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48 Armi & Balistica ARMI LUNGHE ABITI CIVILI Fucile d’assalto, di Carlo Caaneo Della Volta [email protected] La versione commerciale dell’Heckler & Koch G-36 subì varie modifiche estetiche per ottemperare alle leggi europee e tedesche: venduta sui mercati civili come SL8, è una realizzazione di grande livello, degna di una delle tradizioni armiere che hanno contribuito a scrivere la storia delle armi moderne in Europa Prima parte

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ABITI CIVILI

Fuciled’assalto,

di Carlo Cattaneo Della [email protected]

La versione commerciale dell’Heckler & Koch G-36 subì varie modifiche estetiche

per ottemperare alle leggi europee e tedesche: venduta sui mercati civili come

SL8, è una realizzazione di grande livello, degna di una delle tradizioni armiere che

hanno contribuito a scrivere la storia delle armi moderne in EuropaPrima parte

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Heckler & Koch SL-8calibro .223 Rem.

L’esercito tedesco aveva previsto di sostituire il fucile G-3, in calibro 7,62 Nato, con il futu-ristico Heckler & Koch G-11 – che sparava un

altrettanto innovativo munizionamento senza bos-solo in calibro 4,7x33 – senza passare per un fucile in calibro 5,56 Nato.Purtroppo l’arma fu pronta per essere fornita alla Bundeswehr contemporaneamente al crollo del muro di Berlino e alla relativa fine della guerra Fred-da. Quindi la sua adozione fu sospesa, perché non era più necessario avere un’arma così innovativa e soprattutto costosa, dato che il governo tedesco non doveva più preoccuparsi dell’invasione dei “cugini” dell’Est, semmai di accoglierli in una Germania unita.Anche se il programma G-11 era stato cancellato, bi-sognava comunque sostituire il vecchio G-3, che co-minciava ad avere parecchi anni di onorato servizio sulle spalle; così alla H&K si misero a progettare un nuovo fucile che nel 1994 fu adottato dalle FF.AA. tedesche con la denominazione di G-36, un’arma più tradizionale rispetto al G-11, sia come funzionamen-to, sia come calibro (il 5,56 Nato, alias .223 Rem.).Gli anni ‘90 segnano anche una svolta nella produ-zione H&K, che fino al quel momento si era contrad-distinta per una certa originalità nella progettazione delle sue armi - dal sistema di chiusura a rulli del G-3 e dell’MP5 fino a quello della pistola P9, dal sistema a freno di gas dalla pistola P7 per finire con la VP 70,

prima pistola con fusto in polimeri, con chiusura a massa, scatto solo in doppia azione e che abbinata al suo calciolo-fondina poteva sparare anche a raffi-ca. Tutti sistemi molto interessanti, però inutilmente complicati, soprattutto per le pistole, che difatti non ebbero mai una grandissima diffusione, almeno ri-spetto alle varie Colt 1911, Sig-Sauer P226 o Beret-ta 92. Così, con il nuovo corso, la H&K abbandona “l’inutile originalità” per passare a meccanismi più tradizionali, come la canna oscillante a corto rinculo (sistema Browning) per le pistole, la chiusura a mas-sa per la pistola mitragliatrice UMP e la presa di gas per il fucile d’assalto G-36.In ogni caso, il G-36/SL-8 ha una peculiarità, perché è il primo fucile ad avere un castello completamente in polimero: infatti, tutte le armi “plasticose” proget-tate in precedenza, come per esempio lo Steyr AUG, hanno sempre un telaio in metallo, dove si aggancia la canna e dove scorre l’otturatore, mentre qui la canna è avvitata a una boccola fusa nel castello polimerico e anche l’otturatore – che chiude direttamente nella barrel extension e pertanto non stressa il telaio – si muove direttamente dentro il castello, dove sul lato

I comandi sono completamente ambidestri: il selet-tore di tiro è su entrambi i lati, mentre sgancio del ca-ricatore, hold open (il pulsante inox all’interno della guardia del grilletto) e manetta d’armamento sono in posizione centrale

L’arma arriva con una rail Weaver per il montaggio dell’ottica. Poiché gli attacchi dov’è avvitata sono uguali al G-36, è possibile sostituirla con la maniglia della versione militare, che incorpora un punto rosso e l’ottica 3x

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sinistro (quello opposto alla finestra di espulsione) è semplicemente affogata nella plastica una guida me-tallica che serve ad irrobustire la struttura e a diminui-re gli attriti tra il polimero e il portaotturatore.I benefici sono di alleggerire l’arma (3,4 kg ad arma scarica) e soprattutto di ridurre i costi di produzione, per il sollievo del contribuente germanico ma anche di quello spagnolo e turco, visto che anche gli eserciti di questi due paesi sono passati al G-36.Ricordiamo infine che, intorno al 2000, le forze ar-mate USA avevano indetto l’ennesimo bando per sostituire i vecchi, ma sempre validi, M16; il nuovo fucile, denominato XM 8, avrebbe dovuto avere la meccanica del G-36, abbinata ad un lanciagranate e computer balistico – come altri programmi per il soldato del futuro, si cerca di alleggerire al massi-mo l’arma da fuoco, per poi caricarla di un sacco di “diavolerie”, magari utili, ma che rendono il tutto troppo pesante per il povero fante – in ogni modo, come spesso succede con i programmi americani, il progetto fu cancellato e le FF.AA. USA si tennero il loro M16, modificandolo nell’M4 accorciandone la canna a 14,5”.

DESCRIZIONEL’SL-8, che è la versione civile del G-36, viene con-segnato in un’anonima scatola di cartone, che oltre alla carabina contiene un caricatore da 10 colpi, un pratico attrezzo multiuso (tipo coltello Svizzero) con sei chiavi a brugola, un cacciavite con punta a taglio e uno con punta a croce (Phillips) e il manuale d’istru-zione (solo in inglese).L’arma è completamente ambidestra e il selettore di tiro con due posizioni – sicura e fuoco – è presente

I meccanismi dello scatto sono contenuti nell’impu-gnatura e sono in gran parte in plastica; pertanto le caratteristiche dello scatto non possono essere mo-dificate. Notare in primo piano l’hold open, seguito dal cane in plastica con inserto in metallo e sul fondo l’ammortizzatore di rinculo in plastica bianca

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su entrambi i lati, mentre gli altri comandi sono tut-ti in posizione centrale: la manetta d’armamento è posta nella parte superiore, lo sgancio del caricatore è davanti al ponticello del grilletto, ma a differen-za del Kalashnikov – dove il caricatore deve essere prima fissato frontalmente e poi ruotato fino ad ag-

ganciarlo alla leva di fermo – il caricatore dell’SL-8 s’inserisce con un più istintivo, e quindi più veloce, movimento rettilineo. Per contro, questo sistema di blocco rende impossibile la compatibilità con i cari-catori Stanag Nato, ma il bocchettone del caricatore

Confronto tra il caricatore del G-36 (ridotto a 10 col-pi) e quello dell’SL-8. Quello del G-36 “continua” per altri 20 colpi e ha i due perni per agganciare più cari-catori insieme. La plastica semitrasparente permette di vedere i colpi rimasti all’interno

Due caricatori militari a confronto per evidenziare i perni maschio e femmina che servono ad unirli

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è una parte a sé, in modo che se ne possa prevedere facilmente una versione per i caricatori Nato, senza dovere modificare altri componenti dell’arma. L’uni-co particolare non ambidestro è la finestra di espul-sione, posta sul lato destro; però, per evitare che i bossoli possano colpire il volto dei tiratori mancini, c’è un deflettore, simile a quello degli AR-15.Per finire, anche l’hold open è posto centralmente, dentro la guardia del grilletto davanti allo stesso, ma serve solo per bloccare l’otturatore in apertura: per tenere l’otturatore aperto si arma il fucile, si spinge verso l’alto la leva hold open e poi si accompagna in avanti la manetta d’armamento, in modo che il por-taotturatore appoggi sulla leva e rimanga aperto. L’otturatore rimane automaticamente aperto anche a caricatore esaurito, mentre non c’è un pulsante per mandarlo in chiusura, perciò una volta tolto il caricatore, ed eventualmente inseritone uno pieno, bisogna arretrare leggermente la leva d’armamento e rilasciarla, affinché la molla d’armamento spinga in chiusura l’otturatore.L’SL-8 è privo di organi di mira e arriva con una Picatinny

rail avvitata, tramite viti passanti, agli agganci che sul G-36 fissano la maniglia portaottiche, anche se è possibile richiedere una rail più lunga per montare diottra e mirino. Condividiamo la scelta di fornire l’arma predisposta per il solo montag-gio dell’ottica, anche perché la scina lunga è abba-stanza antiestetica.Da segnalare che la Picatinny rail lascia poco spazio per manovrare la manetta d’armamento – che co-munque rimane facilmente raggiungibile – ma d’al-tronde è una scelta obbligata se si vuole mantenere l’ottica il più vicino possibile all’asse della canna.La differenza maggiore rispetto al suo fratello in divi-sa è nella parte posteriore, con il calcio fisso rispetto a quello pieghevole con impugnatura a pistola del G-36. Se proprio si volesse ripristinare il look milita-re, andando sul sito www.sl-8.de è possibile compra-re, per ben 577,00 euro, una versione del calcio che s’installa al posto dell’originale e riprende la forma di quello militare. Però attenzione: bisogna “sposta-re” tutto il gruppo di scatto da un calcio all’altro, e lo scatto dell’SL-8 non è proprio banale da smontare...

L’autore durante una gara organizzata dai Riservisti Tedeschi con un G-36 “vero”

Il gruppo otturatore montato e smontato: si può no-tare la forma prismatica del portaotturatore, il brac-cio superiore che termina con la manetta d’arma-mento e la pista a camme per svincolare l’otturatore. La testina dell’otturatore è un classico per i fucili mi-litari occidentali e riprende l’archetipo dell’M16 con sei tenoni che chiudono direttamente nella barrel extension

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Il motivo di questa forzata differenza tra SL-8 e G-36 è dovuto a una poco razionale – ovvero idio-ta – legge tedesca dell’epoca che imponeva che le armi derivate da quelle militari non avessero una “forma” militare! Tant’è vero che i primi SL-8 im-portati in Italia erano di un orrendo colore grigio chiaro (oltre alla famiglia dei black rifle, con l’SL-8 era nata anche quella dei white rifle!). Comunque, dopo il primo lotto, arrivarono di colore nero ac-compagnati da una lettera di Bignami che segnalava che a causa del colore nero si potevano avere dei problemi se riportati in Germania (anche se raro, non è impossibile che uno lo voglia portare all’este-ro per una battuta). Insomma, sono la forma e il co-lore che sono pericolosi, non il calibro … Forse uno muore di paura perché vede che gli sparano con un fucile nero, mentre se si viene colpiti da un .30-06, ma sparato da un più “classico” BAR Browning, non succede nulla: qualcuno ci deve spiegare la logica di questa norma, perché noi non ci arriviamo!In ogni caso, per “digerire” questo calcio, si può con-siderare che anche il G-3 ha una versione per il tiro di precisione nel PSG, così l’SL-8 potrebbe essere con-siderato la versione da tiratore scelto del G-36 – in effetti c’è anche un prototipo denominato SL-9 con silenziatore incorporato, che spara una munizione subsonica in calibro 7,62x37 – così, nonostante le assurdità legislative, ha un senso il calcio fisso con

thumb hole, con la possibilità di regolare, tramite spessori, la distanza del calciolo e del poggiaguan-cia. Anche la bella canna bull barrel, lunga 50 cm, con diametro in volata di 20 mm, cromata internamente e con 6 righe aventi il passo di un giro in 7”, contribuisce a dare un aspetto e soprattutto la sostanza di un fu-

Primo piano del gruppo presa gas; da notare il forelli-no frontale per la fuoriuscita dei gas in eccesso

Confronto tra un SL-8 e un MR 223 (in basso): il sistema di recupero è lo stesso, tanto che i due pistoni sono inter-

cambiabili, mentre l’asta d’armamento dell’MR 223 è diversa e più curata. Notare che anche la presa dei gas è posta

per entrambe le armi a circa metà canna, mentre sull’M16 è in posizione leggermente più avanzata

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cile di precisione al nostro SL-8.Se mai, un difetto si può trovarlo nel diametro del foro praticato per fare passare il pollice, che va bene per chi ha mani nella media, però mani extra large o “cicciotte” potrebbero non raggiungere agevolmen-te la sicura con il pollice.All’interno del calcio è posto il meccanismo di scat-to che, essendo in gran parte in materiale plastico (molle escluse), non può essere modificato o alleg-gerito; comunque lo scatto del nostro esemplare è piuttosto buono, con una precorsa leggerissima di circa 5 mm, un secondo tempo nettamente più duro, dove si scarica quasi integralmente il peso di circa 1.950 g per il rilascio del cane, e un leggero

collasso di retroscatto di alcuni millimetri. Il reset è cortissimo e volendo si possono sparare i colpi successivi al primo evitando la precorsa e con una corsa del grilletto inferiore ai 5 mm.Per la cronaca, segnaliamo che altri possessori di SL-8 si sono lamentati di uno scatto particolarmente pe-sante, perciò non possiamo assicurare che le nostre impressioni siano valide anche per altri fucili, magari provenienti da lotti diversi (per dare un riferimento, l’arma in oggetto è stata acquistata nel 2000).Il caricatore del G-36 tiene 30 cartucce, è in plastica traslucida in modo da vedere i colpi rimasti, e come già detto, ha l’aggancio posteriore e perciò non è compatibile con quelli Stanag. Sui fianchi ci sono dei

La manetta d’armamento è ambidestra e può essere ruotata sia a destra, sia a sinistra; inoltre può essere bloccata su di un lato per spingere in avanti l’ottura-tore e fungere da forward assist

Il portaotturatore chiude perfettamente la finestra di espulsione, rendendo inutile lo sportellino. Inoltre, a differen-

za dello sportellino, la finestra si chiude anche durante il funzionamento, con il vantaggio dell’affidabilità dell’arma.

Infine notare il deflettore dei bossoli dietro la finestra d’espulsione

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perni per unire più caricatori, affiancandoli gli uni agli altri – idea probabilmente copiata da quelli in dotazione al SIG 550 svizzero.Poiché l’SL-8 è stato catalogato come arma comune con caricatore da 10 colpi, questo è sempre nello stesso materiale semitrasparente, ma accorciato per contenere i colpi previsti e una volta inserito sparisce completamente nel bocchettone – cosa utile quan-do si spara dal bancone perché quello da 30 è molto sporgente.Infine, proseguendo verso la parte anteriore, trovia-mo l’astina: questa è fissata solo nella parte posterio-re tramite un perno e un incastro e non tocca mai la canna, che di conseguenza risulta flottante; su ogni lato ci sono sei feritoie di raffreddamento, più altre nella parte inferiore, che tra l’altro è piatta per un miglior appoggio su un eventuale rest. Al termine c’è un perno che serve a bloccare il bipiede e che ha un anello per il moschettone della cinghia di trasporto.

FUNZIONAMENTONonostante esternamente l’SL-8 non ricalchi per-fettamente il G-36, internamente il meccanismo è identico, scatto a parte, che naturalmente è privo della raffica. Lo abbiamo constatato personalmente smontando un G-36 durante una gara militare orga-nizzata dalla Riserva dell’Esercito tedesco.Il funzionamento è a recupero di gas con pistone a corsa corta: ovvero a circa metà canna, grazie ad un forellino, parte dei gas viene spillata, entra nel cilin-dro di espansione e spinge indietro il pistone croma-to, al quale è collegata un’asta d’armamento, che a sua volta spinge indietro il portaotturatore. Mentre il pistone e l’asta d’armamento ritornano in posizione grazie ad una propria molla, il portaotturatore con-tinua ad arretrare per inerzia e dopo circa 6 mm, a causa della pista a camme, comincia a far ruotare l’otturatore svincolandolo dalla canna. A questo pun-to otturatore e portaotturatore arretrano assieme, estraggono ed espellono il bossolo spento, armano il cane e arrivano a fondo corsa, dove un ammortiz-zatore di rinculo in polimero bianco limita l’urto sul castello a beneficio della stabilità e durata dell’arma. La molla compressa nella fase di rinculo si distende e riporta in avanti portaotturatore e otturatore, il qua-le preleva una nuova cartuccia e, arrivato a fondo corsa, sempre grazie alla camma, ruota e si blocca nella barrel extension.Da segnalare che il pistone è autoregolante, perché nella parte frontale della camera di espansione c’è un forellino che fa uscire i gas in eccesso: ad arma molto sporca sia il forellino della canna, sia quello

della camera di espansione si ridurranno a causa dei residui carboniosi, ma l’equilibrio per far riarmare il fucile rimane invariato, perché meno saranno i gas spillati dalla canna, ma anche meno saranno quelli che usciranno dal forellino di sfogo della camera di espansione.Il sistema a pistone a corsa corta ha il grosso vantag-gio che i gas spillati per riarmare l’arma rimangono “confinati” alla camera di espansione, per poi venire espulsi frontalmente; in questo modo non entrano nel portaotturatore e nel castello del fucile – come succede con il sistema Stoner dell’M-16 – e l’arma rimane più pulita, con benefici su manutenzione, du-rata e affidabilità.A questo proposito, H&K produce anche il modello 416 (del quale l’MR 223 è la versione civile) che è un mix tra un fucile tipo M16 con il sistema del pistone a corsa corta del G-36: arma che ha avuto un gran-de successo, tanto da aver in parte cannibalizzato il mercato del G-36 anche in casa propria, visto che i marksmen dell’esercito tedesco hanno adottato il G-28 che è una versione accuratizzata del 417 in 7,62 Nato (MR 308 per i civili).Il portaotturatore dell’SL-8 è grosso modo un prisma di acciaio con, partendo dal basso, il foro per acco-gliere l’otturatore e dietro a sinistra la fresatura del-la camma per farlo ruotare, sopra c’è un altro foro passante dov’è alloggiata la molla di recupero – che è vincolata alla sua asta in modo da non perderla o vederla schizzare via durante lo smontaggio. In cima il portaotturatore si allunga con un braccio che ter-mina con la manetta d’armamento, che può essere ruotata sia a destra, sia a sinistra. La manetta, dopo la rotazione sul lato desiderato, può anche essere bloccata spingendola all’interno, in modo da usarla come “forward assist” per chiudere un otturatore non andato completamente in chiusura, ma soprat-tutto per aprirlo con forza se bloccato dallo sporco o da una cartuccia difettosa – cosa che con armi della famiglia M16 risulta particolarmente ostica a causa della manetta posteriore sulla quale non si riesce ad imprimere una grande forza.Sempre sul fronte affidabilità, il portaotturatore pri-smatico ha il vantaggio di chiudere perfettamente la finestra d’espulsione, evitando così l’ingresso di cor-pi estranei e rendendo inutile lo sportellino di chiu-sura tipo M16, che tra l’altro rimane aperto appena si arma l’otturatore. Idea ripresa anche dal nuovo ACR Remington/Bushmaster (ex Masada) che ha un portaotturatore molto simile a quello dell’SL-8/G-36.

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