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    4 HORTUS MUSICUS N 20 OTTOBRE-DICEMBRE 2004

    Epifania del soldato cristianoFede e mercato nel genocidio argentino. Con aggiornamenti

    di Gaspare De Caro e Roberto De Caro

    Nei regimi terroristici che di regolasussistono per la benevolenzaesplicita o implicita della comu-nit internazionale degli Stati, c unatendenza a strafare, ad eccedere i compitistabiliti, che infine ne segna ineluttabil-mente il destino. A quel punto, tanto piche i preesistenti elementi di disturbo sonostati ormai efficacemente rimossi, la comu-nit internazionale interviene a facilitarelevoluzione della situazione in senso eti-camente e politicamente meglio accettabiledalla comunit nel suo insieme (in genere

    spalmando il pasticcio di glassa democra-tica). Questo accaduto recentemente inIraq e nei Balcani e in Afghanistan e inmolte altre circostanze in Estremo Oriente,in Africa e in America Latina, con i chiariprecedenti peraltro dellItalia fascista e dellaGermania nazista, regimi universalmenteapprezzati appunto finch non eccedetteroil mandato. In una cos assidua sperimen-tazione le peculiarit locali e le divagazioninon sempre innocenti degli interpreti ten-dono ad annebbiare la sostanziale omo-geneit e ricorrenza del fenomeno, cui

    peraltro unadeguata percezione storiogra-fica imputa come archetipo le modalit eil decorso dellesperienza nazista. In que-sti anni di celebrazioni troppo inclini adarchiviare le atrocit del Terzo Reich in unpassato concluso e irripetibile, pare giustoriportare alla memoria, da un pi vicinoieri, il sedicente Proceso de Reorgani-zacin Nacional el proceso, lo chia-mano gli argentini, con lugubri risonanzekafkiane , testimone, per le sue analogie econformit al paradigma, che gli assassinisono sempre tra noi.

    Non sono le complicazioni delle leggi n le trappole giuridiche lambito naturale del sol-dato. Il soldato addestrato a mostrare i denti e a mordere. Combattere la sua natura,il suo potere risiede nel monopolio della violenza. (Dal manifesto deicarapintadas)1

    Quando c spargimento di sangue c redenzione. Per mezzo dellEsercito ArgentinoDio sta redimendo la nazione argentina. (monsignor Victorio Bonamn, provicario castrense)2

    Molte cose restano oscure perch c gente alla quale loscurit conviene. Non vuolesapere, perch effettivamente c un conflitto tra loblio e la responsabilit. Compresala responsabilit di sapere. Non credo che limmensa maggioranza del popolo argentinoabbia aiutato i militari. Non lo credo. Mi riferisco alla responsabilit di sapere ci che avvenuto e di rendersene responsabili. (Juan Gelman)3

    1. Golpe a discrezioneSul grande viale Nueve de Julio che divide Buenos Aires a met la strada

    pi larga del mondo, secondo alcuni argentini sorge un gigantesco obeliscobianco, il punto di riferimento pi maestoso dellintera citt. Nel 1974 questoobelisco perse la verginit nel pi bizzarro dei modi: gli fu calato sopra ungigantesco tabellone circolare. Questo enorme anello prese quindi a ruotare,diffondendo il suo messaggio orwelliano a lettere blu su fondo bianco: Ilsilenzio salute. (Uki Goi)4

    La sera primadel colpo di Stato rac-conta Enrico Calamai i ristorantisono tutti pieni, allegri, rumorosi,come alla vigilia di una grande festa. Ocome se la gente sentisse bisogno di stareinsieme, in attesa del si salvi chi pu. Poi, clincubo di un tam tam a Buenos Aires: le

    radio, tutte le radio, che trasmettono inces-santemente in tutte le case, in tutti i bar, intutte le macchine e in tutti gli autobus, lamusica del film La stangata, in spagnolo:El golpe.5 un colpo di Stato annunziato,quello del 24 marzo 1976. Annunziato gitre mesi prima dallultimatum del capo di

    stato maggiore, generale Jorge Videla, algoverno peronista,6 cui non bastano glisquadroni della morte della polizia a ristabi-lire lordine contro il malcontento sociale,7pi che contro la guerriglia dellERP edei montoneros.8 Annunziato allo stessotempo, come attestano anche documenti

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    del dipartimento di Stato recentementeresi pubblici, allambasciatore statunitenseRobert C. Hill e da questo al segretario diStato Henry Kissinger.9 Infine, alla vigi-lia, il golpe annunziato allintero Corpodiplomatico, alla Chiesa cattolica, ai grandigruppi industriali.10

    Alle rappresentanze straniere i militariesprimono il desiderio che nelle amba-sciate non siano accolti rifugiati politici,che lextraterritorialit non crei ostacoli aquella che viene addotta come una meraoperazione di polizia contro delinquenticomuni. Saranno accontentati: non cisaranno, come tre anni prima in Cile, folledi rifugiati a dare visibilit internazionalealla repressione, a creare disagio nellopi-nione pubblica mondiale e conseguentiinopportune pressioni sui governi e sulladiplomazia. Da parte sua, allo stesso fine,la giunta militare si asterr da superflueesibizioni di forza, da assalti alla residenzapresidenziale, da carri armati nelle stradecittadine, da arresti in massa negli stadi dicalcio: nulla di ci che appare deve esserecome in Cile. A questa strategia delladiscrezione, cui essenziale la connivenzadei diplomatici, si adattano con particolarezelo la nunziatura apostolica, lambasciatasovietica e quella italiana. In questultimasi installa tempestivamente un sistema didoppie porte, in modo da impedire lac-cesso a persone sospettate di voler chiederelasilo politico,11 mentre nessuno bussaallambasciata sovietica, sapendo che ver-rebbe immediatamente consegnato ai mili-tari e si parla anche della Nunziatura,che respinge i rifugiati e del Nunzio, cheneanche riceve i parenti degli scomparsi.12Cos nelle sedi diplomatiche, come neisalotti buoni e nelle curie vescovili, siattende serenamente e poi si sopporta stoi-camente linevitabile mattanza, che final-mente riporter lordine in Argentina e lasicurezza nellOccidente cristiano.

    Dopo, dopo la caduta del regime militare,a cose fatte insomma, ci si comincer a chie-dere quale sia stato il prezzo di quellomer-tosa acquiescenza diplomatica, di quelpatto infame con i generali, quanti di quellemigliaia di torturati e uccisi, di quei trenta-miladesaparecidos, avrebbero potuto salvarsise la discrezione diplomatica non li avesseconsegnati agli assassini, quanti di loro e deicinquecento desaparecidos con passaportoitaliano bussarono invano alle doppie portediscrete del nostro ambasciatore. Se lo deveessere chiesto anche la procura di Romanel 1983 appunto: dopo, che rilev nellasolerte acquiescenza dellambasciata di Bue-nos Aires gli estremi di un processo penaleper omissione di atti dufficio, favoreggia-mento, concorso in sequestro e strage.13Certamente nella circostanza ebbe peso lapersonalit dellambasciatore: esperto caval-

    lerizzo, compagno di cavalcate del generale

    Videla, due volte in coma per cadute di sellae pertanto con una impalcatura mentalemalferma, tranne che per linvariata incli-nazione ideologica,14 lanticomunismosembra la sola qualit che lo abilitasse al suoruolo. Repugna pensare che la vita di unsolo desaparecidopossa essere dipesa da untale personaggio. Appunto perci sarebbestato interessante vedere come i giudici delprocesso istruito a Roma avrebbero potutodistinguere la condotta del personale diplo-matico dalle direttive del governo italiano,presidente lonorevole Moro, ministro degliEsteri lonorevole Malfatti; purtroppo per,

    dopo ventanni, del procedimento non si haaltra notizia.15Per rimanere agli esempi giaddotti, anche il nunzio pontificio Pio Laghidiede unindubbia coloritura personale allacomplice discrezione della nunziatura: abi-tuale compagno di tennis dellammiraglioEduardo Massera, altro componente dellagiunta il ruolo dello sport nei rapporti tradiplomatici e dittatori assassini andrebbeindagato a parte fu avaro di aiuti alle vit-time della dittatura militare, non lesinandoinvece il suo consenso alla repressione..16Tuttavia anche in questo caso si pu dubi-tare che linerzia della nunziatura rispetto almassacro dipendesse solo dalle inclinazionipersonali del nunzio, che non si integrasseappropriatamente in una meditata, discretastrategia universale della Chiesa, non tantocambiata in fatto di genocidi dalla conni-venza dei tempi di Pio XII.17Nel terzo casocitato ad esempio dellacquiescenza diplo-matica, quello dellambasciata sovietica,nessuno potrebbe sospettare lambascia-tore di eccessi di individualismo: a BuenosAires e a Mosca infatti le autorit sovieticheesprimono allunisono il loro consenso algoverno golpista, aggiungendosi per buonamisura il partito comunista argentino atestimoniare che la giunta del generale

    Videla, liberal y moderada, costituisce un

    male minore rispetto allasserita opzionepinochetista di altri gruppi militari:18maleminore certamente, perch in cambio diquesto avallo e dei buoni sentimenti sovie-tici la guerra dei generali alla subversinizquierdista non torse un capello al partitocomunista argentino.19Su questi capziosi ecomodi fondamenti, nel marzo e nellagostodel 1977 lUnione Sovietica si oppone allin-clusione dellArgentina tra i paesi oggetto diindagine da parte della Commissione deidiritti umani dellOnu,20 e nuovamente sioppone nel 1980 e 1981 allesplicita men-zione dellArgentina in una mozione di

    condanna delle desapariciones; affiancail voto sovietico a va sans dire il votodi Cuba, avamposto libertario del TerzoMondo,21e non diserta la nobile gara nem-meno la Repubblica popolare cinese, che nel1978 accoglie anche a Pechino Videla e Mar-tnez de Hoz, compiacendosi ufficialmentedei loro notevoli risultati.22

    Il consenso generalizzato degli Stati algolpe, tacito o esplicito, sicuramente nonsignificava illimitata fiducia nel senso dellamisura dei militari argentini. Bisogna infattidare atto a Henry Kissinger, segretario diStato al momento del golpe, di aver insi-stito sul regime militare perch la carnefi-cina di terroristi non si prolungasse oltrei limiti tollerabili dal Congresso statuni-tense. Secondo la documentazione resa oradisponibile, nel giugno 1976, quando gisi registravano unas 800 desaparicionespor mes, Kissinger ottenne dal governomilitare la soddisfacente assicurazione chela repressione sarebbe cessata entro la finedellanno e non si pu far carico al premioNobel per la pace se gli incontinenti mili-tari non si appagarono di quellulterioresemestre di libera mattanza, non assolseroil loro compito nel tempo convenuto e idesaparecidosdiventarono 30 mila.23

    Fuochi di rivolta a Buenos Aires

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    2. Il procesoNoi, tuttavia, non abbiamo nessuna intenzione di fare della democrazia unfeticcio. (Friedrich August von Hayek)24

    Limpegno nella democrazia non che un elemento nella nuova associazione

    che immagino per le nazioni delle Americhe. Come obiettivo essa deve averela garanzia che leconomia di mercato sopravviva, prosperi e prevalga. (George Bush, 2 maggio 1989)25

    Non sono pochi i dati costitutiviche accostano allarchetipo nazi-sta lesperimento argentino didisinfestazione. Ci furono, vero, rile-vanti peculiarit. Il razzismo per esempionon fu limpulso ideologico fondamentaledelleccidio argentino; tuttavia un corpo

    collettivo come quello che in Argentinaesercit la repressione ha testa troppopiccola per motivazioni complesse e, senon altro come incentivo complementare,la caccia allebreo conserva sempre le suesemplici suggestioni, tanto pi in un paesecattolico;26inoltre, nelle circostanze locali,alle venature antiebraiche delprocesovero-similmente non fu estraneo il contributoculturale dei nazisti generosamente impor-tati nel dopoguerra, come suggerisce, nelletestimonianze dei sopravvissuti ai campidi detenzione, labbondanza dei loro ritie simboli ostentati dai militari. Fatto sta

    che tra le vittime delprocesola percentualedegli ebrei fu assai pi alta della rispettivaconsistenza demografica e su di loro la vio-lenza si esercit volentieri secondo moda-lit differenziate.27

    Comunque la violenza contro gli ebrei,per quanto significativa di affinit elettive edunque certamente connotativa, una arti-colazione particolare in un progetto la cuiampiezza e radicalit danno ancor pi strin-gente evidenza allanalogia con il modello.Secondo Uki Goi, i nazisti immigratinon avevano influenzato in alcun modosignificativo i generali argentini respon-sabili dei genocidi degli anni Settanta. Ilgerme della mavagit era gi presente ancorprima del loro arrivo.28Il giudizio auto-revole e certamente a ragione rinvia i pro-getti dei militari ad una tradizione assai piantica dellimmigrazione nazista.Ilprocesotuttaviafu il risultato di molti innesti cul-turali sul tronco originario dellArgentini-dad, delloltranzismo cattolico in versionenazionalista e militarista che si consolidnegli anni Trenta: vi si aggiunse lideologiadella guerra fredda, con le varianti opera-tive della Escuela francesa e del Plan Con-dor e vi si adatt lecumenismo del mercatoglobale; ma, mediata dallimmigrazionedei criminali di guerra o depositata gi nei

    fervori antibolscevichi degli anni Trenta,la filiazione dallarchetipo certa almenonellidea dellEndlsung, di una soluzionefinale.29

    Quanto ai contenutiliniziativa dei mili-tari si iscrive in un processo di repressionesociale che le preesiste e che continua dopo

    la caduta della dittatura, un processo chepu essere riassunto da semplici cifre: nel1974 lammontare globale dei salari costi-tuisce il 46% del reddito nazionale,30 nel1994 disceso al di sotto del 20%.31 Laprima cifra compendia la presa di coscienzasociale e la spinta libertaria che come negliStati Uniti, in Europa e nel resto dellAme-rica latina dallo scorcio degli anni Sessantainvestono anche gli strati subalterni dellasociet argentina, quali che ne siano leproiezioni ideologiche nella teologia dellaliberazione, nella nostalgia del giustiziali-smo, nel castrismo, nel guevarismo.32 La

    seconda cifra dice che i productores agro-pecuarios, le multinazionali e la finanzamondiale hanno ripreso il pieno controllodella situazione. La dittatura militare sicolloca in questo continuum, ne condividee ne avvicina il fine, raggiunto in effettiquando, sotto i nostri occhi, nel pienorispetto delle forme democratiche il FondoMonetario Internazionale pone definitiva-mente in ginocchio il paese. Altre semplicicifre, quelle del debito estero, descrivonoefficacemente questo percorso teleologico:12.000 milioni di dollari nel 1976,agli inizidella dittatura militare; 44.377 milioni nel1983, allavvento della democrazia degliAlfonsn e dei Menem, che perfeziona losmantellamento dello Stato assistenziale;33155.000 oggi, in nome del libero mercatoglobale.34Questultima cifra si pu leggereanche in un altro modo: nel giugno 2002su 35 milioni di argentini 19 milioni sonoconsiderati poveri (redditi mensili infe-riori a 194,40 euro) e di questi 8,4 milionivivono nellindigenza (meno di 85,32 euroal mese),35 con gravissimi problemi didenutrizione infantile, in un paese che pro-duce alimenti per 200 milioni di persone.36

    LArgentina paga con la desertificazionesociale il prezzo di un radicale cambia-mento di modello economico che per mag-

    gior propriet di applicazione pretende unapreliminare tabula rasa e verosimilmentenulla meglio di un regime militare pugarantire la rimozione di ogni asperit.37La convinzione che il mondo debba essereguarito dalle perversioni che lideologia e lapolitica introducono nellaltrimenti armo-

    nico ed autoregolatore equilibrio del mer-cato, nata dalle mistiche e sadiche fantasiematematiche della London School e dellaChicago School, altrove pu giovarsi diadeguati canali democratici naturalmentepredisposti ad ogni sollecita conversionenella ricerca della migliore redditivit, inun quadro politico tanto pi arrendevole emigratorio e culturalmente ricettivo quantopi compromesso con la putrescenza delleprogrammazioni economiche e dei socia-lismi reali. In un tale quadro puntual-mente confortato dalla zelante rimozioneaccademica di ogni residuo dottrinale di

    keynesismo e di welfare economics38, se ilcambiamento epocale dello spirito pubblicodovr essere introdotto da segnali persua-sivi, questi saranno intensi e sanguinari macircoscritti: per rendere socialmente prati-cabili e adeguatamente devastanti le Har-monies conomiques sar sufficiente poiil facile unanimismo parlamentare di unalegislazione di emergenza e una esemplaredecimazione della protesta.39In Argentinano, a far sparire definitivamente lo disfun-cional, lo destabilizador, lo diverso40serveuna disinfestazione generale, che del restodopo lIndonesia e il Cile non soluzione

    ignota agli aruspici di un mercato globalesenza attriti. Coscienza di classe deglioperai, giustizialismo, teologia della libe-razione, tutti in lotta da decenni controle rispettive corrottissime gerarchie, tuttiinvestiti dal vento di protesta e di rinnova-mento che scuote il mondo, sono le asperitche occorre rimuovere dalla tabula rasadeiChicago boys, le perturbazioni della pacesociale invano reiteratamente tentata nellainane alternanza di regimi civili e militarivoluti dalloligarchiaganadera, dalle multi-nazionali e dagli gnomi di Wall Street. Allafine la Endlsung si impone. E da decenni imilitari argentini si preparavano.41

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    3. La soluzione finale[] la rinuncia, da parte della borghesia, a risolvere le questioni socialimediante lesercizio della democrazia fu conseguenza della sua perdita difiducia nella propria capacit di trattare con le altre classi, e in particolarecon i salariati, un accordo sociale che servisse di base stabile alla convivenza.La novit dellesperimento del 76 fu il proposito di andare al di l di un

    ristretto autoritarismo, creando un sistema regolato da princpi generali cheassicurasse per lungo tempo la disciplina sociale senza necessit di repressione.La borghesia argentina voleva un sistema di regole di funzionamento socialee non semplicemente un regime di potere autoritario. (Adolfo Canitrot)42

    Il modo storiograficamente corretto diinterpretare la specificit del regimemilitare pertanto di riconoscerlocome un anello nella catena della palinge-nesi:43 quanto necessario o, invece, dero-gante questione che pu essere lasciataai labili distinguo della filosofia politica e

    alle statistiche differenziate della mortalitdi massa.44Comunque certo che la con-tinuit non affatto infirmata dallinnestodi intenzioni e modalit riconducibili alparadigma nazista, chiaramente riconosci-bile nella soluzione radicale che i militariargentini cercarono di dare al loro pro-blema, dello stesso ordine di quella per-seguita dal Terzo Reich per la questioneebraica. Si trattava non solo di deprimereil dissenso sociale, politico, ideologico, madi erradicar la subversin, di estirparnefisicamente il cncer, cos da immuniz-zare il futuro della societ argentina: una

    soluzione finale, dunque, a garanzia nondellintegrit razziale, ma della purezza edelleternit dellOrdine. Perci nei lagerdella dittatura argentina, nei trecento-quaranta centri clandestini di detenzione,tortura e assassinio,45furono vittime dellarepressione non solo attivisti politici esindacali, ma i giovani in quanto tali e glistudenti in particolare, portatori di possi-bile disordine avvenire, sovversivi virtuali.Nellassidua alternanza argentina di regimimilitari e no gli omicidi e le stragi di Statonon erano affatto eccezioni:46 da ultimo,subito prima del golpe del 76, il regime

    costituzionale di Isabelita Pern ne avevafatto larga pratica attraverso i poliziottimascherati delle Tre A, gli assassini del-lAlianza Anticomunista Argentina.47 Mala mattanza artigianale dellestroso mini-stro del Bienestar Social, Jos Lpez Rega,el brujo cultore di magia nera, coautoredi un libro esoterico in collaborazionecon larcangelo Gabriele, intrinseco, eso-terismo per esoterismo, della CIA, dellaP2 e dellOAS48 , diventa industria conlavvento della giunta golpista: non pilestemporanea brutalit amatoriale dellasbirraglia secondo necessit locali,49ma laforza professionale schiacciante dellap-parato statale, militare, poliziesca, giudi-

    ziaria, burocratica, investita e articolatasecondo un piano: la Endlsung, appunto.Se come sostiene plausibilmente la citatarelazione della DAIA in polemica con unainterpretazione restrittiva della definizionedelle Nazioni Unite il delitto di genoci-dio definito dalle pratiche poste in atto

    per la distruzione di una parte della popo-lazione, comunque identificata e non solosu base etnica, religiosa o nazionale,50 ilprocesofu genocidio e con modalit analo-ghe a quelle messe in atto dai nazisti. Neicampi di concentramento clandestini, neiluoghi di tortura le vittime furono pro-grammaticamente sottoposte a trattamentifisicamente e psichicamente degradanti,donde se procuraba convertir a los sereshumanos en aquello que se deca que eran:una sub-especie, una raza sub-humanache non meritava di vivere.51Cos come inazisti cercarono di nascondere sino allafine e anche per il futuro latroce realtdei lager e delle camere a gas, i militariargentini si nascosero dietro la pratica dellaclandestinit delle detenzioni, delle desa-pariciones e dei corpi gettati nellestuariodel Ro de la Plata. La vera differenza conil nazismo fu che dopo la caduta del regimei generali imputati del genocidio, dapprimacondannati allergastolo,52 furono graziatida un democratico indulto presidencial,un esito che non pu sorprendere in Ita-lia, dove sorte democratica altrettantobenevola tocc a feroci criminali di guerracome Rodolfo Graziani e Mario Roatta oad efferati promotori della persecuzionerazzista come Giuseppe Bottai. Ma nelles-senziale il proceso argentino ripete allasua scala, poich lefficienza dei militaricontro lenemigo interno non si confer-mer contro quello esterno nella disastrosaguerra delle Malvinas53 la convergenza dicondizioni che fanno del nazismo un feno-meno peculiare e sempre reiterabile dellamodernit:54una schiacciante disponibilitdi risorse tecniche e di efficienza ammini-strativa55nelle mani di un gruppo dirigenteche si autoinveste di una missione di palin-genesi, in un contesto sociale in grandemisura eticamente inerte.

    Non davvero il caso di ironizzaresullevidente divario di rendimento delleforze armate argentine rispettivamentenella repressione e nella guerra esterna:questa differenza ha una ragione precisache risale assai indietro nel tempo rispettoai risultati conseguiti nei due ambiti dalla

    giunta militare. Sin dagli anni Cinquantala concezione del ruolo delle forze armatesi era andata informando in sostituzionedella Doctrina de la Defensa Nacional erelative tradizionali ipotesi di guerra congli Stati confinanti alle nuove teorie det-tate dallesperienza delle guerre colonialicontemporanee, dal Vietnam allAlgeria,incentrate sullabolizione della differenzatra forze combattenti e popolazione civile.La guerra contro questultima, identifi-cata come nemico interno e territorio diconquista, richiedeva una specifica prepa-razione ideologica e un peculiare addestra-

    mento tecnico e psicologico alluso deglistrumenti di repressione, tortura e geno-cidio inclusi, per i quali le forze armateargentine si giovarono di consulenti teo-rici e di istruttori francesi reduci dalleesperienze indocinesi e algerine56e poi delknow-howvolentieri elargito in propositodagli Stati Uniti ugualmente in variantedemocratica o repubblicana in tutta lareadella Civilt Occidentale, in particolare abeneficio del Plan Condor nei regimi mili-tari dellAmerica Latina e dopo che il vice-presidente statunitense Nelson Rockefellertanto nomine57ebbe portato nel 1969 i suoi

    conforti e quelli della Grande DemocraziaAmericana a tutti i golpisti attuali e poten-ziali del subcontinente.58 Allievi zelanti eparticolarmente dotati i militari argentinitrassero il massimo profitto dalle nuovedottrine, tanto da elaborarne una inventivavariante applicativa, il modelo argentino,che includeva la desaparicincome praticasistematica,59poi anche esportata da istrut-tori argentini in America centrale al prin-cipio degli anni Ottanta.60 comprensibileperaltro che a causa di questa unilateraleconversione teorica e del troppo peculiarevirtuosismo della pratica i militari argentininon fossero altrettanto brillanti quando sitrovarono di fronte un esercito regolare.

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    4. Impresari, attori, spettatoriPoco importa sapere come e con quale diritto si sia introdotto un regime, poi-ch dal momento che la moltitudine sociale gli d tacitamente la sua appro-vazione esso diventa unistituzione legittima. (Julio Meinvielle, S.J.)61

    La Doctrina de la Seguridad Nacional cos internazionalmente fu deno-minata e apprezzata la filosofia della

    militarizzazione dello Stato non mancdi consensi allinterno della societ argen-tina. Certamente non gliene negarono gliimprenditori, che nel governo del generaleVidela furono direttamente rappresentatidal ministro dellEconomia Martnez deHoz:62i productores agropecuarios, tra-dizionale referente sociale della gerarchiamilitare, aderirono al proceso non menodelle imprese multinazionali massiccia-

    mente presenti in territorio argentino, acominciare dalla Fiat Concord, il cui pesonelleconomia argentina era paragonabilea quello della Fiat in Italia,63 dalla FordMotor Argentina, dalla Mercedes Benz, dacolossi della cantieristica, della siderurgia edellindustria farmaceutica, alcuni dei qualifurono poi accusati di complicit direttacon i delitti dei militari e anche, come laFord, la Mercedes e litalo-argentina Dal-mine Siderca-Techint, di aver ospitatocentri clandestini di detenzione nei propriimpianti.64

    Al momento della prova, non feceromiglior mostra di s i corrottissimi sin-dacati: alla revoca del diritto di sciopero ealla minaccia di severe sanzioni, sino allafucilazione, contro le agitazioni in fabbricafece riscontro il vergonzoso grado deconnivencia de la burocracia sindical conel gobierno militar.65 N prova migliorediedero i partiti politici, sale della demo-crazia: del resto per nessuno di loro era laprima volta.66 Dai conservatori del Par-tido Federal ai centristi dellUnin cvicaradical ai dirigenti peronisti (del partitocomunista si gi detto) si disposero tuttiad attendere pazientemente che i militarifacessero il loro lavoro prima di restituireil potere.67Ci fu tra i notabili democraticichi si prodig a smentire le voci male-vole che si levarono allestero contro ladittatura militare68 e ci fu chi da questaaccett prestigiosi incarichi diplomatici, adimostrazione della moderazione e libera-lit del regime.69 Ma anche chi tacque fucomplice: i partiti politici, quelli citati ei numerosi altri minori, furono traghet-tati alla democrazia senza danni impor-tanti e questo fu il premio del silenzio.70Ebbero, vero, qualche sussulto di impa-zienza restaurativa nellultimo periododella dittatura,71quando, ormai repressa lasubversin izquierdista torturato chi

    doveva essere torturato, ucciso chi dovevaessere ucciso , gli stessi primi promotoridel proceso cominciarono a desiderare ilritorno alla normalit. Ma ai partiti poli-tici tocc ancora unoccasione di mettersia nudo: la guerra delle Malvinas rinvi adaltra data lurgenza della democrazia; siinseguirono da destra a sinistra le entusia-stiche adesioni patriottiche allimpresa, lemanifestazioni di ammirazione e solida-riet con gli strateghi, gli appelli allunitnazionale, alla mobilitazione del fronteinterno, nella convinzione che el pueblo

    entero deba sumarse encolumnado trasla Bandera Argentina.72 Non avrebberopotuto partecipare, qualunque opinioneavessero avuto del patriottismo, i 30.000desaparecidos, i 15.000 fucilati, i 9.000torturati sopravvissuti in condizioni fisi-che o psichiche menomate, e nemmeno gliesiliati: pi di un milione;73 ma nelleufo-ria del momento nessuno se ne ricord.Furono gli inglesi a invertire la tendenza,dimostrando che ci che si guadagnava insapienza inquisitoria si perdeva in valoremilitare. E allora i partiti politici, comefossero appena nati, cambiarono opinionesulla santit e opportunit dellimpresa,imputarono con durezza la tremendaderrota ad una irresponsabile decisinmilitar e chiesero durgenza il ritorno allademocrazia.74 Tornata questa, con qualeautorit morale gli Alfonsn e i Menemavrebbero potuto fare giustizia? Le leggidel Punto Final e dellObedienciadebidadel presidente radicale e gli indultos delpresidente peronista, che mandarono inlibert gli assassini, furono il sigillo dellacomplicit. Come dissero le Madres diPlaza de Mayo i partiti avevano perdonatonon solo i militari, ma anche se stessi.75

    Laddove i partiti collusero con il silenzio,la stampa, com sua natura, fu loquace sinoalla delazione. Ci furono eccezioni al servi-lismo, e molte: alla fine della dittatura mili-tare si contarono un centinaio di giornalistitra i desaparecidos. Ma i gruppi editoriali, iquotidiani, le riviste popolari, concordatecon le autorit le norme dellautocensura,76andarono anche oltre la dedizione richie-sta dai militari, accreditandone tutte letesi sulla missione risanatrice, ignorandosistematicamente le denunzie e le richiestedi notizie sui desaparecidosche arrivavanonelle redazioni, ostentando sdegno per leinchieste degli organismi umanitari.77 Eappunto ci furono anche delazioni: la rivi-

    sta Gente, per esempio, chiese e ottenneche fosse proibito luso di un manuale distoria che secondo la redazione indulgevaa temi e modi dellideologia marxista. Larivista Para Ti a sua volta divulgava unelenco di parole la cui frequenza nei libriscolastici, secondo il Servicio de Inteligen-cia del Estado, rivelava una chiara inten-zione sovversiva: dilogo, burguesa,proletariado, Amrica Latina, esplotacin,cambio de estructuras, capitalismo, etc. Yen las ctedras religiosas abundarn los tr-minos comunes: preconciliar y postconci-

    liar, ecumenismo, liberacin, compromiso,etc.78 E La Nacin esortava la censurasulla stampa ad indagare non solo su frasisospette, ma pi sottilmente sulluso allu-sivo o reticente di verbi e aggettivi.79

    Furono 23 gli avvocati assassinati e 109i desaparecidos,80 molti mentre generosa-mente si impegnavano nella ricerca degliscomparsi facendo appello a leggi e a magi-strati, questi ultimi a loro volta largamentecomplici del genocidio.81Ma il Colegio deAbogados di Buenos Aires aveva unaltraidea della legge: dichiar subito il suo con-senso al colpo di Stato e alla deposizionedel governo comunque costituzionale,senza pudore adducendo categricamentela intrnseca ilegalidad en que cayeron lasinstituciones polticas contenidas en nue-stra Constitucin.82 Ci non toglie chedopo la caduta della dittatura, quando siarriv al processo del generale Videla, nes-sun grande studio legale si mostr dispostoad assumerne la difesa.83

    E i medici? Ah, non c genocidio senzamedici. Arricchivano la loro casistica nellestanze delle torture, facevano scempiodelle puerpere prigioniere nelle sale partoimprovvisate.84E partecipavano ai voli chegettavano vivi e nudi nellestuario i subver-sivos, con unultima iniezione umanitariadi sedativo. Ma fatta liniezione, prima chei corpi fossero buttati nella botola, i medicisi ritiravano nella cabina dei piloti: per viadel giuramento dIppocrate.85

    Non volevano vedere e non volevanosapere nemmeno i medici dellanima.Mentre tanti intellettuali di fama non cosuniversale furono esiliati, torturati, uccisi,il pi amato di tutti non usc dal suo labi-rinto. Borges stato detto in proposito fu un genio della letteratura, ma non unsaggio. Sovrabbondava di genialit, pergli mancava la saggezza. La saggezza dichi ha capito il senso di quella cosa cos

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    bella che la solidariet. Non seppe esseresolidale con la sua societ.86 NemmenoErnesto Sbato salv lonore delle let-tere quando apologetico e mellifluo com-ment la guerra delle Malvinas, ultimodelirio del regime militare: Se nella guerramuoiono soldatini argentini, muoiono per

    la patria.87E quando, non a caso graditoal presidente Alfonsn, fu incaricato dipresiedere la commissione dinchiesta suidesaparecidos, coron lopera avallandola tesi filistea dei dos demonios, della vio-lenza in ambos estremos,88 come se trale imputazioni della guerriglia e gli orrori

    inventivi del genocidio ci fosse paragonepossibile;89 e obbedendo alle necessit diAlfonsn consent che dalla relazione finalefossero omessi i nomi di 1.351 torturatoririsultati dallinchiesta.90 Cos ancora unavolta, senza rossore, la letteratura si reseutile al potere.

    5. La Chiesa militanteCos, tutte le forze che si possono scaglionare per gradi dal protestantesimo alcomunismo costituiscono, forse senza saperlo e senza volerlo, un fronte unicodi rivoluzione che avanza verso il caos. Di fronte a queste forze rivoluziona-rie, che gravitano tutte verso Mosca, sta la Chiesa Cattolica. (Julio Meinvielle, S.J.)91

    Tanto meno negarono consensi alla

    Doctrina de la Seguridad Nacionalle autorit ecclesiastiche argentine,

    stoicamente imperturbabili al terrore checolpiva duramente tra le file del dissensocattolico,92 anche con esibizioni gratuite,solo a titolo di esempio o di dissuasionepreventiva, come la strage nel conventodei pallottini.93 In effetti, dopo anche inquesto caso, le responsabilit sono stateammesse ufficialmente. Nel settembre del2000, a seguito delle giubilari esortazionipenitenziali di Giovanni Paolo II, monsi-gnor Stanislao Karlic, presidente della con-ferenza episcopale, lesse pubblicamente a

    Cordova lammissione di colpa e la richie-sta di perdono a Dio Padre della Chiesaargentina per i silenzi responsabili e perla partecipazione effettiva di molti dei tuoifigli ad una situazione di cos grave scon-tro politico, alloltraggio alle libert, allatortura e alla delazione, alla persecuzionepolitica e allintransigenza ideologica, allelotte e alle guerre e alla morte assurda chehanno insanguinato il nostro Paese.94 Aldi l della canonica ambiguit del docu-mento,95 monsignor Karlic si scusava agiusta ragione: non solo la Chiesa argen-tina aveva approvato in anticipo il colpo di

    Stato96

    e per lintera durata della dittaturaaveva affiancato il genocidio e la repres-sione con tutto il peso della sua autoritspirituale;97 non solo i cappellani militariavevano assistito con la dovuta compun-zione alle sessioni di tortura e avevanosaputo trovare parole buone per consolaree placare gli occasionali turbamenti deitorturatori e degli assassini;98ma lo stessoproceso almeno per quanto riguarda isuoi interpreti diretti e le modalit dellin-terpretazione non pu essere adeguata-mente compreso se non si fa riferimentoagli impulsi ideologici alla convinzione diuna obligacin inexcusable emanada de lamisin especfica de salvaguardar los ms

    altos intereses de la Nacin99 che indus-

    sero i militari a superare lultimo limitedella ferocia e tali impulsi non escludonoaffatto la matrice cattolica. In realt inquestambito che si possono avere rispo-ste dirette agli interrogativi sulla peculiarecultura che detta le peculiari modalit delproceso. Non basta infatti il sonnambuli-smo ipnotico della disciplina professionalea spiegare la dedizione con la quale i mili-tari argentini impersonarono il ruolo ditorturatori e assassini;100 perch il procesotoccasse il fondo dellabiezione occorrevauna mistica, lossessione di una crociata,101lallucinazione di una lotta suprema con-

    tro il Male:102

    non una guerra ai sovversivi,ma allidea stessa di cambiamento, e nonsolo come delitto contro lo Stato, ma comeviolazione dellOrdine divino.103 Il gene-rale Videla non lascia dubbi sulla naturamaniacale dellintrapresa: Consideriamoterroristi non soltanto coloro i quali spa-rano o mettono le bombe bens anche chipropaga idee contrarie alla nostra civiltoccidentale e cristiana.104 E ancora: Alvertice di tutto c Dio. Luomo crea-tura di Dio, creato a sua immagine. Il suodovere sulla terra creare una famiglia,pietra angolare della societ, e di vivere

    nel rispetto del lavoro e della propriet delprossimo. Chiunque pretenda di pertur-bare questi valori fondamentali un sov-versivo, un nemico potenziale della societed indispensabile impedire che facciadanno.105Alla fine, quando le dimensionidella strage e le sue modalit sadiche sonoormai universalmente note, lammiraglioMassera ribadisce: Il concetto generaleche guid lagire del Processo era occiden-tale, umanista e cristiano.106 In aggiuntaalleredit importata del nazismo e alladidattica genocida della Escuela francesae del Plan Condor, la Chiesa argentina,la sua gerarchia da sempre sensibile agliinteressi proprietari, in proprio o in rap-

    presentanza, lacquisita connessione con le

    gerarchie militari dei suoi nuovi intrapren-denti innesti, lOpus Dei e il fondamentali-smo di ispirazione lefebvriana,107fornironoal proceso lalimento spirituale necessario,lescatologia di un Ordine definitivo, chenella migliore tradizione della dottrina nonpoteva non identificarsi con la Morte. Unindizio preciso sottolinea la centralit dellapietas cattolica tra gli impulsi culturalidegli stragisti. La cura programmatica concui gli assassini provvidero a far partorirenelle carceri clandestine chi si preparavanoad uccidere, lo zelo con cui sottraevano ineonati a madri che dovevano presumere

    miscredenti, facendosi garanti di una edu-cazione sicuramente pi pia,108non trovanoriscontri o analogie nella pur varia e vastacasistica dei genocidi novecenteschi.109Unafervida eugenetica cattolica con quellaChiesa militante una buona spiegazionedellanomalia. E la diretta supervisione delgenerale Videla,110che la collega alproceso,d ad una tale maieutica implicazioni assaigenerali.111

    Delle matrici confessionali del proceso,del suo ancoraggio ad una tradizione cul-turale antica e cospicua identificata con

    una mitica ed indefinibile identit nazio-nale,112 dnno del resto testimonianzadiretta le attente cure che il regime militarededic agli ambiti del sapere. vero che,sempre in nome della discrezione, furonolimitati i roghi ostensivi,113 ma le cifredicono che gli antichi modelli non eranostati dimenticati: una ispirata scrematurapreventiva ridusse infatti la pubblicazionedi libri dai 31 milioni e mezzo di copie del1976 agli 8,7 del 1979.114Meno discreti, maispirati ad altrettanta didattica severit, gliinterventi a favore degli studi superiori,focolai di infezione sovversiva. Le univer-sit furono commissariate e in quella diBuenos Aires il commissario indisse una

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    preliminare cerimonia di purificazione,incaricando un prete esorcista di allontanarele immanenti presenze diaboliche. Semprea Buenos Aires furono escluse dallinse-gnamento le opere di Marx e Freud e centi-naia di altri autori; il commissario rimossedagli incarichi 1.350 docenti, invitandoli,

    probabilmente per incerte informazionisulla nazionalit dei reprobi, ad insegnareFreud a Parigi e Marx a Mosca. Non se lapass meglio Einstein, inviso come ever-sore della concezione cristiana del tempo edello spazio (del resto nel 1978 il MinistrodellEducazione si rivolgeva alla Academia

    de ciencias naturales y exactas per accla-rare se la matematica moderna fosse daconsiderarsi potenzialmente sovversiva).Pi direttamente pertinente ai predilettitemi familiari del generale Videla fu la per-secuzione degli psicanalisti, la categoriaprofessionale pi colpita in assoluto, col-

    pevole con le sue teorie di distruggere ilconcetto cristiano di famiglia, per di pi,nellassistenza spirituale allalta borghesiaurbana, inammissibile concorrente dellaChiesa cattolica.115 Su questo particolaremercato i militari liberisti rimanevano pro-tezionisti.

    Bisogna pertanto accreditare al generaleVidela e agli altri protagonisti del procesouna visione delle cose culturalmente com-plessa, considerarne le pratiche sanguinariedi risanamento morale e civile non comeil prodotto di una generica sbrigativitmilitare e come soluzioni di problemi con-

    giunturali, ma come risposte ad esigenzeprofonde, attuazioni metodiche di unaispirazione salvifica lungamente maturata.Il magistero della Chiesa cattolica sul-lesercito argentino infatti aveva una storiaantica.116

    6. La responsabilit di saperePer la sua vicinanza fisica, perch di fatto sta in mezzo alla societ, dallaltro

    lato della parete, il campo di concentramento pu esistere soltanto in unasociet che sceglie di non vedere, una societ desaparecida per la sua impo-tenza, tanto annichilita quanto i sequestrati stessi. (Pilar Calveiro)117

    Come posso non comprendere la gente se nella mia stessa casa, mentre iopiangevo in cucina, mio marito gridava ai gol davanti alla televisione? (Hebe de Bonafini)118

    difficile respingere senza esitazionila chiamata di correo che AdolfoScilingo, genocida pentito, rivolge

    allintero popolo argentino: Non credo chela gente fosse consenziente perch terroriz-zata. Credo che chiese alle Forze Armate oavall ci che quelli avevano fatto. Qual-che eccesso nelle procedure, come si dicevaallora, non veniva respinto. Era accettato.Sono state poche le voci che si sono levatein segno di rifiuto. Se la maggioranza dellapopolazione si fosse dimostrata contraria,i fatti sarebbero stati altri.119 La conclu-sione accreditata da una constatazione incui molti convengono. Non lascia spazio adassoluzioni collettive nemmeno Juan Gel-man: quando richiama il popolo argentino

    a sapere, a non dimenticare, ad assumersila responsabilit dellaccaduto non, cat-tolicamente, la colpa come predica assi-duamente la Chiesa argentina, sicch tutticolpevoli, nessun colpevole e Dio sceglieri suoi , respinge la teoria dei dos demonios,che ha dato fondamento allimmunit degliassassini e allautoassoluzione delle classisociali dominanti, del ceto politico e delleistituzioni degradate sino allinfamia; maquesto richiamo, carico di preoccupazioniper il presente, investe anche lidea dere-sponsabilizzante di una popolazione che trasovversione da un lato e genocidio dallal-tro non ha nulla a che fare con nulla.120Linerzia, se non il consenso di una gran

    parte della popolazione che, quando nonfu direttamente e individualmente impli-cata, assistette senza significative obiezioni

    al genocidio non la meno importanteanalogia con la vicenda del nazismo. E ilrichiamo di Gelman alla responsabilit sot-tolinea la perdurante attualit del discorsosulla facolt di giudizio e sulla responsabi-lit individuale che Hannah Arendt opposeallinerte e complice obbedienza della popo-lazione tedesca allo Stato genocida.121Tra glistrati subalterni della popolazione argen-tina, quelli soprattutto investiti dalla repres-sione e dal genocidio, linerzia adduce le suesole attenuanti, poich loffensiva militare ela desertificazione economica devastaronogli spazi tradizionali della consapevolezza

    e delliniziativa collettive: non certamentei partiti o i sindacati o altri garanti isti-tuzionali dellobbedienza sociale, ma legrandi fabbriche e le solidariet di quartiere.Comunque al di l delle attenuanti, e al di ldelle eccezioni, al di l anche degli interessidi classe che in alcuni strati sociali solita-mente sottendono linsaziabile richiesta diordine, rimane da spiegare lacquiescenza diuna popolazione che sapeva, ma non volevasapere e che anche dopo la conclusione delregime militare a lungo si rifiut di misu-rare lorrore. Il caso estremo in proposito quello, non raro, dei familiari di desapareci-dos, che tendevano ad incolpare le vittimee non volevano veramente sapere dellespe-

    rienza di coloro che tornavano dallinfernodei campos.122 Troppo generosamentePilar Calveiro, sopravvissuta al campo di

    concentramento, insiste sulleffetto para-lizzante del terrore militare: Nulla di piingiusto che confondere questa paralisi conla complicit.123 Ma il rifiuto di sapere,prolungato oltre il terrore, impone altrespiegazioni. Noi ricomparsi, scrive Gra-ciela Daleo, anche lei reduce da campos etortura, siamo portatori della memoria del-lorrore. E questo non piace. Siamo anche come tanti sopravvissuti non passati peri campi di concentramento portatori delricordo e soprattutto di una pratica effet-tiva di militanza, impegno e lotta, di cui fuprotagonista un vasto settore della societ

    argentina.124

    Nemmeno questo piaceva,nemmeno dopo, al momento di ricordaree di capire. Come le motivazioni razionalinon bastano a spiegare linfamia del pro-getto genocida e occorre fare riferimento aotros componentes, imaginarios, bsica-mente culturales, come vuole Vezzetti, cossicuramente anche sul silenzio omertosodella popolazione, sulla sua renitenza allaresponsabilit di sapere si esercit il pesode un sistema de creencias y de un ciertoestado de alienacin colectiva.125E non sivede perch alienazione e credenze dellapopolazione dovessero essere di diversoordine rispetto a quelle imputabili ai militarigenocidi, se con loro i pi di fatto consen-

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    tivano.126In comune avevano certamente ilrifiuto della politica, una cieca aspirazionemetafisica allannullamento del conflitto. Ilcampo di concentramento scrive la stessaPilar Calveiro combin i diversi modiin cui il conflitto pu essere rimosso: lanegazione (la desaparicin), leliminazione

    (lassassinio), la separazione e comparti-mentazione (il carcere), per evitare che con-tamini. Ma se vero che di fatto il campodi concentramento costitu una propria rete,questa rete si intrecci perfettamente con iltessuto sociale:127 al di l delle recinzioni,il progetto della definitiva repressione deldissenso e del conflitto prolung il campodi concentramento nella latitanza dellacoscienza popolare e nella fuga di massanel privato. Qualcuno ha parlato di desciu-dadanizacin,128 di civismo disertato, e cchi se ne d una indignata ragione ricono-scendo nel radicalismo della contestazionepolitica e sociale, nella fuerza del imagi-nario de la revolucin, il primo devastantemotore della debilitazione civica, dissoltaogni ragionevolezza politica nella visionemessianica degli obiettivi ultimi, richiamatadi conseguenza la controrivoluzione ad unasimmetrica combinazione letale di idealiassoluti e mezzi violenti, ad una scalataillegale che infirmava le istituzioni. Sic-ch bisogna vedere in quella visione unacondizione fondamentale del tracollo dellalegge e dello Stato di diritto129 e relativa,inevitabile desciudadanizacin. Ora, que-sta la non innocente versione dei fattiresa dalla restaurata democrazia argentinache, se lecito parafrasare von Clausewitz,fu la continuazione del proceso con altrimezzi.130 Gli Alfonsn e i Menem avevanoottime ragioni di plasmare la storia a pro-pria immagine e somiglianza, di ribadireil diritto dello Stato al monopolio dellaviolenza e di offrire senza vergogna unindulto paritetico ai carnefici e alle vittime.Dovrebbe invece essere vietato alla storio-grafia evocare commossa lo Stato di diritto,parlare di legge violata, di istituzioni infir-mate, a proposito di una situazione in cuida decenni si susseguivano i colpi di Stato,si praticavano senza eccessivo scandalo latortura e gli omicidi politici, lesercito spa-rava su dimostranti e scioperanti, i partiticolludevano a turno con i militari golpistie i sindacati erano corrotti per vocazione.131Dove avrebbero potuto attingere il lorocivismo i cittadini argentini? E per quantoriguarda il loro giudizio sulla dittatura mili-tare e sul genocidio, chi li avrebbe confortatia una qualche resistenza morale, se i partititacevano, i vertici sindacali collaboravano,la stampa plaudiva e il loro parroco spiegavaquanto fosse necessaria in nome di Dio lapunizione? Questultimo forse il puntoessenziale per comprendere il comporta-mento collettivo rispetto alla tragedia dei

    desaparecidos. Troppo spesso, alla constata-zione che qualcuno stato misteriosamentearrestato e non se ne sa pi nulla, si ripetesordido e tranquillante il commento Poralgo ser, qualcosa avr fatto,ed una frasecarica di senso confessionale, lontana da lai-che ipotesi di innocenza, decenti in linea diprincipio; al contrario come si conviene aduna religiosit strutturalmente inquisitoria eassiduamente inclusiva di braccio secolare sospettosa della peccaminosa natura umanae mai delle istituzioni, sicuramente provvi-denziali e giustamente punitive.132

    In due circostanze lesercizio collettivodi questa abietta elusione del genocidio,culturalmente radicata e quotidianamentealimentata da creencias e alienacin, ebbela sua apoteosi: il campionato mondiale dicalcio e la guerra delle Malvinas, occasionidi esplicita solidariet collettiva con i gene-rali assassini, episodi gi di per s sufficientia smentire ogni alibi di passivit da terroreo di equidistanza dai dos demonios. E laconnivenza ebbe il suo epilogo coerente ademocrazia restaurata, con il consenso difatto allimpunit del genocidio.

    Lo sport ha saldamente acquisito nel XX

    secolo la rilevante funzione di esprimerela solidariet della comunit internazio-nale con gli Stati criminali, scoraggiandoil dubbio sulla loro legittimit e lattesa diintervento esterno in difesa delle vittime.Tra gli eventi di particolare significato inquesto senso il campionato mondiale dicalcio a Roma nel 1934, a beneficio del-lItalia fascista; le olimpiadi di Berlinodel 1936, a glorificazione del nazismo cheaveva appena promulgato le leggi razzi-ste di Norimberga; le olimpiadi di Cittdel Messico nel 1968, quando i militari alpotere inclusero nello spettacolo la stragedi studenti nella Piazza delle Tre Culture;

    nel 1978 il campionato mondiale di calcioin Argentina. Il fatto che nel 1980 moltiStati si rifiutarono di partecipare alle olim-piadi di Mosca inclusa lArgentina deigenerali sottolinea il positivo apprezza-mento umanitario della comunit nei casiprecedenti, come in quello imminentedi Pechino olimpica.133 Questa funzioneopportunamente si coniuga con il carat-tere di plebiscito sul regime, che il grandeappuntamento sportivo assume allinternodello Stato criminale e sinora con lecce-zione degli studenti messicani non si mai dato il caso che la popolazione interes-sata accogliesse la storica circostanza comeoccasione per esprimere dissenso, quali chefossero le condizioni di sofferenza sociale epolitica o i genocidi promessi o in atto. Difatto tra i movimenti di emancipazione delXX secolo lo sport ha rivelato la miglioretenuta, la maggiore incisivit, e lascia bensperare il XXI: dispensando uneterna pue-rilit, emancipa le moltitudini da incon-grue pretese di dignit e responsabilit, lemette al riparo da tentazioni critiche e dacedimenti solidaristici, alloccasione riac-creditando di senso lesausta nozione dipatria. Si potrebbe anche dire che lo sportsurroga laicamente, con il suo protettivonirvana di piccole gioie e labili doloriinfantili, vetuste fedi ormai in visibiledebito di trascendenza. Ma nellArgentinadei generali no: lantico sistema de creen-cias ha piena vigenza, protagonista delproceso, e nel raptus collettivo del Mundial,impenetrabile ai drammi che si consumanonelle camere di tortura, il pas futboleroaggiunge la sua turpe indifferenza allacondanna devota. Por algo ser. Strettiintorno agli assassini di Stato, negli stadie davanti ai televisori, gli argentini cele-brano il trionfo dellArgentinidad.134Nona torto un giornale tedesco, che sapeva quel

    Milicos y Madres

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    che si diceva, titol: Fussball macht frei.135Che si sappia, dei partecipanti allavveni-mento resero omaggio allaltra Argentinasolo la squadra olandese e il portiere dellanazionale svedese Ronnie Hellstrm, chementre si inaugurava il Mundial accom-pagnarono la ronda delle Madres nella

    Plaza de Mayo: Dovetti farlo dice oggiHellstrm , avevo questobbligo con lamia coscienza.136 Altri, disturbati nellapatriottica fruizione dellEvento, non sen-tivano affatto allo stesso modo e manife-stavano alle locas, le pazze della Plazade Mayo, come preferivano chiamarle, laloro indignazione per quellesibizione dipauelosbianchi137e ritratti di desapareci-dos: Che fate qui? Vi rendete conto del-limmagine che date del paese? Non vedeteche ci sono giornalisti stranieri che neapprofitteranno per attaccarci? Non sieteargentine?.138

    I generali concessero una seconda verificaalla Argentinidadoccupando le Falkland-Malvinas. La vicenda, una di quelle cruentecontese tra gli Stati che sembrano uscite dauna pagina del Candide, insieme al grot-tesco nulla sufficiente ad eccitare la bassamacelleria dei militari esibisce la mal ripo-sta ossessione identitaria delle moltitudini.Quando, nellaprile 1982, lesercito argen-tino per gli estri del presidente Galtieri,un generale che nessun collega aveva maivisto sobrio139 con un colpo di manoprese possesso delle isole, queste eranoabitate da residenti (pochi pi di quanticoscritti argentini morirono nellimpresa)quasi tutti di origine inglese e niente affattoinclini a considerarsi degli intrusi: dal 1832infatti larcipelago era colonia britannicaper le buone ragioni della forza, come siusava in quei tempi sinceri, ancora ignaridi democrazia da esportazione. Esatta-mente centocinquanta anni dopo, potenzadelle ricorrenze, i generali argentini deci-sero di far valere diritti altrettanto arcaici einventivi quanto quelli che in Italia i fasci-sti addussero sulla Corsica, perch era statagenovese, o sulla Dalmazia, perch era stataveneziana. Forse il regime militare argen-tino non aveva senso storico tanto menomotivi economici, essendo la povertdelle isole innegabile allinizio degli anni80140 , ma aveva comunque buoneragioni: cercava di darsi un ruolo perchnessuno gliene riconosceva pi, nemmenoi suoi promotori e protettori, ecumenici oglobali. Ma pi difficile capire che cosanella conquista delle Malvinas inducesse lapopolazione ad affollare festante le piazze,ad esprimere consenso ai generali come aitempi felici del Mundial, in che cosa quel-linutile trionfo potesse compensarla delledevastazioni economiche e sociali del pro-ceso,141se non appunto una identificazione

    di s altrettanto incongrua quanto liden-tificazione sportiva.142 Nella circostanzadi questa rinnovata unanimit col regime,in questa evidente e autopunitiva latitanzadella facolt di giudizio personale, sem-bra pertinente quanto Hannah Arendtscriveva sulla complicit della popolazione

    tedesca col nazismo: non per acquiescenzaal potere n per simulazione ipocritadettata dalla paura, ma per un fervoreimprovviso di non perdere il treno dellaStoria.143 Tanto in effetti vuole e pu ilpatriottismo dalle moltitudini, quanto piil treno della Storia carico di delitti.144

    Ma poich tout se tient, la guerra perlarcipelago ebbe simmetrici e non menogrotteschi effetti patriottici sugli inglesi.Quando gli argentini invasero le isole,piuttosto dimenticate dalla Corona bri-tannica, il governo conservatore ingleseera in forti difficolt con il suo elettorato eMargareth Thatcher stava per scendere daltreno della Storia.145Furono le Falkland aridarle fiato e consenso: pochi in Inghil-terra le avevano sentite nominare e tra lemasse popolari nessuno, per lenergicareplica Old England alla provocazioneargentina piacque assai alle moltitudini,producendo lattesa ondata di passionepatriottica, infallibilmente autolesionistica.Infatti gli inglesi si tennero per altri ottoanni la Thatcher che, proprio come i gene-rali argentini, pot continuare ad applicarecon proverbiale ferocia il suo devastantefondamentalismo liberista. La morale diqueste parallele vicende patriottiche nonsarebbe dispiaciuta a Pangloss: che nonsempre perde chi perde e non sempre vincechi vince. Gli argentini sconfitti si sbaraz-zarono dei militari: non era tutto, comepoi si vide, ma qualcosa era, e dunque vin-sero; e gli inglesi vinsero, per si tennero laThatcher e dunque persero.

    Consumata la derrotamilitare gli argen-tini scoprirono ufficialmente il genocidio,146a datare dalla commissione dinchiestasui desaparecidos istituita dal presidenteAlfonsn.147 Fu unorgia di conoscenzamediatica, come da noi dopo la caduta delfascismo e del nazismo, con gli stessi esitiprogrammati e autoassolutori di rimozioneper assuefazione. La ripetizione del racca-pricciante lo trasform in banale. Trivializ-zando ci che era avvenuto nei campos siconsolidava uno degli obiettivi del potereconcentrazionario: normalizzare lassassi-nio e la desaparicin, inscriverli come undato nella memoria collettiva, che potevadisapprovarli, per col conforto esplicativodei dos demonios. Quei due demoni malvagiche si distrussero reciprocamente e che nonavevano nulla a che vedere con la societargentina, quella vera, quella buona, quellache contraria ad ogni violenza, quella

    che nasceva allora alla democrazia.148 Lasociet argentina accett la rimozione perlo stesso motivo di chi la promuoveva loStato, la Chiesa, la stampa : perch eracomplice. E conferm complicit e rimo-zione accettando limpunit degli assas-sini.149 Si dice che il Juicio sui genocidi

    al di l del proscioglimento di fatto, lacelebrazione stessa del processo e la con-danna formale in sede giudiziaria ebbesignificati simbolici che andarono oltrelamministrazione della giustizia, fu quasiun evento istitutivo dello Stato recupe-rato, poich mise in scena la nuova forzadel potere civile; e daltra parte, impu-tando alla repressione e alla sovversioneuna uguale perdita di coscienza giuridicae una uguale responsabilit nella crimina-lizzazione dello Stato, doveva spogliaredi qualit politica le vittime del genocidioper tentare di riallacciare sulla solidarietcon i desaparecidosun nodo sociale, perstabilire su quella finzione di innocenzaun passato comune e un noi.150 statonecessario un cospicuo numero di anni edi presidenti argentini perch lultimo diquesti, Nstor Kirchner, prendesse pub-blicamente le distanze da quellelusivo eprevaricante mito istitutivo.151 Il collassosociale e istituzionale non nasconde pi lafragilit di una nuova Repubblica, di unnuovo patto tra lo Stato e la societ pla-smato nella formula delNuncams:152inrealt fondato sulla mistificazione storicae politica dei demonios venuti da altrove,dellestraneit del loro radicalismo e dellaloro equivalente violenza. La condannaformale dei militari assassini non aggiungeautorit al potere civile, si limita ad assol-verne le complicit, mentre lindulgenza difatto per gli esecutori del genocidio ribadi-sce ostensivamente, con ovvie implicazioniminatorie, limpunit dei crimini di Stato. Ela duplice finzione dellinnocenza politicadei desaparecidos e del demoniosovversivoesclude dallorizzonte dello Stato recupe-rato ogni risposta ai fondati interrogativipolitici e sociali comunque posti dalla sov-versione.153 Questo il contenuto elusivodel nuovo patto che la societ argentinastringe con lo Stato in figura democraticae lo sfacelo sociale e politico del ventennioche segue ne lapplicazione e la nemesi.Al consenso tacito che ha assecondatoil genocidio si sostituisce lacquiescenzaesplicita che le modalit democraticheconsentono e richiedono, la ratifica eletto-rale delprocesoche gli Alfonsn, i Meneme i loro labili epigoni perseguono sino allacatastrofe, allepilogo previsto dal prologoin cielo. Il nodo istitutivo, il patto dellarimozione, si sciolto per linsurrezionedel 19 e 20 dicembre 2001, che ha dimissio-nato lo Stato. Ma non una catarsi: quelladellArgentinazo unaltra generazione.

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    7. Que se vayan todosIl 19 ha dato vita a una situazione molto interessante, di grande violenzae di forza enorme, che non erano necessariamente quelle del ragazzo cherompe la vetrina della banca. Ad esempio, la Casa Rosada era rimasta albuio e nessuno ne usciva. (Horacio Gonzales)154

    Nella generale acquiescenza alla dittatura militare ci furonoeccezioni, non tante da cambiare il quadro complessivoe non sempre limpide, come i politici di professione magari vecchi compagni di Liceo Militar e di intrighi dei gene-rali genocidi155 che si arroccarono nelle associazioni umanitarie,in attesa di continuare in proprio il proceso. Ma eccezioni auten-tiche ci furono, perch ci sono sempre, per quanto sia degradatoil clima politico, a testimoniare la fondamentale responsabilitumana verso laltro, anche quando pi forti si esercitano le pres-sioni societarie alla soppressione della morale.156In tali casi, scriveBauman, comportarsi moralmente significa assumere un atteggia-mento definito per decreto come antisociale o sovversivo dai poteriesistenti e dallopinione pubblica (sia essa apertamente dichiaratao semplicemente espressa dallazione o dallinazione della maggio-ranza).157Queste appunto durante il procesoerano le circostanzepolitiche e le inclinazioni dellopinione pubblica, come esempli-ficano, uguali di senso e di valore, gli accorati rimbrotti patriot-tici dei passanti alle Madres di Plaza de Mayo, mentre ferveva ilMundial, o, sullo stesso tema, linsanabile diversit di interessi deisindacati.158C chi non riesce proprio ad ammettere il valore poli-tico del gesto morale, che invece al potere e ai suoi succubi apparea ragione antisociale e sovversivo. Si adduce appunto lesem-pio delle Madres, il gruppo che pu essere considerato come lamaggiore opposizione nata nella societ, per confermare il dif-fuso umore conformista che accompagn ilproceso: le Madres, sidice infatti, furono indotte solo dal dolore privato a cominciareunazione collettiva che, almeno al principio, voleva esplicitamenteprendere le distanze dalla politica.159Ci che non si vuole vedere che questo distacco dalla politica naturale e necessario, per-ch nella circostanza quale istituzione politica, per tacere di ognialtra, voleva rispondere alle Madres? un formidabile passaggiocritico, unaffermazione liberatoria, proprio sul fondamento con-creto di un privato ineludibile, della necessit di un nuovo inizio,di una nuova pratica dellimpegno e della solidariet: la politica confutata nelle sue modalit autoreferenziali, delegittimata senzaappello, poich non risponde dei veri bisogni degli esseri umani, acominciare dal loro diritto alla vita. Non si pu ridurre questa espe-rienza di destituzione istituzionale a desciudadanizacin, ad acri-tica e inerte indifferenza alla vita collettiva, cos come i politici diprofessione preferiscono intendere ogni contestazione radicale delpotere. La desaparicin uno spazio politico definito dalle Madresl dove le istituzioni di ogni natura negano che ne esista uno; perquasi trentanni i pauelos bianchi delle Madres e delle Abuelasfanno una forza politica di questa identit negata, la impongonoalla societ sorda e renitente, dimostrano ostensivamente la disu-mana alterit delle ragioni dello Stato, nelle sue varie vestizioni edarticolazioni. Linesaudibile richiesta di aparicin con vida deidesa-parecidos vivos se los llevaron, vivos los queremos riassumeil radicalismo diquesta rivendicazione di identit che non ha pinulla da chiedere alle istituzioni e che un primo elemento davverocostituente trasmesso dallesperienza delle Madres ad una societ indebito di riscatto morale e politico, alla ricerca di nuove e miglioriragioni di convivenza dopo lo sfacelo amministrato degli anni 90 ela bancarotta fraudolenta dello Stato, nel dicembre 2001. In terminialtrettanto radicali infatti, a partire dalla seconda met degli anni 90,

    gli hijos i figli dei desaparecidosche per anni avevano portato insilenzio questa loro condizione, con paura e perfino con vergogna,senza poterla esprimere pubblicamente160 proclamano la propriaidentit misconosciuta.161Pi che chiedere giustizia allo Stato allegislativo, allesecutivo e al giudiziario ugualmente complici nel-lassoluzione di ci che non poteva essere assolto , la esercitanoautonomamente e collettivamente in proprio, stanando i torturatorie gli assassini dimenticati, additandoli con gli escrachesal disprezzopubblico e allesclusione dalla comunit.162Il movimento deipique-terossi costituisce analogamente su una rivendicazione politica diidentit, siglando e manifestando con i cortes de ruta il sabotag-gio della mobilit delle merci la loro espulsione dalla civilt delCapitale.163Costretti dalla necessit economica non pi alla mar-ginalit redimibile della disoccupazione ciclica e dellesercitoindustriale di riserva, ma allesistenza definitivamente superfluadella disoccupazione strutturale e dunque ad un destino di invisi-bilit e dimenticanza sociale, ipiqueterosrespingono la condizionedi nuovi desaparecidos appunto identificandosi ostensivamentecon la propria esclusione, imponendo ineludibilmente la propriaesistenza alla societ, che questa volta non pu pi dire che nonsapeva, che non aveva capito. Su questo fondamento identitario ipiqueterossviluppano il loro rapporto antagonistico con le istitu-zioni politiche, ancora in analogia con un tema proposto dallespe-rienza delle Madres. In effetti milioni di disoccupati respinti senzaappello dal mercato del lavoro, dal salario, dallassistenza e dallaprevidenza sociale dalla societ e dalla vita, se a decidere sono i

    meccanismi regolatori del sistema economico e i loro apologeti egaranti164 non hanno motivi migliori delle Madrese degli hijos perrivolgersi con fiducia alle istituzioni. Decenni diproceso, cominciaticon un genocidio e conclusi dallo stato dassedio invocato dallin-tero parlamento, maggioranza e opposizione, destra e sinistra165 pi di trenta morti democratici, come al tempo del Cordobazo

    Madres in corteo

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    e del generale Ongana , hanno dimostratoa sufficienza il costante asservimento delleistituzioni alla devastante necessit di queimeccanismi omicidi. Ora per non si trattapi soltanto di corruzione e di complicitassassine, ma di una oggettiva destituzionedi funzioni: lo Stato non pu reintegrare i

    piqueteros nel mercato del lavoro pi diquanto possa restituire i desaparecidosalleMadres; la disoccupazione strutturale eso-nera il sindacato, poich dove non ci sonoprocesso lavorativo e salario la sua media-zione non ha oggetto; vanifica i partiti eil sistema rappresentativo, poich linesi-stenza sociale non pu essere rappresentata,lassoluta estraneit pu solo esprimersidirettamente. Soggettivamente, dallesclu-sione dalla produzione di merci questaumanit eccedente deriva la perdita di ognisuperstiziosa devozione alla mitologia dellarazionalit economica, della partecipazionee del progresso sociale, che non la peggioredelle sue perdite. In tali condizioni oggettivee soggettive, in cui la fabbrica non pi ilcuore pulsante della lotta contro lesistente,ma il luogo insulare e visibilmente preca-rio di un privilegio, i piqueteros e le altreinnumerevoli esperienze associative dellamarginalit antagonistica sviluppano resi-stenti anticorpi contro i virus ideologici e lepatologie verticiste della tradizione sinda-cale e partitica. Que se vayan todosriguardaanche questo lascito irricevibile di un ese-crabile XX secolo. Contro le espressionielitarie e piramidali, assai problematiche giin passato, di unavanguardia sociale ormaiin avanzata decomposizione, lantagonismodegli esclusi, in debito anche per questoaspetto con lesperienza e lo stile infor-male delle Madres,166 si d forme organiz-zative orizzontali e reticolari, pluralistichee assembleari che si modellano sulle lotte,non ne derivano esistenze separate, nonprefigurano terre promesse. Senza partiti,senza capi carismatici e senza bandiere, senon i propri stracci come le Madres i loropauelos, il Lumpenproletariat si libera dauna vecchia condanna, si impone come sog-getto politico rinventando e polarizzando lalotta di classe.

    Tutto ci molto anomalo e oltre allapolizia anche gli interpreti sono in soffe-renza. Specialmente in Italia, sempre caputmundi, se non in fatto di rivoluzioni dopolultima dei Ciompi, almeno del pensierorelativo. Gli ortodossi si dolgono assai chein una situazione rivoluzionaria o pre-rivoluzionaria sia mancato agli argentini,perch le cose andassero a miglior fine, lal-tro termine dialettico ossia il partito rivolu-zionario. In verit sembra che di tutto gliargentini si siano privati meno che di par-titi rivoluzionari. Forse per questi nonerano abbastanza dialettici e del resto nonera possibile n lo sar mai realizzare

    il socialismo in un solo paese.167Bene, sarper unaltra volta; ma nellattesa gli argen-tini si attrezzino, e magari si consiglino coni russi, che sanno come si fa. Gli eterodossisono pi concilianti, segndo una lnea detrabajo ci informano di laggi que recu-pera a Spinoza, contina en Maquiavelo y

    termina en Marx.

    168

    Mah! Per, cronologiaa parte, la muchedumbre un contenitorecapace, venghino dunque anche i piquete-ros: dubbio tuttavia che ilgeneral intellectsi giover della loro disperazione para tra-sformar la realidad del trabajo. Si dice pureche la muchedumbre lotta contro lImperocon buone speranze: infatti la accin delsbdito, o mejor, la subietividad del sbditopuede modificar la forma del gobierno.169Questa una buona notizia e sulle formedella subietividadcertamente non debbonoesserci pregiudizi. Si spera per che il sud-dito della societ globale inventi qualcosadi meglio delle ricette in circolazione quida noi, secondo le quali occorre udite!udite! rifondare la sinistra e, tanto perdire unaltra cosa nuova, si deve combatterelastensione dal voto, il ritirarsi deluso efrustrato dei cittadini [] riportare nelledinamiche di partecipazione e cittadinanzaquel 20% di elettori che contesta i mec-canismi elettorali in maniera passiva, conlastensione.170Be, cera bisogno di recu-perar a Spinoza, continuar en Maquiaveloy terminar en Marx per dire quello che leomelie di Umberto Eco ripetono da tantotempo, con lautorit a minori costi intel-lettuali delNome della rosa?171 chiaro chese si parla dellItalia, dove dal Concilio diTrento la partecipazione un articolo difede, ai dulcamara dellelisir elettorale nonmancheranno mai n i clienti n leffettoplacebo, ma se nel monito c unintenzioneurbi et orbi gi in Europa la merce si spacciacon difficolt.172 Quanto ai piqueterosnonsi capisce perch, ripudiati dalla produzionedi merci, ne dovrebbero amare linerenteforma politica o dovrebbero specchiarsinella sinistra della cosa. Hebe de Bona-fini forse non legge Spinoza, ma ha le ideechiare: La sinistra argentina ci che ilsistema mantiene per potersi giustificare.173Maquiavelo ha informazioni diverse?

    Il 24 marzo scorso, nellanniversariodel golpe del 76, si tenuta nella Plaza deMayo una grande manifestazione controil genocidio come terrorismo di Stato e ilsuo prolungamento nel genocidio econo-mico degli anni democratici: di fatto unaimpressionante rassegna dei gruppi e deimovimenti della contestazione sociale, dalleassociazioni umanitarie alle organizacionesde trabajadores ocupados y desocupados,alle organizaciones sociales, barriales, cul-turales, alle associazioni studentesche euniversitarie, ai gruppi e partiti politici mar-ginali. Secondo il documento che ha raccolto

    le adesioni alla manifestazione introdottanon da un caudillo, ma da due hijos, unaragazza e un ragazzo nati nel mattatoiodella Escuela de Mcanica de la Armada174 questo movimento eterogeneo non trovaaffatto unit e identit in propositi di man-suetudine elettorale, di integrazione nelle

    dinamiche di partecipazione e cittadinanza,n tanto meno fa riferimento ad una sinistra,nuova o usata. Si identifica invece e questaassimilazione dirimente sulluno e laltropunto con la lotta deipiqueteros, che si stacombattendo dal nord tropicale alla Terradel Fuoco: oggi possiamo dire che siamotuttipiqueterose che questa manifestazione un granpiquetepopolare.175

    Ci sono altri punti importanti ai quali lamanifestazione ha dato evidenza e che sisommano al reddito netto del movimento,elementi costitutivi di una socialit alterna-tiva. Tra questi la sutura di una vecchia feritadella storia sociale argentina, certamentepropiziata dalla crisi, ma anche risultato diunaccostamento consapevole nelle tragicheesperienze del paese. Quando nellottobre1945 dai sobborghi i descamisadosinvaseroa decine di migliaia le eleganze della Capitalfederalper riportare al potere Pern, i cetimedi urbani, docile base di massa delloli-garchia agropecuaria, assistettero con orrorea quella alluvione zoologica, come nellacircostanza si espresse lumanesimo di LuisBorges.176Nei decenni successivi ogni inizia-tiva antiproletaria trov adeguato sostegnoin questo raccapriccio estetico, fino al tacitoconsenso col genocidio. Ma gi nel Cordo-bazooperai e studenti avevano combattutoinsieme e insieme con centinaia di profes-sionisti furono vittime poi del genocidio.La memoria riacquistata di questa vicendacomune aggiunge senso politico, spessoree continuit alla confluenza insurrezionaledellArgentinazo.

    La presenza della donna come prota-gonista nel movimento nei piquetes,nelle assemblee di quartiere, nelloccupa-zione delle fabbriche, nelle ollas populares riscatta la soggezione che storicamente leassegna una societ dominata dal fondamen-talismo cattolico, del quale lespropriazionedi maternit da parte dei militari genocidi un prolungamento feroce ma non incoe-rente. Le Madres hanno fatto scuola e ledonne non sono pi votate alla subalternit,predestinate allobbedienza e alla pia rasse-gnazione.177

    A queste acquisizioni, radicali infrazionidellArgentinidad, occorre aggiungere lim-pegno eretico che il movimento stipulaesplicitamente con la storia della nazione. Lademocrazia argentina, da Alfonsn ad oggi,non ha mai voluto ammettere il suo debitopolitico con le vittime di un regime chedopo tutto non era un corpo estraneo. Biso-gner apprezzare al suo giusto valore che

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    a riscattare finalmente la vergogna nazio-nale del genocidio non sia lelusiva ammis-sione di colpa del presidente Kirchner, mala rivendicazione di continuit di coloroche si riconoscono tutti piqueteros. Ciimpegniamo si conclude il documento delgran piquetepopolare a dare il nostrocontributo alla lotta fino a quando la patriache sognarono i nostri detenuti desapareci-dosdiventi realt. Non un voto di fiduciaper la democrazia argentina.

    In effetti il diverso rapporto che lo Statoe il movimento di contestazione socialeistituiscono con la memoria dei desapare-cidos riassume lirriducibile differenza trai rispettivi progetti. La societ alternativache le ballate degli ideologi credono dipoter intravedere nelle risposte dei pique-teros alla devastante crisi sociale nuovidispositivi singolari e soggettivi che hannocostruito nuove composizioni di resistenzae di desiderio, di contropotere, cuneosovversivo dentro e contro la globalizza-

    zione178 avr qualche difficolt ad usciredallo stato gassoso del vaticinio. Su questonon sono certo ipiqueterosa farsi illusioni.C invece qualcosa di perverso nel trasfi-gurare in contropotere multitudinario leforme necessariamente labili che assume laresistenza di milioni di argentini alla famee alla disperazione. Fabbriche autogestite,edifici pubblici occupati, creazione di coo-perative, emissione di monete locali, circuitidi baratto, raccolte di cartoneros, non sononuove composizioni di resistenza e di desi-derio sono episodi ricorrenti (con ricor-renti ballate) nella storia della classe operaia,momenti anche importanti di crescita del-lautonomia e dellantagonismo di classe,ma momenti, cosa nota, sempre riassorbitio soffocati dal capitalismo. Ha avuto questodestino, forse qualcuno lo ricorder, ancheuno Stato socialista che batteva moneta enon lesinava il lavoro a nessuno, neanche achi non ne voleva. Un ricorrente esito sto-rico dunque, che certo di per s non esclude

    possibilit diverse, ma almeno raccomandaattenzione ravvicinata alle circostanze difatto, pi che entusiasmi visionari e tuttosommato irresponsabili.179

    Non si concedono miti consolatori ipiqueteros riuniti in Plaza de Mayo nelmarzo scorso. Vedono bene che lo Stato,ricostituito dopo la derrota del dicembre2001 si prepara a dare battaglia contro diloro e che la mossa dapertura stata fatta:questo governo ha firmato un accordocon il Fondo Monetario Internazionale, ilpeggiore della nostra storia, con il quale si impegnato a pagare il 3% del prodottointerno lordo agli usurai internazionali.[] Kirchner ha convalidato un debitoillegittimo e fraudolento e lo sta pagando.Pagare il debito al Fondo Monetario signi-fica pagarlo oggi e in futuro sulla fame e lamiseria del popolo.180Kirchner, che nona caso piace tanto ai democratici dognidove, il grande stratega della normaliz-zazione.

    8. Ritorno allordineUn ttulo que vi de soslayo resume esta filosofa. En un pas civilizado estoes inadmisible, deca. De acuerdo. Ahora hablemos de Argentina. (Alberto Ferrari Etcheberry)181

    Como siempre, cada cual tomar el lugar que ms le guste, pero los que optenpor el lado del capitalismo deberan tener un poco de pudor en hablar ennombre de una generacin que di su vida en la lucha por derrotarlo.

    (Jos Ernesto Schulman)182

    Nstor Kirchner, ultima incarna-zione del peronismo fenice rinatadalle ceneri del genocidio militaree della catastrofe economica , governasapientemente il ritorno allordine in nomee con le duplici modalit della democrazia.Con lallure delluomo della provvidenzanel breve giro di un anno dallelezione pre-sidenziale ha gi assolto alla prima met delsuo mandato: ridare presentabilit allo Statoaffogato nella bancarotta e nellinfamiadello stato dassedio, accreditare un minimodi apparente decoro ad un ceto politico chepure non granch cambiato dai tempi diMenem.183 Kirchner ha cominciato dichia-randosi figlio delle Madres di Plaza de Mayo,ha inaugurato musei della Memoria l dovelo Stato torturava e uccideva, ha consegnatoalla giustizia 41 generali genocidi, ha abolitoil decreto che ne vietava lestradizione e can-cellato le assolutorie leggi incostituzionalidi Alfonsn, ha recitato pubblici mea culpa,in un escenario donde se lo vio llorar en

    silencio, de la mano de su esposa.184Pro-babilmente erano lacrime sincere, poichsia lui sia sua moglie, la senatrice CristinaFernndez de Kirchner, furono perseguitatidalla dittatura militare. Ha preso le distanzedai partiti politici tradizionali, a cominciaredal suo, denunciandone gli interessi corpo-rativi, minacciando inchieste sulla gestionedel potere dagli anni 90,185 promuovendodrastici interventi della magistratura in casi

    di corruzione e di violenze poliziesche.Ha epurato la Corte suprema di giusti-zia, al di sotto di ogni sospetto,186 e anchetra i militari lepurazione minima, macontinua.187 Insomma, ha vestito a nuovolo Stato. O quasi. Pi dubbi gli interventisui dati sociali. Ha elargito sussidi a chi stamorendo di fame, nella non smodata misuradi 150 pesos mensili per famiglia, 40 euro,188ha percorso in lungo e in largo il paeseinveendo patriotticamente contro limpe-rialismo yankee (non siamo pi lo zerbinodegli americani) e contro i creditori (nonpagher un solo dollaro al Fondo Moneta-rio, se questo significa veder morire di famei bambini argentini); ha annunziato, per

    la gioia dei consumatori globali e delleco-nomia nazionale, che inonder la pampa diculture transegeniche.189Infine, vera cartinaal tornasole dellopzione democratica, inparticolare nelle condizioni demergenza dimet della popolazione argentina, limpegnoa non criminalizzare la protesta sociale.

    Come era prevedibile lopinione pub-blica, abituata ad altre procedure, non hacapito bene le sue intenzioni: per opposti

    motivi, sia quella che gode di reddito siaquella che non. La stampa moderata havisto nelle sue deplorazioni ufficiali delgenocidio un eccesso di condiscendenza perlas organizaciones de derechos humanosms sectarias, un improvvido ritorno aglianni Settanta.190Nemmeno la sua ostenta-zione di indipendenza dai partiti politici haavuto la comprensione che meritava, spe-cialmente da parte dei maggiori interessati,un po a disagio fuori del proscenio.191Masoprattutto la sua scelta di non reprimerecon la forza il movimento dei piqueterosha suscitato un largo dissenso, a comin-ciare dagli stessi partiti. Secondo Duhalde,per esempio, i dirigenti piqueteros tentano

    In questa pagina e nelle successive, momenti dellArgentinazo

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    por todos los medios, de generar un climade levantamiento popular e no aportannada positivo, ma actitudes muchas vecesviolentas, o manifestaciones que no tienennada que ver con el sistema democrticoal que todos adherimos.192 Ci sarebbe dacredergli, se a parte la sua complicit divicepresidente nella festa menemista ilsuo personale apporto positivo al sistemaal que todos adherimos non fosse stato,durante la sua breve e ingloriosa presidenza,

    la repressione feroce della protesta popo-lare.193 Quanto ai radicali, attraverso unloro dotto e assai noto commentatore giu-ridico, protestano contro la troppo blandagestione presidenziale dellordine pubblicoinvocando la costituzione e il codice penale,contestando allesecutivo il diritto di inva-dere, in nome della pace sociale, i poteri delgiudiziario; lamentando che cos se lesionael Estado de Derecho, la seguridad jurdicay se pone en peligro todo el sistema institu-cional. Ci che in particolare li disturba che i piqueteros si arroghino abusivamenteil diritto di parlare in nome del popolo, vio-lando il principio che el pueblo no deliberani gobierna se non attraverso i suoi rappre-sentanti. Per concludere minacciosamente:se estn sembrando vientos que puedenoriginar futuras tempestades.194In Argen-tina si conosce bene questo linguaggio:lo Stato di Diritto ogni tanto deve essereaiutato. Detto in altri termini: secondo gliuomini di legge di quel lontano paese cosdiverso dal nostro, la scelta tra una incon-testabile democrazia di delega, serenamenteindifferente ai drammi della marginalit, eun adeguato trattamento poliziesco e mili-tare. Naturalmente nonsono solo i partiti apreoccuparsi dello Stato di Diritto e dellor-dine pubblico. La Chiesa, potrebbe tacere laChiesa, se il tema la fame e la degradazionedi alcuni milioni di persone? dopo tutto laChiesa argentina ha una tradizione da col-tivare. Infatti il presidente della Conferenzaepiscopale, monsignor Eduardo Mirs, inpolemica con la politica del presidente Kir-chner verso il movimento deipiqueteros, hasentenziato: Se lasciamo che ognuno facciaquello che vuole, finiremo come la Colom-bia o come in certi momenti il Venezuela,o come altri paesi che arrivarono a unasituazione peggiore.195 Come lArgen-tina de los Setenta, monsignore? E dellafame, monsignore, che? Ah, gi!, di quella

    si occupa la Teologa de la liberacin! Perfortuna c la stampa, il periodismo inde-pendiente, pronto con su sano espritucrtico a spronare il presidente allopera dirisanamento, por derrotar a la delinquenciay garantizar la seguridad y la paz social.196In effetti la stampa ha un grande ruolo nelconvincere quotidianamente la ciuda-dana independiente, cio la met dellapopolazione risparmiata dal naufragio, chevivrebbe molto meglio senza laltra met,irragionevole, violenta e piena di pretese.Non tutta la stampa si assunta la missionedi satanizar la protesta perch il governodecida la mano fuerte; ma c chi legge inmolta parte di essa il proposito di scatenareuna specie di progrom contro i poveri, ungenocidio pianificato, nel quale dapprima sidisumanizza il nemico piquetero, come sefosse una bestia senza umanit, cos comefecero con i desaparecidos. Secondo la rap-presentazione della stampa questa gentenon gente, cos come per i conquistadoresgli indios non erano gente. Il passo succes-sivo ammazzarla a mansalva, e questo stacominciando ad accadere.197Esagerazioni?be, non sarebbe la prima volta. Del restola ciudadana independiente assai ricet-tiva ai suggerimenti di progrom,198 comemostrano le lettere dei lettori generosamenteospitate dalla stampa, nelle quali soprattuttosi insiste sullequivalenza tra movimento deipiqueterose delinquenza comune.199

    Chiamata in causa da pi parti, anche lamagistratura dice la sua. Il 2 agosto scorsounajuezadel tribunale di Buenos Aires hadeciso la carcerazione preventiva e la confi-sca per 10.000 pesos ciascuno per quindicipiqueteros arrestati in una manifestazionedavanti al parlamento portegno, il 16 luglioprecedente, formalizzando accuse, per penepreviste tra i 5 e i 10 anni di reclusione, dicoaccin agravada, privacin ilegal de lalibertad y daos e rinviando la causa allagiustizia federale, competente per lulteriorecapo daccusa di incitacin pblica a la vio-lencia contra las instituciones. I cittadini,concede la sentenza della dotta signora,hanno il diritto di presentare istanze alleautorit in materia di trabajo, educa-

    cin, salud o alimentacin, per i reclamideben hacerse en forma pacfica, con pro-

    fundo apego a la ley y sin colisionar conlos derechos de terceros.200Da pi parti lasentenza stata accolta con plauso e com-mozione, come una seal de racionalidadopposto a la tolerancia, la complacenciao la inercia del Gobierno.201Peraltro nonsi apprezza abbastanza lepisodio se non sitiene conto dei motivi delle escandescenzedei piqueteros. Si discuteva il 16 luglio nelparlamento portegno il Cdigo de Con-vivencia Urbana, piuttosto un codice diesclusione sociale, secondo ipiqueteros, unprogramma di bonifica del centro cittadinoda prostitute, venditori ambulanti, tassistiabusivi e altre viziose incarnazioni dellamiseria. Contro costoro il progetto prevedepesanti ammende (e la confisca della mercedegli ambulanti) nonch la detenzione allaterza infrazione e labbassamento dellet diimputabilit a 16 anni (ma non manca chila vorrebbe ai 14). Il codice colpisce inoltrecon meticolosa severit tutte le forme della

    protesta: gli escraches, la obstrucin de viapblica, le dimostrazioni dei risparmiatori

    truffati davanti a bancos o institucionesfinancieras, le proteste degli sfrattati nellevendite allasta di appartamenti.202 Questeiniziative legislative e giudiziarie, le cam-pagne di stampa, le prese di posizione deipartiti sembrano, e spesso si proclamano,unoffensiva contro la politica di Kirchner,giudicata troppo blanda e bisognosa distimoli. In realt gi significativa la con-temporanea, complementare discussionedel Cdigo de Convivencia al parlamentoportegno e della Ley de responsabilidad

    fiscal al Congreso, promossa da Kirchner econtestata non meno del Cdigo daipique-teros. La Ley, in attuazione delle richiestedel Fondo Monetario Internazionale, vietaal governo nazionale e a quelli provincialidi incrementare le prestazioni sociali fonda-mentali al di sopra degli incrementi del Pro-dotto Interno Lordo. Secondo i contestatorila legge annulla la politica fiscale comestrumento della politica economica. Sullal-tare delle trattative con il FMI propone dicongelare la spesa pubblica ai livelli stabilitidal neoliberalismo. [] Oggi la spesa pub-blica costituisce il 24 per cento del prodottototale, contro il 39 del Cile e il 43 per centodel Brasile.203In queste condizioni sembra

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    improbabile che il presidente si disinteressidellordine pubblico. In realt limpazienzadei buoni infondata, Kirchner ha gicominciato a sfogliare la seconda parte dellasua agenda. Piante le lacrime da piangere sulpassato, restituito un minimo di credibilitfinanziaria allo Stato argentino, riammesso

    nel consesso civile dallaccordo con il FondoMonetario a spese della spesa sociale e deicreditori privati,204 rassicurato il GrandeFratello sui propri buoni sentimenti,205oraKirchner pu dedicare pi esplicite cure allapace sociale in assenza di Welfare State. Inverit non che le sue intenzioni fosseromisteriose: significativo che non abbiaavuto risposta la richiesta deipiqueteros, nelraduno del marzo scorso in Plaza de Mayo,di una amnistia per 10.000 imputati di infra-zioni nelle lotte sociali.206Tuttavia dalla finedi luglio, in corrispondenza non casuale conla protesta deipiqueteroscontro il Cdigode Convivencia e la Ley de responsabilidadfiscal, Kirchner ha cominciato a dare segnaliforti in pi direzioni. Il primo stato, con ledimissioni del capo della polizia, la sostitu-zione del ministro della Justicia e del segre-tario alla Seguridad, subito interpretata, conlentusiasmo del caso, come linizio di unanuova politica dellordine pubblico a granescala, che incluir una mayor presenciapolicial en las calles.207Il secondo, chiaris-simo segnale , negli stessi giorni, il girotctico del presidente verso il peronismoclsico, cio lannessione della Confedera-cin General del Trabajo al piano di attaccoallautonomia del movimento di protesta,para contrarrestar el efecto que sobre losdisocupados vienen teniendo los piquete-ros.208Il progetto prevede non solo la par-

    tecipazione della Confederacin al ConsejoConsultivo Nacional del Desarrollo Social