiaramente presenti e indubitabili peril pensiero come appunto lrsquoindivisibilitagrave dellrsquoessere che sulla base della nozionepura di τὸ ἐόν risulta assolutamente evidente e manifesta per il pensiero Tra i nonfacili problemi di interpretazione che presenta il fr 4 egrave opportuno segnalare quel-lo sul modo di intendere ἀποτμήξει del v 2 da un punto di vista morfologico sipuograve trattare della III pers sing del futuro attivo oppure intendendo ἀποτμήξειcome ἀποτμήξῃ (come fa ad esempio Diels) della II pers sing del futuro medioNel primo caso si deve supporre che il soggetto del verbo sia νόος sottointeso e ri-cavabile dal dativo νόωι del v 1 Se si interpreta il verbo come II pers del futuroil soggetto egrave lo stesso Parmenide al quale si rivolge la Dea nel suo discorso En-trambe le possibilitagrave sono plausibili Un altro problema del fr 4 egrave come intendereil verbo ἔχεσθαι A mio avviso il senso egrave comunque chiaro non si puograve dividerelrsquoessere dallrsquoessere cosigrave da tenerlo separato da se stesso Ciograve egrave proprio quantoemerge dalla nozione pura di essere lrsquoessere proprio in quanto egrave solo essere enientrsquoaltro egrave unitario ed unico (come Parmenide in sostanza afferma nel fr 8)quindi non puograve esistere differenziazione di sorta al suo interno La nozione puraed astratta di essere egrave inconciliabile con qualunque concezione che presuppongauna realtagrave diversa e distinta dallrsquoessere

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essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 5: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

8 Riprendo qui alcune delle tesi da me sostenute nellrsquoarticolo Il ldquosuperamentordquo diParmenide il fondamento ineffabile di ldquoevidenzardquo e ldquoveritagraverdquo ldquoOltrecorrenterdquo 5 (2002)135-146 Tra i primi studiosi ad aver riconosciuto nella ontologia parmenidea ilruolo del principio di identitagrave e di non-contraddizione egrave stato indubbiamente KREINHARDT nel suo ancora fondamentale saggio Parmenides und die Geschichte dergriechischen Philosophie (Vittorio Klostermann Frankfurt aM 19773) 35 segg

9 Sul rapporto fra principio di identitagrave e principio di non contraddizione si veda quantoafferma J ŁUKASIEWICZ nel volume Del principio di contraddizione in Aristotele (tradit Quodlibet Macerata 2003) in particolare cap VII Per quanto concerne laprioritagrave logica del principio di identitagrave rispetto al principio di non contraddizione al-lrsquoinizio del cap citato a 45 Łukasiewicz afferma ldquoTra i giudizi generali esiste unprincipio che ancor piugrave del principio di contraddizione possiamo considerare ul-timo egrave il principio di identitagraverdquo

10 Sulla dottrina parmenidea come rivelazione e sulla iniziazione che a tale rivela-zione conduce si veda il volume di J MANSFELD Die Offenbarung des Parmenidesund die menschliche Welt (Utrecht 1964) La natura della rivelazione e della inizia-zione che conduce alla veritagrave emergerebbe in particolare dallrsquoimpianto simbolico-allegorico del proemio del poema parmenideo vale a dire dal fr 1

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nale e non come legge logica definita il fondamento concettuale allaluce del quale egrave possibile individuare la via che conduce alla veritagrave8essa a sua volta in virtugrave della nozione pura di essere si manifestacome auto-identitagrave dellrsquoessere Lrsquoἐόν parmenideo comunque nonpuograve venire considerato come una mera astrazione concettuale lrsquoἐόνegrave vero e reale bencheacute la sua autentica natura sia desumibile solo apartire dalla nozione pura di essere coincidente con la veritagrave

2 IL PRINCIPIO DI IDENTITAgrave COME FONDAMENTO

DELLA VERITAgrave DELLrsquoESSERE

Il fondamento dellrsquointera ontologia parmenidea egrave il carattere auto-evidente del principio di identitagrave (ldquoA egrave Ardquo implicante lrsquoassurditagrave dellaproposizione ldquoA non egrave Ardquo) dal quale dipende a sua volta il principiostesso di non contraddizione9 Lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere egrave cosigrave imme-diata e incontrovertibile da delinearsi come una veritagrave che assume ilcarattere della rivelazione10 Entro questa prospettiva la proposizionelrsquoessere egrave non solo delinea la realtagrave dellrsquoessere ma sulla base del prin-cipio di identitagrave in tale proposizione viene stabilita la natura stessadella veritagrave che coincide con lrsquoἐόν

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La veritagrave in base allrsquoauto-evidenza del principio di identitagrave egravedunque un tuttrsquouno con la nozione pura di essere alla luce dellaquale essere e veritagraverealtagrave risultano di fatto la stessa identica cosaQuesta identitagrave puograve essere colta solo nel pensiero proprio percheacute lanozione pura di essere fa parte del pensare stesso In altri termini laveritagrave onticaontologica dellrsquoessere egrave indubitabile ed auto-evidenteper il pensiero in quanto implicita nella nozione pura di essere Egrave inquesto senso a mio avviso che occorre intendere il notissimo edassai discusso fr 3 ove come egrave noto viene enunciata lrsquoidentitagrave diνοεῖν ed εἶναι 11

3 LrsquoIDENTITAgrave DI ESSERE E PENSARE

Nella ontologia parmenidea la veritagrave dellrsquoἐόν coincide di fatto con lasua pensabilitagrave in termini di assoluta auto-identitagrave Alla luce di taleprospettiva interpretativa il significato del frammento 3 mdashldquolo stessoinfatti egrave pensare ed essererdquomdash appare assolutamente perspicuo pen-sare egrave pensare a ciograve che in senso autentico egrave ed il concetto astrattodi essere coincide con il pensare stesso Al contempo lrsquoidentitagrave di es-sere e pensare mette in luce che il pensiero non egrave unrsquoentitagrave distintae separata dallrsquoessere bensigrave che il pensiero sussiste in virtugrave della suaidentitagrave rispetto allrsquoessere12

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11 Cfr fr 3 (DK 28 B 3) τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι Si tratta senza alcundubbio di uno degli enunciati piugrave discussi e disparatamente interpretati nellrsquoambi-to dellrsquointera storia della filosofia Per unrsquoesposizione delle principali interpreta-zioni e traduzioni proposte per questo basilare frammento cfr M UNTERSTEINERop cit pp CII-CVI L TARAacuteN Parmenides A text with translation commentaryand critical essays (Princeton New Jersey 1965) 41-44 sintetica ma assai chiaraegrave la presentazione dello status quaestionis concernente le interpretazioni modernedel fr 3 nel volume di P A MEIJER Parmenides Beyond the Gates The Divine Reve-lation on Being Thinking and the Doxa (Gieben Amsterdam 1997) 3-6

12 Sullrsquoidentitagrave di essere e pensiero nel poema di Parmenide fondamentale egrave quantoafferma J MANSFELD op cit 84 ldquoDer letzte Grund fuumlr Identitaumlt von Sein undDenken ist die Tatsache daszlig die Moira das Seiende gebunden hat als ein Ganzesund Unbewegliches zu sein Dies impliziert daszlig nicht etwas Anderes sein wirdauszliger dem Seienden Dies wieder impliziert daszlig auch das Denken als solches nichtneben oder auszliger dem Seienden gefunden werden kann Es ist im Seienden gesagtund deshalb mit dem Seiendem identischrdquo

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Lrsquoessere nella astrattezza della sua pura nozione si delinea cosigraveper il pensiero come il confine stesso della pensabilitagrave Si potrebbedunque dire che lrsquoidentitagrave di essere e pensiero traccia in senso quasitrascendentale i limiti del pensiero Da qui si ricava lrsquoimpensabi-litagravenegazione assoluta del non-essere Egrave il pensiero in effetti a ma-nifestare il carattere indubitabile ed incontrovertibile della nozionepura di essere come perfetta ed assoluta auto-identitagrave nozione nellaquale per il pensiero risiedono necessariamente la veritagrave dellrsquoesseree la conseguente negazione del non-essere Lrsquoauto-evidenza del prin-cipio di identitagrave implicita nel pensiero stesso (non certo nel senso diun a priori ma come principio costitutivo di ogni pensare) deter-mina i confini della pensabilitagrave logico-proposizionale13 In questosenso pensare egrave per Parmenide anche conoscere la realtagrave intesacome veritagrave dellrsquoessere Se essere e pensiero sono identici a lorovolta i concetti di veritagrave ed identitagrave si presentano come un tuttrsquounocon le nozioni di essere e pensiero Drsquoaltro canto lrsquoidentificazione di es-sere e pensiero non porta in Parmenide ad una concezione dinamicadellrsquoessere Al contrario nella sua identitagrave con il pensiero lrsquoessererisulta perfettamente ed assolutamente immobile in quanto esso egraveciograve che per definizione rimane identico a se stesso essendo solamenteessere e nientrsquoaltro Qualunque forma di dinamicitagrave allrsquointerno del-lrsquoessere sarebbe in contraddizione con la nozione pura di ἐόν se lrsquoes-sere fosse dinamico esso non risulterebbe solamente essere enientrsquoaltro ma dovrebbe in qualche modo mutare la sua intrinsecanatura che consiste nel permanere identico a se stesso Del restoanche la nozione pura di essere egrave essa stessa pensiero sia nella sua di-mensione intuitiva sia in quella logico-proposizionale Da dove delresto deriverebbero lrsquoauto-evidenza ed il carattere indubitabile della

13 Egrave proprio la natura logico-proposizionale del pensiero che rivela come immedia-ta ed auto-evidente la veritagrave della proposizione ldquoA egrave Ardquo ovvero lrsquoessere egrave essere oancora piugrave semplicemente ldquoA egraverdquo vale a dire lrsquoessere egrave Il pensiero dunque nellaprospettiva di Parmenide non esiste a prescindere dallrsquoessere proprio percheacutelrsquouno e lrsquoaltro sono intimamente connessi fra loro cosigrave la nozione pura di essere egraveciograve che il pensiero interrogandosi sulla natura dellrsquoessere concepisce come auto-evidente In Parmenide dunque non crsquoegrave separazione fra il pensiero astratto logi-co-proposizionale e lrsquoessere proprio percheacute la nozione pura di essere si manifestanel pensiero fondato sul principio di identitagrave

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proposizione ldquolrsquoessere egrave e non puograve non essererdquo se non dal pensieroche ha per oggetto la nozione pura e dunque anche immediata ed in-tuitiva di essere Il νοεῖν parmenideo dunque si deve riferire siaalla dimensione conoscitivo-intuitiva del pensiero sia a quella logico-astratta

Come viene affermato nei primi due versi del fr 4 egrave proprio alpensiero che si manifesta la natura indifferenziata e non-divisibiledellrsquoessere14 A tale conclusione si giunge in base a quella che ab-biamo definito come la nozione pura ed astratta di essere che egrave la ri-velazione fondamentale che la Dea fa a Parmenide egrave nel pensieroche lrsquoessere si mostra per quello che egrave vale a dire puro essere e nien-trsquoaltro In base a tale prospettiva non puograve esistere divisione nellrsquoes-sere giaccheacute ciograve che dividerebbe lrsquoἐόν dallrsquoἐόν dovrebbedifferenziarsi da questrsquoultimo questa differenza comporterebbe lrsquoesi-stenza di ciograve che non egrave essere Ma in rapporto alla nozione astratta diessere come potrebbe venir pensato qualcosa che non egrave essere Cosasarebbe questo ldquoqualcosardquo dato che come si egrave detto nella prospet-tiva parmenidea lrsquoessere coincide con la realtagrave stessa Come potrebbe

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14 Cfr fr 4 (DK 28 B 4) vv 1-2 λεῦσσε δ᾿ ὅμως ἀπεόντα νόωι παρεόντα βεβαίως οὐγὰρ ἀποτμήξει τὸ ἐὸν τοῦ ἐόντος ἔχεσθαι κτλ Uno dei problemi maggiori in que-sto frammento egrave il modo in cui si deve interpretare il primo verso Personalmenteritengo che qui la Dea inviti il filosofo a considerare come certi aspetti del realebencheacute siano lontani ovvero non risultino immediatamente manifesti al di fuoridella dimensione della veritagrave siano invece chiaramente presenti e indubitabili peril pensiero come appunto lrsquoindivisibilitagrave dellrsquoessere che sulla base della nozionepura di τὸ ἐόν risulta assolutamente evidente e manifesta per il pensiero Tra i nonfacili problemi di interpretazione che presenta il fr 4 egrave opportuno segnalare quel-lo sul modo di intendere ἀποτμήξει del v 2 da un punto di vista morfologico sipuograve trattare della III pers sing del futuro attivo oppure intendendo ἀποτμήξειcome ἀποτμήξῃ (come fa ad esempio Diels) della II pers sing del futuro medioNel primo caso si deve supporre che il soggetto del verbo sia νόος sottointeso e ri-cavabile dal dativo νόωι del v 1 Se si interpreta il verbo come II pers del futuroil soggetto egrave lo stesso Parmenide al quale si rivolge la Dea nel suo discorso En-trambe le possibilitagrave sono plausibili Un altro problema del fr 4 egrave come intendereil verbo ἔχεσθαι A mio avviso il senso egrave comunque chiaro non si puograve dividerelrsquoessere dallrsquoessere cosigrave da tenerlo separato da se stesso Ciograve egrave proprio quantoemerge dalla nozione pura di essere lrsquoessere proprio in quanto egrave solo essere enientrsquoaltro egrave unitario ed unico (come Parmenide in sostanza afferma nel fr 8)quindi non puograve esistere differenziazione di sorta al suo interno La nozione puraed astratta di essere egrave inconciliabile con qualunque concezione che presuppongauna realtagrave diversa e distinta dallrsquoessere

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essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 6: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

La veritagrave in base allrsquoauto-evidenza del principio di identitagrave egravedunque un tuttrsquouno con la nozione pura di essere alla luce dellaquale essere e veritagraverealtagrave risultano di fatto la stessa identica cosaQuesta identitagrave puograve essere colta solo nel pensiero proprio percheacute lanozione pura di essere fa parte del pensare stesso In altri termini laveritagrave onticaontologica dellrsquoessere egrave indubitabile ed auto-evidenteper il pensiero in quanto implicita nella nozione pura di essere Egrave inquesto senso a mio avviso che occorre intendere il notissimo edassai discusso fr 3 ove come egrave noto viene enunciata lrsquoidentitagrave diνοεῖν ed εἶναι 11

3 LrsquoIDENTITAgrave DI ESSERE E PENSARE

Nella ontologia parmenidea la veritagrave dellrsquoἐόν coincide di fatto con lasua pensabilitagrave in termini di assoluta auto-identitagrave Alla luce di taleprospettiva interpretativa il significato del frammento 3 mdashldquolo stessoinfatti egrave pensare ed essererdquomdash appare assolutamente perspicuo pen-sare egrave pensare a ciograve che in senso autentico egrave ed il concetto astrattodi essere coincide con il pensare stesso Al contempo lrsquoidentitagrave di es-sere e pensare mette in luce che il pensiero non egrave unrsquoentitagrave distintae separata dallrsquoessere bensigrave che il pensiero sussiste in virtugrave della suaidentitagrave rispetto allrsquoessere12

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11 Cfr fr 3 (DK 28 B 3) τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι Si tratta senza alcundubbio di uno degli enunciati piugrave discussi e disparatamente interpretati nellrsquoambi-to dellrsquointera storia della filosofia Per unrsquoesposizione delle principali interpreta-zioni e traduzioni proposte per questo basilare frammento cfr M UNTERSTEINERop cit pp CII-CVI L TARAacuteN Parmenides A text with translation commentaryand critical essays (Princeton New Jersey 1965) 41-44 sintetica ma assai chiaraegrave la presentazione dello status quaestionis concernente le interpretazioni modernedel fr 3 nel volume di P A MEIJER Parmenides Beyond the Gates The Divine Reve-lation on Being Thinking and the Doxa (Gieben Amsterdam 1997) 3-6

12 Sullrsquoidentitagrave di essere e pensiero nel poema di Parmenide fondamentale egrave quantoafferma J MANSFELD op cit 84 ldquoDer letzte Grund fuumlr Identitaumlt von Sein undDenken ist die Tatsache daszlig die Moira das Seiende gebunden hat als ein Ganzesund Unbewegliches zu sein Dies impliziert daszlig nicht etwas Anderes sein wirdauszliger dem Seienden Dies wieder impliziert daszlig auch das Denken als solches nichtneben oder auszliger dem Seienden gefunden werden kann Es ist im Seienden gesagtund deshalb mit dem Seiendem identischrdquo

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Lrsquoessere nella astrattezza della sua pura nozione si delinea cosigraveper il pensiero come il confine stesso della pensabilitagrave Si potrebbedunque dire che lrsquoidentitagrave di essere e pensiero traccia in senso quasitrascendentale i limiti del pensiero Da qui si ricava lrsquoimpensabi-litagravenegazione assoluta del non-essere Egrave il pensiero in effetti a ma-nifestare il carattere indubitabile ed incontrovertibile della nozionepura di essere come perfetta ed assoluta auto-identitagrave nozione nellaquale per il pensiero risiedono necessariamente la veritagrave dellrsquoesseree la conseguente negazione del non-essere Lrsquoauto-evidenza del prin-cipio di identitagrave implicita nel pensiero stesso (non certo nel senso diun a priori ma come principio costitutivo di ogni pensare) deter-mina i confini della pensabilitagrave logico-proposizionale13 In questosenso pensare egrave per Parmenide anche conoscere la realtagrave intesacome veritagrave dellrsquoessere Se essere e pensiero sono identici a lorovolta i concetti di veritagrave ed identitagrave si presentano come un tuttrsquounocon le nozioni di essere e pensiero Drsquoaltro canto lrsquoidentificazione di es-sere e pensiero non porta in Parmenide ad una concezione dinamicadellrsquoessere Al contrario nella sua identitagrave con il pensiero lrsquoessererisulta perfettamente ed assolutamente immobile in quanto esso egraveciograve che per definizione rimane identico a se stesso essendo solamenteessere e nientrsquoaltro Qualunque forma di dinamicitagrave allrsquointerno del-lrsquoessere sarebbe in contraddizione con la nozione pura di ἐόν se lrsquoes-sere fosse dinamico esso non risulterebbe solamente essere enientrsquoaltro ma dovrebbe in qualche modo mutare la sua intrinsecanatura che consiste nel permanere identico a se stesso Del restoanche la nozione pura di essere egrave essa stessa pensiero sia nella sua di-mensione intuitiva sia in quella logico-proposizionale Da dove delresto deriverebbero lrsquoauto-evidenza ed il carattere indubitabile della

13 Egrave proprio la natura logico-proposizionale del pensiero che rivela come immedia-ta ed auto-evidente la veritagrave della proposizione ldquoA egrave Ardquo ovvero lrsquoessere egrave essere oancora piugrave semplicemente ldquoA egraverdquo vale a dire lrsquoessere egrave Il pensiero dunque nellaprospettiva di Parmenide non esiste a prescindere dallrsquoessere proprio percheacutelrsquouno e lrsquoaltro sono intimamente connessi fra loro cosigrave la nozione pura di essere egraveciograve che il pensiero interrogandosi sulla natura dellrsquoessere concepisce come auto-evidente In Parmenide dunque non crsquoegrave separazione fra il pensiero astratto logi-co-proposizionale e lrsquoessere proprio percheacute la nozione pura di essere si manifestanel pensiero fondato sul principio di identitagrave

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proposizione ldquolrsquoessere egrave e non puograve non essererdquo se non dal pensieroche ha per oggetto la nozione pura e dunque anche immediata ed in-tuitiva di essere Il νοεῖν parmenideo dunque si deve riferire siaalla dimensione conoscitivo-intuitiva del pensiero sia a quella logico-astratta

Come viene affermato nei primi due versi del fr 4 egrave proprio alpensiero che si manifesta la natura indifferenziata e non-divisibiledellrsquoessere14 A tale conclusione si giunge in base a quella che ab-biamo definito come la nozione pura ed astratta di essere che egrave la ri-velazione fondamentale che la Dea fa a Parmenide egrave nel pensieroche lrsquoessere si mostra per quello che egrave vale a dire puro essere e nien-trsquoaltro In base a tale prospettiva non puograve esistere divisione nellrsquoes-sere giaccheacute ciograve che dividerebbe lrsquoἐόν dallrsquoἐόν dovrebbedifferenziarsi da questrsquoultimo questa differenza comporterebbe lrsquoesi-stenza di ciograve che non egrave essere Ma in rapporto alla nozione astratta diessere come potrebbe venir pensato qualcosa che non egrave essere Cosasarebbe questo ldquoqualcosardquo dato che come si egrave detto nella prospet-tiva parmenidea lrsquoessere coincide con la realtagrave stessa Come potrebbe

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14 Cfr fr 4 (DK 28 B 4) vv 1-2 λεῦσσε δ᾿ ὅμως ἀπεόντα νόωι παρεόντα βεβαίως οὐγὰρ ἀποτμήξει τὸ ἐὸν τοῦ ἐόντος ἔχεσθαι κτλ Uno dei problemi maggiori in que-sto frammento egrave il modo in cui si deve interpretare il primo verso Personalmenteritengo che qui la Dea inviti il filosofo a considerare come certi aspetti del realebencheacute siano lontani ovvero non risultino immediatamente manifesti al di fuoridella dimensione della veritagrave siano invece chiaramente presenti e indubitabili peril pensiero come appunto lrsquoindivisibilitagrave dellrsquoessere che sulla base della nozionepura di τὸ ἐόν risulta assolutamente evidente e manifesta per il pensiero Tra i nonfacili problemi di interpretazione che presenta il fr 4 egrave opportuno segnalare quel-lo sul modo di intendere ἀποτμήξει del v 2 da un punto di vista morfologico sipuograve trattare della III pers sing del futuro attivo oppure intendendo ἀποτμήξειcome ἀποτμήξῃ (come fa ad esempio Diels) della II pers sing del futuro medioNel primo caso si deve supporre che il soggetto del verbo sia νόος sottointeso e ri-cavabile dal dativo νόωι del v 1 Se si interpreta il verbo come II pers del futuroil soggetto egrave lo stesso Parmenide al quale si rivolge la Dea nel suo discorso En-trambe le possibilitagrave sono plausibili Un altro problema del fr 4 egrave come intendereil verbo ἔχεσθαι A mio avviso il senso egrave comunque chiaro non si puograve dividerelrsquoessere dallrsquoessere cosigrave da tenerlo separato da se stesso Ciograve egrave proprio quantoemerge dalla nozione pura di essere lrsquoessere proprio in quanto egrave solo essere enientrsquoaltro egrave unitario ed unico (come Parmenide in sostanza afferma nel fr 8)quindi non puograve esistere differenziazione di sorta al suo interno La nozione puraed astratta di essere egrave inconciliabile con qualunque concezione che presuppongauna realtagrave diversa e distinta dallrsquoessere

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essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 7: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

Lrsquoessere nella astrattezza della sua pura nozione si delinea cosigraveper il pensiero come il confine stesso della pensabilitagrave Si potrebbedunque dire che lrsquoidentitagrave di essere e pensiero traccia in senso quasitrascendentale i limiti del pensiero Da qui si ricava lrsquoimpensabi-litagravenegazione assoluta del non-essere Egrave il pensiero in effetti a ma-nifestare il carattere indubitabile ed incontrovertibile della nozionepura di essere come perfetta ed assoluta auto-identitagrave nozione nellaquale per il pensiero risiedono necessariamente la veritagrave dellrsquoesseree la conseguente negazione del non-essere Lrsquoauto-evidenza del prin-cipio di identitagrave implicita nel pensiero stesso (non certo nel senso diun a priori ma come principio costitutivo di ogni pensare) deter-mina i confini della pensabilitagrave logico-proposizionale13 In questosenso pensare egrave per Parmenide anche conoscere la realtagrave intesacome veritagrave dellrsquoessere Se essere e pensiero sono identici a lorovolta i concetti di veritagrave ed identitagrave si presentano come un tuttrsquounocon le nozioni di essere e pensiero Drsquoaltro canto lrsquoidentificazione di es-sere e pensiero non porta in Parmenide ad una concezione dinamicadellrsquoessere Al contrario nella sua identitagrave con il pensiero lrsquoessererisulta perfettamente ed assolutamente immobile in quanto esso egraveciograve che per definizione rimane identico a se stesso essendo solamenteessere e nientrsquoaltro Qualunque forma di dinamicitagrave allrsquointerno del-lrsquoessere sarebbe in contraddizione con la nozione pura di ἐόν se lrsquoes-sere fosse dinamico esso non risulterebbe solamente essere enientrsquoaltro ma dovrebbe in qualche modo mutare la sua intrinsecanatura che consiste nel permanere identico a se stesso Del restoanche la nozione pura di essere egrave essa stessa pensiero sia nella sua di-mensione intuitiva sia in quella logico-proposizionale Da dove delresto deriverebbero lrsquoauto-evidenza ed il carattere indubitabile della

13 Egrave proprio la natura logico-proposizionale del pensiero che rivela come immedia-ta ed auto-evidente la veritagrave della proposizione ldquoA egrave Ardquo ovvero lrsquoessere egrave essere oancora piugrave semplicemente ldquoA egraverdquo vale a dire lrsquoessere egrave Il pensiero dunque nellaprospettiva di Parmenide non esiste a prescindere dallrsquoessere proprio percheacutelrsquouno e lrsquoaltro sono intimamente connessi fra loro cosigrave la nozione pura di essere egraveciograve che il pensiero interrogandosi sulla natura dellrsquoessere concepisce come auto-evidente In Parmenide dunque non crsquoegrave separazione fra il pensiero astratto logi-co-proposizionale e lrsquoessere proprio percheacute la nozione pura di essere si manifestanel pensiero fondato sul principio di identitagrave

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proposizione ldquolrsquoessere egrave e non puograve non essererdquo se non dal pensieroche ha per oggetto la nozione pura e dunque anche immediata ed in-tuitiva di essere Il νοεῖν parmenideo dunque si deve riferire siaalla dimensione conoscitivo-intuitiva del pensiero sia a quella logico-astratta

Come viene affermato nei primi due versi del fr 4 egrave proprio alpensiero che si manifesta la natura indifferenziata e non-divisibiledellrsquoessere14 A tale conclusione si giunge in base a quella che ab-biamo definito come la nozione pura ed astratta di essere che egrave la ri-velazione fondamentale che la Dea fa a Parmenide egrave nel pensieroche lrsquoessere si mostra per quello che egrave vale a dire puro essere e nien-trsquoaltro In base a tale prospettiva non puograve esistere divisione nellrsquoes-sere giaccheacute ciograve che dividerebbe lrsquoἐόν dallrsquoἐόν dovrebbedifferenziarsi da questrsquoultimo questa differenza comporterebbe lrsquoesi-stenza di ciograve che non egrave essere Ma in rapporto alla nozione astratta diessere come potrebbe venir pensato qualcosa che non egrave essere Cosasarebbe questo ldquoqualcosardquo dato che come si egrave detto nella prospet-tiva parmenidea lrsquoessere coincide con la realtagrave stessa Come potrebbe

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14 Cfr fr 4 (DK 28 B 4) vv 1-2 λεῦσσε δ᾿ ὅμως ἀπεόντα νόωι παρεόντα βεβαίως οὐγὰρ ἀποτμήξει τὸ ἐὸν τοῦ ἐόντος ἔχεσθαι κτλ Uno dei problemi maggiori in que-sto frammento egrave il modo in cui si deve interpretare il primo verso Personalmenteritengo che qui la Dea inviti il filosofo a considerare come certi aspetti del realebencheacute siano lontani ovvero non risultino immediatamente manifesti al di fuoridella dimensione della veritagrave siano invece chiaramente presenti e indubitabili peril pensiero come appunto lrsquoindivisibilitagrave dellrsquoessere che sulla base della nozionepura di τὸ ἐόν risulta assolutamente evidente e manifesta per il pensiero Tra i nonfacili problemi di interpretazione che presenta il fr 4 egrave opportuno segnalare quel-lo sul modo di intendere ἀποτμήξει del v 2 da un punto di vista morfologico sipuograve trattare della III pers sing del futuro attivo oppure intendendo ἀποτμήξειcome ἀποτμήξῃ (come fa ad esempio Diels) della II pers sing del futuro medioNel primo caso si deve supporre che il soggetto del verbo sia νόος sottointeso e ri-cavabile dal dativo νόωι del v 1 Se si interpreta il verbo come II pers del futuroil soggetto egrave lo stesso Parmenide al quale si rivolge la Dea nel suo discorso En-trambe le possibilitagrave sono plausibili Un altro problema del fr 4 egrave come intendereil verbo ἔχεσθαι A mio avviso il senso egrave comunque chiaro non si puograve dividerelrsquoessere dallrsquoessere cosigrave da tenerlo separato da se stesso Ciograve egrave proprio quantoemerge dalla nozione pura di essere lrsquoessere proprio in quanto egrave solo essere enientrsquoaltro egrave unitario ed unico (come Parmenide in sostanza afferma nel fr 8)quindi non puograve esistere differenziazione di sorta al suo interno La nozione puraed astratta di essere egrave inconciliabile con qualunque concezione che presuppongauna realtagrave diversa e distinta dallrsquoessere

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essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 8: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

proposizione ldquolrsquoessere egrave e non puograve non essererdquo se non dal pensieroche ha per oggetto la nozione pura e dunque anche immediata ed in-tuitiva di essere Il νοεῖν parmenideo dunque si deve riferire siaalla dimensione conoscitivo-intuitiva del pensiero sia a quella logico-astratta

Come viene affermato nei primi due versi del fr 4 egrave proprio alpensiero che si manifesta la natura indifferenziata e non-divisibiledellrsquoessere14 A tale conclusione si giunge in base a quella che ab-biamo definito come la nozione pura ed astratta di essere che egrave la ri-velazione fondamentale che la Dea fa a Parmenide egrave nel pensieroche lrsquoessere si mostra per quello che egrave vale a dire puro essere e nien-trsquoaltro In base a tale prospettiva non puograve esistere divisione nellrsquoes-sere giaccheacute ciograve che dividerebbe lrsquoἐόν dallrsquoἐόν dovrebbedifferenziarsi da questrsquoultimo questa differenza comporterebbe lrsquoesi-stenza di ciograve che non egrave essere Ma in rapporto alla nozione astratta diessere come potrebbe venir pensato qualcosa che non egrave essere Cosasarebbe questo ldquoqualcosardquo dato che come si egrave detto nella prospet-tiva parmenidea lrsquoessere coincide con la realtagrave stessa Come potrebbe

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14 Cfr fr 4 (DK 28 B 4) vv 1-2 λεῦσσε δ᾿ ὅμως ἀπεόντα νόωι παρεόντα βεβαίως οὐγὰρ ἀποτμήξει τὸ ἐὸν τοῦ ἐόντος ἔχεσθαι κτλ Uno dei problemi maggiori in que-sto frammento egrave il modo in cui si deve interpretare il primo verso Personalmenteritengo che qui la Dea inviti il filosofo a considerare come certi aspetti del realebencheacute siano lontani ovvero non risultino immediatamente manifesti al di fuoridella dimensione della veritagrave siano invece chiaramente presenti e indubitabili peril pensiero come appunto lrsquoindivisibilitagrave dellrsquoessere che sulla base della nozionepura di τὸ ἐόν risulta assolutamente evidente e manifesta per il pensiero Tra i nonfacili problemi di interpretazione che presenta il fr 4 egrave opportuno segnalare quel-lo sul modo di intendere ἀποτμήξει del v 2 da un punto di vista morfologico sipuograve trattare della III pers sing del futuro attivo oppure intendendo ἀποτμήξειcome ἀποτμήξῃ (come fa ad esempio Diels) della II pers sing del futuro medioNel primo caso si deve supporre che il soggetto del verbo sia νόος sottointeso e ri-cavabile dal dativo νόωι del v 1 Se si interpreta il verbo come II pers del futuroil soggetto egrave lo stesso Parmenide al quale si rivolge la Dea nel suo discorso En-trambe le possibilitagrave sono plausibili Un altro problema del fr 4 egrave come intendereil verbo ἔχεσθαι A mio avviso il senso egrave comunque chiaro non si puograve dividerelrsquoessere dallrsquoessere cosigrave da tenerlo separato da se stesso Ciograve egrave proprio quantoemerge dalla nozione pura di essere lrsquoessere proprio in quanto egrave solo essere enientrsquoaltro egrave unitario ed unico (come Parmenide in sostanza afferma nel fr 8)quindi non puograve esistere differenziazione di sorta al suo interno La nozione puraed astratta di essere egrave inconciliabile con qualunque concezione che presuppongauna realtagrave diversa e distinta dallrsquoessere

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essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 9: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

essere ldquoqualcosardquo che non egrave essere La differenza in base allrsquoidentitagravedi essere e pensiero si delinea cosigrave come impensabile e priva disenso Nella nozione pura dellrsquoἐόν in cui veritagrave e realtagrave coincidonotutto ciograve che non egrave ἐόν non egrave vero e dunque non egrave reale la veritagrave ela realtagrave sono lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensiero In questaprospettiva acquista pieno significato anche il fr 5 in cui si allude allanatura coesa unitaria ed unica dellrsquoessere quale si evince dalla no-zione astratta di τὸ ἐόν ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo15

Nella prospettiva ontologica parmenidea ogni considerazionesulla natura dellrsquoessere e della veritagrave in base alla premessa ad untempo logico-teoretica e metodologica secondo cui lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere deve necessariamente ricondurre alla evidenza dellaassoluta auto-identitagrave dellrsquoessere Nella proposizione lrsquoessere egrave e nonpuograve non essere il pensiero egrave tuttrsquouno con lrsquoessere quindi il pensieroanche nella sua dimensione logico-proposizionale e non solo intui-tiva egrave identico allrsquoessere Questo a mio avviso egrave il senso dei primidue versi dellrsquoassai discusso fr 6 ldquoegrave necessario che dire e pensaresiano essere infatti lrsquoessere egrave mentre il nulla non egraverdquo16 Occorre ineffetti tener presente che la proposizione ἔστι γὰρ εἶναι fa riferi-mento proprio alla nozione astratta di essere in base alla quale si ri-

15 Cfr fr 5 (DK 28 B 5) ξυνὸν δὲ μοί ἐστιν ὁππόθεν ἄρξωμαι τόθι γὰρ πάλιν ἵξομαιαὖθις Il verso come egrave noto ci egrave stato tramandato solo da PROCLO nel suo Com-mento al Parmenide libro I 708 10 seg [ed C STEEL (Oxonii e TypographeoClarendoniano 2007-9)]

16 Cfr fr 6 (DK 28 B 6) χρὴ τὸ λέγειν τε νοεῖν τ᾿ ἐὸν ἔμμεναι ἔστι γὰρ εἶναι μηδὲνδ᾿ οὐκ ἔστιν La correzione τὸ λέγειν τε νοεῖν invece del tragravedito τὸ λέγειν τὸ νοεῖνpare indispensabile Questi versi sono in assoluto i piugrave discussi dellrsquointero fram-mento 6 Per una esaustiva esposizione delle principali interpretazioni cfr M UN-TERSTEINER op cit CIX-CXI nota n 29 La traduzione qui proposta pareconfermata anche da quanto Simplicio chiarisce dopo aver citato i versi in questionenel suo commento In Phys 86 29-30 [ed DIELS] εἰ οὖν ὅπερ ἄν τις ἢ εἴπῃ ἢ νοήσῃτὸ ὄν ἐστι πάντων εἷς ἔσται λόγος ὁ τοῦ ὄντος Del primo verso del fr 6 egrave plausi-bile anche la traduzione ldquorisulta necessario il dire e pensare che lrsquoessere egrave infattilrsquoessere egrave etcrdquo Anche in questo caso perograve si deve intendere lrsquoespressione come unriferimento alla dimensione logico-proposizionale del concetto astratto di essereDel resto che il pensare ed il dire (cioegrave la nozione astratta di essere nella sua formalogico-proposizionale) si identifichino con lrsquoessere egrave detto anche nel fr 8 (DK 28B 8) vv 34-36 ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα οὐ γὰρ ἄνευ τοῦἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστιν εὑρήσεις τὸ νοεῖν

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cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 10: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

cava lrsquoirrealtagrave del non-essere ovvero del concetto espresso dalla pro-posizione μηδὲν δ᾿ οὐκ ἔστιν Entro la prospettiva parmenidea la ne-cessitagrave di questa conclusione appare assolutamente indubitabile edincontrovertibile

4 LrsquoANALITICA PARMENIDEA DELLrsquoESSERE NEL FR 8 (VV 1-49) IMMUTABILITAgrave COESIONE E AUTO-IDENTITAgrave

Fra tutti i frammenti del poema parmenideo che si sono conservatiil fr 8 tramandatoci nella sua interezza da Simplicio nel commentoalla Fisica di Aristotele egrave il piugrave lungo In esso Parmenide per boccadella Dea delinea le proprietagrave specifiche dellrsquoessere che come ve-dremo sono di fatto proprietagrave desumibili analiticamente dalla no-zione pura di essere in quanto implicite in questrsquoultima Si potrebbedire che i predicati e le proprietagrave dellrsquoessere delineate nel fr 8 equi-valgono a definizioni della sua natura dedotte in modo analitico e lo-gico dalla nozione astratta di essere Questi predicati vengonodefiniti dalla Dea in questo frammento come σήματα vale a direcome segni indicativi che sono posti lungo la ὁδός17 che conduce allaconoscenza effettiva della vera e reale natura dellrsquoessere

Attraverso una analisi dettagliata dei predicati attribuiti allrsquoes-sere saragrave possibile fare ulteriore chiarezza sul significato comples-sivo della riflessione ontologica parmenidea Come risulteragrave chiaroalla fine di tale analisi la prima parte del fr 8 concernente le pro-prietagrave dellrsquoἐόν ha un andamento circolare in base al quale ogni pre-dicato viene ricondotto alla natura indifferenziata immobile unitariae coesa dellrsquoessere18 Questa circolaritagrave riporta a quanto viene affer-

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17 Cfr fr 8 (DK 28 B 8) vv 2-3 ταύτηι [scil ὁδῷ] δ᾿ ἐπὶ σήματ᾿ ἔασι πολλὰ μάλ᾿ ὡςκτλ Come scrive M UNTERSTEINER op cit LXXXVII ldquolrsquoesistenza di numerosiσήματα posti lungo la ὁδός determina le predicazioni dellrsquoessererdquo Ancora a ragio-ne Untersteiner osserva (ibid) che egrave solo il metodo vale a dire la ὁδός a fornire ldquoleprove dellrsquoἐόνrdquo Occorre perograve precisare che questa ὁδός egrave indicata proprio dallanozione astratta di essere anzi si potrebbe dire che la ὁδός egrave insita nella analiticadella nozione astratta di essere

18 A tale proposito J JANTZEN Parmenides zum Verhaumlltnis von Sprache und Wirklichkeit(Zetemata Muumlnchen 1976) 104 giustamente scrive ldquomit diesen σήματα [fr 81-4] sind Veraumlnderung Bewegung und Vielheit vom ἐόν ausgeschlossenrdquo

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mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 11: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

mato nel giagrave citato fr 5 ldquoegrave indifferente per me donde inizierograve giac-cheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo Il verso come si egrave mostrato rinvia alconcetto puro di essere punto di partenza ed al contempo di arrivodi ogni riflessione sulla natura dellrsquoἐόν

Come vedremo anche la prima parte del fr 8 riflette la strut-tura circolare su cui poggia lrsquointera ontologia parmenidea19 ogni at-tributo dellrsquoἐόν viene ricondotto alla nozione pura di essere ed allaauto-identitagrave che in tale nozione risulta necessariamente implicita

I primi σήματα con cui la Dea indica lrsquoἐόν fanno riferimento allanatura ingenerata (ἀγένητον) e imperitura (ἀνώλεθρον) di questrsquoul-timo Tali proprietagrave sono strettamente connesse tra loro e sono leprime ad emergere in base alla nozione pura di essere lrsquoἐόν in quantoegrave essere e nientrsquoaltro non puograve avere temporalmente neacute inizio neacute fineil fatto di non risultare condizionato dalla temporalitagrave poicheacute esso egraveal di lagrave dei concetti di inizio e fine (che nella prospettiva parmenideafiniscono per non avere piugrave alcun senso) viene poi messo in relazionecon lrsquointegritagrave (οὐλομελές) lrsquoimmodificabilitagrave (ἀτρεμές) e la non de-limitazione nel tempo (ἀτέλεστον) proprie dellrsquoessere20 Infatti pro-

19 La struttura circolare della dottrina di Parmenide sulla natura dellrsquoessere viene inqualche modo suggerita giagrave nel discorso iniziale della Dea la quale afferma che ilfilosofo apprenderagrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo (cfr 1 v 52 ἀληθείηςεὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορ) con questa espressione la Dea sembra voler alludere pro-prio alla circolaritagrave dellrsquoontologia fondata sul concetto puro di essere circolaritagravedeterminata dalla logica ferrea che costituisce il metodo parmenideo

20 Cfr fr 8 vv 3-4 ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν ἔστι γὰρ οὐλομελές τε καὶἀτρεμὲς ἠδ᾿ ἀτέλεστον Di questi versi il secondo egrave quello che da sempre risulta piugravediscusso Sono attestate due differenti lezioni di tale verso accanto alla lezione ἔστιγὰρ οὐλομελές trasmessaci da PLUTARCO (adv Colot 1114C) e forse riscontrabileanche in PROCLO (cfr ad esempio In Parm VI 1077 20 e VII 1152 19 ed STEELin riferimento a questo passo in apparato οὐλομενές egrave un refuso e sta per οὐλο-μελές) si trova quella οὖλον μουνογενές τε riportata da Simplicio ClementeTeodoreto e Filopono Le opinioni degli studiosi su queste importanti varianti sonoancora oggi assai divergenti A mio avviso la lezione ἔστι γὰρ οὐλομελές egrave ancorala piugrave convincente in quanto questo aggettivo fa da tramite nella esposizione delleproprietagrave dellrsquoessere per il carattere di unitagrave e connessione che viene attribuito al-lrsquoessere nel v 5 su cui torneremo diffusamente in seguito Dal canto suo lrsquoespres-sione οὖλον μουνογενές τε che dovrebbe essere intesa come ldquointero e di un sologenererdquo ldquointero ed uniformerdquo (la traduzione di μουνογενές ldquounico nel suo genererdquoe dunque semplicemente ldquounicordquo mi sembra come osserva anche M UNTER-STEINER op cit XXVIII non del tutto rispondente al significato preciso dellrsquoagget-tivo) esprime in modo piuttosto forzato e macchinoso sostanzialmente la medesima

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prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 12: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

prio percheacute lrsquoessere egrave ed egrave solo ἐόν esso non puograve venir in alcun mododelimitato nel e dal tempo lrsquoessere ldquonon era neacute saragraverdquo21 afferma la Deama mdashsi potrebbe aggiungeremdash solamente egrave22 Dunque non vi puograve es-sere nellrsquoἐόν alcun tipo di differenziazione di natura temporale e ciogravepercheacute questrsquoultima implicherebbe un venir meno dellrsquoauto-identitagravedellrsquoessere che si evince dal concetto puro di τὸ ἐόν di conseguenzalrsquoessere non puograve in alcun modo risultare soggetto al divenire inquanto il divenire implicando il non-ancora ed il non-piugrave rappresentala negazione dellrsquoessere inteso come τὸ ἐόν vale a dire ciograve che egrave

Lrsquoauto-identitagrave egrave la nozione dalla quale vengono evinti gli altripredicati attribuiti subito dopo dalla Dea allrsquoessere ovvero quellodella unitagrave e quello dellrsquointima connessione e coesione tali proprietagrave ri-sultano a loro volta collegate al principio in base al quale non egrave pos-sibile che lrsquoessere abbia principio e neppure origine23 infatti se

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idea racchiusa in οὐλομελές cioegrave quella della integritagrave ed unitagrave coesa dellrsquoessereUn altro problema concerne lrsquoaggettivo ἀτέλεστον che secondo molti interpretitra cui L TARAacuteN (op cit 93) e A H COXON The Fragments of Parmenides A crit-ical text with introduction translation the ancient testimonia and a commentary(Van Gorcum Assen 1986) 195 sarebbe corrotto ἀτέλεστον significherebbe ldquosen-za finerdquo o ldquoimperfettordquo ed in entrambi i casi lrsquoaggettivo risulterebbe in contrad-dizione rispetto alla concezione dellrsquoessere proposta da Parmenide proprio nel fr8 A mio avviso egrave possibile conservare il testo tragravedito intendendo lrsquoaggettivo comefanno Diels ed Untersteiner nel senso di ldquonon limitato nel tempordquo ldquosenza fine neltempordquo In effetti questo significato appare in perfetto accordo con la concezionesecondo cui lrsquoessere non egrave delimitato da un inizio e da una fine in senso temporaleproprio percheacute esso egrave estraneo ad ogni forma di differenza anche quella determi-nata dalla temporalitagrave

21 Cfr fr 8 v 5 οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται Con questa espressione viene di fatto indicatoche lrsquoessere non puograve avere neacute passato nel senso di ciograve che egrave giagrave stato e non egrave piugrave neacutefuturo nel senso di ciograve che non egrave ancora

22 Circa la natura del tempo in rapporto allrsquoessere si veda lrsquointeressante volume di MPULPITO Parmenide e la negazione del tempo (LED Edizione Universitarie Milano2005) in particolare 183 ove lrsquoautore parla giustamente per lrsquoessere parmenideodi un tempo che non puograve avere neacute passato neacute futuro ma si delinea di fatto comeun ldquotempo infinitordquo Non condivisibile nel libro di Pulpito egrave a mio avviso lrsquointer-pretazione dellrsquoessere parmenideo come molteplice in quanto costituito da entiche partecipano a loro volta dellrsquoessere Come si egrave visto infatti nella prospettivaparmenidea non pare assolutamente possibile una frammentazione dellrsquoessere laquale implicherebbe differenza e dunque una forma di non-essere

23 Cfr fr 8 v 5-7 ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές τίνα γὰρ γένναν διζήσεαιαὐτοῦ πῆι πόθεν αὐξηθέν Come appare evidente dallrsquouso della congiunzione ἐπεί

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lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 13: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

lrsquoessere avesse principio o origine si dovrebbe ammettere lrsquoesistenzae la realtagrave di qualcosa che non egrave essere ma che egrave prima dellrsquoessere Comeallora potrebbe essere qualcosa che egrave prima dellrsquoessere o che egrave co-munque altro rispetto allrsquoessere La Dea infatti nega che possa esistereuna qualche origine dalla quale lrsquoessere dipenda Tale principio o ori-gine infatti se fosse altro rispetto allrsquoἐόν sarebbe μὴ ἐόν il che nonpuograve neacute essere detto neacute essere pensato poicheacute il non-essere non egrave e alcontempo egrave impossibile che lrsquoessere abbia inizio da ciograve che non egravevale a dire dal nulla24 di conseguenza si deve concludere che lrsquoessere egravenella sua totalitagrave (πάμπαν πελέναι) oppure che non egrave affatto (ἢ οὐχί)25Non si dagrave infatti nessunrsquoaltra possibilitagrave solo lrsquoessere egrave nella sua non-differenza unitarietagrave ed assoluta coesione Poicheacute il μὴ ἐόν implica

la proposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave strettamente connessa aquanto precedentemente affermato cioegrave ἐστὶ γὰρ οὐλομελές τε καὶ ἀτρεμὲς ἠδ᾿ἀτέλεστον οὐδέ ποτ᾿ ἦν οὐδ᾿ ἔσται concetto che egrave ribadito dalle due domande re-toriche τίνα γὰρ γένναν διζήσεαι αὐτοῦ e πῆι πόθεν αὐξηθέν La traduzione dellaproposizione ἐπεὶ νῦν ἔστιν κτλ egrave dunque ldquopoicheacute ltlrsquoesseregt egrave ora tutto nellostesso tempo uno e continuordquo Ne consegue che lrsquounitagrave e la continuitagrave invariabilidellrsquoessere sono i motivi per cui esso non egrave soggetto al divenire cioegrave al mutamen-to Secondo M Untersteiner (per le motivazioni cfr M UNTERSTEINER op cit In-troduzione XXXI-L) alla lezione ἐπεὶ νῦν ἔστιν ὁμοῦ πᾶν ἕν συνεχές egrave da preferire iltesto preservato da ASCLEPIO (In Metaph 42 30-31) οὐ γὰρ ἔην οὐκ ἔσται ὁμοῦπᾶν ἔστι δὲ μοῦνον οὐλοφύές In base a questo testo lrsquoessere non sarebbe dunque untutto coeso bensigrave un tutto costituito di parti dotate di una natura simile Sulla ques-tione si veda lrsquoarticolo di F TRABATTONI Parmenide Untersteiner e il fr 8 5-6ldquoElenchosrdquo 12 (1991) 313-318 Secondo lrsquointerpretazione di Untersteiner lrsquoesseredi Parmenide sarebbe in effetti la somma di ὁμοῖα vale a dire di parti simili Tut-tavia L TARAacuteN op cit 190 nota n 37 criticando lrsquointerpretazione di Untersteinergiustamente osserva ldquoParmenidesrsquo point is that there can be no plurality since ifthere were as many as two things to be possible to distinguish them they wouldhave in some sense to be different and any difference would amount to the asser-tion that non-Being is realrdquo Occorre altresigrave sottolineare che il testo citato dal com-mentatore neoplatonico Asclepio risulta in perfetta sintonia con la singolare e arti-ficiosa interpretazione di Parmenide sostenuta dagli autori neoplatonici secondo laquale come ho mostrato nel mio giagrave citato volume Parmenide e i neoplatonici etclrsquoEleate sarebbe un sostenitore dellrsquointrinseca pluralitagrave dellrsquoessere

24 A tale proposito J MANSFELD op cit 95 osserva correttamente ldquoDas Denkeneines Ursprungs aus dem Nichtseienden wuumlrde ja zugleich das Nichtseinde denkenals Ursprungrdquo

25 Per tale argomentazione cfr fr 8 vv 7-11 οὐδ᾿ ἐκ μὴ ἐόντος ἐάσσω φάσθαι σ᾿ οὐδὲνοεῖν οὐ γὰρ φατὸν οὐδὲ νοητόν ἔστιν ὅπως οὐκ ἔστι τί δ᾿ ἄν μιν καὶ χρέος ὦρσεν ὕστερον ἢ πρόσθεν τοῦ μηδενὸς ἀρξάμενον φῦν οὕτως ἢ πάμπαν πελέναι χρεώνἐστιν ἢ οὐχί

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lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 14: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

lrsquoassurditagrave concettuale della nozione di nulla26 lrsquoessere egrave necessaria-mente in senso assoluto Drsquoaltro canto non egrave nemmeno in alcunmodo possibile mdashcontinua la Deamdash che dallrsquoessere possa nascere unessere ulteriore accanto a quello che giagrave egrave27 Pertanto occorre con-cludere che lrsquoessere egrave ed esiste da sempre non crsquoegrave stato un momentoin cui non era neacute potragrave esservi un momento in cui non saragrave Ciograve com-porta lrsquoassurditagrave non solo della ipotesi di unrsquoorigine dellrsquoessere maanche di un suo venir meno o perire28

Dopo aver messo in luce come lrsquoessere non possa neacute avereunrsquoorigine neacute risultare soggetto a dissoluzione la Dea passa a dimo-

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26 Sulla assurditagrave concettuale intrinseca nella nozione di nulla egrave incentrato per interoil fr 7 (DK 28 B 7) ove la Dea obbliga il filosofo a tenere lontano il pensiero dal-la via implicante la nozione di nulla (v 2 ἀλλὰ σὺ τῆσδ᾿ ἀφ᾿ ὁδοῦ διζήσιος εἶργενόημα) in quanto egrave necessariamente contrassegnata dalla assoluta impossibilitagrave in-fatti non egrave in alcun modo possibile far sigrave che siano le cose che non sono (v 3 οὐγὰρ μήποτε τοῦτο δαμῆι εἶναι μὴ ἐόντα) Su tale via tutto risulterebbe caratterizza-to dalla totale insensatezza riconducibile alla assurda ammissione della realtagrave delnulla e lrsquoocchio apparirebbe incapace di osservare lrsquoorecchio coglierebbe solo unvano rimbombo e la lingua a sua volta produrrebbe solo suoni privi di senso (vv4-5 ἄσκοπον ὄμμα καὶ ἠχήεσσαν ἀκουήν καὶ γλῶσσαν ove a mio giudiziolrsquoaggettivo ἠχήεσσα va riferito sia ad ἀκουή che a γλῶσσα) Una simile interpre-tazione di questi versi egrave sostenuta da A CAPIZZI Introduzione a Parmenide (LaterzaRoma-Bari 1975) 37-39 Egrave opportuno altresigrave sottolineare che proprio nel fr 7come si evince dallrsquoespressione κρῖναι λόγωι del v 5 la veritagrave sulla autentica natu-ra dellrsquoessere non puograve venire ridotta ad una pura e semplice rivelazione in re-lazione a tale veritagrave il λόγος del filosofo gioca infatti un ruolo fondamentale

27 Cfr fr 8 v 12 οὐδέ ποτ᾿ ἐκ τοῦ ἐόντος ἐφήσει πίστιος ἰσχύς γίγνεσθαί τι παρ᾿ αὐτόMi pare necessario accogliere lrsquoemendamento proposto da Karsten ed accolto daTaraacuten (per le argomentazioni cfr L TARAacuteN op cit 95-102) ἐκ τοῦ ἐόντος invece deltragravedito ἐκ μὴ ἐόντος che non pare compatibile con il senso dellrsquoargomentazione dellaDea In primo luogo essa infatti nega la possibilitagrave che lrsquoessere abbia origine dalnon-essere quindi deve venir negato come ugualmente impossibile che lrsquoessere opiuttosto un non meglio precisato ldquoqualcosardquo (τι) derivi dallrsquoessere e sussista accantoa questrsquoultimo Lrsquoessere non puograve risultare principio ed origine di un altro esserepercheacute lrsquoessere egrave necessariamente uno e coeso Tale argomentazione appare in per-fetta sintonia con quanto viene affermato subito dopo ai vv 13-16 τοῦ εἵνεκεν οὔτεγενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη χαλάσασα πέδηισιν ἀλλ᾿ ἔχει ἡ δὲ κρίσις περὶτούτων ἐν τῶιδ᾿ ἔστιν ἔστιν ἢ οὐκ ἔστιν La nozione pura dellrsquoἐόν rende impossi-bile (impossibilitagrave qui espressa dal fatto che Dike mantiene ben stretti i ceppi da cuilrsquoessere egrave tenuto) il nascere (inteso come ldquovenire allrsquoessererdquo) o il perire (nel senso dildquovenir meno in relazione allrsquoessererdquo e quindi ldquonon essere piugraverdquo) dellrsquoessere

28 Per tutta questa argomentazione esposta dalla Dea cfr fr 8 vv 19-21 πῶς δ᾿ ἂνἔπειτ᾿ ἀπόλοιτο ἐόν πῶς δ᾿ ἄν κε γένοιτο εἰ γὰρ ἔγεντ᾿ οὐκ ἔστ(ι) οὐδ᾿ εἴ ποτε μέλλειἔσεσθαι τὼς γένεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος

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strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 15: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

strare come esso non sia divisibile Anche questa proprietagrave egrave dedottadalla nozione pura dellrsquoessere come infatti potrebbe essere divisi-bile lrsquoἐόν vale a dire ciograve che solamente egrave e non puograve essere altro da ciograveche egrave In che cosa potrebbe differenziarsi rispetto ad un ipoteticoaltro ἐόν Infatti sulla base del principio di identitagrave che regge lrsquoin-tera ontologia parmenidea bisogna concludere che di τὸ ἐόν ce nepuograve essere uno solo La differenza secondo Parmenide non puograve in-fatti esistere nellrsquoambito dellrsquoessere e della veritagrave percheacute essa im-plica comunque una forma di non-essere Per lo stesso principio nonpuograve esistere una molteplicitagrave di enti supponendo che essi esistanoin cosa sarebbero diversi lrsquouno dallrsquoaltro se sono solo ed esclusivamenteessere In effetti la negazione della differenza implica in se stessaanche la negazione del vuoto inteso come ciograve che separerebbe traloro i vari enti Ciograve appare evidente esaminando analiticamente i vv22-25 del fr 8

οὐδὲ διαιρετόν ἐστιν ἐπεὶ πᾶν ἐστιν ὁμοῖονοὐδέ τι τῆι μᾶλλον τό κεν εἴργοι μιν συνέχεσθαιοὐδέ τι χειρότερον πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστιν ἐόντοςτῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει

Lrsquoaffermazione della Dea secondo cui lrsquoessere egrave indivisibile (οὐδὲ δι-αιρετόν ἐστιν) viene in effetti ricondotta al fatto che esso egrave tutto si-mile o uguale (ἐπει πᾶν ἐστιν ὁμοῖον)29 vale a dire senza distinzionee differenziazioni dunque nellrsquoessere non vrsquoegrave la possibilitagrave del vuotoproprio percheacute lrsquoἐόν costituisce un πᾶν ὁμοῖον intrinsecamentecoeso Di conseguenza lrsquoessere egrave di necessitagrave uno ed unitario poicheacutein esso non puograve esistere la differenza la quale implicherebbe in ognicaso una forma di non-essere30

29 Come giustamente osserva M UNTERSTEINER op cit CXLVIII lrsquoaggettivo ὁμοῖοςldquonel greco arcaico puograve valere tanto come lsquoegualersquo quanto come lsquosimilersquordquo

30 A mio avviso egrave proprio il fr 8 a dimostrare come secondo la logica parmenidealrsquoessere sia necessariamente uno ed unitario A tale proposito F M CORNFORDPlato and Parmenides (Routledge 1939 [rist 1950]) 29 scrive giustamente ldquosuch abeing [scil lrsquoessere di Parmenide] cannot become or cease to be or change such aunity cannot also be a plurality There is no possible transition from the One-Beingto the manifold and changing world which our senses seem to revealrdquo

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La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 16: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

La Dea continua affermando che nellrsquoἐόν non vrsquoegrave una partemaggiore o inferiore (οὐδέ τι τῆι μᾶλλον [hellip] οὐδέ τι χειρότερον) cioegravenon vi sono differenti gradazioni di essere che impediscano a que-strsquoultimo di risultare intrinsecamente connesso e coeso (τό κεν εἴργοιμιν συνέχεσθαι) ldquoma tutto egrave pieno di essererdquo (πᾶν δ᾿ ἔμπλεόν ἐστινἐόντος) Con questa espressione la Dea ribadisce la natura unitariadellrsquoessere che forma un tutto nel quale lrsquoessere egrave presente sempreallo stesso livello e con la stessa intensitagrave Questo egrave il motivo per cuimdashcome viene ancora ribadito subito dopomdash lrsquoessere egrave tutto con-nesso e coeso (τῶι ξυνεχὲς πᾶν ἐστιν) e ciograve sta a significare esatta-mente che in esso non esiste nessuna forma di distinzione che possaseparare lrsquooriginaria coesione dellrsquoessere con se stesso ldquolrsquoessere in-fatti aderisce strettamente allrsquoessererdquo (ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει)31 af-ferma in conclusione la Dea Con il verbo πελάζειν Parmenideintende ribadire che nellrsquoessere non egrave presente alcuna forma di dif-ferenza o di vuoto ed esso dunque non egrave in alcun modo frammen-tato Solo lrsquoessere egrave ed egrave necessariamente uno unitario e coeso Inesso non puograve sussistere alcuna ldquointerruzionerdquo e dunque alcunaforma di pluralitagrave Esso egrave dunque uno non certo nel senso che lrsquoes-sere si identifica con lrsquounitagrave e lrsquouno bensigrave intendendo che esso egrave nu-mericamente ldquounordquo cioegrave che lrsquounitagrave e lrsquounicitagrave sono proprietagravespecifiche dellrsquoessere32

Unitagrave coesione e indivisibilitagrave si delineano dunque come pro-prietagrave direttamente desumibili e deducibili dalla nozione pura di es-sere Pertanto non egrave possibile ammettere lrsquoesistenza e la realtagrave dipiugrave enti di piugrave ἐόντα In cosa infatti potrebbero risultare diversi fra

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31 Tra le traduzioni possibili di questo verso quella qui proposta mi sembra la piugraveconvincente Cosigrave intende anche Untersteiner Egrave tuttavia anche plausibile latraduzione di Taraacuten ldquofor Being is in contact with Beingrdquo Lo studioso interpretalrsquoespressione ἐὸν γὰρ ἐόντι πελάζει nel senso dellrsquounitagrave indivisibilitagrave e coesionedellrsquoessere (cfr L TARAacuteN op cit 106-109) Meno convincente appare latraduzione di A H Coxon ldquofor Being is adjacent to Beingrdquo

32 Su ciograve cfr ad esempio K RIEZLER Parmenides (Frankfurt a M 1934) 90 comegiustamente sottolinea lrsquoautore il problema del poema di Parmenide non egrave lrsquoἕν malrsquoὄν al quale in un passo viene attribuito il predicato ἕν Questa affermazione egraveripresa da Untersteiner (cfr op cit XXXIII) il quale osserva che lrsquounitagrave nel poemaegrave solo un predicato dellrsquoessere

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loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 17: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

loro se lrsquounica veritagrave egrave che lrsquoessere egrave Non esistendo differenza al-lrsquointerno dellrsquoessere si deve negare lrsquoesistenza e la realtagrave del molte-plice esso non puograve non delinearsi come lrsquoambito dellrsquoillusione edellrsquoinganno

In base a tali considerazioni appare chiaro che lrsquoattributo del-lrsquounitagrave in riferimento alla natura dellrsquoessere va inteso come sinonimodi identitagrave lrsquoessere egrave uno in quanto egrave necessariamente e totalmenteidentico a se stesso Esso infatti permane in se stesso assolutamente im-mobile e privo di variazione

Lrsquoimmobilitagrave viene esplicitamente attribuita allrsquoessere nel fr 8al v 26 lrsquoessere egrave ἀκίνητον Egrave interessante sottolineare che tale pro-prietagrave viene messa in relazione subito dopo ai vv 27-28 con il fattoche lrsquoessere egrave privo di inizio (ἄναρχον) e di fine (ἄπαυστον) Risultadunque evidente che lrsquoimmobilitagrave dellrsquoἐόν viene connessa da Par-menide alla sua natura immodificabile e non soggetta in alcun modoal divenire come infatti viene esplicitato subito dopo lrsquoessere nellasua nozione pura risulta del tutto esente da generazione e corru-zione (γένεσις καὶ ὄλεθρος) e ad eliminare radicalmente tali concettiin relazione alla natura dellrsquoessere egrave proprio la πίστις ἀληθής vale adire la vera ed autentica persuasione cioegrave quella che deriva dallaauto-evidenza della nozione pura di essere in base alla quale lrsquoἐόνegrave solo necessariamente essere e nullrsquoaltro Nei vv 26-28 del fr 8viene dunque ribadita lrsquounitagrave-identitagrave dellrsquoessere attraverso il con-cetto di immobilitagrave inteso come immutabilitagrave33

Il punto di partenza risulta cosigrave coincidente con il punto di ar-rivo come si afferma esplicitamente nel citato fr 5 ldquoegrave indifferenteper me donde inizierograve giaccheacute lagrave farograve di nuovo ritornordquo La circo-laritagrave del ragionamento parmenideo egrave ribadita a piugrave riprese propriodal riferimento alla natura non soggetta a generazione e a corru-

33 Cfr fr 8 vv 26-28 αὐτὰρ ἀκίνητον μεγάλων ἐν πείρασι δεσμῶν ἔστιν ἄναρχονἄπαυστον ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν ἀπῶσε δὲ πίστιςἀληθής Secondo L TARAacuteN op cit 109 ldquoἄναρχον ἄπαυστον constituite the con-sequences of the fact that Being is ungenerated and imperishablerdquo Alla natura im-modificabile dellrsquoessere egrave da ricondurre in questo contesto anche lrsquoaggettivoἀκίνητον

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zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 18: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

zione dellrsquoἐόν34 Lrsquoassoluta auto-identitagrave cosigrave appare come la pro-prietagrave principale dellrsquoessere e ad essa conduce necessariamente lavia della veritagrave Egrave proprio dalla nozione dellrsquoauto-identitagrave dellrsquoessereche tutti gli attributi delineati nel fr 8 sembrano dipendere Allaconclusione della indifferenziabilitagrave e della assoluta identitagrave del-lrsquoἐόν la quale egrave a sua volta un punto di partenza conduce la πίστιςἀληθής del v 28 indubitabile e certa35 in quanto auto-evidente poi-cheacute egrave il risultato della analisi del concetto astratto e puro di essereimplicante lrsquoauto-identitagrave di questrsquoultimo

Ai vv 29-30 Parmenide delinea esplicitamente il carattere del-lrsquoauto-identitagrave dellrsquoessere condizione in cui esso permane stabilmente

ταὐτόν τ᾿ ἐν ταὐτῶι τε μένον καθ᾿ ἑαυτό τε κεῖται χοὔτως ἔμπεδον αὖθι μένει

Lrsquoimmobilitagrave dellrsquoessere dunque coincide di fatto con la sua asso-luta auto-identitagrave Esso continua Parmenide egrave mantenuto nella fis-sitagrave di questa assoluta auto-identitagrave dalla potente Necessitagrave (κρατερὴhellip Ἀνάνκη) che lo vincola al limite che egrave proprio dellrsquoessere e che locirconda tuttrsquointorno36 Tale limite egrave ciograve che viene stabilito nellrsquoas-sunto di partenza in base a cui lrsquoessere egrave e non puograve in alcun modonon-essere Si tratta dunque del limite che contraddistingue la na-tura del vero essere e che allude alla sua intrinseca completezza e per-

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34 Parmenide nel fr 8 per cinque volte ricava le proprietagrave dellrsquoessere dal fatto che es-so egrave ingenerato ed incorruttibile al v 3 (ὡς ἀγένητον ἐὸν καὶ ἀνώλεθρόν ἐστιν) aivv 13-14 (τοῦ εἵνεκεν οὔτε γενέσθαι οὔτ᾿ ὄλλυσθαι ἀνῆκε Δίκη κτλ) al v 21 (τὼςγενεσις μὲν ἀπέσβεσται καὶ ἄπυστος ὄλεθρος) ai vv 27-28 appena sopra analizzati(ἐπεὶ γένεσις καὶ ὄλεθρος τῆλε μάλ᾿ ἐπλάχθησαν) infine al v 40 (γίγνεσθαί τε καὶὄλλυσθαι) La negazione dei concetti di nascere e perire in riferimento allrsquoessere varicondotta necessariamente alla analisi del concetto puro di τὸ ἐόν ciograve che neces-sariamente egrave e non puograve non essere

35 Sostanzialmente simile mi sembra anche lrsquointerpretazione di L TARAacuteN (op cit113) il quale in riferimento al termine πίστις afferma che ldquoonly truth attained byreasoning can carry true convinctionrdquo

36 Cfr fr 8 vv 30-31 κρατερὴ γὰρ Ἀνάγκη πείρατος ἐν δεσμοῖσιν ἔχει τό μιν ἀμφὶςἐέργει Se si considerano le divinitagrave che vengono citate nella prima parte del poemanel fr 1 e nel fr 8 vale a dire Dike (ldquoGiustiziardquo fr 1 v 14 e fr 8 vv 13-15) Ananke

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fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 19: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

fezione Come infatti viene affermato subito dopo non egrave ammissi-bile che τὸ ἐόν sia ἀτελεύτητον vale a dire sulla base di quanto si egravedetto in precedenza incompleto ovvero non compiuto in se stesso Lrsquoes-sere infatti prosegue Parmenide non necessita di alcuncheacute se avessebisogno di qualcosa lrsquoἐόν allora mancherebbe di tutto37 Tale affer-mazione implica anche che lrsquoessere egrave in se stesso intero e completoe dunque unitario e non molteplice Infatti i diversi enti dovrebberonecessariamente avere in se stessi qualcosa che li differenzierebbe fraloro ma in questo caso ciograve che apparterrebbe specificamente a cia-scun singolo ente mancherebbe in un altro il che contravverrebbealla nozione della natura completa compiuta e perfetta dellrsquoessereEcco allora spiegato il motivo per cui se lrsquoἐόν avesse bisogno di altroallora risulterebbe privo di tutto esso verrebbe meno alla sua pro-pria natura e non sarebbe piugrave ἐόν Egrave proprio il pensiero a mostrare lanatura unitaria e coesa dellrsquoessere Entro questa prospettiva il veropensiero vale a dire il pensiero che pensa in modo puro ed origina-rio lrsquoessere egrave identico al suo oggetto Ciograve appare chiaro se si prendein considerazione il notissimo v 34 del fr 8

ταὐτὸν δ᾿ ἐστὶ νοεῖν τε καὶ οὕνεκεν ἔστι νόημα

La traduzione piugrave soddisfacente dal punto di vista sia filologico siafilosofico egrave ldquoil pensare e ciograve in virtugrave del quale egrave il pensiero sono lo

(ldquoNecessitagraverdquo fr 8 vv 30-31) e Moira (ldquoDestinordquo fr 8 vv 37-38) si comprendecome Parmenide intenda distinguere rispetto allrsquoinconsistente dimensione delladoxa la natura ineludibile vincolante e necessaria della veritagrave concernente lrsquoessereNella sezione del poema dedicata alla doxa in effetti solo nel fr 10 (DK 28 B 10)v 6-7 si fa cenno ad una ananke che regge la struttura fissa del cielo Questaananke in effetti non puograve essere considerata come una forma di necessitagrave assolu-tamente vincolante per il pensiero e dunque non puograve in ogni caso venir identifica-ta in base alla prospettiva parmenidea con la ldquopotente Anankerdquo (κρατερὴ Ἀνάγκη) che tiene fermo lrsquoessere nella sua assoluta immobilitagrave ed immodificabileauto-identitagrave Proprio in quanto fa parte della dimensione della doxa lrsquoananke delcielo egrave una ananke doxastica e meramente apparente perciograve non puograve risultare au-tentica e reale come invece lrsquoAnanke dellrsquoessere autenticamente incontrovertibile edassolutamente necessaria per il pensiero

37 Cfr ibid v 33 ἔστι γὰρ οὐκ ἐπιδευές ἐὸν δ᾿ ἂν παντὸς ἐδεῖτο

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stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 20: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

stessordquo38 Il senso del frammento appare palese se si parte dal pre-supposto che con il termine ἐόν Parmenide si riferisce alla nozionepura di essere ovvero al pensiero che considera lrsquoessere in se stessoLa realtagrave per Parmenide non egrave il suo mero manifestarsi materiale maegrave ciograve che di essa viene rivelato dal pensiero Egrave proprio questrsquoultimoad indicare la via la ὁδός verso la veritagrave proprio percheacute egrave solo nel pen-siero che lrsquoessere si manifesta per quello che egrave vale a dire nella suaperfetta ed assoluta auto-identitagrave Il pensiero rivela a sua volta la suaidentitagrave con lrsquoessere e la veritagrave egrave il disvelarsi di ciograve che egrave insito nelconcetto puro di essere Lrsquoautentico oggetto del pensiero puograve soloidentificarsi con ciograve che egrave lrsquooggetto del νόημα in senso autentico valea dire lrsquoessere che egrave ed egrave identico a se stesso In quale altra dimensioneinfatti lrsquoessere manifesta la sua vera natura se non nel pensiero che loconcepisce nella sua natura originaria ed autentica Il pensieroesprime la nozione pura di essere anche in senso logico-proposizio-nale nella definizione dellrsquoἐόν come ciograve che egrave e non puograve non-essere Inquesta prospettiva appare chiaro il significato dei vv 35-36 del fr 8

οὐ γὰρ ἄνευ τοῦ ἐόντος ἐν ὧι πεφατισμένον ἐστινεὑρήσεις τὸ νοεῖν

Il pensiero pensa lrsquoessere espressamente come ldquociograve che egraverdquo ed egrave pro-prio nel concetto puro di essere che il νοεῖν si identifica con lrsquoἐόνldquoinfatti senza lrsquoessere in cui egrave espresso non troverai il pensierordquo39Quindi egrave nel pensare che si manifesta lrsquoautentica natura dellrsquoessere

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38 Lrsquointerpretazione del verso dipende dal modo in cui si intende οὕνεκεν La con-giunzione ἔνεκα puograve indicare la causa o il fine Considerato che al v 32 (due ver-si prima rispetto a quello qui preso in esame) il valore egrave sicuramente causale parepiuttosto improbabile che qui la stessa espressione sia impiegata con senso finaleIn questo secondo caso comunque la traduzione sarebbe ldquolo stesso egrave pensare eciograve in vista di cui egrave il pensierordquo Dal punto di vista esegetico-filosofico anchequesta ultima traduzione appare in effetti plausibile se si intende la nozione pu-ra di essere come il fine cui deve mirare il pensiero per essere autenticamentetale In senso finale sembra interpretare Simplicio che ci ha tramandato il versoCfr SIMPLICIO In Phys 87 17-18 ἕνεκα γὰρ τοῦ νοητοῦ ταὐτὸν δὲ εἰπεῖν τοῦὄντος ἐστὶ τὸ νοεῖν τέλος ὂν αὐτοῦ

39 Una particolare e piuttosto macchinosa interpretazione dei vv 34-36 del fr 8 egravestata proposta da L TARAacuteN op cit 120-128 Lo studioso prende le mosse dalla

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percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 21: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

percheacute questrsquoultimo puograve essere intuito e colto nella sua autenticitagravesolo nel pensiero Essere e pensiero in effetti secondo quanto af-ferma Parmenide subito dopo ai vv 36-37 risultano unrsquounica e me-desima cosa poicheacute ldquonon vrsquoegrave neacute vi saragrave mai nullrsquoaltro al di fuoridellrsquoessererdquo

[hellip] ουδεν γαρ ltἠgt ἐστιν ἠ ἐσταιἄλλο πάρεξ τοῦ ἐόντος

Il γάρ suggerisce il forte legame logico-concettuale con ciograve che egravestato appena affermato tanto che questa proposizione risulta di fattocome un chiarimento rispetto a quanto precedentemente detto solounitamente allrsquoessere egrave possibile trovare il pensiero autentico che egraveespresso nella nozione pura di ἐόν percheacute nulla puograve essere al di fuoridellrsquoessere Al contempo lrsquoaffermazione secondo cui nulla vi puograve es-sere al di fuori dellrsquoἐόν egrave la prova del fatto che lrsquoessere egrave uno40 Seesistesse una pluralitagrave di enti occorrerebbe postulare lrsquoesistenza diqualcosa oltre allrsquoessere perlomeno dovrebbe sussistere la differenzafra i vari ἐόντα ma come la Dea rivela a Parmenide nientrsquoaltro egrave aldi fuori dellrsquoessere Entro tale prospettiva appare chiaro il senso deiversi (37-38) immediatamente successivi

[hellip] επει τό γε Μοιρ επέδησενοὖλον ἀκίνητόν τ᾿ ἔμεναι

convinzione che Parmenide non avrebbe mai sostenuto lrsquoidentitagrave di essere e pen-siero (egli infatti traduce il fr 3 ldquofor the same thing can be thought and can ex-istrdquo traduzione che da un punto di vista filosofico non mi pare fornisca un sensosoddisfacente anche in considerazione del significato complessivo della ontolo-gia parmenidea) Taraacuten pertanto traduce i versi in questione ldquoIt is the same tothink and the thought that [the object of thought] exists for without Being inwhat has been expressed you will not find thoughtrdquo Mi pare che tale traduzionesia di fatto finalizzata alla negazione dellrsquoidentitagrave di essere e pensiero in Par-menide

40 Sul fatto che lrsquoessere in Parmenide sia uno assai rilevanti mi sembrano le consi ndashderazioni di E HEITSCH Parmenides Die Fragmente Herausgegeben uumlbersetztund erlaumlutert (Heimeran Muumlnchen 1974 [Zuumlrich 19953]) in particolare 173

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 22: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

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Essi rappresentano la prova oggettiva del monismo ontologico as-soluto di Parmenide nientrsquoaltro egrave ed esiste al di fuori dellrsquoἐόν ldquopoi-cheacute la Moira lo costrinse ad essere tutto intero ed immobilerdquo Qui laldquoMoirardquo va intesa come il vincolo interno in base al quale lrsquoesserepermane quello che egrave Gli aggettivi οὖλον e ἀκίνητον in riferimen-to allrsquoἐόν sottolineano e precisano ulteriormente due specifici aspet-ti della ontologia monistica parmenidea οὖλον egrave il termine con cuiviene ribadita lrsquounitagrave e la interezza dellrsquoessere in quanto una molte-plicitagrave di enti implicherebbe la negazione del carattere οὖλον del-lrsquoessere esso non egrave ldquoframmentabilerdquo in una pluralitagrave che impliche-rebbe lrsquoesistenza di qualcosa oltre allrsquoessere dal canto suo lrsquoaggettivoἀκίνητον delinea lrsquoassoluta immobilitagrave dellrsquoessere e dunque la suaimmutabilitagrave che implica in se stessa la nozione di auto-identitagrave Insostanza con questi due aggettivi Parmenide sintetizza lrsquointera suateoria circa la natura autentica dellrsquoἐόν

Tutta la prima parte del fr 8 cioegrave quella analitica dedicata alladelineazione della natura dellrsquoessere attraverso i suoi predicati ap-pare a tutti gli effetti rivolta alla delineazione di un monismo onto-logico radicale ed assoluto

5 LrsquoUNIVERSO DELLA DOXA COME REGNO DELLA

CONTRADDIZIONE E DELLrsquoILLUSORIETAgrave RISPETTO ALLA

RAZIONALITAgrave ASSOLUTA DELLA VERITAgrave

Sempre nel fr 8 dopo aver ribadito il carattere unitario e immuta-bile dellrsquoessere Parmenide incomincia a delineare sistematicamenteanche la sua concezione della dimensione doxastica entro la quale vi-vono quegli esseri umani che intendono spiegare il divenire e la mol-teplicitagrave dellrsquouniverso fenomenico Essi che vengono indicati conlrsquoappellativo di ldquomortalirdquo (βροτοί) cercano di spiegare il divenirenon riuscendo a cogliere nella nozione pura dellrsquoessere la vera naturadi ciograve che egrave e non puograve non essere I mortali sono di fatto prigionieri diuna realtagrave illusoria che essi stessi sembrano in certo modo aver pla-smato egrave il mondo doxastico-fenomenico in cui ogni cosa apparecontradditoria in quanto destinata ad un incessante divenire

Subito dopo aver ribadito la natura unitaria ed immutabile del-lrsquoessere la Dea afferma che ldquoper questo motivordquo vale a dire per

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lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 23: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

lrsquounitagrave ed immutabilitagrave dellrsquoessere ldquosaragrave mero nome tutto ciograve che imortali stabilirono convinti che fosse verordquo41 I ldquomeri nomirdquo o me-glio ancora le ldquomere parolerdquo (ben diverse dai σήματα dellrsquoessere) so-no quelle che si riferiscono ai concetti illusori del mondo doxasticocome ldquonascere e perire essere e non essere cambiare luogo e muta-re di intensitagrave luminosardquo42 Si tratta in sostanza di espressioni concui vengono solitamente indicati la mutabilitagrave e il divenire delle co-se Tutte queste espressioni sono in realtagrave vuote parole che non con-ducono ad alcuna corrispettiva realtagrave autentica Esse riflettono unaconcezione del reale illusoria e inautentica proprio percheacute contrav-vengono al carattere di unitagrave ed immutabilitagrave della vera realtagrave de-dotto dalla nozione pura di essere Alla realtagrave illusoria dei mortaliin cui tutto egrave divenire e mutamento incessante Parmenide contrap-pone lrsquoauto-identitagrave assoluta e la natura perfetta ed immobile del-lrsquoessere Lrsquoessere infatti egrave delimitato da un confine estremo che lorende compiutamente perfetto da ogni parte e prospettiva43 Egrave pro-prio in questo senso che lrsquoessere egrave paragonato ldquoalla massa di una sfe-ra ben rotonda perfettamente bilanciata a partire dal centro in ognisua parterdquo44 Con tale immagine vengono sottolineate la compiutez-za lrsquounitagrave e lrsquouniformitagrave dellrsquoessere proprietagrave implicite nella sua as-soluta auto-identitagrave Egrave infatti necessario spiega ancora la Dea a Par-menide che lrsquoἐόν sia uniforme non puograve esservi qui una parte piugravegrande o lagrave una parte piugrave piccola45 Lrsquoautentica natura dellrsquoessere egrave

41 Cfr fr 8 vv 38-39 τῶι πάντ᾿ ὄνομ(α) ἔσται ὅσσα βροτοὶ κατέθεντο πεποιθότεςεἶναι ἀληθῆ

42 Cfr ibid vv 40-41 γίγνεσθαί τε καὶ ὄλλυσθαι εἶναί τε καὶ οὐχί καὶ τόπονἀλλάσσειν διά τε χρόα φανὸν ἀμείβειν Lrsquoultima parte del verso si riferisce con ogniprobabilitagrave alla luna e forse anche ai pianeti la cui esistenza movimento e muta-mento di luminositagrave secondo la prospettiva parmenidea sono da ricondurre al-lrsquoambito della doxa

43 Cfr ibid vv 42-43 αὐτὰρ ἐπεὶ πεῖρας πύματον τετελεσμένον ἐστί πάντοθεν Lrsquoe-spressione τετελεσμένον πάντοθεν allude allrsquoessere come tutto ed al contempocome intero che di fatto egrave in seacute compiutamente perfetto

44 Cfr ibid vv 43-44 εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι μεσσόθεν ἰσοπαλὲςπάντηι Lrsquoaggettivo ἰσοπαλές suggerisce lrsquoimmagine di una perfetta uniformitagrave de-rivante da un identico peso ed equilibrio in ogni parte dellrsquoessere

45 Cfr ibid vv 44-45 τὸ γὰρ οὔτε τι μεῖζον οὔτε τι βαιότερον πελέναι χρεόν ἐστι τῆιἢ τῆι Con questi versi Parmenide intende sottolineare e ribadire in modo chiarola natura assolutamente uniforme dellrsquoessere

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caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 24: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

caratterizzata dalla assoluta uniformitagrave Ogni concetto (come adesempio la pluralitagrave e la differenza) che contravvenga a tale nozionenon ha nulla a che fare con la veritagrave e con lrsquoessere Infatti continuala Dea ldquonon vrsquoegrave neppure qualcosa che lo faccia cessare di mante-nersi ugualerdquo46

La natura assolutamente uniforme ed unitaria dellrsquoἐόν appareulteriormente confermata dai vv 47-49 gli ultimi del fr 8 che si ri-feriscono ancora allrsquoessere Qui Parmenide afferma che non egrave pos-sibile che da una parte vi sia una quantitagrave maggiore (τῆι μᾶλλον) e daunrsquoaltra una quantitagrave minore di essere (τῆι δ᾿ ἧσσον) dal momentoche lrsquoessere egrave tutto inviolabile (πᾶν ἄσυλον)47 esso infatti continuala Dea permane uguale a se stesso da ogni punto di vista nello stessomodo nei propri limiti48 I confini che delimitano la natura dellrsquoes-sere sono le sue specifiche proprietagrave unitagrave ed auto-identitagrave dedottedalla nozione pura di essere

Alla dimensione entro cui regna sovrano il principio di identitagravenella sua assoluta auto-evidenza si contrappone radicalmente lrsquoam-bito illusorio del mondo della mera apparenza Incolmabile risultadunque la cesura tra la veritagrave e lrsquoapparenza Si tratta di due diversedimensioni non conciliabili tra loro Su ciograve Parmenide egrave estrema-mente chiaro la via che concerne la veritagrave cessa laddove ha inizio la

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46 Cfr ibid vv 46-47 οὔτε γὰρ οὐ τεον ἔστι τό κεν παύοι μιν ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόνCome suggerito da Untersteiner (op cit CLXII nota n 175) che riprende unrsquoipote-si di Diels ritengo che nel v 46 occorra leggere οὐ τεον invece di οὐκ ἐόν che egrave asua volta una correzione di οὔτε ἐόν tragravedito da Simplicio (cfr In Phys 146 19) Perquanto riguarda la traduzione di ἱκνεῖσθαι εἰς ὁμόν la traduzione letterale sarebbeldquogiungere allrsquougualerdquo da qui il senso di ldquomantenersi identicordquo

47 Cfr ibid vv 47-48 οὔτ᾿ ἐὸν ἔστιν ὅπως εἴη κεν ἐόντος τῆι μᾶλλον τῆι δ᾿ ἧσσον ἐπεὶπᾶν ἐστιν ἄσυλον Lrsquoaggettivo ἄσυλος (da α- privativo e σύλη o σῦλον ldquorisarci-mentordquo o ldquopreda bottinordquo) significa letteralmente ldquonon soggetto ad esseredepredatordquo da qui il senso di ldquoche non puograve essere privato di qualcosardquo dunqueldquoinviolabilerdquo In effetti nella concezione parmenidea dellrsquoessere come sinora si egravevisto lrsquoἐόν risulta sempre identico a se stesso senza alcuna possibilitagrave di decrementoo aumento Proprio percheacute non vi puograve essere altro al di fuori dellrsquoἐόν e della suaassoluta auto-identitagrave necessariamente non vi puograve essere una molteplicitagrave di ἐόνταche implicando la frammentazione dellrsquoessere lo ldquopriverebberordquo della sua origi-naria ed assoluta unitagrave proprietagrave intrinseca come si egrave visto alla nozione pura di es-sere

48 Cfr ibid v 49 οἷ γὰρ πάντοθεν ἶσον ὁμῶς ἐν πείρασι κύρει Con questo verso standoai frammenti in nostro possesso si conclude la parte del poema dedicata allrsquoessere ed

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via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 25: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

via illusoria della doxa49 Essere ed apparire risultano cosigrave definitiva-mente scissi tra loro50 ciograve che per il pensiero egrave auto-evidente e ne-cessario sembra venire negato dallrsquoapparenza del divenire delle coseMa se il divenire si contrappone alla veritagrave dellrsquoauto-identitagrave del-lrsquoessere che cosa egrave di fatto il divenire A tale domanda Parmenidenon sembra aver dato una risposta diretta Egli ha considerato piut-tosto il problema secondo unrsquoaltra prospettiva da dove o da cosa haorigine il divenire Sulla base della risposta a tale domanda Parme-nide come vedremo trova una soluzione anche al problema dellanatura del divenire soluzione che consiste nel considerare il mondofenomenico come la dimensione illusoria della mera apparenza Ilfilosofo dal canto suo deve conoscere la natura di tale dimensioneper non farsi irretire dalla sua apparente plausibilitagrave

6 LrsquoAPPARENTE PLAUSIBILITAgrave DELLE DOXAI DEI MORTALI

Per tre volte nel corso del poema stando ai frammenti conservatiParmenide per bocca della Dea sottolinea la necessitagrave per il filosofodi conoscere non solo la via della veritagrave autentica concernente lrsquoes-sere bensigrave anche quella della doxa

Per la prima volta alla fine del fr 1 (vv 28-32) la Dea dichiara

[hellip] χρεω δέ σε πάντα πυθέσθαιἠμὲν ἀληθείης εὐκυκλέος ἀτρεμὲς ἦτορἠδὲ βροτῶν δόξας ταῖς οὐκ ἔνι πίστις ἀληθήςἀλλ᾿ ἔμπης καὶ ταῦτα μαθήσεαι ὡς τὰ δοκοῦνταχρῆν δοκίμως εἶναι διὰ παντὸς πάντα περῶντα

alla veritagrave Da questo punto in poi Parmenide prende in esame lrsquoambito della doxa49 A conferma della inconciliabile separazione tra le due vie e del fatto che laddove

finisce la via che ha per oggetto la veritagrave incomincia quella della doxa si tenga pre-sente il modo in cui Parmenide nel fr 8 ai vv 50-52 introduce il discorso concer-nente la doxa ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε La Dea afferma precisamente che Parmenide deveapprendere le opinioni dei mortali proprio a partire da dove si conclude il discor-so sulla veritagrave (ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον hellip δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθα-νε) Su questi versi comunque torneremo piugrave dettagliatamente in seguito

50 Giustamente P A Meijer nella prefazione al suo giagrave citato volume Parmenides Be-yond the Gates cit scrive ldquoabsolute Being for Parmenides seems to have nothing todo with our worldrdquo (XIV)

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Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 26: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

Il filosofo deve dunque conoscere non solo la dottrina concernentelrsquoautentica ed immutabile natura dellrsquoessere vale a dire il ldquocuore saldordquostesso della ldquoben rotonda veritagraverdquo (lrsquoespressione con cui viene indicatala natura circolare della veritagrave concernente lrsquoessere)51 bensigrave anche ledoxai dei mortali (βροτῶν δόξας) nelle quali non egrave presente quellacredibilitagrave che solo la veritagrave autentica puograve fornire (ταῖς οὐκ ἔνι πίστιςἀληθής)

Tutto il senso della seconda parte del poema dedicata come egravenoto alla doxa potrebbe venire sintetizzato dai vv 31-32 sopra citatidel fr 1 ancora per bocca della Dea Parmenide afferma che il filo-sofo dovragrave imparare che le cose che appaiono (τὰ δοκοῦντα) devonoavere in origine il carattere di una plausibilitagrave (δοκίμως εἶναι) appa-rentemente omnipervasiva (διὰ παντὸς πάντα περῶντα)52 La plausi-bilitagrave o verosimiglianza della via della doxa egrave riconducibile alla suaapparente coerenza che riguarda ogni ambito dellrsquouniverso sensibileper questo il filosofo deve conoscere ed imparare anche le nozioni il-lusorie insite nelle opinioni dei mortali Solo cosigrave egli potragrave guar-darsi dalla loro apparente plausibilitagrave e non rischieragrave di farsiingannare confondendo lrsquoapparente con il vero

La seconda volta in cui la Dea sottolinea la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusoria dimensione della doxa egrave nel fr 8 ai vv50-52

ἐν τῶι σοι παύω πιστὸν λόγον ἠδὲ νόημα ἀμφὶς ἀληθείης δόξας δ᾿ ἀπὸ τοῦδε βροτείας μάνθανε κόσμον ἐμῶν ἐπέων ἀπατηλὸν ἀκούων

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51 La variante ἀληθείης εὐπειθέος (ldquoveritagrave persuasivardquo) invece di ἀληθείης εὐκυκλέος(ldquoveritagrave ben rotondardquo) non mi pare accettabile non solo in quanto risulta lectio facil-ior come osserva L TARAacuteN op cit 16-17 ma soprattutto in considerazione dellapregnanza semantica e filosofica che nellrsquoottica parmenidea assume εὐκυκλήςaggettivo che non a caso ricorre nuovamente mdashnella forma εὔκυκλοςmdash al v 43del fr 8 per descrivere la natura dellrsquoessere paragonato alla massa di una ben ro-tonda sfera (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

52 Lrsquointerpretazione qui proposta dei vv 31-32 del fr 1 mi sembra sostanzialmente insintonia con quella proposta da L TARAacuteN op cit 9 per la traduzione e 211 seggper lrsquointerpretazione ed il commento Non mi sembra necessario correggereδοκίμως con δοκιμῶσ(αι) come propone Diels

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Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 27: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

Con questi versi viene definitivamente chiarito che il pensiero au-tentico che concerne la veritagrave egrave assolutamente inconciliabile con ladimensione dellrsquoapparenza la veritagrave finisce dove incominciano leopinioni dei mortali Quello che qui preme sottolineare egrave il doveredel filosofo di imparare le opinioni dei mortali dovere che egrave pale-semente espresso dallrsquoimperativo μάνθανε Anche qui la Dea chia-risce il motivo per cui il filosofo deve imparare le doxai ldquoda questopunto in poi impara le opinioni dei mortali ascoltando lrsquoinganne-vole ordine delle mie parolerdquo Le doxai umane dunque devono es-sere conosciute dal filosofo poicheacute esse sembrano verosimili eplausibili in quanto appaiono coerenti fra loro tanto da presentareun ordine (κόσμον) apparentemente coerente mentre in realtagrave taleordine egrave solo illusorio ed ingannevole (ἀπατηλόν)53 Entro questaprospettiva risulta dunque evidente che la seconda parte del poemadi Parmenide non puograve contenere alcuna dottrina positiva Pertantotutto ciograve che la Dea afferma a partire dal v 52 del fr 8 fa parte delleopinioni dei mortali nelle quali come si egrave visto non vrsquoegrave autenticaπίστις in esse vrsquoegrave unicamente unrsquoapparente plausibilitagrave che puograve in-durre solo in errore

Alla fine del fr 8 ai vv 60-61 la Dea sottolinea per la terzavolta e probabilmente nel modo piugrave chiaro la necessitagrave per il filo-sofo di conoscere lrsquoillusorio ordinamento doxastico

τόν σοι ἐγὼ διάκοσμον ἐοικότα πάντα φατίζω ὡς οὐ μή ποτέ τίς σε βροτῶν γνώμη παρελάσσηι

Il senso dei due versi egrave chiaro ldquoio ti espongo lrsquoordinamento [si in-tenda delle βροτῶν δόξαι] in ogni aspetto verosimile percheacute mai al-

53 Giustamente P A MEIJER op cit 210 sottolinea come lrsquoaggettivo ἀπατηλόν rap-presenti la ldquocounterpartrdquo dellrsquoaggettivo πιστόν allo stesso modo in cui λόγον vaconsiderato come la ldquocounterpartrdquo dellrsquoespressione κόσμον ἐμῶν ἐπέων In effettilrsquoaggettivo ἀπατηλός proprio in quanto connesso al sostantivo ἀπάτη (ldquoingannordquoda cui anche ldquofroderdquo ldquotradimentordquo ldquoastuziardquo ldquoartifiziordquo) indica propriamente ciograveche egrave in grado di provocare inganno attraverso lrsquoillusione

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 28: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

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54 Secondo L TARAacuteN (op cit in particolare 226-227 nota n 59) πάντα va riferito aδιάκοσμον in questo caso la traduzione sarebbe ldquoio ti espongo tutto il verosimileordinamentordquo Egrave poi opportuno sottolineare che il verbo παρελαύνω ha due pos-sibili significati a) ldquopassare oltrerdquo da cui il significato di ldquosuperarerdquo b) ldquospingeredi latordquo da cui il senso di ldquoallontanare dalla via fuorviarerdquo Nella traduzione quiproposta si egrave preferito tradurre con il significato b) Cosigrave interpreta ad esempioUNTERSTEINER op cit CLXXIX nota n 46 Il senso complessivo comunque noncambia in modo rilevante la Dea qui mette in guardia il filosofo dalle opinioni deimortali che con la loro apparente plausibilitagrave possono fuorviare o persuadere sur-rettiziamente colui che persegue la veritagrave

55 Sul significato dellrsquoespressione κατέθεντο γνώμας si veda M UNTERSTEINER op citCLXX ed ibid n 11 Cfr inoltre la nota al testo greco edito da D OrsquoBrien nel volumea cura di P AUBENQUE Eacutetudes sur Parmeacutenide vol I (Vrin Paris 1987) κατέθεντογνώμας=ldquoils ont pris la deacutecisionrdquo (cfr ibid 44 nota al v 53) Occorre inoltre seg-nalare che il termine μορφαί puograve anche avere qui il senso di ldquoelementi costitutivirdquodelle cose

56 Non mi pare decisiva lrsquoargomentazione di L Taraacuten (cfr op cit 217-220) secondo ilquale non egrave possibile intendere lrsquoespressione τῶν μίαν nel senso di ldquouna delle qualirdquogiaccheacute in questo caso il greco avrebbe richiesto ἑτέρην invece di μίαν Egli dunqueconclude ldquoA better interpretation of the clause consists in giving the numericalmeaning to μίαν which is the only one possible here ldquoa unityrdquo (ldquoonerdquo in the sense ofa unity of the two μορφαί)rdquo (220) Lrsquointerpretazione proposta da Taraacuten mi sembrapiuttosto forzata dal punto di vista testuale ed inoltre egrave possibile intendere μίαν comechiara precisazione del fatto che ldquouna solardquo di queste due forme egrave assolutamente im-

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cuna concezione dei mortali ti possa fuorviarerdquo54 Qui si afferma cheil filosofo deve conoscere la struttura di tutto il sistema delle doxaiper non venire da esse ingannato Queste ultime in effetti configuranoun mondo illusorio che non egrave in alcun modo conciliabile con lrsquoada-mantina e indubitabile logica del principio di identitagrave Eppure le doxaiper via della loro apparente plausibilitagrave e coerenza possono irretire ilfilosofo Questrsquoultimo per comprendere la loro natura ingannevoledeve conoscere gli apparenti ed illusori principi formali e strutturalisu cui esse poggiano A tale esplicazione sono dedicati i vv 53-59 delfr 8 In essi la Dea spiega esplicitamente a Parmenide quali siano ipresupposti fondamentali da cui dipendono le doxai dei mortali echiarisce al contempo quale sia lrsquoerrore in cui essi sono incorsi

μορφὰς γὰρ κατέθεντο δύο γνώμας ὀνομάζειν τῶν μίαν οὐ χρεών ἐστιν - ἐν ὧι πεπλανημένοι εἰσίν

I versi vanno a mio avviso cosigrave intesi ldquoinfatti essi decisero55 di no-minare due forme delle quali una56 non vrsquoegrave necessitagrave ltdi porregt mdash

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egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 29: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

egrave proprio in questo che lti mortaligt sono caduti in errorerdquo Gli uo-mini si sono ingannati poicheacute hanno stabilito due ldquoformerdquo o dueldquoelementirdquo originari dai quali dovrebbe derivare la molteplicitagrave dellecose ma una di queste due μορφαί non egrave necessario porla e dunquesecondo la ferrea logica su cui si basa la via della veritagrave non deve es-sere posta57 Di conseguenza non vrsquoegrave spazio per alcuna forma di dua-lismo nellrsquoambito della dottrina sulla veritagrave Ma in che senso la Deaafferma che una delle due ldquoformerdquo originarie non deve essere postaLa risposta egrave contenuta nel senso complessivo dei versi immediata-mente successivi ove dalla Dea viene affermato che i mortali hannoconcepito queste due μορφαί come una coppia di principi originariopposti ben distinti e separati fra loro58 ldquoda un lato il fuoco etereo(αἰθέριον πῦρ) della fiamma mite e molto leggero ovunque identicoa se stesso ma non identico allrsquoaltrordquo59 A tale ldquoformardquo caratterizzatadalla luminositagrave leggerezza e auto-identitagrave viene contrapposta quellacorrispondente alla notte le cui caratteristiche specifiche sono esat-tamente opposte rispetto a quelle del fuoco la notte egrave infatti oscuradi natura densa e pesante60 Si potrebbe dire che la ἀδαὴς νύξ viene

possibile cioegrave quella che come vedremo risulta una mera negazione dellrsquoaltra Lrsquoaf-fermazione della Dea secondo cui uno dei due principi non deve essere posto egrave suf-ficiente di per se stessa a negare il punto di partenza stesso del dualismo su cui egrave fon-data la doxa

57 Giustamente P A Meijer nel suo studio Beyond the Gates cit 207 osserva ldquoPar-menides asserts in fr 8 53-54 that the positing of Forms never has anything to dowith logical necessity which would involve Beingrdquo Tuttavia lrsquoautore giunge a con-clusioni che non mi paiono compatibili con la dottrina parmenidea egli infatti ri-tiene che la dimensione della doxa abbia comunque una certa forma di validitagraveconoscitiva bencheacute non comparabile con la veritagrave assoluta propria dellrsquoessere

58 Questo egrave in sostanza a mio avviso il significato dei vv 55-56 del fr 8 τἀντία δ᾿ἐκρίναντο δέμας καὶ σήματ᾿ ἔθεντο χωρὶς ἀπ᾿ ἀλλήλων Le due μορφαί stando aquanto afferma la Dea nei versi immediatamente seguenti in effetti vengono con-cepite come principi opposti e contrari fra loro Accolgo qui la correzione τἀντίαper ἀντία proposta da Diels e Kranz e oggi quasi da tutti accolta

59 Cfr fr 8 vv 56-58 τῆι μὲν φλογὸς αἰθέριον πῦρ ἤπιον ὄν μέγ᾿ [ἀραιὸν] ἐλαφρόνἑωυτῶι πάντοσε τωὐτόν τῶι δ᾿ ἑτέρωι μὴ τωὐτόν Lrsquoaggettivo ἀραιόν egrave con ogniprobabilitagrave una glossa entrata nel testo ed egrave da espungere Su ciograve si veda M UN-TERSTEINER op cit CLXXIV nota n 28 e 152-153 cfr inoltre in P AUBENQUE (ed)Eacutetudes sur Parmeacutenide cit vol I 59 commento al v 57

60 Cfr ibid vv 58-59 ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία νύκτ᾿ ἀδαῆ πυκινὸν δέμαςἐμβριθές τε Con lrsquoespressione ἀτὰρ κἀκεῖνο κατ᾿ αὐτό τἀντία la notte viene a tuttigli effetti presentata come principio opposto rispetto al fuoco

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caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 30: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

caratterizzata in opposizione allrsquo αἰθέριον πῦρ La ἀδαὴς νύξ nonsembra possedere una connotazione autonoma bensigrave consiste comeopposto dellrsquo αἰθέριον πῦρ Egrave dunque la μορφή della ἀδαὴς νύξ a ri-sultare assolutamente priva di senso nella prospettiva ontologica diParmenide tale principio infatti si delinea soltanto come mera ne-gazione dellrsquoaltro Ponendo un principio che egrave connotato puramentee semplicemente come mero opposto e contrario allrsquoαἰθέριον πῦρ gli es-seri mortali sono caduti in errore Il concetto stesso di differenzanellrsquoottica parmenidea appare in effetti necessariamente falso edillusorio Lrsquoἀδαὴς νύξ che egrave connotata solo come opposto rispettoallrsquoαἰθέριον πῦρ si delinea come pura differenza ovvero come non-identitagrave rispetto a ciograve che egrave auto-identico

In base alle parole della Dea dunque i mortali sarebbero in-corsi nellrsquoerrore percheacute avrebbero introdotto un principio la cui na-tura si delinea come negazione della auto-identitagrave Pertanto ogniforma di molteplicitagrave e ogni concezione implicante la molteplicitagravesono per Parmenide riconducibili ad un originario dualismo i cuitermini fondamentali si contrappongono come lrsquouno la negazionedellrsquoaltro in quanto lrsquouno egrave concepito come lrsquoopposto dellrsquoaltroLrsquoerrore dei mortali consiste dunque nel presupporre un originariodualismo (o dualitagrave) il cui unico scopo egrave quello di dare un fonda-mento al concetto di differenza

Lrsquouniverso della doxa fondato sullrsquoopposizione di due principicontrari si delinea cosigrave come lrsquoambito dellrsquoerrore e dellrsquoillusione Atale proposito illuminanti risultano i versi del fr 9 (DK 28 B 9) oveviene ulteriormente chiarita la natura delle due μορφαί originarie

αὐτὰρ ἐπειδὴ πάντα φάος καὶ νὺξ ὀνόμασταικαὶ τὰ κατὰ σφετέρας δυνάμεις ἐπὶ τοῖσί τε καὶ τοῖςπᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸς ἀφάντουἴσων ἀμφοτέρων ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν

Qui viene ulteriormente chiarita la natura del dualismo su cui risul-tano fondate le opinioni dei mortali dato che tutte le cose sono statenominate φάος (ldquolucerdquo) e νύξ (ldquonotterdquo) e sono state specificamenteconformate alle caratteristiche e proprietagrave di questi due principi (τὰκατὰ σφετέρας δυνάμεις) tutto risulta pieno nello stesso tempo di

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luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 31: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

luce e di notte oscura (πᾶν πλέον ἐστὶν ὁμοῦ φάεος καὶ νυκτὸςἀφάντου) di conseguenza tutto risulta ricolmo nello stesso tempodellrsquouno e dellrsquoaltro principio di entrambi in maniera uguale (ἴσωνἀμφοτέρων) proprio percheacute non vrsquoegrave nulla che non appartenga a nes-suno dei due (ἐπεὶ οὐδετέρωι μέτα μηδέν) vale a dire tutto va ricon-dotto ai due principi61 Il senso complessivo di questi versi appare amio avviso chiaro prendendo in esame le parole che Simplicio nelsuo commento alla Fisica di Aristotele scrive dopo averli citati62 Egliriporta questi versi per dimostrare che Parmenide ha posto nel-lrsquoambito della dimensione fenomenica due principi fra loro oppostiproprio in considerazione del fatto che non vrsquoegrave nulla che non ap-partenga neacute allrsquouno neacute allrsquoaltro (εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν) risultamanifesto (δηλοῦται) che entrambi sono principi (καὶ ὅτι ἀρχαὶἄμφω) ed al contempo che sono opposti (καὶ ὅτι ἐναντίαι)

Entro la prospettiva illusoria ed erronea dei mortali ogniaspetto della dimensione fenomenica viene spiegato dunque comecombinazione dei due principi originari che appunto risulterebberocosigrave perfettamente bilanciati tra loro (a questo allude probabilmentelrsquoespressione ἴσων ἀμφοτέρων) Ai due principi luce e notte si deveprobabilmente ricondurre la stessa differenziazione dei sessi allaquale fanno esplicito riferimento i fr 12 17 e 18 (DK 28 B 12 1718) ovvero circa un terzo di tutti i versi che ci sono stati tramandatidella seconda parte del poema di Parmenide63 In base a tali fram-

61 Seguo qui lrsquointerpretazione proposta tra gli altri da L TARAacuteN op cit 163-164ove lrsquoautore espone anche le altre principali ipotesi interpretative dellrsquoultima partedel v 4 del fr 9

62 Cfr SIMPLICIO In Phys 180 13 εἰ δὲ μηδετέρῳ μέτα μηδέν καὶ ὅτι ἀρχαὶ ἄμφω καὶὅτι ἐναντίαι δηλοῦται

63 Nei fr 12 e 18 alla forma di contrapposizione dualistica fra maschile e femminilevengono ricondotti lrsquoaccoppiamento e la riproduzione In particolare nel fr 12 sifa riferimento ad una divinitagrave femminile (δαίμων) che egrave con ogni probabilitagrave ancheil soggetto del fr 13 posta al centro degli anelli o cerchi celesti (ἐν δὲ μέσωιτούτων) derivanti dalla commistione dei due principi originari essa presiede adogni aspetto della dimensione fenomenica (ἣ πάντα κυβερνᾶι) connessa alla nascitae alla riproduzione Per unrsquoanalisi dettagliata del contenuto cosmologico del fr 12si veda tra gli altri quanto afferma L TARAacuteN op cit 236 segg e H BOEDER Par-menides und das Verfall des kosmologischen Wissens ldquoPhilosophisches Jahrbuchrdquo 747(1966) 30-77 Per quanto riguarda il fr 18 occorre ricordare che esso ci egrave stato tra-mandato in traduzione in esametri latini da Celio Aureliano il piugrave noto medicodellrsquoepoca post-galenica vissuto probabilmente nel V sec dC

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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menti egrave possibile affermare che nella dimensione illusoria del mondofenomenico ogni singolo ambito del divenire (come la riproduzione)e lrsquoorigine stessa della molteplicitagrave degli astri (fr 10 e 11) vengonospiegati a partire dal dualismo originario che rende apparentementeplausibili anche le illusorie nozioni di nascere e perire64 Lrsquoerroneodualismo originario egrave dunque per Parmenide il fondamento teore-tico sulla base del quale viene elaborata una cosmologia completache in realtagrave egrave puramente illusoria e puograve far parte solo della dimen-sione doxastica Si potrebbe dire che nella prospettiva parmenidea areggersi sul dualismo originario non egrave solo una cosmologia appa-rentemente plausibile ma la totalitagrave dellrsquoillusorio universo della doxaCiograve appare chiaro prendendo in considerazione quanto viene affer-mato nel fr 19 (DK 28 B 19) che stando anche alle parole con cuiSimplicio introduce il frammento prima di citarlo doveva probabil-mente costituire la conclusione della seconda parte del poema di Par-menide65

οὕτω τοι κατὰ δόξαν ἔφυ66 τάδε καί νυν ἔασικαὶ μετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντατοῖς δ᾿ ὄνομ᾿ ἄνθρωποι κατέθεντ᾿ ἐπίσημον ἑκάστωι

Questi versi mostrano come il dualismo originario consenta di for-nire una descrizione apparentemente plausibile ma in realtagrave illusoriaed erronea dellrsquointero universo doxastico ldquocosigrave dunque secondo opi-nione queste cose sono nate ed ora sono ed in seguito da questomomento verranno a concludersi una volta cresciute ad esse gli es-seri umani posero un nome come segno distintivo per ciascunardquo Qui

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64 Anche K R Popper nel volume (interessante suggestivo ed anche ricco di spun-ti) costituito da una raccolta di saggi scritti in periodi diversi Il mondo di Par-menide Alla scoperta della filosofia presocratica (trad it Piemme Casale Monferra-to 1998) 41 parla giustamente di ldquoillusoria credenza nella realtagrave degli oppostirdquoche ldquoconduce allrsquoillusione di un mondo che mutardquo

65 Simplicio prima di citare il fr 19 nel suo commento al De coelo di Aristotele scriveπαραδοὺς δὲ τὴν τῶν αἰσθητῶν διακόσμησιν ἐπήγαγε πάλιν (cfr ibid 558 9)

66 Nel frammento tramandatoci da Simplicio egrave riportata la forma ἔφυ Tuttavia perragioni metriche e soprattutto per uniformitagrave con gli altri due verbi (alla III per-sona plurale) ci si aspetterebbe ἔφυν anche se τάδε egrave un plurale neutro cherichiede di norma la III persona singolare

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viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 33: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

viene chiarito indirettamente a quali conseguenze conduca la con-cezione dualistica la nozione stessa di divenire implica il passaggiodal nascere al concludersi ovvero al venir meno e al non-esser piugrave (aquesto allude a mio avviso la singolare espressione καί νυν ἔασι καὶμετέπειτ᾿ ἀπὸ τοῦδε τελευτήσουσι τραφέντα) Il sistema che dovrebbesorreggere e fondare lrsquouniverso della doxa si rivela dunque intrin-secamente contraddittorio ed erroneo in quanto implica in seacute unaimpossibile relazione fra essere e non-essere Se indagato entro lalogica ferrea del principio di identitagrave il mondo della doxa finisce perdelinearsi come una struttura fatta di astratto convenzionalismo e divuoto nominalismo meri nomi che non indicano nulla di reale eche acquisiscono un significato ed un valore apparente solo nel lorodifferenziarsi e distinguersi reciprocamente come le parole ldquona-scererdquo e ldquoperirerdquo

Pertanto tutto ciograve che viene esposto nella seconda parte delpoema proprio in quanto prende le mosse da una concezione origi-nariamente erronea non puograve in alcun modo rappresentare una dot-trina positiva concernente lrsquouniverso fenomenico il tentativo direndere ragione del divenire e della molteplicitagrave egrave per Parmenide diper se stesso condizionato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione Ciograve appare ma-nifesto soprattutto sulla base dei vv 4-9 del fr 6 nei quali Parme-nide per bocca della Dea descrive in modo dettagliato la condizioneentro cui vengono a trovarsi gli esseri umani i mortali caduti nel-lrsquoerrore In questi versi il filosofo viene esplicitamente esortato a te-nersi lontano dalla via che i mortali si plasmano (πλάττονται) vale adire la via della doxa essi in effetti che non sanno nulla (εἰδότες οὐδὲν)e sostengono la loro assurda ed insensata concezione (cioegrave che esseree non-essere sono entrambi reali) vengono definiti ldquoa due testerdquo(δίκρανοι)67 in quanto il loro modo di concepire la realtagrave risulta in-

67 Cfr fr 6 vv 4-5 ἀπὸ τῆς [scil ὁδοῦ εἴργω] ἣν δὴ βροτοὶ εἰδότες οὐδὲν πλάττον-ται δίκρανοι Alcuni studiosi come ad esempio Coxon (cfr op cit 55 e 183 per ilcommento) sulla base della lezione riportata da quasi tutti i codici del testo sim-pliciano in cui egrave citato il frammento fatta eccezione per quello che egrave consideratoil loro archetipo che ha πλάττονται (ldquosi plasmanordquo ldquosi inventanordquo) propongono dileggere πλάζονται (ldquovanno errandordquo) Tuttavia a mio avviso la lezione πλάττονταιegrave da preferire in quanto il verbo appare qui in base al senso complessivo di questiversi assolutamente plausibile e assai pregnante la via seguita dai mortali non

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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trinsecamente soggetto alla contraddizione lrsquoincertezza la confu-sione e lrsquoimpaccio (tutti termini con cui si puograve rendere ἀμηχανίη) gui-dano il loro pensiero che egrave costretto ad errare vanamente (πλακτὸννόον) in quanto deviato dallrsquoerrore e dallrsquoillusione68 Essi vengonocosigrave trascinati (φοροῦνται) in balia si potrebbe dire della loro stessaincertezza e confusione al contempo sordi e ciechi (κωφοὶ ὁμῶς τυ-φλοί τε) in quanto neacute ascoltano la veritagrave che li condurrebbe versolrsquoessere neacute riescono a cogliere e vedere lrsquoassurditagrave insita nella loroconcezione del mondo fenomenico Essi pertanto restano attoniti esbalorditi (τεθηπότες) proprio percheacute si tratta di una stirpe incapacedi giudizio (ἄκριτα φῦλα) e dunque non in grado di liberarsi con la ri-flessione ed il ragionamento della propria confusione ed incertezza69Da costoro continua Parmenide per bocca della Dea lrsquoessere ed ilnon-essere sono considerati la stessa ed al contempo non la stessacosa70 Per questo coloro che credono nella via della doxa dovrebberoavere due teste essi fanno dellrsquoessere e del non-essere la stessa cosain quanto li considerano entrambi esistenti e reali ed al contempo li

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esiste di per se stessa essa infatti egrave formata e plasmata dagli esseri umani sulla basedelle loro erronee convinzioni Inoltre πλάττονται potrebbe costituire una ripresao un riecheggiamento del termine πλάσματα in Senofane cfr DK 21 B 1 v 23Occorre comunque segnalare che secondo quanto riportato nel lessico LIDDELL-SCOTT il medio πλάττονται sarebbe una forma da ricondurre a πλάζω Su ciograve cfrLIDDELL-SCOTT S V πλάζω come occorrenza di questa particolare forma vienecitato proprio il v 5 del fr 6 Ritengo tuttavia che proprio in considerazione delsenso il medio πλάττονται vada qui ricondotto al verbo πλάττω il cui significatoegrave appunto ldquoplasmarerdquo ldquomodellarerdquo

68 Cfr ibid vv 5-6 ἀμηχανίη γὰρ ἐν αὐτῶν στήθεσιν ἰθύνει πλακτὸν νόον Lrsquo ἀμη-χανίη (che qui indica al contempo lrsquoincertezza e lrsquoimpaccio derivanti dalla confu-sione intellettuale) insita nei cuori dei mortali ldquoa due testerdquo finisce per guidare illoro intelletto rendendolo cosigrave πλακτόν vale a dire ldquoche vagardquo ldquoche errardquo (da cuianche il significato di ldquofollerdquo ldquodissennatordquo) proprio in quanto egrave stato allontanatoe deviato dalla via che conduce alla veritagrave Sullrsquoerrore che allontana dalla veritagrave odallrsquoessere si veda lrsquointeressante articolo di W LESZL Un approccio ldquoepistemologicordquoallrsquoontologia parmenidea ldquoLa Parola del Passatordquo 43 (1988) 281-311 Per la viadella doxa come ldquofalsa viardquo o ldquofalso camminordquo si veda N L CORDERO By BeingIt Is The thesis of Parmenides (Parmenides Publishing Las Vegas 2004) in parti-colare 125 segg

69 Questo egrave a mio avviso il senso complessivo dei vv 6-7 del fr 6 οἱ δὲ φοροῦνται κωφοὶ ὁμῶς τυφλοί τε τεθηπότες ἄκριτα φῦλα Qui Parmenide descrive la con-dizione dei mortali ldquoa due testerdquo i quali sono in balia del disorientamento e dellaconfusione proprio percheacute sono incapaci di giudicare con la ragione

70 Cfr ibid vv 8-9 οἷς τὸ πέλειν τε καὶ οὐκ εἶναι ταὐτὸν νενόμισται κοὐ ταὐτόν

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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considerano fra loro distinti proprio percheacute egrave sulla base della con-trapposizione fra essere e non-essere che costoro credono al diveniredelle cose Dal punto di vista della inesorabile logica parmenideadunque la via della doxa si rivela in se stessa assurda essa puograve solocondurre al disorientamento ed alla confusione

Inoltre come Parmenide afferma alla fine del fr 6 secondo laprospettiva dei ldquomortali a due testerdquo per tutte le cose dovrebbe esi-stere una via che riconduce al punto di partenza ovvero che sia re-versibile71 altrimenti il tutto finirebbe per risolversi definitivamentenel non-essere

Per di piugrave nel fr 1672 viene affermato che in base alla via delladoxa ogni ambito dellrsquouniverso fenomenico dovrebbe essere conce-pito come κρᾶσις di parti distinte e dunque come intrinsecamentemolteplice in quanto originariamente costituito dalla combinazionedei due principi fuocoluce e notte allo stesso modo dunque vale a direcostituito da una mescolanza di parti dovrebbe risultare lrsquointellettoumano stesso Sulla base di tale concezione il pensiero e lrsquooggetto dipensiero in tutti gli esseri umani rifletterebbero la natura intrinseca-

71 Cfr ibid v 9 πάντων δὲ παλίντροπός ἐστι κέλευθος Come osserva tra gli altri LRuggiu nel saggio introduttivo presente nel volume curato da G REALE Par-menide Poema sulla natura I frammenti e le testimonianze indirette Presentazionetraduzione e note di G Reale Saggio introduttivo e commentario filosofico di LRuggiu (Bompiani Milano 1991) 257 in questo verso lrsquoobiettivo polemico diParmenide non egrave specificamente e necessariamente Eraclito (neacute drsquoaltra partecome invece alcuni ritengono si tratta dei pitagorici) Pare in effetti piugrave plausibileritenere che la critica sia rivolta genericamente ai ldquomortali che non sanno nullardquoovvero a tutti coloro che ricorrono ad un dualismo originario per ammettere espiegare il divenire ed il molteplice

72 Cfr fr 16 (DK 28 B 16) vv 1-4 ὡς γὰρ ἑκάστοτ᾿ ἔχει κρᾶσιν μελέων πολυπλάγκτων τὼς νόος ἀνθρώποισι παρίσταται τὸ γὰρ αὐτό ἔστιν ὅπερ φρονέει μελέων φύσιςἀνθρώποισιν καὶ πᾶσιν καὶ παντί τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα La lezione ed il signi-ficato di questo frammento sono a tuttrsquooggi assai discussi Il frammento egrave stato tra-mandato da Aristotele in Metafisica Γ 5 1009b 21 e da Teofrasto in De sensu 3 conalcune significative varianti testuali Particolarmente problematico egrave il contesto incui il fr 16 viene citato da Teofrasto Anche la problematicitagrave di tale contesto de-termina la varietagrave delle interpretazioni concernenti lrsquoultima parte del frammentoτὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα Per la piugrave plausibile interpretazione del contesto teofras-teo si rinvia a L TARAacuteN op cit 256 segg Sul significato del fr 16 in relazione allacomplessiva dottrina parmenidea si vedano anche le puntuali considerazioni di CHROBBIANO nel suo volume Becoming Being On Parmenidesrsquo Transformative Philoso-phy (Academia Verlag Sankt Augustin 2006) 131-133

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mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 36: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

mente composita propria di ciograve che risulta costituito da una κρᾶσιςμελέων ciograve che egrave pensato e conosciuto egrave formato da parti cosigrave comeil pensiero che lo pensa e conosce anche sulla base del principio se-condo cui il simile conosce il simile Entro questa prospettiva ilνόημα come risultato dellrsquoatto di pensiero risulterebbe dalla pienezzadi tutte le diverse parti che lo costituiscono (τὸ γὰρ πλέον ἐστὶ νόημα)il pensiero dunque in tutti gli esseri umani deve necessariamente de-linearsi come unitagrave risultante da ciograve che egrave originariamente ed intrin-secamente composito altrimenti lrsquooggetto stesso di pensierorisulterebbe disgregato in una indistinta molteplicitagrave determinata daldualismo originario Se si accetta una tale conclusione necessaria-mente si contravviene al principio dellrsquounitagrave ed auto-identitagrave origi-narie dellrsquoessere e del pensiero nella sua identitagrave con lrsquoἐόν73 Ancorauna volta dunque la dimensione doxastica risulta assolutamente in-compatibile con la via della veritagrave e del pensiero autentico

7 IL SIGNIFICATO DELLA DOXA E LA SUA INCOMPATIBILITAgrave

RISPETTO ALLA LOGICA FERREA E CIRCOLARE DELLA VERITAgrave

Non credo possibile che Parmenide neghi in senso assoluto lrsquoesi-stenza della dimensione doxastica e con essa del mondo fenomenicoquestrsquoultimo egrave comunque lrsquoambito al quale sono relegati gli esseriumani Quello che appare chiaro in base alla interpretazione dellaontologia parmenidea qui proposta egrave la prospettiva teoretica allaluce della quale Parmenide contrappone lrsquoessere come veritagrave alladoxa come inganno ed illusione Alla dimensione entro cui regnasovrano il principio di identitagrave nella sua assoluta auto-evidenza sicontrappone radicalmente e inconciliabilmente il mondo fenome-nico o meglio quello che gli uomini giudicano mondo fenomenicointrinsecamente segnato dallrsquoincessante divenire delle cose e da unaconnaturale instabilitagrave in cui ciograve che dovrebbe essere finisce per con-travvenire ai caratteri fondamentali dellrsquoessere Entro tale prospet-tiva quella della doxa non puograve venire considerata come una via

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73 A proposito della prospettiva ontologica parmenidea L TARAacuteN op cit 225 os-serva ldquothe self-identity of Being precludes the existence of any characteristic ex-cept Beingrdquo

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praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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AFIL 46-1-luisAFIL 180313 1504 Paacutegina 116

Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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MICHELE ABBATE

AFIL 46-1-luisAFIL 180313 1504 Paacutegina 118

A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 37: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

praticabile di indagine bensigrave come una dimensione apparentementecoerente ma in realtagrave intrinsecamente illusoria e inconsistente74

Lrsquouniverso fenomenico esiste almeno nella mente dei mortalipoicheacute esistono almeno le opinioni dei mortali Per Parmenide dun-que una dimensione ldquoparallelardquo ed al contempo in contrapposizionerispetto a quella dellrsquoessere sembra comunque imporsi e manifestarsianche se a livello di errore e di illusione75 Si potrebbe allora in effettidire che quanto risulta vero incontrovertibile manifesto ed auto-evi-dente per il pensiero autentico si contrappone a ciograve che si manifestaillusoriamente nellrsquoambito dellrsquouniverso empirico caratterizzato daciograve che la via dellrsquoessere e della veritagrave negano recisamente vale a diredal nascere e dal perire ovvero dalla compresenza di essere e nulla76

Per quanto ci siano pervenuti solo pochi versi della seconda partedel poema e pur essendo indubitabili le conseguenti difficoltagrave neltentativo di ricostruire il senso preciso della doxa nella ontologia par-menidea ritengo che tutti i frammenti concernenti la dimensione do-xastica rivelino comunque la loro intrinseca incompatibilitagrave con la viadella veritagrave e dellrsquoessere Fra questi due piani non vrsquoegrave alcuna possibi-litagrave di relazione essi sono assolutamente incommensurabili fra loro

74 In base a tali conisderazioni non si puograve parlare a mio avviso di una ldquoulteriore viardquomdasholtre a quella della veritagravemdash intesa come una effettiva conoscenza plausibile ine-rente alla doxa La plausibilitagrave della dimensione doxastica egrave come si egrave detto mera-mente apparente Il filosofo la deve comunque conoscere solo per non farsi irreti-re da essa Sulla questione delle ldquoviersquo in Parmenide interessanti considerazionisono proposte da L CORDERO op cit in particolare 40 segg e 125 segg A talevolume si rinvia inoltre per la bibliografia sulla questione Occorre ad ogni modoribadire che la dimensione della doxa non puograve assolutamente costituire una effet-tiva via di conoscenza La dimensione doxastica va esaminata solo al fine di non at-tribuire erroneamente ad essa una plausibilitagrave che egrave puramente apparente

75 Interessante egrave quanto afferma E HEITSCH nel suo articolo Evidenz und Wahrschein-lichkeitsaussagen bei Parmenides ldquoHermesrdquo 102 (1974) 411-419 a proposito della esi-stenza del mondo fisico-fenomenico secondo la prospettiva parmenidea ldquoBestrittenwird von Parmenides nicht der Existenz der physikalischen Welt sondern behaup-tet wird von ihm daszlig uumlber eben diese Welt die uns empirisch gegeben ist nur Wa-hrscheinlichkeitsaussagen moumlglich sindrdquo (417) Occorre comunque precisare che perParmenide la verosimiglianza e plausibilitagrave delle teorie dei mortali concernenti ilmondo empirico-fenomenico non possono che rivelarsi erronee ed illusorie

76 A proposito della inconsistenza dellrsquouniverso fenomenico rispetto alla veritagrave del-lrsquoessere F M CORNFORD nel suo volume Plato and Parmenides Parmenidesrsquo Wayof Truth and Platorsquos Parmenides translated with an Introduction and a running Com-mentary (London 1939 [rist 1950]) scrive ldquoonly thought (νοεῖν) as distinct frombelief founded on the senses has a real objectrdquo

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Si potrebbe dunque concludere che lrsquoobiettivo di Parmenidenon egrave quello di negare lrsquouniverso fenomenico in quanto tale bensigrave disottolineare la sua incompatibilitagrave con la veritagrave dellrsquoessere77 Entro taleprospettiva lrsquoapparente (e meramente apparente) plausibilitagrave del di-venire e della molteplicitagrave del mondo fenomenico cela in realtagrave in seacuteciograve che per il pensiero autentico egrave inconcepibile ed inaccettabile valea dire che sia ciograve che non puograve essere in quanto altro rispetto allrsquoessereDrsquoaltro canto ancora sulla base della adamantina logica parmenidealrsquoessere nella sua autentica e pura natura coglibile solo nel pensieropuograve solo risultare assolutamente identico a seacute ed unico poicheacute solociograve che egrave esiste in modo autentico ed egrave reale Il pensiero inteso anchecome λόγος che si esprime proposizionalmente78 sulla base della no-zione pura di essere rivela la natura autentica dellrsquoἐόν ciograve che egrave e non puogravenon essere Questo egrave ldquoil cuore saldo della ben rotonda veritagraverdquo del fr 1In effetti la razionalitagrave assoluta e la logica ferrea della riflessione par-menidea sono alla base di quella circolaritagrave che come abbiamo vistoegrave uno dei caratteri essenziali della natura dellrsquoessere proprio come lanatura sferica dellrsquoἐόν sta a dimostrare79 In base alla logica circolaredella dottrina parmenidea la nozione pura dellrsquoἐόν non egrave semplice-mente vera in quanto partecipa della veritagrave ma egrave la veritagrave lrsquoessere egraveidentico alla veritagrave anzi esso egrave il cuore stesso della veritagrave

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77 E SEVERINO Il parricidio mancato (Adelphi Milano 1985) in particolare 78-80 hasottolineato il ldquocarattere sostanzialmente antinomico del pensiero di Parmeniderdquolrsquoautore continua affermando che ldquoper Parmenide le cose sono niente dal punto divista della veritagrave ma questo niente nella lsquoopinione dei mortalirsquo (βροτῶν δόξαι) egraveposto come essere Ma se nella δόξα il niente egrave posto come essere la δόξα dal pun-to di vista stesso del pensiero di Parmenide non egrave un nienterdquo (ibid 78) Sipotrebbe aggiungere alle parole di Severino che se la δόξα nella prospettiva par-menidea non egrave un niente essa non egrave nemmeno qualcosa di reale in quanto non cor-risponde ad una veritagrave effettiva ma solo allrsquoapparenza del divenire e del moltepliceed al tentativo destinato a fallire di fondarli rendendone ragione

78 Sul ruolo del λόγος in Parmenide si veda lrsquointeressante articolo di K NARECKI Lafonction du logos dans la penseacutee de Parmeacutenide drsquoEleacutee in M FATTAL (ed) Logos et lan-gage chez Plotin et avant Plotin (LrsquoHarmattan Paris 2003) 37-60 Come osservalrsquoautore egrave proprio il λόγος a mettere in luce la coincidenza tra τὸ ἐόν e ἀλήθεια (cfrin particolare 54-58) Su ciograve si veda anche il saggio di M FATTAL Parmenide un dis-corso vero e una ragione critica Il logos nel ldquoPoemardquo di Parmenide in R RADICE (ed)Ricerche sul logos Da Omero a Plotino (Vita e Pensiero Milano 2005) 70-88

79 Si ricordi che nel fr 8 al v 43 la Dea afferma che lrsquoessere egrave simile alla massa di unasfera ben rotonda (εὐκύκλου σφαίρης ἐναλίγκιον ὄγκωι)

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Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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RAZIONALITAgrave NEL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO DI PARMENIDE

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

ANUARIO FILOSOacuteFICO 461 (2013) 79-119

81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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MICHELE ABBATE

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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RAZIONALITAgrave NEL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO DI PARMENIDE

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 39: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

Alla sfericitagrave dellrsquoessere corrisponde la circolaritagrave della veritagraveTale circolaritagrave egrave delimitata nei propri confini dalla pensabilitagrave stessaegrave il pensiero che mette in luce la veritagrave indubitabile mdashche si delineaperciograve anche come rivelazionemdash della nozione pura di essere comeassoluta auto-identitagrave ed il pensiero autentico finisce di conseguenzaper identificarsi completamente con questa veritagrave Seguendo in tuttele sue implicazioni la logica rigorosa sottesa alla prima parte delpoema che concerne lrsquoἀλήθεια dellrsquoἐόν si deve concludere che es-sere veritagrave e pensiero autentico si identificano fra loro rivelandonecessariamente la stessa e medesima realtagrave lrsquoessere si manifestanella sua identitagrave con il pensiero come veritagrave il pensiero rivela la ve-ritagrave indubitabile insita nella nozione pura di essere ed infine la ve-ritagrave coincide a sua volta con lrsquoessere nella sua identitagrave con il pensieroautentico Alla luce della assoluta ineludibilitagrave della logica parmeni-dea la differenza incompatibile con lrsquoessere e la veritagrave risulta ne-cessariamente relegata allrsquoambito illusorio ed erroneo della doxa

8 IL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO COME NECESSARIA

CONSEGUENZA LOGICA DELLA FILOSOFIA DI PARMENIDE

La dottrina parmenidea concernente la veritagrave potrebbe venire effet-tivamente definita come un ldquosistema dellrsquoidentitagraverdquo80 in cui lrsquoauto-identitagrave assoluta dellrsquoἐόν egrave desunta proprio dalla nozione pura di

80 A parlare di ldquosistema di identitagraverdquo (Identitaumltsystem) ma in chiave critica a propositodellrsquoassunto parmenideo-eleatico secondo cui lrsquoessere egrave soltanto essere ed il nullasoltanto nulla egrave stato HEGEL nella Wissenschaft der Logik G W F HEGEL WerkeAuf der Grundlage der Werke von 1832-1845 neu edierte Ausgabe Theorie-Werkaus-gabe Redaktion E Moldenhauer und K Markus Michel Bd 5 (Frankfurt a M1979) 84 segg In realtagrave la concezione ontologica di Parmenide non puograve venire ri-dotta ad una astratta identitagrave o ad una mera tautologia Si puograve parlare di ldquosistemadi identitagraverdquo in Parmenide solo intendendo tale concetto come la definizione dellastruttura stessa del pensiero parmenideo fondata come si egrave piugrave volte ribadito sulprincipio di identitagrave Sullrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide si veda E BERTIHegel und Parmenides oder warum es bei Parmenides noch keine Dialektik gibt in MRIEDEL (ed) Hegel und die antike Dialektik (Suhrkamp Frankfurt a M 1990) 65-83 Si veda anche L RUGGIU Lrsquointerpretazione hegeliana di Parmenide in G MOVIA(ed) Hegel e i preplatonici Atti del Convegno internazionale (Cagliari 8-9 aprile1997) (Edizioni AV Cagliari 2000) 47-108 Stimolante egrave lrsquoarticolo di ACAVARERO Platone ed Hegel interpreti di Parmenide ldquoLa Parola del Passatordquo 43(1988) 81-99 in particolare 95 segg

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RAZIONALITAgrave NEL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO DI PARMENIDE

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essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

ANUARIO FILOSOacuteFICO 461 (2013) 79-119

81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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MICHELE ABBATE

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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RAZIONALITAgrave NEL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO DI PARMENIDE

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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Page 40: Universidad de Navarra - Ferrea razionalità e logica ineludibile nel …dadun.unav.edu/bitstream/10171/29283/2/abbate.pdf · 2020. 3. 3. · Keywords: Parmenides, Monism, truth,

essere e dallrsquoevidenza certa e indubitabile del principio di identitagraveEntro tale prospettiva lrsquounitagrave assoluta dellrsquoessere risulta come si egravevisto strettamente ed inscindibilmente connessa con lrsquoauto-evidenzadel principio di identitagrave Certamente fu soprattutto Melisso che rie-laborando alcune concezioni eleatiche definigrave inequivocabilmentelrsquoessere come uno egli desunse tale attributo dallrsquoinfinitagrave spaziale dalui stesso attribuita allrsquoessere81 Tuttavia lrsquounitagrave assoluta dellrsquoἐόν ben-cheacute non rappresenti lrsquoeffettivo e fondamentale obiettivo teoreticodella filosofia parmenidea egrave come si egrave visto una caratteristica di-rettamente e logicamente desumibile dalla nozione pura di essere edalla sua assoluta auto-identitagrave lrsquounitagrave egrave infatti per Parmenide unattributo fondamentale dellrsquoessere analiticamente desunto dalla na-tura di questrsquoultimo Lrsquoἐόν si rivela uno poicheacute nellrsquoambito della ve-ritagrave rivelata dal pensiero autentico non puograve esistere la differenza laquale comporterebbe la realtagrave di ciograve che non egrave essere Su tale presup-posto poggia il monismo ontologico assoluto di Parmenide che perdiversi aspetti puograve anche essere inteso come negazione radicale delladifferenza Ciograve appare ulteriormente manifesto se si pensa anche almodo in cui secondo la tradizione Zenone avrebbe difeso le tesi delmaestro82 I paradossi zenoniani non sono infatti finalizzati alla ne-gazione del molteplice e del movimento in se stessi negare la mol-teplicitagrave ed il movimento (inteso anche come divenire) significa difatto negare il concetto stesso di differenza Zenone ha inteso difen-dere la dottrina del suo maestro dimostrando lrsquoassurditagrave e la naturaingannevole della differenza

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81 Sullrsquoessere come uno in Melisso cfr il fr 5 (DK 30 B 5 εἰ μὴ ἓν εἴη περανεῖ πρὸςἄλλο) il fr 6 (DK 30 B 6 εἰ γὰρ ltἄπειρονgt εἴη ἓν εἴη ἄν εἰ γὰρ δύο εἴη οὐκ ἂνδύναιτο ἄπειρα εἶναι ἀλλ᾿ ἔχοι ἂν πείρατα πρὸς ἄλληλα) ed il fr 8 v 1 (DK 30 B 8v 1 μέγιστον μὲν οὖν σημεῖον οὗτος ὁ λόγος ὅτι ἓν μόνον ἔστι) Per lrsquointerpre-tazione dei frammenti e del pensiero di Melisso si veda lrsquoancora fondamentaletesto di G REALE Melisso Testimonianze e frammenti (La Nuova Italia Firenze1970)

82 Assai ampia egrave la bibliografia dedicata allrsquoargomentare di Zenone Tra gli altri utileegrave il saggio di E BERTI Zenone di Elea inventore della dialettica ldquoLa Parola del Pas-satordquo 43 (1988) 19-41 Si veda anche lrsquoarticolo di P K CURD Eleatic Monism inZeno and Melissus ldquoAncient Philosophyrdquo 13 (1993) 1-22 Tra gli studi monograficisi segnalano M MIGLIORI Unitagrave molteplicitagrave dialettica Contributi per una riscopertadi Zenone di Elea (Unicopli Milano 1984) e R FERBER Zenons Paradoxien der Be-wegung und die Struktur von Raum und Zeit (Beck Muumlnchen 1995)

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MICHELE ABBATE

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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A sostegno dellrsquointerpretazione della filosofia parmenidea nelsenso del monismo ontologico assoluto va ricordata anche una te-stimonianza di Simplicio che sottolinea come la dottrina ontologicadellrsquoEleate venisse sintetizzata in ambito peripatetico con la seguenteformula ldquociograve che egrave oltre allrsquoessere egrave non-essere il non-essere egrave nulladi conseguenza lrsquoessere egrave unordquo83 Lrsquounitagrave egrave in effetti un carattereimprescindibile dellrsquoἐόν in quanto tale carattere viene logicamentedesunto dalla natura stessa dellrsquoessere che necessariamente egrave uno

Il monismo ontologico assoluto dunque va inteso come unaconseguenza necessaria e diretta della razionalitagrave ferrea e della logicaineludibile che caratterizzano profondamente lrsquoanalitica dellrsquoessereelaborata da Parmenide

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RAZIONALITAgrave NEL MONISMO ONTOLOGICO ASSOLUTO DI PARMENIDE

ANUARIO FILOSOacuteFICO 461 (2013) 79-119

83 Su ciograve cfr SIMPLICIO In Phys 115 11 segg In particolare a Teofrasto sulla base diuna testimonianza di Alessandro di Afrodisia viene attribuito il seguente ragiona-mento in riferimento alla ontologia parmenidea τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὄν τὸ οὐκ ὂνοὐδέν ἓν ἄρα τὸ ὄν (cfr ibid 115 12-13) Ad Aristotele invece Simplicio at-tribuisce la seguente sintesi della prospettiva eleatico-parmenidea εἰ γὰρ ἓν ση-μαίνει τὸ ὄν τὸ παρ᾿ ἐκεῖνο οὐκ ὂν καὶ οὐδέν ἐστι (ibid 116 21-22) In effetti Aris-totele in Metafisica 986b28-30 afferma sintetizzando la dottrina di Parmenideπαρὰ γὰρ τὸ ὂν τὸ μὴ ὂν οὐθὲν ἀξιῶν εἶναι ἐξ ἀνάγκης ἓν οἴεται εἶναι τὸ ὄν καὶἄλλο οὐθέν vale a dire ldquodal momento che egli [scil Parmenide] ritiene che accan-to allrsquoessere il non-essere non sia affatto necessariamente crede che lrsquoessere sia unoe nientrsquoaltrordquo (la traduzione egrave mia)

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