data:
marzo 2016
GEODINAMICAGEODINAMICA STUDIOSTUDIO GEOLOGICOGEOLOGICO ASSOCIATOASSOCIATO
di Calò J.G., Checcucci R., Scotti A.
GEOLOGIA - GEOTECNICA - IDROGEOLOGIA
GEOLOGIA AMBIENTALE
Via Giovanni Giolitti n°34, 50136 FIRENZE tel. / fax 055/6505157
e-mail: geodinamica 3@ gmail . com web: http://geodinamica.weebly.com/
Oggetto:
RELAZIONERELAZIONE GEOLOGICAGEOLOGICA
RELAZIONERELAZIONE SULLASULLA MODELLAZIONEMODELLAZIONE SISMICASISMICA
(ai sensi del D.M. 14.01.2008: «Norme tecniche per le Costruzioni», del Circ. C.S.LL.PP. 02.02.2009 “Istruzioni per l'applicazione delle Norme Tecniche
per le Costruzioni”, nonché del D.G.R. N°36/R del 09.07.2009)
COMUNECOMUNE DIDI CASTIGLION FIBOCCHI CASTIGLION FIBOCCHI----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
REALIZZAZIONE DI DUE STRUTTURE DI SUPPORTO ALLE ATTIVITA'REALIZZAZIONE DI DUE STRUTTURE DI SUPPORTO ALLE ATTIVITA'
ANTINCENDIO E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI PER IL PIANO DIANTINCENDIO E PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI PER IL PIANO DI
ASSETTO/GESTIONE FORESTALE LUNGO LA VIA PANORAMICA DELASSETTO/GESTIONE FORESTALE LUNGO LA VIA PANORAMICA DEL
PRATOMAGNO, LOCALITA' LE CORNIOLAPRATOMAGNO, LOCALITA' LE CORNIOLA
Proprietà: UNIONE DEI COMUNI DEL PRATOMAGNO
Gruppo di Progettazione: Ing. FILIPPO BORETTI (Coordinatore gruppo di progettazione)
Arch. GIULIA CASIMIRRI
Geol. ROBERTO CHECCUCCI
Ing. ANDREA LENZI
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d di Calò J, Checcucci R, Scotti A.
1 - INTRODUZIONE
Il presente lavoro costituisce lo studio geologico, sulla modellazione
sismica e geotecnico, finalizzato anche all'ottenimento del nulla-osta ai fini
del vincolo idrogeologico, a supporto del progetto per la realizzazione di due
fabbricati in legno, di cui uno costituirà struttura di supporto per
attrezzature antincendio, il secondo costituirà invece struttura di supporto
per gestione forestale.
Tale intervento verrà realizzato nel territorio comunale di Castiglion
Fibocchi, in Provincia di Arezzo, località Le Corniola, in prossimità della
Strada Provinciale Valdarno-Casentinese: la sua localizzazione territoriale è
visibile in Fig.1 (stralcio carta I.G.M. in scala 1:25.000 e stralcio C.T.R. in
scala 1:5.000) allegata in Appendice I.
1.1 – Normativa di riferimento
Lo studio è stato eseguito in ottemperanza al quadro normativo
attualmente in vigore, con particolare attenzione a:
D.G.R. n°36/R del 09.07.2009 (“Regolamento di attuazione art.117 L.R.
01/2005 – Disciplina delle attività di vigilanza e verifica delle opere e
costruzioni in zone soggette a rischio sismico”)
D.M. 14.01.2008 (“Norme tecniche per le costruzioni”)
Circolare Consiglio Sup. LL.PP. Del 02.02.2009 (“Istruzioni per
l'applicazione delle Norme tecniche per le costruzioni”),
Voto n°36 Consiglio Sup. LL.PP. Del 27.07.2007 (“Criteri generali per la
classificazione sismica del territorio nazionale”)
Eurocodice 7.1 1997 (“Progettazione geotecnica – Regole generali”),
Eurocodice 7.2 2002 (“Progettazione geotecnica – progettazione assistita da
prove di laboratorio”),
Eurocodice 7.3 2002 (“Progettazione geotecnica – progettazione assistita
con prove in sito”),
Eurocodice 8 UNI ENV 1998 (“Resistenza sismica – parte 5”),
Ord.P.C.M. n°3274 del 20.03.03 e successive modifiche ed integrazioni
D.G.R.T n°878 del 02.10.2012 (“Aggiornamento della classificazione sismica
regionale in attuazione dell'O.P.C.M. 3519/2006 e ai sensi del D.M.
14.01.2008 – Revoca della D.G.R.T. 431/2006”)
1.2 – Vincoli e salvaguardie
• Vincolo idrogeologico (ai sensi della L. n°3267 del 30.12.23, del R.D.
1126/1926, artt. 21 e 22, nonché della D.P.G.R. N°32/R del 16.03.2010
(“Testo Coordinato del DPGR 48/R dell'08.08.2003”) - L’area è soggetta a
vincolo.
• Piano di Bacino del Fiume Arno, stralcio «Rischio Idraulico» (D.P.C.M. n°226
del 05.11.99) – Trovandosi in area collinare, all’interno della “Carta guida
delle aree allagate” l'area in oggetto non rientra in nessuna
perimetrazione.
• Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico P.A.I. (D.P.C.M. 06.06.05) –
Nella cartografia “Perimetrazione delle aree con pericolosità da fenomeni
geomorfologici di versante – livello di sintesi”, l'area in oggetto ricade
all’interno della classe P.F.1 – Aree a pericolosità moderata (vedi Fig.2),
Via Giovanni Giolitti n°34/36, 50136 Firenze P.IVA: 04652340482
tel. / fax 055/6505157 e-mail:[email protected] web: http://geodinamica.weebly.com/
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comprendente “Aree apparentemente stabili ed interessate da litologie con
caratteri favorevoli alla stabilità dei versanti che, talora, possono essere
causa di rischio reale o potenziale moderato”.
• Classificazione nello S.U. vigente – All'interno degli Strumenti Urbanistici
vigenti (i dati sono stati ottenuti dalla consultazione del Piano
Strutturale e del Regolamento Urbanistico del Comune di Castiglion Fibocchi)
l'area è così classificata:
• Carta della Pericolosità Geologica (Tav. C.3.1)(Fig.3) – L'area ricade
interamente all'interno della Classe G2 – Pericolosità bassa,
comprendente “Aree le cui condizioni di stabilità sono da ritenersi buone
ed in cui sono assenti processi geomorfologici attivi e nelle quali i
fenomeni pregressi sono da considerarsi stabilizzati. Eventuali dubbi
potranno essere chiariti a livello d'indagine geognostica di supporto
alla progettazione edilizia”.
Per tale classe non sono previste particolari prescrizioni e/o
limitazioni.
• Carta della Pericolosità Idraulica (Tav.C.3.2)– Trovandosi in zona
collinare, l'area in esame rientra in Classe I1 - pericolosità idraulica
irrivelante, comprendente “aree collinari o montane prossime ai corsi
d'acqua per le quali ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono
notizie storiche di inondazioni; b) sono in situazioni favorevoli di alto
morfologico, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto
al piede esterno dell'argine o, in mancanza, al ciglio di sponda. In tali
aree non sono necessarie considerazioni sulla riduzione del rischio
idraulico”. Anche per tale classe non sono previste particolari
prescrizioni e/o limitazioni.
1.3 – Caratterizzazione ambientale
In considerazione dell'attuale uso del suolo del sito e della sua futura
destinazione, l'intervento in progetto non richiede indagini ambientali
preliminari sulla qualità dei terreni, così come previsto dal D.Lgs. 152/2006
parte IV Titolo V, dalla L.R. 25/1998, nonché dalle D.G.R. 301/2010, 1193/2013,
1151/2013 e 1152/2013.
Conseguentemente per l'area in oggetto non si rende necessaria alcuna
operazione di bonifica, ai sensi del D.Lgs. 152/2006 parte IV Titolo V e s.m.i.
1.4 – Fattibilità dell'intervento
Sulla base degli abachi riportati all'interno delle NTA del Regolamento
Urbanistico e delle allegate schede di fattibilità relativamente alle “previste
possibilità di interventi edilizi ed urbanistici in aree di territorio aperto”
- che permettono di determinare le classi di fattibilità geologica ed idraulica
per l'intero territorio comunale in riferimento alla tipologia di intervento
edilizio/urbanistico - è possibile attribuire all'intervento in progetto
(tipologia 4 negli abachi) i seguenti gradi di fattibilità.
• Fattibilità geologica – All'intervento in esame viene attribuita una
Fattibilità Geologica 2 (FG2): “Fattibilità con normali vincoli: ciascun
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progetto dovrà basarsi su apposita indagine geognostica e alle verifiche
geotecniche ai fini della valida formazione del titolo abilitativo
all'attività edilizia; non sono previste indagini di dettaglio a livello di
area complessiva”.
• Fattibilità idraulica - All'intervento in esame viene attribuita una una
Fattibilità Idraulica 1 (FI1): “Fattibilità senza particolari
limitazioni: non si richiedono specifiche condizioni per la valida
formazione del titolo abilitativo all'attività edilizia”.
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2 – RELAZIONE GEOLOGICA
2.1 – Note di Geologia Regionale
L'area in esame si trova sulle pendici meridionali della “Dorsale
M.Senario - Pratomagno”, collocato nella parte orientale della Toscana: questo
si trova a ridosso della dorsale appenninica e divide il bacino fluvio-lacustre
del Casentino da quello del Valdarno superiore: il rilievo presenta
orientamento nord-ovest sud-est, in concordanza con l'andamento della dorsale
appenninica principale.
Nell'esame delle formazioni geologiche che costituiscono la dorsale, una
netta prevalenza va alla cosiddetta “Unità Falterona”, caratterizzata dalla
“Successione del Pratomagno” che è in gran parte costituita dalle “Arenarie del
Monte Falterona” (roccia sedimentaria costituita da un'alternanza di arenarie
gradate con siltiti e argilliti), che affiora in tutta l'area al di sopra della
S.S. Setteponti e costituisce gran parte del massiccio del Pratomagno. In
subordine si trovano anche le “Arenarie di M. Cervarola”, sovrapposte alla
formazione precedente.
Infine, nelle parti più basse dei due versanti, sono presenti lembi dei
complessi alloctoni tosco-emiliani.
2.2 – Stratigrafia del substrato
Come si può osservare dalla carta geologica riportata in Fig.4 estratta
dal Piano Strutturale comunale, gli edifici in progetto verranno realizzati in
un'area ricadente per intero nella zona di affioramento della formazione
denominata “Arenarie di M. Falterona (FAL)”, costituita da arenarie
torbiditiche quarzoso-feldspatiche gradate grigie – giallastre per alterazione
– marne, argilliti e siltiti con 1/4 < A/P < 2.
La stratificazione risulta da molto sottile a molto spessa, talora in
banchi. Si alternano pacchi decametrici di strati sottili con peliti prevalenti
a banchi o strati molto spessi ravvicinati: sono presenti, specialmente verso
la base, numerosi livelli calcarenitici, in strati da medi a molto spessi.
Nella parte alta della formazione sono invece prevalenti peliti con rari banchi
arenacei.
2.3 - G eomorfologia
L'area in esame si trova ad una quota di circa 685 mt. slm, nella parte
terminale di un versante esposto ad Est con pendenze del 5-10%, culminante nel
Poggio Fonte Archese (849 mt. slm).
Il versante valdarnese del Pratomagno (dove si trova l'area in esame),
orientato verso sud-ovest, non presenta particolarità morfologiche di rilievo:
i numerosi torrenti e fossi che lo percorrono scendono quasi paralleli verso
l'Arno. Il tempo li ha aiutati a scavarne il profilo caratteristico costituito
di numerose vallecole ed altrettanti contrafforti che scendono verso valle. Le
zone di crinale, come quella adesso in esame, mostra invece forme molto più
arrotondate, modellate dal vento e dalla neve.
L’esame in campagna e fotogrammetrica del versante in oggetto non ha
evidenziato processi attivi testimonianti un’evidente condizione di
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disequilibrio con l’ambiente circostante; inoltre non si sono rilevati elementi
che facciano sospettare condizioni di instabilità (reale e/o potenziale) del
versante.
L’area in esame può quindi essere giudicata globalmente stabile da un
punto di vista gravitativo nelle condizioni attuali, anche in considerazione
della giacitura della stratificazione, disposta a traverpoggio rispetto alle
linee di massima pendenza del versante (assetto, questo, a favore della
stabilità). Tale situazione viene confermata anche dall'esame della carta
geomorfologica di supporto al Piano Strutturale, al cui interno non vengono
riportate forme e/o processi gravitativi nell'area in esame e in un adeguato
intorno.
2.4 – Cenni di idrogeologia e permeabilità dei terreni
La valutazione di una roccia, in idrogeologia, è basata sulla
permeabilità. Questa rappresenta la maggiore o minore conduttività dell’ammasso
roccioso nei confronti di un fluido; ed è definita “primaria” se è dovuta alla
presenza di vuoti ed interstizi tra i granuli di un terreno sciolto,
“secondaria” se è dovuta alla presenza di fratture nelle rocce lapidee.
Nel nostro caso, il la facies siltitica delle Arenarie del Falterona è
caratterizzata da principale componente pelitica, che viene idrogeologicamente
definita acquicluda: in altre parole la sua microporosità consente la presenza
d’acqua, ma le ridotte dimensioni dei vuoti ne impediscono il moto. La facies
può quindi essere considerata praticamente impermeabile
Si possono tuttavia avere accumuli idrici in corrispondenza dei termini
litoidi arenacei fratturati, il cui significato idrogeologico dipenderà dalla
continuità laterale e dall'alimentazione da monte.
Attualmente non si hanno informazioni circostanziate né sulla presenza né
sulla profondità di un livello idrico sotterraneo idrogeologicamente produttivo
nell’area d’interesse: tuttavia – in considerazione della posizione
fisiografica del sito – l'eventuale livello idrico sarà assai profondo (> 100
mt dal piano di campagna).
2.5 – Ricostruzione stratigrafica dei terreni costituenti il substrato
In considerazione della costituzione geologica del sito, la
caratterizzazione dei terreni di fondazione è stata eseguita grazie
all'esecuzione d°4 saggi con scavatore spinti sino al rifiuto all'escavazione
(saggi 2 e 3) o sino al limite di sbraccio del mezzo meccanico.
Tali saggi hanno consentito di valutare “de visu” le caratteristiche
macroscopiche dei terreni attraversati: l'ubicazione di tali saggi è riportata
in Fig.5, mentre le stratigrafie sono allegate in Appendice III.
2.5.1 - Caratterizzazione stratigrafica del terreno di fondazione
L'osservazione dei saggi ha confermato il carattere eminentemente litoide
del substrato: tuttavia l'area può essere suddivisa in due fasce a diversa
litologia.
• Area compresa tra la SP e l'area di sedime dei fabbricati in progetto –
In questa zona – ove verrà localizzata la pesa per bilici - sotto un
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sottile strato di suolo vegetale bruno-marrone sono presenti peliti
prevalenti, costituite da marne, argilliti, siltiti con rare
intercalazioni calcareo-marnose, fratturate e con sfaldatura a saponetta.
L'ammasso risulta facilmente attraversabile dalla benna dell'escavatore,
che ha raggiunto la profondità massima di 1,70 mt dal piano di campagna
attuale.
• Area di sedime dei fabbricati in progetto – Qui il substrato litoide è
costituito da termini maggiormente competenti: marne calcaree, arenarie e
calcari marnosi disposti in strati sottili (3-5 cm di spessore),
fratturati ma non alterati. Qui la benna è stata costretta ad
interrompere lo scavo alla profondità massima di 0,60 mt. dal piano di
campagna attuale.
2.5.2 – Caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni
La parametrizzazione dei terreni di fondazione viene differenziata in
funzione del litotipo prevalente, in analogia alla suddivisione effettuata nel
paragrafo precedente. Il comportamento fisico-meccanico dei vari termini
litoidi viene ricavati dall'elaborazione statistica di dati di archivio e
bibliografici riferiti alla medesima formazione geologica, in un contesto
geologico e geomorfologico assimilabile a quello adesso in esame.
In ottemperanza delle N.T.C. 2008 vengono forniti i valori medi dei
parametri fisico-meccanici, nonché alcuni indicatori statistici di quei
parametri per cui – in sede della successiva relazione geotecnica - sarà
necessario ricavare i valori caratteristici dei vari parametri fisico-meccanici
da inserire nelle verifiche agli Stati Limite.
ARENARIE DI MONTE FALTERONA: FACIES PELITICA (area pesa per bilici)
Numero didati
disponibili
Valoremassimo(kN/mq)
Valoreminimo(kN/mq)
Valoremedio
(kN/mq)
Mediana
(kN/mq)
Deviazionestrandard
C.O.V.
Peso di volume (*) 4 19,61 18,63 19,22 19,32 0,39 0,02
Resistenza altaglio non drenato
4 304,01 215,75 267,23 274,59 34,93 0,13
Angolo d'attritointerno
4 27,00 22,00 25,25 26,00 1,92 0,08
Coesione efficace 4 98,07 49,03 71,10 68,65 18,83 0,26
ARENARIE DI MONTE FALTERONA: FACIES LITOIDE (area strutture in legno)
UNITA' B Numero didati
disponibili
Valoremassimo(kN/mq)
Valoreminimo(kN/mq)
Valoremedio
(kN/mq)
Mediana
(kN/mq)
Deviazionestrandard
C.O.V.
Peso di volume (*) 4 21,57 19,52 20,08 19,61 0,86 0,04
Resistenza altaglio non drenato
4 68.648 24.516 44.129 41.678 16.627 0,38
Angolo d'attritointerno
4 40,00 35,00 38,00 38,00 2,12 0,06
Coesione efficace 4 10.787 1.961 7.845 9.316 3.467 0,44
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2.5.3 – Situazione idrogeologica locale
I saggi non hanno messo in evidenza la presenza di falde idriche
continue: solo in S1, a fondo scavo, è comparsa acqua che è risalita sino ad
attestare il proprio livello a -1,50 mt dal piano di campagna.
Questo è interpretabile come un livello stagionale alimentato dalle
precipitazioni stagionali, probabilmente racchiuso all'interno dei livelli
detritici o litoidi alterati più superficiali.
Della possibile presenza di tale livello idrico si dovrà tenere conto in
sede di scavo per l'alloggiamento della pesa per bilici.
2.6 – Modello geologico di riferimento
Sulla base degli elementi acquisiti in questo studio è possibile
ricostruire il seguente modello geologico di riferimento.
Modello geologico
Ubicazione Località Villa Cognola, Loro Ciuffenna
Ambiente di sedimentazione Canyon sottomarino
Costituzione geologica Arenarie di M. Falterona
Caratteri stratigrafici Marne e e siltiti fratturate
Caratteri geomorfologici Parte sommitale di versante montano alla quota di 685 mt slm
Caratteri idrogeologici Falda non rilevata
Pericolosità geomorfologica Pericolosità media (classe G.2)
Pericolosità idraulica Pericolosità irrilevante (classe I.1)
Pericolosità di frana (PAI) Pericolosità moderata (P.F.1)
Vincolo Idrogeologico Area vincolata
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3 – RELAZIONE SULLA MODELLAZIONE SISMICA
Il territorio italiano si estende su più placche tettoniche, il cui
movimento reciproco genera periodicamente dei terremoti: per tale motivo il
nostro Paese è ad alto rischio sismico. L’analisi integrata di una quantità
enorme di informazioni sulla distribuzione spazio-temporale delle deformazioni
nell’area mediterranea suggerisce che attorno al Pleistocene medio si sono
create le condizioni geodinamiche che hanno determinato l’accelerazione della
placca adriatica approssimativamente verso N/NNO. Questa cinematica, ancora in
atto, ha avuto notevoli conseguenze per la regione italiana, perché Adria ha
trascinato nel suo spostamento la parte esterna della catena appenninica. La
divergenza obliqua tra questo corpo orogenico più mobile e la parte interna
della stessa catena, meno mobile, ha provocato deformazioni estensionali e
transtensionali sinistre nella parte assiale dell’Appennino, con la formazione
di faglie normali e fosse, che sono associate con la sismicità più intensa.
3.1 – Sintesi del quadro tettonico
Considerando i blocchi crostali attualmente implicati nel quadro
tettonico, la loro presunta cinematica e la distribuzione dei terremoti
principali, è possibile riconoscere cinque principali zone sismiche della
Toscana: (Lunigiana-Garfagnana, Mugello, Appennino Forlivese, Alta Valtiberina
e Chianti-Montagnola Senese). Si nota inoltre una buona correlazione generale
tra l’ubicazione delle strutture attive e gli epicentri dei principali
terremoti, ed in particolare in Mugello dove vi è la maggior concentrazione di
terremoti di forte intensità in accordo con la maggior concentrazione di
faglie attive. D'altro canto, alcune zone quali il Valdarno superiore
presentano numerose faglie attive, ma non rappresentano record storici per
quanto riguardano forti terremoti.
E' tuttavia necessario tenere sempre presente che gli eventi sismici sono
sempre correlati all'attività tettonica e neotettonica delle faglie, più o meno
profonde: conoscendo l'ubicazione delle fagli principali e del loro grado di
attività, è possibile ipotizzare le aree che potrebbero essere interessati da
una certa attività sismica. Dall'analisi dei terremoti registrati a Montaione e
dintorni, a partire da quelli storici (207 a.C.) fino a quelli attuali in un
intorno di 30 Km di raggio, si nota che:
● Il maggiore evento ha avuto magnitudo M = 5,37 ed è stato registrato nel
2001 con epicentro a San Pietro in Villa
● I terremoti attuali (dal 20011 in poi) sono stati tutti caratterizzati da
magnitudo molto inferiori rispetto a quelle dei terremoti storici,
generalmente sempre inferiori a M = 3,80
3.2 - Classificazione sismica
La macrozonazione sismica del territorio italiano è stata aggiornata e
revisionata nell’ambito del Ord. P.C.M. n°3274 del 20.03.2003 (“Criteri generali per la
riclassificazione sismica del territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”) e
successivamente della Ord. P.C.M. n°3519 del 28.04.2006 . Tale norma proponeva
l’adozione di una normativa coerente con il codice europeo in materia
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antisismica (EC8), favorendo un’impostazione prestazionale con un’esplicita
dichiarazione degli obiettivi della progettazione ed una giustificazione delle
metodologie utilizzate. In particolare, con tale Delibera Regionale veniva
istituita una nuova zona 3S, nella quale non viene diminuito il livello di
protezione precedente e le costruzioni devono essere progettate e realizzate
con le azioni sismiche della zona 2
Con Deliberazione GRT n°431 del 19.06.2006 la Regione Toscana – prima tra
tutte le regioni italiane – approvava la riclassificazione del territorio,
applicando i criteri nazionali prescritti nell'Ordinanza 3519/2006.
Con l'entrata in vigore delle NTC 2008 la stima della pericolosità
sismica viene definita con un approccio “sito-dipendente”. In sintesi, non si
progetta più stimando l'azione sismica a partire dalla “zona sismica”, ma
calcolandola “ad hoc” per il sito in esame. In ottemperanza sia a tale nuovo
approccio che alle NTC 2008, con Deliberazione GRT n°878 del 08.10.2012 la
Regione Toscana ha approvato la nuova classificazione sismica del territorio
regionale, volta alla verifica dell'interazione della mapppa di pericolosità
sismica con i dati amministrativi di comuni classificati a bassa sismicità,
nonché al superamento della zona 3S. Tale aggiornamento di classificazione è
stato eseguito seguendo le seguenti tra fasi di approfondimento:
1. selezione dei comuni in zona 3 e 3S con aree con accelerazione a>0,15g
2. per ogni comune, calcolo della percentuale di area con a>0,15 g rispetto
all'intero territorio comunale
3. per ogni comune, calcolo della percentuale di popolazione ed abitazioni
all'interno delle aree con a>0,15g.
In particolare, per quei comuni che hanno mostrato una percentuale di
popolazione ed abitazioni all'interno di aree con a>0,15g superiore al 30%, si
è ritenuto necessario l'innalzamento della zona sismica da 3S a 2. Tali Comuni
sono 5 in tutta la regione: il Comune di Montaione – in particolare – ricade
tra i 105 Comuni che vengono trasferiti dalla Zona 3S alla Zona 3,
caratterizzata dai seguenti parametri.
Decreti fino al 1984 Grado di sismicità 9
Classificazione 2003 Accelerazione orizz. di ancoraggio spettro di risposta elastico 0.25
Classificazione Toscana 2012 Fascia di accelerazione (Tr = 475 anni) 0.125 - 0.150
3.3 – Pericolosità sismica
La pericolositā sismica (“seismic hazard”) viene descritta dalla
probabilità che – in un determinato periodo di tempo – vi possa verificare un
evento sismico di entità pari almeno ad un valore prefissato: tale periodo di
tempo viene definito come “periodo di riferimento VR” e la probabilità
denominata “Probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVR”. Tale
stima viene effettuata considerando che lo scuotimento limite venga superato
nel 10% dei casi in 50 anni. In buona sostanza, si tratta di individuare quel
terremoto che mediamente si verifica ogni 475 anni (Tr = tempo di ritorno). La
pericolosità sismica viene definita convenzionalmente riferendosi a un suolo
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rigido con superficie topografica orizzontale in condizioni di campo libero:
le caratteristiche del moto sismico atteso per una fissata PVR si ritengono
individuate una volta note l'accelerazione massima (PGA - Peack Ground
Acceleration = ag) ed il corrispondente spettro di risposta elastico in
accelerazione. La definizione della pericolosità di un sito viene separata in
due fasi distinte:
● Fase 1: definizione della pericolosità sismica di base, grazie allo studio
delle sorgenti di propagazione profonda.
● Fase 2: definizione della pericolosità sismica locale, che definisce
l'azione sismica tramite lo studio degli effetti della struttura geologica
superficiale: gli ultimi metri di propagazione, attraverso le formazioni più
superficiali, possono infatti influenzare la severità del terremoto in modo
determinante, e costituiscono i cosiddetti “effetti di sito”.
3.3.1 – Pericolosità sismica di base
Studi di pericolosità sismica di base sono stati condotti a livello
nazionale dall'I.N.G.V, in particolare dal Gruppo di Lavoro per la redazione
della Mappa di Pericolosità Sismica in ottemperanza ai disposti dell'Ordinanza
P.C.M. N°3274 del 20.03.2003 (“zonazione sismica”). In particolare, è stata
sviluppata una nuova zonazione sismogenetica – denominata ZS9 – a partire da un
sostanziale ripensamento della precedente zonazione ZS4 alla luce delle
evidenze di tettonica attiva e delle valutazioni sul potenziale sismogenetico
acquisite negli ultimi anni. Il risultato è stato la carta sotto riportata.
Tale cartografia costituisce il risultato visibile di una mappa
interattiva di pericolosità sismica, che consente di visualizzare mappe del
territorio nazionale in cui la pericolosità sismica è espressa su una griglia
regolare con passo di 0.05°. Da tali elaborazioni discende la suddivisione del
territorio nazionale in zone sismogenetiche, omogenee al loro interno dal punto
di vista del comportamento geodinamico e del meccanismo di rottura.
Tale cartografia fornisce una stima della “profondità efficace”, cioé
l'intervallo di profondità nel quale viene rilasciato il maggior numero di
terremoti; nonché un meccanismo di fagliazione prevalente utilizzabile in
combinazione con le relazioni di attenuazione modulate sulla base dei
coefficienti proposti da BOMMER et alii (2003). Ogni zona sismogenetica è
caratterizzata da una propria Mw – Magnitudo Momento – grandezza assoluta che
esprime la quantità effettivamente liberata dal terremoto in profondità. Nel
nostro caso – come si nota dalla Fig.12 – ci troviamo all'interno della zona
sismogenetica n.916 (Versilia - Chianti), caratterizzata dalla seguente Mw:
Mw zona 916 = 6,14
3.3.2 – Pericolosità sismica locale ed Effetti di Sito
Con l'entrata in vigore del D.M. 14.01.2008 la stima della pericolosità è
definita mediante un approccio “sito-dipendente” e non più tramite un criterio
“zona-dipendente”. Ciò comporta differenze nel calcolo dell’accelerazione
sismica di base rispetto alle precedenti normative. Pertanto la stima dei
parametri spettrali necessari per la definizione dell’azione sismica di
progetto viene effettuata calcolandoli direttamente per il sito in esame,
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utilizzando come riferimento le informazioni disponibili nel reticolo di
riferimento. I caratteri del moto sismico sono descritti dalle seguenti
grandezze:
• parametri statici:
1. intensità sismica I, che classifica gli effetti di un terremoto in una località
2. Magnitudo M, che stima l'energia liberata dal terremoto alla sorgente;
3. accelerazione orizzontale di picco al suolo ag (P.G.A)
• parametri dinamici:
1. fattore di amplificazione (S,F0), che indicano l'aumento di accelerazione orizzontale delle azioni sismiche
2. periodo T*C di inizio del tratto a velocità costante dello spettro
3. periodo dello spettro di risposta, indicante i periodi di oscillazione massima del suolo.
Il passaggio dalla pericolosità sismica di base alla pericolosità sismica
locale può essere definito determinando con esattezza gli “effetti locali di
sito”. Il moto sismico generato da un terremoto alla superficie di un
determinato sito dipende da un insieme di fenomeni fisici che schematicamente
possono essere raggruppati in tre categorie fondamentali: meccanismo sorgente,
propagazione delle onde sismiche dalla sorgente al sito, effetti di sito
I primi due gruppi definiscono il moto sismico di ingresso al sito, che
può subire poi importanti modifiche a cause dell'interazione delle onde
sismiche con le particolari condizioni locali del sito stesso. Queste
comprendono sia gli aspetti geomorfologici che le caratteristiche
stratigrafiche e litotecniche dei terreni sovrastanti il substrato (“bedrock
sismico”). Tutte le modifiche che il moto di ingresso subisce per effetto delle
condizioni locali vengono raggruppate sotto il termine di “effetti di sito” o
“risposta sismica locale”.
3.3.3 – Categoria di sottosuolo
Ai sensi del punto 3.2.2 delle “Norme Tecniche per le Costruzioni”, ai
fini della definizione sismica di progetto è necessario classificare il
substrato di fondazione (inteso come il terreno compreso tra piano di posa
delle fondazioni e substrato rigido di riferimento) entro alcune categorie di
profilo stratigrafico tipo definite dalla suddetta norma.
In considerazione della configurazione esclusivamente litoide del
substrato dell'area in esame, abbiamo ritenuto in questa fase non utile
eseguire un'indagine sismica diretta in situ, demandando questa attività in
fase di progettazione strutturale e di conseguente stesura della relazione
geotecnica. In questa fase riteniamo pertanto di attribuire qualitativamente
all'area in esame una categoria di sottosuolo A, riferita ad “ammassi rocciosi affioranti
o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs30 superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno
strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m”.
3.3.4 – Condizioni topografiche
Per condizioni topografiche complesse è necessario eseguire specifiche
analisi di risposta sismica locale: nei casi più semplici, come quello adesso
in esame, è invece possibile riferirsi alla Tab. 3.2.IV.
Nel nostro caso, sulla base della situazione geomorfologica riscontrata
(versante inclinato da 11° a 24°), è possibile classificare il sito in esame in
categoria T2, corrispondente a “rilievi con inclinazione superiore a 15°”.
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3.4 - Liquefazione
Ai sensi del punto 7.11.3.4 delle “Norme Tecniche per la Costruzioni” per
liquefazione si intende un processo di accumulazione della pressione del fluido
interstiziale che causa in un terreno non coesivo saturo (sabbia, ghiaia, limo
non plastico) la diminuzione della resistenza e/o rigidezza a taglio a seguito
dello scuotimento sismico, potendo dar luogo a deformazioni permanenti
significative. Ai sensi di tale norma, deve essere verificata la suscettibilità
alla liquefazione in presenza di terreni granulari e di falda acquifera in
prossimità della superficie topografica. Altresì la verifica può essere omessa
qualora si manifesti almeno una delle seguenti circostanze (punto 7.11.3.4.2):
1. eventi sismici attesi di magnitudo M < 5;
2. accelerazioni massime attese al piano campagna in assenza di manufatti minori di 0,1g;
3. profondità media stagionale della falda superiore a 15 m dal piano campagna, per piano campagna sub-orizzontale
e strutture con fondazioni superficiali;
4. depositi costituiti da sabbie pulite con resistenza penetrometrica normalizzata (N1) 60 > 30 oppure qc1N > 180
dove (N1) 60 è il valore della resistenza determinata in prove penetrometriche dinamiche (Standard Penetration
Test) normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa e qc1N è il valore della resistenza determinata in
prove penetrometriche statiche (Cone Penetration Test) normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa;
5. distribuzione granulometrica esterna alle zone indicate nella Fig. 7.11.1(a) per terreni con coefficiente di uniformità
Uc < 3,5 ed in Fig. 7.11.1(b) per coefficiente di uniformità Uc > 3,5.
Nel nostro caso, viste le caratteristiche stratigrafiche del sito
(substrato litoide), la verifica alla liquefazione viene omessa.
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4 – TRATTAMENTO DEGLI SCARICHI RECAPITANTI FUORI FOGNATURA
4.1 - Idrografia superficiale
L'area in esame si trova ad una quota di circa 685 mt. slm, nella parte
terminale di un versante esposto ad Est con pendenze del 5-10%, culminante nel
Poggio Fonte Archese (849 mt. Slm). L'area rientra all'interno della fascia
sommitale del bacino di alimentazione del Torrente Oreno, tributario in destra
idrografica del Fiume Arno, nel quale confluisce all'altezza di Laterina.
In considerazione della sua posizione fisiografica, il reticolo
idrografico risulta praticamente assente, iniziando molto più a valle dell'area
di interesse.
4.2 - Vulnerabilità della risorsa idrica : verifica delle prescrizioni di cui
alla Del . Com . Min . 04/02/77 – All .5 e D . L . n °31 del 02.02.2001
La vulnerabilità dell’eventuale risorsa idrica sotterranea rispetto alla
qualità dell’acqua può aumentare se esistono in vicinanza della zona
interessata dalla dispersione dei punti di diffusione del carico inquinante in
profondità: eventuali punti di diffusione del carico inquinante possono essere
rappresentati da pozzi o sorgenti.
Nel nostro caso, non è stata rilevata la presenza di pozzi e/o sorgenti
adibiti ad uso potabile o acquedottistico entro una fascia di 200 metri ai lati
e a valle dell’area in esame. Pertanto è rispettato anche quanto riportato
dall’art.94 del D.Lgs. 152/2006 e smi, relativamente alla salvaguardia delle
acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano.
Inoltre, le caratteristiche del livello acquifero precedentemente
descritte, fanno sì che vengano rispettate anche le distanze verticali minime
imposte dalla normativa di riferimento (D.L. 31/01), corrispondenti a “ ... 2
mt. dall'altezza massima della falda ...”.
Pertanto, sulla base di quanto esposto, possiamo affermare che la
presenza del sistema di trattamento degli scarichi in esame non condiziona in
nessun modo la vulnerabilità della risorsa idrica.
4.3 – Trattamento degli scarichi civili
4.3.1 – Trattamento primario
Gli scarichi civili vengono attualmente convogliati in una fossa
tricamerale opportunamente dimensionata, che costituirà il corretto
“trattamento primario” dei liquami.
Questo provoca la sedimentazione del materiale grossolano trasportato
dallo scarico oppure la separazione di materiale che tende ad affiorare:
grasso, olio, sapone ecc, producendo una chiarificazione del liquame
riducendone il carico inquinante.
4.3.2 – Trattamento secondario
Il solo trattamento primario attualmente non è più ritenuto sufficiente
per gli scarichi derivanti da edifici ubicati in aree non servite da pubblica
fognatura, che perciò devono recapitare sul suolo, sottosuolo o acque
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superficiali. In pratica, al trattamento primario va abbinato un trattamento
secondario per costituire complessivamente un “trattamento appropriato” che, se
condotto in modo corretto, garantisce l’immissione nell’ambiente di uno scarico
adeguatamente depurato.
Nel nostro caso i liquami uscenti dalla fossa tricamerale, dopo essere
passati da un pozzetto di raccolta, vengono convogliati in un "sistema di
dispersione nel terreno mediante sub-irrigazione" (vedi Del. 04.02.77 -
Allegato 5, sezione III, punto 5), che verrà ubicato in un'area individuata
come all'interno della Tav.ME-03 di progetto.
La sub-irrigazione è una metodologia applicabile a terreni naturali
permeabili con falda acquifera sufficientemente profonda. Il sistema, può
essere impiegato quando si ha un sufficiente spazio libero vicino all'edificio
per la dispersione delle acque chiarificate in sottosuolo, per insediamenti
assimilabili al civile di consistenza minore ai 50 vani o 5.000 mc di volume
(per il dimensionamento viene fatto riferimento a quanto previsto dall’All.V
alla Delibera Interministeriale 4.02.1977).
In tale sistema la condotta disperdente è in genere costituita da
elementi tubolari prefabbricati o da tubazioni filtranti corrugate. Tale
tubazione dovrà avere le seguenti caratteristiche costruttive (da: Linee Guida
ARPAT)
Tale tubazione dovrà essere posta in una trincea profonda al minimo 2/3
di metro, dentro uno strato di pietrisco posto nella metà inferiore della
trincea stessa.
La parte superiore della massa ghiaiosa prima di essere coperta con il
terreno di scavo, deve essere protetta con uno strato di materiale adeguato che
impedisca l’intasamento del terreno sovrastante ma nel contempo garantisca
l’aerazione del sistema drenante. Materiale particolarmente idoneo allo scopo
risulta essere il cosiddetto "tessuto non tessuto”.
A lavoro finito la sommità della trincea deve risultare rilevata rispetto
al terreno adiacente in modo da evitare la formazione di avvallamenti e quindi
di linee di compluvio e penetrazione delle acque meteoriche nella rete
drenante. La trincea dovrà seguire l'andamento delle curve di livello per
mantenere la condotta disperdente in idonea pendenza.
Il sistema di progetto dovrà inoltre rispettare le distanze prescritte
dalla Linee-Guida ARPAT:
● distanza ≥ 30 m da condotte, serbatoi o altro servizio di acqua potabile
● distanza tra la falda ed il fondo della trincea ≥ 1 m.
Si ricorda infine che lo smaltimento deve essere lontano da qualsiasi
sistemazione del terreno che possa ostacolare il passaggio dell’aria nel
terreno: esso inoltre dovrà avere una distanza minima di 30 metri da qualsiasi
opera destinata al servizio di acqua potabile.
Per ulteriori dettagli costruttivi, vedasi le specifiche reperibili
all'interno dell'All.5 della Del.Com.Interm. 04.02.1977 e delle “Linee Guida”
redatte da ARPAT nel 2005.
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4.3.3 - Tipo di terreno su cui insiste il sistema di trattamento
Durante il sopralluogo effettuato è stato possibile valutare natura e
composizione degli strati più superficiali di terreno su insiste il sistema di
trattamento.
Come già accennato nei precedenti paragrafi, sotto un sottile strato di
suolo (pochi centimetri), si incontrano marne calcaree, arenarie e calcari
marnosi disposti in strati sottili (3-5 cm di spessore), fratturati ma non
alterati.
In considerazione della constatata presenza di roccia sin da limitata
profondità, sarà necessario realizzare artificialmente lo spessore di terreno
drenante che possa consentire il corretto assorbimento dei reflui immessi nel
sistema. In particolare, sarà necessario realizzare una trincea trapezoidale
profonda circa 1 metro, riempita con i seguenti livelli di materiale (a partire
dal basso):
• 20 cm di ghiaia pezzatura 40/70 mm
• 40 cm di ghiaietto pezzatura 10/20 mm
• 20 cm di sabbia lavata (pezzatura 0/4 mm) al cui interno alloggiare il
tubo microfessurato F = 110 mm
• 20 cm di terreno vegetale di copertura, separato alla base dalle
stratificazioni ghiaiose tramite un telo di tessuto/non tessuto
In tale modo è possibile classificare questa successione di orizzonti su
cui insisterà la dispersione come “sabbia grossa e pietrisco”.
Si vuole infine ricordare che l'adozione di questa soluzione – grazie
alla quale viene attribuita una permeabilità artificiale al terreno - si è resa
necessaria in quanto non risulta percorribile l'adozione di metodologie di
trattamento secondario alternative.
La sub-irrigazione drenata, la fitodepurazione e la depurazione meccanica
prevedono infatti la produzione di un effluente depurato che – a norma di legge
- non può essere disperso nel terreno ma deve essere necessariamente recapitato
in un “idoneo ricettore” (art. 74 del DPGR 32R del 16.03.2010) che – nei
dintorni dell'area in esame – risulta mancante.
4.3.4 – Valutazioni sul dimensionamento
In considerazione di quanto riportato al paragrafo precedente, il terreno
artificialmente permeabile su cui avverrà la sub-irrigazione è classificabile
come “sabbia grossa e pietrisco”, per il quale è prevista una lunghezza della
condotta di 3 metri per ogni Abitante Equivalente, come previsto dalle Linee
Guida ARPAT.
Per le ulteriori modalità costruttive del sistema, si dovranno seguire le
indicazioni dell'Allegato 5 (Sez. III "Sulla natura e consistenza degli
impianti di smaltimento sul suolo e sottosuolo di insediamenti civili di
consistenza inferiore ai 50 vani o a 5.000 mc", punto 5) della Del. 04.02.77.
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5 – ASPETTI PARTICOLARI PER LE AREE SOGGETTE A VINCOLO IDROGEOLOGICO
5.1 – Cenni sull'intervento in esame
Il progetto prevede la realizzazione di due manufatti in legno, su un
solo piano e senza locali interrati, funzionali alla gestione forestale
dell'area: un fabbricato fungerà anche da rimessaggio per attrezzature
antincendio.
Inoltre, è prevista l'installazione di una pesa interrata per i bilici:
ciò comport5erà l'esecuzione di uno scavo che si potrà estendere sino alla
profondità di 2,0 mt dal piano di campagna.
5.2 – Stabilità del versante e delle pareti di scavo
In considerazione della costituzione geologica del sito e delle sue
caratteristiche geomorfologiche (area sub-pianeggiante), possiamo affermare che
le opere in progetto non interferiranno in alcun modo con la buona stabilità
gravitativa del sito: non si procede – pertanto – alla verifica di stabilità
globale del versante.
Viene invece valutata la stabilità della parete di scavo che deriverà
dalle operazioni necessarie per l'installazione della pesa interrata; tale
verifica viene effettuata nelle seguenti ipotesi cautelative:
• massima altezza raggiungibile dalla parete di scavo (2,0 mt)
• parete di scavo verticale
• visto l'esito del saggio S1, falda a -1,50 mt dal piano di campagna
• sedime di scavo interamente costituito dalla facies pelitica delle
Arenarie del M.Falterona
La verifica di stabilità viene effettuata utilizzando un software di
calcolo automatico basato sul metodo dell'Equilibrio Limite, tramite ricerca
casuale di superfici di scorrimento: per ulteriori dettagli vedasi il report di
calcolo allegato in Appendice II.
Il calcolo è stato effettuato sia a breve termine (condizioni non
drenate) che a lungo termine (condizioni drenate), utilizzando i parametri
caratteristici dei terreni (ottenuti tramite elaborazione statistica dei dati a
disposizione)
peso di volume g = 18,17 kN/mc
coesione efficace c = 19,87 kN/mq
angolo di attrito interno f = 22,94°
resistenza al taglio non drenato cu = 225,0 kN/mq
Le verifiche hanno dimostrato la buona stabilità della parete di scavo in
ogni condizione di calcolo:
Condizioni di verifica Fs calcolato Fs minimo di legge esito
non drenate 17,76 1,10 surplus
drenate 2,57 1,10 surplus
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5.3 – Regimazione idraulica del resede
In linea generale, gli interventi di drenaggio hanno lo scopo di
allontanare e di raccogliere le acque superficiali e sotterranee in
corrispondenza dei pendii instabili così da impedire l’aumento delle pressioni
interstiziali. Essi modificano dunque il regime delle pressioni neutre in sito,
al fine di ottenere il duplice effetto di ridurre il peso della massa
interessata dal movimento franoso e di aumentare la resistenza dei terreni
interessati dal movimento franoso stesso.
Nel nostro caso, la realizzazione dei manufatti in progetto non altera in
alcun modo la circolazione idrica superficiale che – nell'area in esame – fa
capo alla canaletta laterale della Strada Provinciale.
Tuttavia, si raccomanda si realizzare – a monte della parete di scavo –
una canaletta superficiale finalizzata all'intercettazione di tutte le acque di
regimazione superficiale e ipodermica che potrebbero interessare detta parete
di scavo, allo scopo di evitare fenomeni di erosione lungo la parete o ristagni
al piede della stessa. Le acque raccolte dovranno poi essere recapitate nelle
previste vie smaltimento.
Infine – in ottemperanza a quanto specificato dall'art74 del DPGR 32R del
16.03.2016 - le acque pluviali che saranno raccolte dalle gronde degli edifici
verranno convogliate all'interno di una vasca di accumulo di 5,00 mc e da qui –
tramite tubazione a tenuta – saranno recapitate nella canaletta esistente a
alto della Strada Provinciale. Per maggiori dettagli si rimanda alla Tav.ME-03
di progetto.
5.4 – Terre e rocce da scavo
La realizzazione del progetto implicherà la produzione di terra di scavo
in conseguenza delle seguenti operazioni:
• raggiungimento del piano di posa delle fondazioni dei due fabbricati
• realizzazione dell'alloggiamento per l'installazione della pesa interrata
• realizzazione dell'impianto di trattamento e smaltimento liquami
Sulla base dei dati in nostro possesso in questa fase, possiamo affermare
che la quantità di tali terre di scavo sarà abbastanza limitata (< 500 mc) e
sarà funzionale alla risistemazione e livellazione finale dell'intera area
d'intervento: i materiali di scavo saranno pertanto riutilizzati nello stesso
luogo di produzione, così come previsto all'art.185, comma 1 lettera c) del
D.Lgs. 152/2006.
Tali materiali dovranno essere movimentati in periodi non piovosi,
inoltre dovranno essere messi in opera in strati spessi al massimo 20 cm e
successivamente opportunamente compattati: in tal modo non si causeranno
variazioni morfologiche di rilievo, né si comprometterà la buona stabilità
morfologica del sito.
Firenze, 31 marzo 2016
Dott. Geol. ROBERTO CHECCUCCI
APPENDICEAPPENDICE II
ELABORATI GRAFICI RICHIAMATI NEL TESTOELABORATI GRAFICI RICHIAMATI NEL TESTO
GEODINAMICA Studio Geologico Associato – Via Giolitti n.34/36, 50136 Firenze (tel. 055/6505157)
Stralcio Carta d’Italia I.G.M. - scala 1:25.000
Stralcio C.T.R. Toscana - scala 1:10.000
Fig.1 - Ubicazione dell’area in esame
Figura 2 (scala indicativa)
Figura 3 (scala indicativa)
Figura 4 (scala indicativa)
S1S4
S3
S2
Fig.5 - Ubicazione dei saggi con escavatore (scala indicativa)
APPENDICEAPPENDICE IIII
RELAZIONI DI CALCOLORELAZIONI DI CALCOLO
GEODINAMICA Studio Geologico Associato – Via Giolitti n.34/36, 50136 Firenze (tel. 055/6505157)
VERIFICA DI STABILITA' DELLA PARETE DI SCAVO:
RELAZIONE DI CALCOLO
Analisi di stabilità dei pendii con: BISHOP (1955)
========================================================================
Lat./Long. 43,570889/11,72605
Normativa NTC 2008
Numero di strati 1,0
Numero dei conci 10,0
Grado di sicurezza ritenuto accettabile 1,3
Coefficiente parziale resistenza 1,1
Parametri geotecnici da usare. Angolo di attrito: Picco
Superficie di forma circolare
========================================================================
Maglia dei Centri
========================================================================
Ascissa vertice sinistro inferiore xi 1,58 m
Ordinata vertice sinistro inferiore yi 5,15 m
Ascissa vertice destro superiore xs 5,78 m
Ordinata vertice destro superiore ys 8,71 m
Passo di ricerca 10,0
Numero di celle lungo x 20,0
Numero di celle lungo y 20,0
========================================================================
Coefficienti sismici [N.T.C.]
========================================================================
Dati generali
Tipo opera: 2 - Opere ordinarie
Classe d'uso: Classe II
Vita nominale: 50,0 [anni]
Vita di riferimento: 50,0 [anni]
Parametri sismici su sito di riferimento
Categoria sottosuolo: A
Categoria topografica: T2
S.L.
Stato limite
TR
Tempo ritorno [anni]
ag
[m/s²]
F0
[-]
TC*
[sec]
S.L.O. 30,0 0,49 2,54 0,26
S.L.D. 50,0 0,6 2,57 0,27
S.L.V. 475,0 1,37 2,43 0,31
S.L.C. 975,0 1,74 2,42 0,31
Coefficienti sismici orizzontali e verticali
S.L.
Stato limite
amax
[m/s²]
beta
[-]
kh
[-]
kv
[sec]
S.L.O. 0,588 0,2 0,012 0,006
S.L.D. 0,72 0,2 0,0147 0,0073
S.L.V. 1,644 0,27 0,0453 0,0226
S.L.C. 2,088 0,27 0,0575 0,0287
Coefficiente azione sismica orizzontale 0,0453
Coefficiente azione sismica verticale 0,0226
Vertici profilo
Nr X (m) y (m)
1 0,0 0,0
2 4,0 0,0
3 4,0 2,0
4 10,0 2,0
Falda
Nr. X (m) y (m)
1 0,0 0,0
2 4,0 0,0
3 4,0 0,5
4 10,0 0,5
Coefficienti parziali per i parametri geotecnici del terreno
========================================================================
Tangente angolo di resistenza al taglio 1,25
Coesione efficace 1,25
Coesione non drenata 1,4
Riduzione parametri geotecnici terreno Si
======================================================================= =
Stratigrafia
Strato Coesione
(kg/cm²)
Coesione non drenata
(kg/cm²)
Angolo resistenza
al taglio (°)
Peso unità di
volume (Kg/m³)
Peso saturo
(Kg/m³)
1 0.2 2.25 22.94 1817 1900
Verifica a breve termine (condizione non drenata): risultati analisi pendio [A2+M2+R2]
========================================================================
Fs minimo individuato 17,76
Ascissa centro superficie 3,36 m
Ordinata centro superficie 6,49 m
Raggio superficie 6,48 m
========================================================================
Verifica a lungo termine (condizione drenata): risultati analisi pendio [A2+M2+R2]
========================================================================
Fs minimo individuato 2,57
Ascissa centro superficie 3,36 m
Ordinata centro superficie 6,49 m
Raggio superficie 6,48 m
========================================================================
APPENDICE IIIAPPENDICE III
INDAGINI GEOGNOSTICHEINDAGINI GEOGNOSTICHE
GEODINAMICA Studio Geologico Associato – Via Giolitti n.34/36, 50136 Firenze (tel. 055/6505157)
SAGGIO n°1UBICAZIONE: Località Villa Cognola, lungo la S.P. Valdarno-CasentineseCOMUNE: Castiglion Fibocchi (AR)
QUOTA: 685 mt slmDATA: 25.02.2016
NOTE: In corrispondenza del fondo scavo è risalita acqua, che si attestata alla profondità dui -1,50 mt dla p.c.
STRATIGRAFIA:
0,00 - 0,60 mt: Suolo limoso-sabbioso bruno e marronecon abbondanti radici vegetali
0,60 - 1,70 mt: Marne ed argilliti, alterate nei primi livelli,fissili e con sfaldatura e saponetta, ocrae marroni se alterate, grigio scuro altaglio fresco
SAGGIO n°2UBICAZIONE: Località Villa Cognola, lungo la S.P. Valdarno-CasentineseCOMUNE: Castiglion Fibocchi (AR)
QUOTA: 685 mt slmDATA: 25.02.2016
NOTE:
STRATIGRAFIA:
0,00 - 0,20 mt: Suolo limoso-sabbioso bruno e marronecon abbondanti radici vegetali
0,20 - 0,60 mt: Marne calcaree e siltiti in straterelli di3-5 cm di spessore, color nocciola sul-le superfici di alterazione, grigi al tagliofresco
SAGGIO n°3UBICAZIONE: Località Villa Cognola, lungo la S.P. Valdarno-CasentineseCOMUNE: Castiglion Fibocchi (AR)
QUOTA: 685 mt slmDATA: 25.02.2016
NOTE:
STRATIGRAFIA:
0,00 - 0,20 mt: Suolo limoso-sabbioso bruno e marronecon abbondanti radici vegetali
0,20 - 0,60 mt: Arenarie e siltiti marnose in straterellidi 3-5 cm di spessore, color nocciolasulle superfici di alterazione, grigi altaglio fresco
SAGGIO n°4UBICAZIONE: Località Villa Cognola, lungo la S.P. Valdarno-CasentineseCOMUNE: Castiglion Fibocchi (AR)
QUOTA: 685 mt slmDATA: 25.02.2016
NOTE: In corrispondenza del fondo scavo è risalita acqua, che si attestata alla profondità dui -1,50 mt dla p.c.
STRATIGRAFIA:
0,00 - 0,80 mt: Suolo limoso-sabbioso bruno e marronecon abbondanti radici vegetali
0,80 - 1,30 mt: Marne ed argilliti, alterate nei primi livelli,fissili e con sfaldatura e saponetta, ocrae marroni se alterate, grigio scuro altaglio fresco
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