François Truffaut

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François Truffaut l’uomo che amava il cinema, i libri, le donne… aprile-giugno 2005 In collaborazione con il Service de Coopération et d’Action Culturelle de l’Ambassade de France en Suisse, con l’Alliance française Lugano / Locarno et Sopraceneri e con Filmcoopi Zürich Circolo del cinema Locarno Circolo del cinema Blenio

Transcript of François Truffaut

François Truffaut l’uomo che amava il cinema, i libri, le donne…
aprile-giugno 2005
In collaborazione con il Service de Coopération et d’Action Culturelle de l’Ambassade de France en Suisse, con l’Alliance française Lugano / Locarno et
Sopraceneri e con Filmcoopi Zürich
Circolo del cinema Locarno Circolo del cinema Blenio
PROGRAMMA
Circolo del cinema Locarno
Circolo del cinema Bellinzona
Cineclub del Mendrisiotto
e Ufficio cultura del Comune di Chiasso Cinema Teatro Chiasso, 20.30
Circolo del cinema Blenio Cinema-teatro Blenio Acquarossa, 20.30
LU LO BE CH Les mistons 1957 Les 400 coups 1959 ma 19.4 ve 22.4 sa 23.4 ma 3.5
Tirez sur le pianiste 1960 ve 29.4* Jules et Jim 1961 gi 21.4 lu 2.5 ma 26.4 Antoine et Colette 1962 Baisers volés 1968 ma 26.4 ve 13.5 ma 3.5 ma 10.5
La peau douce 1964 gi 28.4 Fahrenheit 451 1966 lu 30.5* La mariée était en noir 1967 ma 3.5 sa 7.5 La sirène du Mississippi 1969 ma 10.5 L’enfant sauvage 1969 ma 17.5 Domicile conjugal 1970 ma 24.5 Les deux anglaises et le continent 1971 sa 21.5 Une belle fille comme moi 1972 ma 24.5 La nuit américaine 1973 gi 12.5 L’histoire d’Adèle H. 1975 ma 17.5 ma 31.5 L’argent de poche 1976 ma 24.5 L’homme qui aimait les femmes 1977 ma 31.5 ma 7.6 La chambre verte 1978 ma 7.6 sa 4.6 L’amour en fuite 1979 ma 31.5 Le dernier métro 1980 lu 6.6* ma 14.6 La femme d’à côté 1981 ma 14.6 ve 10.6* sa 11.6 Vivement dimanche! 1982 gi 16.6 * Proiezioni in dvd a Muralto
www.cicibi.ch www.luganocinema93.ch www.chiasso.ch
Acquarossa: Jules et Jim me 11.5 La femme d’à côté me 18.5
Entrata: fr. 10.- / 8.- / 6.- Tessera per tutta la rassegna : fr. 100.- / 80.- / 60.-
Impossibile per chi ama il cinema non amare i film di Truffaut, che amava il cinema appassionatamente, più della vita stessa. Famosa la frase con cui Ferrand, il regista di La nuit américaine interpretato dallo stesso Truffaut, cerca di consolare il giovane attore Alphonse (Jean- Pierre Léaud), che vuole abbandonare il cinema in seguito a una delusione sentimentale: “Il cinema è più importante della vita. Non ci sono ingorghi nei film, né stasi, né tempi morti. I film vanno avanti come treni nella notte”. Truffaut era convinto che il cinema rappresentasse un miglioramento rispetto alla vita: “Considerate il potere di cui si dispone quando si gira un film, di organizzare tutta una vita a nostro piacimento, senza ingorghi, una vita intensa… Io penso che il potere del regista sia estremamente affascinante. È come la continuazione dei giochi dell’infanzia… Orson Welles, quando girava Citizen Kane, ebbe a dire, a proposito del cinema: È il più bel giocattolo elettrico che possa offrirsi un adulto”. Al pari del cinema Truffaut amava i libri, il testo scritto, al punto che non esiste un suo solo film che non faccia riferimento e non renda omaggio alla letteratura e all’atto dello scrivere. E proprio scrivendo di cinema, dei film degli altri, egli comincia, come molti suoi amici della Nouvelle Vague, la sua carriera: un’attività, quella della critica, che continuerà a svolgere per quasi tutta la vita, anche quando è ormai un regista affermato. Il passaggio dietro la macchina da presa è stato per Truffaut il naturale proseguimento dell’atto dello scrivere, in ossequio al precetto della caméra-stylo di Alexandre Astruc, e questo diventerà per lui come per Godard, Rivette, Rohmer e Chabrol l’attuazione pratica di quella “politique des auteurs” che contribuì non poco a rivoluzionare la concezione del cinema, affrancando il regista dal tradizionale ruolo hollywoodiano di artigiano-esecutore e promuovendolo a chiare lettere a quello di artista-creatore. Truffaut amava l’arte: “Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica basteranno a fare la mia felicità fino alla mia morte, che un giorno dovrà pure arrivare e che egoisticamente temo”. La morte arriva, con largo anticipo, il 21 ottobre del 1984, stroncando a soli 52 anni la vita di quest’uomo infaticabile, generoso, appassionato, e lasciando un vuoto incolmabile nella scena del cinema mondiale. Truffaut amava le donne: non c’è attrice che abbia lavorato con lui di cui non si sia innamorato. Truffaut amava i bambini, la loro innocenza minacciata dalla meschinità degli adulti, e molti sono i suoi film dedicati al mondo dell’infanzia, da Les mistons a L’argent de poche, da Les 400 coups a L’enfant sauvage ai cinque episodi delle Avventure di Antoine Doinel, interpretati da quell’eterno bambino, da quell’ “orfano” in cerca di “famiglie sostitutive” che è Jean-Pierre Léaud, figlio adottivo e nel contempo autentico doppio del regista. Truffaut, in fondo, amava la vita molto più di quanto lascino supporre le sue dichiarazioni d’amore al cinema. Il progetto di questa retrospettiva era nel cassetto dei cineclub da lungo tempo; e non potrebbe essere diversamente, dal momento che gli animatori dei cineclub non fanno altro, in fondo, che cercare di far amare i film che loro stessi amano. E alla fine, praticamente impossibilitati a compiere delle scelte che avrebbero comportato delle rinunce, hanno optato per il “tuttotruffaut”, cioè per l’integrale dei suoi 21 lungometraggi e per 2 gioielli di cortometraggi che a giusto titolo vanno considerati fra le cose più belle del regista francese (Les mistons, di fatto il vero esordio nel 1957, dopo l’avventura cineamatoriale di Une visite dell’anno precedente, che lo stesso autore giudica “un brutto cortometraggio a 16mm”; e Antoine et Colette, episodio di L’amour à 20 ans e secondo capitolo delle Avventure di Antoine Doinel). A parte Une visite, manca solo l’altro corto Une histoire d’eau, realizzato nel 1958 con Jean-Luc Godard, dove le scelte di quest’ultimo prevalgono decisamente su quelle del Nostro. Evidentemente era impensabile proporre tutti i film in tutte le località, per semplici motivi di tempo; ma lo spettatore desideroso di scoprire o di rivedere tutta l’opera di Truffaut potrà farlo spostandosi tra Chiasso, Lugano, Bellinzona e Locarno (senza dimenticare Acquarossa) e usufruendo di una tessera particolarmente vantaggiosa. I ringraziamenti di rito vanno in questa occasione alla Filmcoopi di Zurigo, detentrice dei diritti di quasi tutti i film, alla MK2 di Parigi, nonché all’Ambasciata di Francia in Svizzera e alle due sezioni ticinesi dell’Alliance française che hanno accettato di essere partner dell’iniziativa. A noi non resta che augurare al pubblico, riprendendo un’espressione che lo stesso Truffaut aveva scelto come titolo di una sua raccolta di scritti sul cinema, un lungo e appagante plaisir des yeux. Michele Dell’Ambrogio Circolo del cinema Bellinzona
Les mistons 1957 Sceneggiatura: François Truffaut, da una novella di Maurice Pons, pubblicata nella raccolta Virginales; fotografia: Jean Malige; montaggio: Cucile Decugis; musica: Maurice Le Roux; interpreti: Bernadette Lafont, Gérard Blain e “les mistons”; produzione: Les Films du Carrosse. 16mm, bianco e nero, v.o., 17’ Cinque ragazzi di Nîmes (i “mistons) si divertono a disturbare l’intimità di una giovane coppia d’innamorati (Lafont e Blain). Bernadette, sorella maggiore di uno di loro, diventa il simbolo e la vittima dei sogni segreti e delle fantasticherie erotiche di questi adolescenti. Per me, regista agli esordi, come per Maurice Pons, la storia di quei due innamorati vittime delle persecuzioni di un pugno di monelli dispettosi, era innanzi tutto un pretesto per mostrare, da un lato dei ragazzi in libertà, dall’altro degli innamorati impazienti
Les 400 coups 1959 Sceneggiatura: François Truffaut, Marcel Moussy; fotografia: Henri Decae; montaggio: Marie-Josèphe Yoyotte; musica: Jean Constantin; interpreti: Jean-Pierre Léaud, Albert Rémy, Claire Maurier, Patrick Auffay, Georges Flamant, Yvonne Claudie, Robert Beauvais, Pierre Repp, Guy Decombles… Jeanne Moreau, Jean-Claude Brialy, Jacques Demy; produzione: Les Films du Carrosse – SEDIF. 35mm, bianco e nero, v.o. st. t., 101’ Primo episodio delle avventure di Antoine Doinel, un ragazzo dodicenne, alle prese con le prime difficoltà della vita. Dopo varie peripezie, Antoine (Léaud) e il suo amico René (Rémy) rubano una macchina da scrivere per procurarsi il denaro necessario per andare a vedere il mare. Ma si fanno pizzicare e Antoine finisce in un Centro per delinquenti minorili… Mi rendo conto che si tratta di un film hitchcockiano, perché ci si identifica dall’inizio alla fine con il bambino… L’uso dello scope rappresenta un falso lusso… In questo film, dove la scenografia è per lo più triste, grigia, sporca, avevo paura di fare un film squallido, poco gradevole da guardare. Quando il ragazzo va vuotare la spazzatura, in scope è meno squallido che in formato normale, e non è meno realistico.
Tirez sur le pianiste 1960 Sceneggiatura: François Truffaut, Marcel Moussy, dal romanzo Down There di David Goodis; fotografia: Raoul Coutard; montaggio: Cucile Decugis, Claudine Bouché; musica: Georges Delerue; interpreti: Charles Aznavour, Marie Dubois, Nicole Berger, Albert Rémy, Claude Mansard, Daniel Boulanger, Michèle Mercier…; produzione: Pierre Braunberger per Les Films de la Pléiade. 35mm (dvd), bianco e nero, v.o. st. it., 80’ Per colpa dei fratelli, il pianista da bistrot Charlie Kohler (Aznavour) si trova coinvolto in un regolamento di conti tra gangster: riuscito a fuggire insieme all’amica Léna (Dubois), pensa di riprendere la brillante carriera abbandonata anni prima, ma gli eventi non glielo permetteranno… Col Pianiste vorrei far piangere le donne e ridere gli uomini… Sarà indubbiamente un documentario sulla timidezza.
Jules et Jim 1961 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean Gruault, dal romanzo omonimo di Henri-Pierre Roché; fotografia: Raoul Coutard; montaggio: Claudine Bouché; musica: Georges Delerue (la canzone Le tourbillon, interpretata da Jeanne Moreau, è di Boris Bassiak); interpreti: Jeanne Moreau, Oskar Werner, Henri Serre, Marie Dubois, Vanna Urbino, Boris Bassiak, Sabine Haudepin, Danielle Bassiak…; produzione: Les Films du Carrosse – SEDIF. 35mm, bianco e nero, v.o. st. t., 110’ Nella Parigi del 1907 Catherine (Moreau) s’innamora di due studenti, un francese e un austriaco (Serre e Werner), molto amici tra di loro. Sposa il secondo da cui ha una bimba, diventa l’amante del primo e tenta un’impossibile vita a tre che avrà un finale tragico… Uno dei più bei romanzi moderni che io conosca è Jules et Jim, di Henri-Pierre Roché, che ci mostra, per tutta una vita, due amici e la loro compagna comune amarsi d’amore tenero e quasi senza urti, grazie a una morale estetica e nuova, incessantemente riconsiderata… Partendo da una situazione molto scabrosa, è un film che ritengo profondamente morale, non fosse che per quella tremenda tristezza che ne spira.
Antoine et Colette 1962 Episodio di L’amour à vingt ans di François Truffaut, Renzo Rossellini, Shintaro Ishihara, Marcel Ophüls e Andrzej Wajda. Sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Louis Richard; fotografia; Raoul Coutard; montaggio: Claudine Bouché; musica: Georges Delerue; interpreti: Jean-Pierre Léaud, Marie-France Pisier, Patrick Auffray, François Darbon, Rosy Varte, Jean-François Adam; produzione: Pierre Roustang per Ulysse Production / Unitel. 35mm, bianco e nero, v.o., 29’ Secondo episodio delle avventure di Antoine Doinel (Léaud): qui è un diciassettenne che s’innamora follemente di una giovane studentessa (Pisier). Per poterla vedere di continuo, va ad abitare di fronte al suo appartamento, ma più crede di avvicinarsi a lei, più lei si allontana. Il mio episodio è stato in buona parte improvvisato con gli attori, giorno per giorno. Avevamo soltanto un canovaccio. Per reazione a Les 400 coups, ho mostrato degli adulti simpatici, una famiglia che funziona bene. Probabilmente è per questo che amo di più il film: perché è più leggero e nello stesso tempo più semplice, credo anche più vicino alla vita.
La peau douce 1964 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Louis Richard; fotografia: Raoul Coutard; montaggio: Claudine Bouché; musica: Georges Delerue; interpreti: Françoise Dorléac, Jean Desailly, Nelly Benedetti, Daniel Ceccaldi, Jean Larnier, Paule Emanuele, Sabine Haudepin, Laurence Badie, Gérard Poirot…; produzione: Les Films du Carrosse – SEDIF. 35mm, bianco e nero, v.o. st. t., 115’ Uno scrittore (Desailly), sposato con figli, si innamora di una hostess (Dorléac) e vuole lasciare la famiglia. Quando l’amante rifiuta di vivere con lui, decide di tornare dalla moglie (Benedetti), ma è troppo tardi… Ho fatto un film sull’adulterio, ma con l’intento di girare scene che di solito non si mostrano… Mi piaceva l’idea di cominciare una scena con uno stereotipo per superarlo… Avevo voglia, per esempio, di vedere un uomo e una donna in un ascensore. Come si osservano, come si sognano, come sono incuriositi l’uno dall’altra…
Fahrenheit 451 1966 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Louis Richard, dal romanzo di Ray Bradbury Gli anni della Fenice; fotografia: Nicholas Roeg; montaggio: Thom Noble; effetti speciali: Bowie Film, Rank Films Processing Division, Charles Staffel; musica: Bernard Hermann; interpreti: Oskar Werner, Julie Christie, Cyril Cusack, Anton Driffing, Bee Duffell, Anne Bell, Caroline Hunt…; produzione: Lewis M. Allen per Anglo Enterprise / Vineyard Film. 35mm (dvd), colore, v.o. ingl., st. it., 112’ In una società del futuro, razionale e dispotica, tutti i libri sono fuorilegge e le forze dell’ordine devono distruggerli, ma una setta di “uomini-libro” li impara a memoria per mantenerne il ricordo: il pompiere Montag (Werner), anche per merito della professoressa Clarissa (Christie), scopre il piacere della lettura e invece di bruciare i libri lascia tutti per unirsi al gruppo dei ribelli. I film che ho girato in base a dei libri non costituiscono degli “adattamenti” di testi letterari come avviene in drammaturgia, ma piuttosto, e deliberatamente, degli “omaggi filmati” a libri che amavo. Questo amore combinato per i film e per i libri mi ha portato, nel 1966, a girare Fahrenheit 451.
La mariée était en noir 1967 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Louis Richard, dal romanzo di William Irish (Cornell Woolrich) The Bride Wore Black; fotografia: Raoul Coutard; montaggio: Claudine Bouché; musica: Bernard Hermann; interpreti: Jeanne Moreau, Claude Rich, Jean-Claude Brialy, Michel Bouquet, Michel Lonsdale, Charles Denner, Daniel Boulanger, Serge Rousseau, Alexandra Stewart, Christophe Bruno, Jacques Robiolles…; produzione: Les Films du Carrosse / Les Productions Artistes Associés / Dino de Laurentiis Cinematografica. 35mm, colore, v.o. st. t., 105’ Per una stupida bravata, cinque ricchi causano involontariamente la morte di un poveraccio mentre esce da una chiesa il giorno del suo matrimonio: la sposa mancata (Moreau) ne uccide quattro, ma come fare a raggiungere il quinto, che è in prigione? In realtà, una cosa mi appassionava: fare un film d’amore senza nessuna scena d’amore. Non troverete un solo bacio in tutto il film, non uno… Ogni uomo rappresenta una maniera diversa di vedere le donne, infatti La mariée était en noir mi permetteva di lavorare con sei attori con i quali desideravo girare ormai da tempo… Ultimamente mi sono accorto che La mariée ricorda Les mistons; gli uomini che Jeanne Moreau incontra sono les mistons da grandi.
Baisers volés 1968 Sceneggiatura: François Truffaut, Claude de Givray, Bernard Revon; fotografia: Denys Clerval; montaggio: Agnès Guillemot; musica: Antoine Duhamel (la canzone Que reste-t-il de nos amours? di Charles Trenet è interpretata dall’autore; interpreti: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Daniel Ceccaldi, Claire Duhamel, Delphine Seyrig, Michel Lonsdale, André Falcon, Harry Max, Catherine Lutz, Christine Pellé, Marie-France Pisier, Jean-François Adam…; produzione: Les Films du Carrosse / Les Productions Les Artistes Associés. 35mm, colore, v.o. st. t., 90’ Terzo episodio della serie Doinel. Dopo un servizio militare movimentato, Antoine (Léaud) torna alla vita civile in cerca di lavoro. Come molti ragazzi della sua età, non sa quale donna amare e lo vediamo sfarfalleggiare tra una giovane violinista (Jade) e una affascinante donna sposata (Seyrig). Non ho mai lavorato così poco a un film… Avevo Jean-Pierre Léaud come unico punto di partenza. Ho dovuto improvvisare. Questo mi ha indotto a rompere con la costruzione accademica delle sceneggiature precedenti.
La sirène du Mississippi 1969 Sceneggiatura: François Truffaut, dal romanzo di William Irish (Cornell Woolrich) Waltz Into Darkness (Vertigine senza fine); fotografia: Denys Clerval; montaggio: Agnès Guillemot; musica: Antoine Duhamel; interpreti: Jean-Paul Belmondo, Catherine Deneuve, Michel Bouquet, Nelly Borgeaud, Marcel Berbert, Roland Thénot; produzione: Marcel Berbert per Les Films du Carrosse / Les Productions Artistes Associés / Produzioni Associate Delphos (Roma). 35mm, colore, v.o. st. t., 120’ Louis Mahé (Belmondo), proprietario di piantagioni nell’isola della Réunion, sposa una donna (Deneuve) conosciuta per corrispondenza: quando lei scappa con i soldi, Louis scopre un orribile raggiro. La ritrova ad Antibes, ma cade di nuovo vittima del suo fascino e si macchia di omicidio. Per me l’interesse di questo film è d’aver rovesciato una coppia e filmato un’iniziazione al rovescio. Volevo raccontare la storia di un giovane che non conosce nulla della vita e soprattutto delle porcherie della vita. Alla ricerca della donna ideale, gli capita il contrario di ciò che cercava, ma l’amerà ugualmente di un amore così forte che a sua volta lei lo amerà, dopo essersene infischiata di lui per la durata della storia. Attraverso di lei, egli scopre la realtà.
L’enfant sauvage 1969 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean Gruault, da Mémoire et rapport sur Victor de l’Aveyron di Jean Itard (1806); fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Agnès Guillemot; musica: Antonio Vivaldi (direzione musicale di Antoine Duhamel); interpreti: Jean-Pierre Cargol, François Truffaut, Françoise Seigner, Paul Villé, Jean Dasté, Pierre Fabre, Claude Miller, Annie Miller…; produzione: Marcel Berbert per Les Films du Carrosse / Les Productions Artistes Associés. 35mm, bianco e nero, v.o. st. t., 85’ Estate 1793: all’Istituto nazionale sordomuti di Parigi arriva un “ragazzo selvaggio” (Cargol), ritrovato allo stato primitivo nella foresta dell’Aveyron. Contro il parere dei colleghi, il dottor Itard (Truffaut) lo porta a casa sua e con l’aiuto della governante (Seigner) cerca di educarlo al linguaggio. Ispirato a un fatto vero. Oggi mi rendo conto che L’enfant sauvage si imparenta sia con Les 400 coups che con Fahrenheit 451. In Les 400 coups ho mostrato un ragazzo che mancava di affetto, cresciuto senza tenerezza; in Fahrenheit 451 ho parlato di un uomo cui vengono negati i libri, cioè la cultura. Quello che manca a Victor dell’Aveyron è ancora più radicale: si tratta del linguaggio. Questi tre film sono dunque costruiti sopra una frustrazione fondamentale.
Domicile conjugal 1970 Sceneggiatura: François Truffaut, Claude de Givray, Bernard Revon; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Agnès Guillemot; musica: Antoine Duhamel; interpreti: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Daniel Ceccaldi, Claire Duhamel, Hiroko Berghauer, Barbara Laage…; produzione: Marcel Berbert per Les Films du Carrosse / Valoria Films / Fida Cinematografica (Roma). 35mm, colore, v.o. st. t., 97’ Quarto episodio delle avventure di Antoine Doinel. Antoine (Léaud) è sposato con Christine (Jade), ma dopo la nascita del piccolo Alphonse ha un’avventura con una giapponese (Berghauer) che lo farà cacciare di casa: la vita con la silenziosa amante nipponica, comunque, è piuttosto monotona e Antoine cerca di riprendere il suo litigioso ménage con Christine… Domicile conjugal è una commedia in cui faccio ricorso a trucchi ispirati da Leo McCarey o da Lubitsch. L’episodio del mazzo di fiori, ad esempio, è suggerito dal cinema americano… Doinel è un personaggio asociale, non antisociale. È qualcuno che ha buoni rapporti con tutti, ma rapporti difficili con la vita stessa. Non me lo posso immaginare lavorare regolarmente da qualche parte.
Les deux anglaises et le continent 1971 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean Gruault, dal romanzo omonimo di Henri-Pierre Roché; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Yann Dedet; musica: Georges Delerue; interpreti: Jean-Pierre Léaud, Kika Markham, Stacey Tendeter, Sylvia Marriot, Marie Mansart, Philippe Léotard, Irène Tunc, Annie Miller, Mark Peterson…; produzione: Marcel Berbert per Les Films du Carrosse / Cinétel Paris. 35mm, colore, v.o. st. t., 108’ L’amore del giovane francese Claude Roc (Léaud) prima per Muriel (Tendeter) e poi per Anne (Markham), due sorelle inglesi, segnerà il trascorrere della sua vita tra la trasgressiva Parigi di inizio secolo e la perbenista provincia inglese. Ho sentito il bisogno di andare più avanti nella descrizione delle emozioni amorose, un po’ più lontano di quanto non si vada di solito; esiste talvolta, in amore, una vera violenza dei sentimenti ed è quello che io ho voluto filmare… Per riassumere questo tentativo in una frase, ho tentato di fare non un film sull’amore fisico, ma un film fisico sull’amore.
Une belle fille comme moi 1972 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Loup Dabadie, dal romanzo di Henri Farrel Such a Gorgeus Kid Like Me; fotografia: Pierre William Glenn; montaggio: Yann Dedet; musica: Georges Delerue; interpreti: Bernadette Lafont, Claude Brasseur, Charles Denner, Guy Marchand, André Dussolier, Philippe Léotard, Anne Kreis, Gilberte Geniat, Danièle Girare, Michel Delahaye…; produzione: Les Films du Carrosse / Columbia Film S.A. 35mm (dvd), colore, v.o. st. it., 100’ Parabola ascendente di Camille (Lafont), sgualdrinella che possiede una sua allegra e vitalissima amoralità. A suo carico esiste una serie di crimini che scarica sulle spalle di uno sprovveduto criminologo (Dussolier). Sfonda come cantante e conquista ricchezza e popolarità. Non si tratta, come certuni hanno creduto, di un film “alimentare”, destinato a compensare l’insuccesso commerciale di Les deux anglaises… È semplicemente un’altra forma letteraria, che mi ha attirato: dopo la bella lingua di Roché, fatta di frasi corti, d’una preziosità incredibilmente raffinata, mi sono affezionato a un linguaggio completamente inventato, un gergo grossolano, certo, ma tanto poco volgare quanto quello di Queneau in Les aventures de Sally Mara.
La nuit américaine 1973 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Louis Richard, Su zanne Schiffman; fotografia: Pierre William Glenn; montaggio: Yann Dedet; musica: Georges Delerue; interpreti: Jacqueline Bisset, Valentina Cortese, Alexandra Stewart, Je4an-Pierre Aumont, Jean-Pierre Léaud, François Truffaut, Jean Champion, Nathalie Baye, Dani, Bernard Menez, Nike Arrighi, Gaston Joly, Jean-François Stévenin, David Markham…; produzione: Marcel Berbert per Les Films du Carrosse / PECF (Paris) / Internazionale Cinematografica (Roma). 35mm (16mm), colore, v.o. st. t., 115’ Dichiarazione d’amore di Truffaut per il cinema. Agli studi della Victorine, a Nizza, il regista Ferrand (Truffaut) gira un film hollywoodiano, Vi presento Pamela: dal primo ciak fino all’ultimo giorno di riprese i problemi produttivi si mescolano con le storie private e le fragilità psicologiche dei vari membri della troupe. Ho realizzato La nuit américaine come un documentario; c’è pochissima differenza tra il modo di girare rappresentato nel film e il mio. Mi sono imposto limiti molto precisi, ho rispettato l’unità di luogo, tempo e azione… Non ho cercato di distruggere la mitologia del cinema. Il cinema francese è troppo poco mitologico, io volevo che il film portasse l’impronta hollywoodiana.
L’histoire d’Adèle H. 1975 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean Gruault, Su zanne Schiffman, dal libro di Frances Vernor Guille Le journal d’Adèle Hugo; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Yann Dedet; musica: Maurice Jaubert (diretta da Patrice Mestral); interpreti: Isabelle Adjani, Bruce Robinson, Sylvia Marriot, Reubin Dorey, Joseph Blatchley…; produzione: Les Films du Carrosse / Les Productions Artistes Associés. 35mm, colore, v.o. st. t., 110’ La storia di Adèle Hugo (Adjani), secondogenita dello scrittore, che a metà dell’Ottocento si innamora, senza esserne ricambiata, di un ufficiale inglese (Robinson): cercherà in tutti i modi di stargli vicino fino a quando – persa ogni speranza – impazzirà. L’idea era quella di fare un film sull’amore che coinvolgesse una sola persona. La seconda idea era quella di fare un film con la massima violenza interiore ed emotiva… Isabelle [Adjani] è straordinaria… ogni sera ho l’impressione che il film ne sia arricchito… Anche a lei, come a Jean- Pierre Léaud, non piace provare, e accetta di calarsi nella parte solo al momento di girare; allora si dà con tale generosità che non si può non esserne commossi, riconoscenti, ammirati.
L’argent de poche 1976 Sceneggiatura: François Truffaut, Suzanne Schiffman; fotografia: Pierre William Glenn; montaggio: Yann Dedet; musica: Maurice Jaubert; interpreti: Georges Desmouceaux, Philippe Goldmann, Claudio e Frank Deluca, Richard Golfier, Laurent Devlaeminck, Bruno Staab, Sébastien Marc, Sylvie Grézel, Pascal Bruchon, Corinne Boucart, Eva Truffaut, Jean-François Stévenin…; produzione: Les Films du Carrosse / Les Productions Artistes Associés. 35mm, colore, v.o. st. t., 104’ A Thiers, nel mese di giugno, gli alunni vivono gli ultimi giorni di scuola prima delle vacanze. Due maestri si dividono gli scolari. Una serie di vicende ci farà scoprire il mondo dei ragazzi con i loro problemi, i loro sentimenti, le loro fantasticherie, i primi amori, il rapporto spesso difficile con il mondo degli adulti. L’insieme deve illustrare l’idea che l’infanzia è spesso in pericolo, ma possiede la grazia e ha anche la pelle dura. Il bambino inventa la vita, ci sbatte contro, ma sviluppa allo stesso tempo tutte le sue facoltà di resistenza. Infine, ed è evidentemente la ragion d’essere di questo film, non mi stanco di girare con dei bambini.
L’homme qui aimait les femmes 1977 Sceneggiatura: François Truffaut, Michel Fernand, Su zanne Schiffman; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Martine Barraqué; musica: Maurice Jaubert; interpreti: Charles Denner, Brigitte Fossey, Nelly Borgeaud, Geneviève Fontanel, Nathalie Baye, Sabine Glaser, Valérie Bonnier, Roselyne Puyo, Anne Terrier, Monique Fury, Leslie Caron, Jeanne Montfajon, Roger Leenhardt; produzione: Les Films du Carrosse / Les Productions Artistes Associés. 35mm, colore, v.o. st. t., 118’ Al funerale del quarantenne Bertrand Morane (Denner) ci sono solo donne, tutte le donne che il defunto ingegnere ha amato nel corso della sua vita: i particolari dei vari incontri amorosi sono contenuti nel libro che Bertrand ha terminato in ospedale; prima di morire nel tentativo di toccare le gambe dell’infermiera. Ci saranno anche domande sul femminismo, che ne penseranno le dame del Movimento di Liberazione della Donna? ecc. Qui io direi di rispondere che non abbiamo cercato di ingraziarci il Movimento di Liberazione della Donna, ma che i personaggi femminili, per numerosi e fugaci che siano, sono tuttavia abbastanza forti da tener testa a Bertrand Morane.
La chambre verte 1978 Sceneggiatura: François Truffaut, Jean Gruault, da tre novelle di Henri James; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Martine Barraqué; musica: Maurice Jaubert; interpreti: François Truffaut, Nathalie Baye, Jean Dasté, Jean-Pierre Moulin, Antoine Vitez, Jane Lobre, Jean-Pierre Ducos, Serge Rousseau, Annie Miller; produzione: Les Films du Carrosse / Les Productions Artistes Associés. 35mm, colore, v.o. st. t., 94’ Est della Francia, 1924: un giornalista di provincia (Truffaut) vive onorando la moglie scomparsa e degli amici morti, per i quali restaura una vecchia cappella diroccata, la “camera verde”. Neanche l’amore di una giovane donna (Baye) potrà distrarlo dalla scelta che lo porterà alla morte. Io sono contro l’oblio, che è una frivolezza enorme, la frivolezza dell’attualità, la frivolezza del “pariginismo”. È una cosa che non sopporto…Senza spingersi fino agli eccessi di Davenne [il protagonista del film]… trovo che il ricordo dei morti consenta di lottare contro la provvisorietà della vita.
L’amour en fuite 1979 Sceneggiatura: François Truffaut, Suzanne Schiffman, Marie-France Pisier, Jean Aurel; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Martine Barraqué; musica: Georges Delerue (la canzone “L’amour en fuite” è cantata da Alain Souchon); interpreti: Jean-Pierre Léaud, Marie-France Pisier, Claude Jade, Dani, Dorothée, Rosy Varte…; produzione: Les Films du Carrosse. 35mm, colore, v.o. st. t., 94’ Quinto e ultimo capitolo delle avventure di Antoine Doinel. Antoine (Léaud) e Christine (Jade) divorziano, ma rimangono buoni amici. Dopo varie avventure Antoine ritrova l’amore e forse la tranquillità nel rapporto con una giovane commessa, Sabine (Dorothée). Questa volta è deciso, è veramente l’ultimo Doinel. È per questo che ho dato a L’amour en fuite questa forma di mosaico, di patch-work… In realtà non ci sono che 18 minuti presi a prestito dai film precedenti su una durata di un’ora e trentacinque; ma è evidente che si tratta di un film dove il montaggio è molto più importante che in una narrazione lineare come ne La chambre verte o Adèle H.
Le dernier métro 1980 Sceneggiatura: François Truffaut, Suzanne Schiffman; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Monique Barraqué; musica: Georges Delerue; interpreti: Catherine Deneuve, Gérard Dépardieu, Heinz Bennent, Jean Poiret, Anuréa Ferréol, Sabine Haudepin, Paulette Dubost, Maurice Risch, Jean-Louis Richard, Marcel Berbert, Richard Bohringer, Jean-Pierre Klein, Frank Pasquier; produzione: Les Films du Carrosse / SEDIF / TF1 / SFP. 35mm, colore, v.o. st. t., 128’ A Parigi, durante l’occupazione nazista, la proprietaria di un teatro (Deneuve) cerca di continuare l’opera del marito regista (Bennent), nascosto nei sotterranei perché ebreo, destreggiandosi abilmente tra i sospetti della Gestapo e quelli dei collaborazionisti: l’arrivo di un nuovo attore (Dépardieu) garantirà il successo dello spettacolo, ma complicherà la vita privata della donna. Era la prima volta che presentavo personaggi così poco approfonditi, personaggi che non consideravo molto forti… Deneuve e Dépardieu incarnano gli antieroi, personaggi di compromesso, perché sotto l’Occupazione si viveva appunto di compromessi. Sono rimasto sbalordito dal potenziale di simpatia di cui mi ha dato prova il pubblico nei riguardi di questi personaggi.
La femme d’à côté 1981 Sceneggiatura: François Truffaut, Suzanne Schiffman, Jean Aurel; fotografia: William Lubtchansky; montaggio: Martine Barraqué; musica: Georges Delerue; interpreti: Fanny Ardant, Gérard Dépardieu, Michèle Baumgartner, Henri Garcin, Véronique Silver, Roger Van Hool, Philippe Maurier Genoud, Olivier Bercquaert; produzione: Les Films du Carrosse / TF1. 35mm, colore, v.o. st. t, 106’ Due ex amanti, Bernard e Mathilde (Dépardieu e Ardant), si ritrovano ad abitare a pochi metri di distanza: malgrado le rispettive famiglie, la loro tumultuosa relazione riprende… Per quanto mi riguarda, ho deciso, il giorno successivo ai Césars, di lasciarmi dietro le spalle Le dernier métro e di ributtarmi in acqua il mese prossimo: La femme d’à côté, con Gérard Dépardieu e Fanny Ardant, una storia moderna d’amore-passione.
Vivement dimanche! 1982 Sceneggiatura: François Truffaut, Su zanne Schiffman, Jean Aurel, dal romanzo Morire d’amore di Charles Williams; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Martine Barraqué; musica: Georges Delerue; interpreti: Fanny Ardant, Jean-Louis Trintignant, Caroline Sihol, Philippe Morier-Genoud, Roland Thénot, Philippe Laudenbach, Jean-Pierre Kalfon, Jean-Louis Richard, Yann Deder…; produzione: Les Films du Carrosse / Films A2 / Soprofilms. 35mm, bianco e nero, v.o. st. t., 111’ La bella e innamorata segretaria Barbara (Ardant) viene in aiuto dell’agente immobiliare Julien (Trintignant), ingiustamente incolpato di un duplice omicidio… Tra tutti i generi cinematografici il film poliziesco è quello a cui il bianco e nero si addice di più… Volevo resistere alla tirannia del colore… Voglio che il mio pubblico sia costantemente appassionato, stregato. Che esca dal cinema inebetito, stupito di stare sul marciapiede. Vorrei che si dimenticasse l’ora, il posto in cui si trova, come Proust sprofondato nella lettura a Combray. Per le schede sui film e le dichiarazioni di François Truffaut ci si è basati sui seguenti testi:
- Il Mereghetti. Dizionario dei film 2004, Milano, Baldini & Castoldi, 2003; - Il Morandini. Dizionario dei film 1999, Bologna, Zanichelli, 1998; - A. Barbera, U. Mosca, François Truffaut, Milano, Il Castoro Cinema, 1995; - A. Insdorf, Truffaut “I film della mia vita”, Trieste, Universale Electa/Gallimard, 1997; - O. De Fornari, I film di François Truffaut, Roma, Gremese, 1986; - F. Truffaut, Autoritratto, Torino, Einaudi, 1989; - François Truffaut: Le avventure di Antoine Doinel e altri film sull’infanzia e sulla famiglia, Bellinzona,
7. Film Festival Ragazzi, 1994;